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LIBRO QUINTO
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Giace Boston nel mezzo della provincia di Massacciusset su d'un tratto di terra, il quale congiunto essendo col continente per mezzo di una strettissima lingua, che chiamano l'istmo, si allarga per dar luogo, e ricevere tutta l'ampiezza della città. Questo tratto ha una figura irregolare, ritirandosi in dentro qua e là, per formare seni di mare, o sporgendo in fuori per fare promontorj. In su d'uno di questi seni, volto ad oriente, si trova il porto per ogni sorta di navi sì da guerra, che da commercio molto opportuno. Verso tramontana la Terra si divide in due parti a guisa quasi di due corna, delle quali quella che guarda verso greco chiamano punta di Hudson, e quella che è volta a maestro punta di Barton. A dirimpetto di queste due punte osservasi un'altra penisola, che da una grossa Terra, la quale vi si trova in quella parte che guarda verso Boston, piglia il nome di Charlestown, e si congiunge col continente per mezzo di un istmo molto stretto, che chiamano pure col nome di Charlestown. Tra le due punte di Hudson e di Barton, e tra quella di Charlestown, s'insinua il mare formando uno stretto braccio circa un mezzo miglio largo, e va a dilatarsi e fasciare dall'altra parte tutta la costa occidentale della penisola di Boston. In questa cala mettono varie riviere, delle quali le principali sono la Muddy, la Carlo e la riviera Mistica, o sia riviera di Medford. Poco lungi dall'istmo di Boston il continente sporge in fuori, e forma un lungo promontorio, che si distende per la dritta verso levante, e forma quasi un'altra penisola, abbenchè si congiunga al continente con un istmo molto più largo di quelli di Boston, e di Charlestown. Lo chiamano l'istmo ed il promontorio di Dorchester. Tanto la penisola di Charlestown, quanto quella di Dorchester sono così vicine a quella, sulla quale è situato Boston, che sta in mezzo all'una e all'altra, che le batterie poste su quelle possono coi tiri loro arrivare alla città. La quale cosa tanto più facilmente si può fare, in quanto che vi sono nelle due mentovate penisole monticelli molto a quest'uopo convenevoli. Imperciocchè uno ve ne ha su quello di Charlestown, il quale chiamano Breed's-hill, che sta a sopraccapo del borgo di Charlestown, e guarda molto da vicino la città di Boston; ed un altro si trova più indietro verso l'istmo, e perciò da Boston più lontano, che ha il nome di Bunker's-hill. E medesimamente su quello di Dorchester vi sono le alture, che portano questo stesso nome, ed un'altra, che chiamano Nook's-hill, la quale è posta sopra uno sprone, che la penisola forma verso Boston. Il seno poi di mare, pel quale si va al porto, è cosperso di molte isolette, delle quali le più principali sono quelle di Noddles, di Thompson, del Governatore, l'Isola Lunga, e quella del Castello. A ponente della città di Boston sulla riviera di Carlo è situato il grosso borgo di Cambridge, ed a ostro in rimpetto dell'istmo quello di Roxbury. Adunque l'esercito americano coll'ala sua sinistra teneva la riviera Mistica, ed impediva il passo per l'istmo di Charlestown; il grosso aveva i suoi alloggiamenti a Cambridge, e l'ala diritta, che stanziava a Roxbury, teneva in rispetto il presidio dalla parte dell'istmo di Boston, acciò per questo, ch'era fortificato assai, non isboccasse, e facesse correrie nel paese.
In questa situazione rispettivamente si trovavano i due eserciti nemici; ma la condizione loro era molto l'una dall'altra diversa pel numero e la qualità dei combattenti, per le opinioni, per la perizia nei fatti di guerra, per le armi, per le munizioni e per le vettovaglie. Erano gli Americani molto superiori di numero; ma questo numero era a continua variazione soggetto; imperciocchè non essendosi ancora quella severità di disciplina presso di loro introdotta, che tanto è necessaria al buon ordine ed alla stabilità degli eserciti, i soldati andavano e venivano come loro pareva meglio; e nuova gente ognidì sottentrava a quella, che lasciava l'oste. Abbondavan nel campo loro ogni sorta di vettovaglie, e specialmente i vegetabili cotanto necessarj alla sanità dei soldati. Ma scarsissime erano le armi, avendo in tutto sedici pezzi d'artiglierie da campo, delle quali a mala pena sei potevano convenientemente adoperarsi. Quelle di bronzo, ch'eran poche, eran di piccola portata. Ne avevano però alcune grosse di ferro con tre o quattro bombarde e obici, con qualche scarsa provvisione di palle e di bombe. Ma di polvere difettavano assai, essendo che, fatta la veduta nei fondachi pubblici, se ne trovarono soltanto ottanta due mezzi barili, abbenchè una certa quantità si poteva dalle vicine Terre ottenere; ma questa anche sì poca, che sarebbe stata di breve logorata. Di archibusi abbondavano, ma non di comune calibro, ciascuno avendo portato il suo. Gli maneggiavano con maravigliosa destrezza, e perciò erano attissimi a far l'uffizio di soldati leggieri e di stracorridori; ma nelle battaglie giuste avrebbero fatto cattiva pruova. Abiti comuni non avevano, nè riposte per le vettovaglie, e vivevano di giorno al dì, come Dio la mandava. Ma in su quei primi calori ogni cosa abbondava, portandone le genti all'intorno molto sollecitamente. Moneta non avevano, se non poca; ma sì biglietti di credito, che io quel tempo valevan tant'oro. Gli uffiziali erano mal pratichi, eccettuati quei pochi, i quali avevan le guerre anteriori vedute. Eran essi eziandio dai proprj soldati mal conosciuti, non essendo ancora le compagnie ben ferme, e andando soggette a continuo cambiamento. Gli ordini male si osservavano; ognuno voleva comandare e far a modo suo; pochi obbedire. In somma, se si salvano alcuni pochi reggimenti, che in certe province erano stati da capitani esperti ammaestrati, il rimanente era un esercito tumultuario. Ma a tutte queste cose sopperiva la pertinacia delle menti loro, il calor delle parti, l'opinione, che tutti avevano grandissima, della giustizia della causa loro, i conforti dei Capi e dei ministri della religione, i quali in ciò non mancavano all'uffizio loro, esortando giornalmente quelle genti già molto di per sè stesse inclinate all'entusiasmo ed alle cose religiose, di persistere, di star forti in una impresa, che a Dio piaceva, ed a tutti gli uomini diritti e dabbene. Con questi deboli apparati, e con questo grande animo incominciarono gli Americani una guerra, che ogni cosa annunziava dover riuscire aspra, lunga ed ostinata. E si poteva ben prevedere, che ove fossero costanti stati, quantunque avessero ad esser perdenti in sui principj, dovevano tuttavia alla fine vincer la pruova; imperciocchè conservando quel coraggio, ed acquistando la disciplina e la scienza della guerra, non era da dubitare, non i soldati loro diventassero finalmente in ogni parte uguali ad altri qualsivolessero.
Dall'altro canto agl'Inglesi abbondavano tutte quelle provvisioni, che all'esercizio della guerra si appartengono. Perciocchè di cannoni e di ogni altra sorta d'artiglierie, di archibusi eccellenti, di polveri e di ogni maniera d'armi avevano non che abbondanza, dovizia. Eran tutti soldati espertissimi, usi alle fatiche ed ai pericoli; serbavan gli ordini, ed avevano imparato da lungo tempo l'arte difficile, e sì necessaria nella guerra, di obbedire. Si ricordavano delle segnalate pruove fatte altre volte in servigio della patria loro, pugnando contro le più agguerrite nazioni del mondo. E quello, che molto accresceva di fermezza a quell'esercito, ciò era, che combattevano sotto le insegne del Re; dal che suole più riscaldarsi la opinion dell'onor militare; ed avevano ad incontrare un nemico, il quale tenuto era ribelle; il che suol dare oltre il coraggio una certa concitazion d'animo più forte del coraggio stesso. Volevano dell'affronto di Lexington vendicarsi, e non potevano recarsi nell'animo, che potessero questi Americani resister loro, nè abbandonar l'opinione, concetta della codardia di quelli, attribuendo il successo di Lexington ai luoghi difficili ed alla moltitudine dei nemici. Credevano, che quando venuto si fosse ad un bel fatto, ad una battaglia giusta, non si ardirebbono di mostrare il viso. Ma però prima che arrivassero gli ajuti, che si aspettavano dall'Inghilterra, era gioco forza si contenessero, essendo a paragone sì pochi, che non arrivavano ad un terzo dei loro nemici. Incominciavano intanto a difettar grandemente di carnaggio e di ogni specie di camangiare, usando gli Americani grandissima diligenza, perchè dai vicini luoghi non ne fossero portati dentro la città. E sebbene avessero gl'Inglesi il mare libero e molti navilj sottili, dalle Terre della Nuova-Inghilterra non potevano alcuna cosa procacciarsi, avendo gli abitatori sgombrati i bestiami alle parti interne della provincia, e dall'altre colonie potevano poco e nulla ottenere di buon grado, nè volevano usar la forza, per non esser quelle ancora chiarite ribelli. Perciò si viveva in Boston in grandissime angustie, essendo le carni salate divenute l'unico cibo sì del presidio, che dei cittadini; perciò gl'Inglesi ardevano di desiderio, che arrivassero i rinforzi d'Inghilterra per poter fare qualche rilevata pruova, e sbrigarsi dalle difficoltà, nelle quali si ritrovavano.
Siccome i Bostoniani privi di vettovaglie proprie non avevano donde trarre gli alimenti loro, se non se dai magazzini del Re, così gli assedianti anche per questo effetto usavano ogni più attenta opera, perchè di fuori non ne fossero portate, sperando, che il difetto delle vettovaglie indurrebbe finalmente il governatore al acconsentire, che quelli uscissero dalla città, o che almeno le bocche disutili, donne e fanciulli, avrebbero ottenuto la licenza di partirsene. La qual cosa i provinciali parecchie volte, e con molta instanza richiesta avevano. Ma il governatore malgrado gli stretti termini, in cui si trovava rispetto alla difficoltà di pascere l'esercito, stava molto alla dura, considerando gli abitanti, come altrettanti statichi per assicurare la città ed il presidio, temendosi, che i provinciali volessero dar la battaglia, e di quella impadronirsi a stormo. Della qual cosa però non vi era pericolo nissuno, nonostante che ne facessero correr la voce a bello studio. Imperciocchè i Capi loro consideravan molto bene, quali perniziosi effetti prodotti avrebbe nell'opinione generale, e di quanto si sarebbero gli animi raffreddi, se l'assalto si fosse tentato infelicemente in quel primo periodo della guerra. E che avesse a riuscir a buon fine, si aveva poca speranza, stantechè le fortificazioni sull'istmo erano molto formidabili, e dall'altre parti si poteva poco frutto aspettare, essendo gl'Inglesi padroni del mare, ed avendo in pronto un numeroso navilio. Ma finalmente il generale Gage, stretto dalla necessità, e volendo anche cavar le armi dalle mani dei cittadini, sul conto dei quali non istava senza molta apprensione, dopo una lunga pratica tenuta col Consiglio della città consentì ad un accordo, col quale si stabilì, che rendendo le armi e deponendole a Faneuil-Hall, od in altro luogo pubblico, avrebbero coloro, che volessero, la facoltà di andarsene, dove meglio piacesse loro con tutte le robe loro; intendendosi però, che le armi fossero restituite in tempo opportuno. Si accordò ancora, che trenta carri avrebber la facoltà di entrare in Boston per prendervi le cose appartenenti ai fuorusciti, e che a questo medesimo fine fornirebbe l'ammiraglio le navi necessarie. In sulle prime l'accordo si osservò da una parte e dall'altra fedelmente. Gli abitanti deposero le armi, e Gage concedeva le licenze. Ma poco dopo, o ch'egli non volesse privarsi del tutto degli statichi, o che temesse, siccome si divulgò, che i nemici covassero il disegno di metter fuoco alla città, tostochè le persone a lor fedeli abbandonata l'avessero, o qualunque altra cagione, che il movesse, trovato il pretesto, che a quei che andavan fuori pei bisogni degli affezionati alla causa reale, erano fatte soperchierie, incominciò a non voler più permettere le uscite. Del che si levò fra i Bostoniani ed i provinciali, che stavano all'intorno, un romore grandissimo. Ciò nonostante il governatore persisteva nella sua risoluzione. Finalmente, come per bella forza concedeva di nuovo la uscita ad alcuni con condizione però, lasciassero dietro di sè le masserizie; il che riuscì ad essi di non poco danno e scomodo. Molti di coloro, ch'erano stati soliti a vivere con tutti gli agi della vita, ora si trovavan ridotti per causa di questo rigor nuovo del generale nella mancanza di tutte le cose. Si disse ancora, e ciò par molto probabile, ch'egli per certa crudeltà che non può a patto nissuno scusarsi, nel concedere i passaporti usasse a bella posta di sceverare le famiglie, separando le mogli dai mariti, i padri dai figliuoli, i fratelli dai fratelli, dei quali alcuni ottenevan la facoltà di andarsene, ed altri costretti erano a rimanere. I poveri e gl'infermi furon tutti lasciati sortire. Ma anche qui successe una cosa barbara, la quale se non fu fatta a bello studio, doveva almeno a bello studio impedirsi; e questa fu, che fra gli ammalati furon lasciati uscire quelli, ch'erano presi dal vajuolo, malattia mortalissima in America ed in altrettanto orrore tenuta, in quanto la peste stessa nelle regioni dell'Asia e dell'Europa. Questo malanno si appiccò tosto, e fece un danno incredibile fra i provinciali.
Mentre queste cose si facevano intorno e dentro la città di Boston, le altre province si apparecchiavano con grande sforzo alla guerra. La città medesima della Nuova-Jork, nella quale abbondavano più, che in qualunque altra gli amici dell'Inghilterra, e che fin allora aveva sì modestamente proceduto, udite le novelle del fatto di Lexington, si commosse grandemente, e fece la determinazione di accostarsi alle altre colonie. Deliberarono i Jorchesi di abbracciare le risoluzioni fatte dal congresso generale, ed in quelle persistere, finchè non fossero nei termini dell'antica costituzione ritornati. Scrissero una lettera molto risoluta al Gran Consiglio della città di Londra, la quale si era mostrata favorevole alla parte delle colonie, mandandogli, che tutte le calamità, che la guerra civile accompagnavano, non avrebbero potuto sforzare gli Americani ad acconsentire alle voglie della Gran-Brettagna, e che questa era la disposizione degli animi, che si osservava dalla Nuova-Scozia sino alla Giorgia. Aggiungevano, facessero i Londinati gli estremi sforzi per ristorar la pace fra le due parti dell'impero; ma che in quanto ad essi non avrebber mai potuto la tirannide ministeriale sopportare. Gli abitanti si preparavano tutti alle armi con grandissima contenzione, i libertini per contrastare alle mire inglesi; i leali, che non eran pochi, o per non ardirsi di andar contro il temporale, o per impedire i disordini, o per poter pigliare, stando in sull'armi, le prime occasioni per mostrarsi. Ma siccome la città di Nuova-Jork è tutta esposta dalla parte del mare, e che non si poteva molta speranza avere di difenderla contro gli assalti di un'armata inglese, così determinarono di anticipare il tempo, ed insignorirsi delle munizioni e delle armi, che nei magazzini reali si ritrovavano. Si allontanarono anche le donne ed i fanciulli dal luogo del pericolo. Il che fatto si preparavano alle difese, e nel caso, ch'essi non avessero potuto resistere alle forze nemiche, stabilirono, cosa orribile a dirsi, ma nelle guerre civili non rara, d'incendiar la città.
Nella Carolina Meridionale si sperava universalmente, che il perseverare nelle risoluzioni contro il commercio inglese avrebbe piegato il governo a risoluzioni meno rigorose. Ma si ebbero nel medesimo giorno le novelle degli aspri statuti del Parlamento, in cui si combattè la battaglia di Lexington, della quale vi si ebbe avviso pochi dì appresso. Rimasero i Caroliniani attoniti e paurosi, conoscendo benissimo, a quanto pericolo si mettessero a voler fare guerra contro la Gran-Brettagna così potente sugli apparati navali, essendo le coste loro per tutta la lunghezza di dugento miglia accessibili a cotali armi, e non avendo in pronto nissune o poche armi, o munizioni da guerra, o abiti da soldato, o navi, o danaro, o uffiziali pratichi dell'arte della milizia. Non erano eziandio senza molta apprensione in riguardo ai Neri, che abbondavano nella condizione servile in quella provincia. Questi si potevano coi doni e colle promesse corrompere, ed indurre a por le mani addosso ed uccidere i padroni loro in quelle ore, in cui meno se lo aspettassero. La provincia medesima non era stata compresa nella proscrizione parlamentare, e non poteva senza una nota di evidente tradigione spontaneamente entrar a parte della ribellione e della guerra. Tuttavia non si perdettero di animo, e fecero animosamente quelle risoluzioni, che credettero del caso. La notte, che seguì l'avviso delle ostilità di Lexington, corsero all'arsenale, e s'impadronirono di tutte le armi e munizioni, che dentro vi si trovavano, e quelle sortirono tra i soldati condotti a' pubblici stipendj. Si convocò un congresso provinciale, il quale sottoscrisse una lega sì fatta; che i Caroliniani si unissero tra di loro con tutti i vincoli dell'onore e della religione per difendere il paese loro contro qualsivoglia nemico; si tenessero pronti a marciare quandunque e dovunque i congressi, o generale o provinciale, avessero creduto necessario; le vite e facoltà loro sacrificassero per mantenere la pubblica sicurezza e la libertà; avessero per inimici tutti coloro, che ricusassero di sottoscrivere la lega, la quale avesse a durare, finchè una riconciliazione conforme agli ordini della costituzione si fosse tra la Gran-Brettagna e l'America operata. Risolvette inoltre di levare due reggimenti di fanti, ed uno di cavalleggieri ch'essi chiamano Rangers. E tale era l'ardore dei popoli, che più uffiziali si appresentavano, che non bisognava, e molti di questi fra le famiglie più ricche e più riputate del paese. Si fece parimente una gittata di biglietti di credito, i quali in quei tempi erano da tutti con grandissima prontezza accettati.
Nella Nuova-Cesarea il popolo, ricevute le nuove di Lexington, s'impadronì del tesoro provinciale; ed una parte ne destinò per dar le paghe ai soldati, che si levavano al medesimo tempo nella colonia.
A Baltimore di Marilandia gli abitanti ponevano le mani addosso alle munizioni da guerra, che nel pubblico fondaco si ritrovavano, e tra le altre cose recarono in potestà loro quindici centinaia di archibusi. Si decretò ancora pubblicamente, si arrestasse ogni trasporto di derrate alle isole, dove si fanno le pescagioni, ed all'esercito ed armate inglesi, che stanziavan a Boston.
La medesima deliberazione pigliarono i Filadelfiesi, i quali anch'essi in ogni modo si apparecchiarono a difendere colle armi in mano la causa, che intrapresa avevano. Gli stessi Quaccheri, nonostanti le credenze loro tanto pacifiche, vennero a parte del calore, col quale gli altri cittadini concorrevano a novità.
Ma nella Virginia, colonia tanto principale ed avversa alle prerogative inglesi, pervennero le novelle del fatto d'armi in tempo, in cui ella era già tutta commossa a subuglio da una causa leggiera in sè stessa, ma, avuto riguardo ai tempi, di sommo rilievo. Il congresso provinciale, il quale sedeva nel mese di marzo, aveva stanziato, che si levassero in ciascuna contea compagnie di volontarj, affine di meglio difendere la contrada. Il governatore, ch'era il lord Dunmore, al nome delle compagnie di volontarj si alterò grandemente, ed entrò in sospetto di qualche pernizioso disegno; e dubitando, volessero impadronirsi di un pubblico magazzino, che si trovava nella città di Williamsburgo, fe' trasportare di notte tempo le polveri d'artiglierie dal magazzino a bordo di una nave da guerra, che aveva gittate le ancore in quella riviera, che essi chiamano di James. All'indomani, accortisi gli abitanti del fatto, si alterarono maravigliosamente, corsero all'armi, e si assembrarono a calca, facendo segni di volere, o di amore o di forza, fosser loro restituite le polveri. Si aspettava qualche gran male. Ma il Consiglio della città s'interpose, e, frenando il tumulto, chiese per lettere pubbliche al governatore la restituzione. Si querelarono con parole gravi della ricevuta ingiuria, e dimostrarono i pericoli, che soprastavano da una ribellagione dei Neri, della quale se ne avevano avuti poco prima, e parecchie volte non dubbj indizj. Rispose il governatore, che le polveri erano state levate, perchè si era udito di una imminente sedizione nella contrada; ch'esse s'erano trasportate di notte tempo per non sollevar gli animi; che si maravigliava bene che si fosser levati in armi; che in questo stato di cose non credeva prudente consiglio di mettere in mano loro le polveri. Affermò finalmente, che nel caso di una ribellione dal canto dei Neri, sarebbero restituite. Le cose si quetarono. Solo essendosi la sera sparsa la voce, che i soldati della nave da guerra si accostavano armati alla città, di nuovo trasse il popolo in arme, e stette attento tutta la notte, come se aspettasse l'assalto.
Il governatore non sapendo, o non volendo accomodarsi alla condizione de' tempi si mostrò oltre modo alterato a queste popolari sommosse. Ei si lasciava uscir di bocca certe minacce, che sarebbe stato molto più opportuno il tacere. Accennava, che avrebbe inalberata la bandiera reale, francati i Neri ed armati contro i padroni loro; cosa egualmente imprudente che barbara, e lontana da ogni specie di civiltà; che avrebbe distrutta la città, e vendicato ad ogni modo l'onore suo e quello della Corona. Queste parole non solo sollevarono a gran sospetto tutta la colonia, ma eziandio ingenerarono grande abborrimento contro il governo. In tal modo ogni accidente anche di poco momento, e perfino la mala tempera, e gli animi incomposti e rotti degli uffiziali, che l'Inghilterra aveva preposti alle faccende dello Stato in America, contribuivano ad accelerar il corso delle cose a quel fatal termine, al quale già tendevano pur troppo di per sè stesse.
Intanto molte adunate popolari si andavano facendo in tutte le contee della provincia, nelle quali si condannavano aspramente la presura delle polveri e le minacce del governatore. Ma quei della contea di Hannover, e di alcune altre circonvicine contrade non istettero contenti alle parole. Pigliate le armi, avendo per condottiere l'Enrico, uno dei deputati al congresso generale, marciarono contro la città di Williamsburgo a fine, come pubblicavano, non solo di ottenere la restituzione delle polveri, ma ancora per sicurare il pubblico tesoro contro i tentativi del governatore. Cento cinquanta de' più spediti erano già arrivati presso la città, quando si appiccò una pratica, la quale si terminò in concordia; ma gli animi erano ingrossati, e si temeva ad ogni tratto un'altra sommossa. Tuttavia i contadini se ne tornarono quietamente alle case loro.
Il governatore affortificò nel miglior modo che seppe il suo palazzo, circondandolo di artiglierie, e mettendovi dentro un presidio di soldati di marina. Mandò un bando, col quale chiarì ribelli l'Enrico ed i suoi seguaci. Attribuì con aspre parole (cosa troppo imprudente ed indegna di coloro, che tengono i magistrati, i quali non debbono nell'esercizio dell'uffizio loro lasciarsi all'ira trasportare) le presenti commozioni alla disaffezione dei popoli, ed al desiderio loro di far rivoltar lo Stato. La qual cosa accrebbe gli sdegni, e troncò le speranze d'ogni bene.
In mezzo a questi disgusti tra i popoli di Virginia ed il governatore, successe un accidente, che gl'incitò maggiormente, il quale fu, che siccome il dottor Franklin quelle dell'Hutchinson, così qualche altra persona quelle lettere del Dunmore scritte intorno agli affari spettanti al suo uffizio, trovò modo di sottrarre dalle scritture del ministro, al quale erano in Londra commesse le cose dell'America, e le aveva ai Capi virginiani inviate. Venute a notizia del pubblico, si levò un romore incredibile contro il governatore, siccome quegli, che avesse scritto cose false ed ingiuriose alla provincia. Così ogni mutua confidenza era perduta; così ogni bruscolo che passava era creduto un gran che; le cose indifferenti si trasformavano in cattive, e le cattive si avvelenavano per la vicendevole nimistà.
In mezzo a tutti questi travagli, i quali se non che davano animo ai popoli, e contro il governo gli aizzavano, non importavano però molto per sè stesse alla somma delle cose, una rilevata impresa fu tentata dagli uomini del Connecticut. La strada, che conduce dalle colonie inglesi nel Canadà, è quasi tutta posta sui fiumi e laghi, che tra queste due contrade s'incontrano, andando per la diritta da ostro a tramontana. Quei, che intraprendono un tale viaggio, incominciano a montar a ritroso il fiume del Nort sino al Forte Edoardo, d'onde, o pigliando la destra via arrivano a Skeenesborough, Forte situato presso le sorgenti del Wood-Creek; o voltandosi alla stanca pervengono al Forte Giorgio, posto all'origine del lago, che si distingue collo stesso nome. Gli uni e gli altri montati sulle navi, i primi pel Wood-Creek, i secondi pel lago Giorgio si conducono a Ticonderoga, nel qual luogo questi due laghi si congiungono insieme per formare il lago Champlain, così chiamato dal nome di un governatore francese, che vi affogò dentro. Pel lago Champlain, e quindi per la riviera Sorel, che nasce da quello, e che ne è l'emissario, si arriva nel gran fiume San Lorenzo, e per questo a seconda nella città di Quebec. È posta adunque Ticonderoga presso il congiungimento di queste acque tra il lago Giorgio e quello di Champlain. Essa è perciò un luogo molto importante, per essere posto nelle fauci, e quasi nel liminare stesso del Canadà, e chi ne è padrone può impedir il passo dal Canadà alle colonie, o da queste a quella provincia. Quindi è, ch'era stata con molta diligenza fortificata dai Francesi, dimodochè gl'Inglesi durarono a' tempi della precedente guerra non poca fatica per impadronirsene, e nella contesa fu versato molto sangue da ambe le parti. Considerarono adunque i Capi di questa fazione, che furono i due colonnelli Easton e Allen, di quanta importanza fosse il preoccupare questa chiave di entrata e d'uscita, primachè vi fossero fatte dagl'Inglesi le difese, o vi avessero mandato un conveniente presidio. Conciossiachè a quei tempi di pace, avendosi nissun sospetto di lontana, non che di vicina guerra, i governatori del Canadà non avevano fatte provvisioni a Ticonderoga, dimodochè rimaneva con debolissimo presidio. Egli era evidente, che volendo il governo inglese proseguir la guerra contro le sue colonie avrebbe mandati eserciti nel Canadà per inviargli poscia per la via di Ticonderoga a ridosso di quelle. Si sapeva inoltre, che questa Fortezza e quella di Crown-Point, che giace un po' più sotto sul medesimo lago di Champlain, erano munitissime di artiglierie, delle quali gli Americani stavano in grandissimo bisogno. Oltre a ciò era una cosa di non poca importanza, che in su quelle prime mosse si facesse qualche segnalata pruova per dar maggior animo ai popoli tumultuanti. Fu dunque questa impresa molto bene considerata nel principio, e con molta prudenza condotta nei mezzi, ed ebbe quel fine, che si doveva aspettare. Mirava il consiglio loro principalmente ad assalire il nemico sprovveduto, e perciò determinarono di procedere con molta segretezza; poichè se i comandanti di Ticonderoga e di Crown-Point avessero avuto qualche sentore della cosa, avrebbero tosto dalla vicina Fortezza di San Giovanni fatti venire i presidj. L'istesso congresso generale, che a quei dì si assembrava in Filadelfia, non ne ebbe avviso, temendo i congiurati in tanto numero dei membri di quello, che qualcheduno non tenesse credenza. Per sovvenire ai bisogni dell'impresa, l'assemblea di Connecticut fece un accatto di diciotto centinaia di dollari (egli è un dollaro cinque franchi, e qualche soldo più). Provvedevansi segretamente polvere e palle, e tutti gli arnesi da involar la Terra; si faceva con gran prestezza la mossa delle genti a Casteltown, Terra posta sulle rive del Wood-Creek per a Ticonderoga. Erano la maggior parte abitatori delle Montagne Verdi, e perciò chiamati nella lingua loro i figliuoli delle verdi montagne; tutta gente animosa, arrisicata ed usa ai pericoli. I condottieri erano oltre l'Allen e l'Easton, i colonnelli Brown e Warner, ed il capitano Dickinson. A questi si era accozzato a Casteltown il colonnello Arnold, che veniva dall'oste di Boston. Costui nato con un ingegno smisurato, con una mente inquieta, e di una intrepidezza piuttosto maravigliosa, che rara, aveva di per sè stesso fatto il medesimo pensiero. Tanta era la convenienza dell'impresa e l'ardire di quei Capi americani. Si era a questo fine indettato colla congregazione di sicurezza di Massacciusset, la quale lo aveva chiamato colonnello coll'autorità di levar soldati, e con questi di far l'impresa di Ticonderoga. Arrivò egli in questo mezzo a Casteltown. Gli parve cosa nuova l'essere preoccupato. Ma siccome non era uomo da rimanersi per un po' di stizza; e che nissuna cosa più grata gli poteva accadere, che l'occasion di menar le mani, si acconciò cogli altri, ed acconsentì, quantunque cosa molto ostica gli paresse, a porsi sotto i comandi dell'Allen. Ponevano le scolte in su tutte le vie per impedire, non trapelasse qualche fumo della loro venuta a Ticonderoga. Arrivavano di notte sulla riva del lago Champlain opposta a Ticonderoga. E siccome la principale speranza di fornire quest'impresa era riposta nella prestezza, superate tosto le difficoltà del tragitto, Allen e Arnold pigliavan terra dall'altra parte vicino al Forte. Si spinsero avanti l'uno e l'altro, ed in sul far dell'alba vi entrarono. Procedendo per la strada coperta, arrivarono sulla spianata. Quivi gridarono ad alta voce gli evviva loro, e menarono gran gazzarra. Il presidio che dormiva, risvegliatosi, trasse. Ne seguì una baruffa coi calci degli archibusi e colle bajonette. Escì fuori il comandante del Forte, ed Easton avendogli detto, che egli era prigioniero dell'America, non la sapeva capire, e andava dicendo: che vuol dir questo? Deposero le armi, e tutto fu posto in potestà dei vincitori. Si trovarono in Ticonderoga da 120 pezzi d'artiglierie di bronzo da sei a ventiquattro libbre di palla, parecchj obici e bombarde, palle e bombe di ogni maniera, ed ogni sorta di munizioni. Essendo poscia le genti, che erano rimaste sull'altra riva, traghettate e congiuntesi colle prime, se ne mandò tosto una parte alla volta di Crown-Point, perchè se ne impadronissero, dove vi era un presidio di pochi soldati. La cosa riuscì facilmente. Vi si trovarono meglio che cento bocche di artiglierie.
Ma l'impresa degli Americani non sarebbe stata compita, se non ottenevano essi soli il dominio del lago. La qual cosa non potevano sperare, fintantochè non si fossero impadroniti di una corvetta da guerra, che gl'Inglesi tenevano presso il Forte di San Giovanni. Determinarono di armare un grosso giunco, al quale essi danno il nome di Schooner, di cui avrebbe avuto il comando Arnold, mentrechè Allen avrebbe condotta la gente sulle piatte, che servono ad uso di navigare su quei laghi. Soffiando il vento da ostro, la nave di Arnold lasciò dietro di sè le piatte, e sopraggiungendo all'improvviso sulla corvetta, il comandante della quale a tutt'altro pensava, fuori che a questo, Arnold se ne fece padrone. E come se il cielo volesse con un evidente segno dar favore a queste prime fazioni degli Americani, il vento, che poco prima spirava dall'ostro, trapassò repentinamente a tramontana, ed in men, che non fa un'ora, se ne tornava Arnold sano e salvo colla corvetta predata, e col suo giunco a Ticonderoga.
Lo stesso evento sortirono le cose degli Americani a Skeenesborough, essendosi insignoriti di questa Fortezza, ed avendo acquistato molte minute artiglierie, che si trovavan dentro, e fatto prigioniero il presidio. Allen, essendosegli in tal modo arrese le Fortezze, vi pose presidio di soldati, e vi deputò per castellano Arnold. Ei se ne tornò nel Connecticut. Questo esito ebbe la prima impresa tentata dagli Americani sui confini loro settentrionali. Essa è stata di somma importanza, e sarebbe anche stata in progresso di maggiore per la somma di tutta la guerra, se queste Fortezze, che sono lo scudo e l'antemurale delle colonie, fossero state ne' tempi che seguirono, con eguale prudenza e valore difese, coi quali state erano acquistate.
Ma presso a Boston le cose andavano molto strette. Gli Americani ponevano ogni industria, per impedir le vettovaglie agl'Inglesi, e questi ogni sforzo facevano per procacciarsene. Il che dava luogo a frequenti abboccamenti tra l'una parte e l'altra. Uno di questi, che fu uno dei più grossi, successe intorno le isole di Noddes e di Hog, poste tutte a due nella cala di Boston a greco di questa città, la prima rimpetto a Winnesimick, e la seconda rimpetto e vicino a Chelsea. Essendo queste due isole abbondanti di strame e di bestiami erano di molta utilità agl'Inglesi, i quali vi andavano spesso a foraggiare. I provinciali determinarono d'impedirgli, portando via i bestiami, e distruggendo quanto strame potessero. La qual cosa mandarono ad effetto, non però senza gran contrasto dalla parte dei regj. I provinciali vennero di nuovo sopra l'isola di Noddes, e predarono molto bestiame sì grosso che minuto. L'istesso operarono alcuni giorni dopo in su quelle di Pettick e di Deer. In tutti questi fatti dimostrarono gli Americani grandissimo ardire, ed in maggior confidenza entrarono di sè stessi. La guernigione di Boston, che già pativa di viveri, ne pruovò un incomodo ed un danno gravissimo.
Queste fazioni furono annunziatrici di un'altra di troppo maggior momento, che seguì pochi giorni dopo. Erano arrivati in Boston gli ajuti dall'Inghilterra, i quali col presidio formavano in circa un esercito di dieci in dodicimila soldati, tutta buona e fiorita gente. Eranvi medesimamente giunti tre generali di buon nome, e questi erano Howe, Clinton e Burgoyne. La contenzione degli animi e l'aspettazione erano grandissime da ambe le parti. Gl'Inglesi ardevano di desiderio di levarsi dal viso la macchia di Lexington, non potendo tollerare nelle menti loro, che gli Americani avessero le spalle loro vedute. Non potevano pensare senza sdegno, che i soldati del Re britannico, i quali avevano dato tanti esempj di valore, fossero ora dentro le mura di una città strettamente assediati. Volevano ad ogni modo con qualche bel tratto mostrare la superiorità loro sopra le bande raunaticce degli Americani non essere una vana credenza. Bramavano soprattutto di por fine con una rilevata impresa a questa vituperosa guerra, soddisfacendo ad un tempo alla gloria loro, all'aspettazion della patria, agli ordini, ai desiderj ed alle promesse dei ministri. Del che sovrastava loro anche una stretta necessità pel difetto delle vettovaglie, che ogni dì diventava maggiore, e sarebbe fra poco tempo divenuto intollerabile. E se pure dovevano nell'impresa lasciar la vita, amavano meglio morire di ferro che di fame. Da un altro canto non erano gli Americani meno cupidi di venirne ad un giusto cimento, sperando dalle già fatte cose e dalla fidanza nuova, che presa avevano, di vincere la pruova. Stando le cose in questo stato, i capitani inglesi non si restavano di andar considerando, qual fosse il miglior consiglio per istrigarsi dalle difficoltà loro, e per uscire alla campagna. Due erano le vie da poter saltar fuori. Una di far impeto dall'istmo di Boston, assaltare i nemici affortificati a Roxbury, e, superatigli, correre il paese dalle parti della contea di Suffolk. L'altra era, traghettato il braccio di Charlestown ed attraversata la penisola di questo nome, sboccare per l'istmo, e cacciando i nemici, che occupavano le alture tra Willis-Creek e la riviera Mistica, distendersi dalla parte di Worcester. Il generale Gage aveva da qualche tempo avuto il pensiero di tentare la prima di queste imprese, avendo per le fortificazioni dell'istmo di Boston, in caso di mal successo, la ritirata libera alle spalle. Gli Americani avendone avuto odore il dì medesimo, che si doveva mandare ad effetto, stettero molto avvisati. O sia questa, ovvero altra più vera cagione, che svolgesse il generale inglese dalla sua risoluzione, fatto è, che nè quel giorno, nè i seguenti non uscì. I provinciali si valsero dell'indugio, ed affortificarono molto il luogo con palancate e terrapieni. Vi posero anche l'artiglierie, ed ingrossarono assai quella parte dell'esercito con farvi marciare tutte le milizie delle Terre circonvicine. Queste cose eseguirono con tanta sollecitudine, che il dar la batteria da questa parte sarebbe riuscita agl'Inglesi opera non solo malagevole, ma piena di molto pericolo. Perciò ne abbandonarono il pensiero, e si risolvettero a volgersi verso la penisola e l'istmo di Charlestown. I Capi americani ne ebbero tosto avviso, e si determinarono a voler usare ogni sforzo per attraversare questo nuovo disegno del nemico. Per ciò fare il miglior partito si era di affortificar gagliardamente le alture di Bunker's-hill, le quali signoreggiano l'entrata e l'uscita della penisola di Charlestown. Fu ordinato al colonnello Guglielmo Prescott, occupasse quelle con una banda di mille soldati, e vi facesse sollecitamente le trincee. Ma qui seguì un errore, che arrecò un presentissimo pericolo alla guernigione di Boston, e che pose le due parti nella necessità di venirne subitamente alle mani. Conciossiachè, o sia per la somiglianza del nome, ovvero per qualche altra meno nota cagione i provinciali invece di recarsi ad occupare le alture di Bunker's-hill, e quivi affortificarsi, si portarono più avanti nella penisola, occuparono, ed incominciarono ad affortificare Breed's-hill, altro monticello, che sta a sopraccapo a Charlestown, ed è situato verso l'estremità della penisola più vicina a Boston. Ivi con tanta prontezza lavoravano, che quando incominciava l'alba del seguente giorno ad apparire, avevan di già construtto un ridotto quadrato, che poteva offerir loro una qualche difesa contro le artiglierie del nemico. E tanto fu il silenzio che osservarono in questa opera, che gli Inglesi non ne ebbero nissun sospetto; finchè alle quattro della mattina il capitano di una nave da guerra non senza grandissima maraviglia se n'accorse, ed incominciò a trarre colle artiglierie. Il rimbombo fe' correre la gente a rimirare la novità del fatto. Ma più di tutti i generali inglesi non ne potevano restare capaci. La cosa era di troppa importanza, perchè non cercassero cacciar di là i provinciali, od almeno impedire che tirassero a perfezione le incominciate fortificazioni. Imperciocchè, stando l'altura di Breed's-hill a sopraccapo di Boston, questa città non si sarebbe più potuta tenere, se gli Americani avessero fatto la batteria su quel luogo eminente. Laonde ordinarono, che si desse fuoco a tutte le artiglierie sì della città, che delle navi da guerra e delle batterie galleggianti, che stavano attorno alla penisola di Boston. Ne seguì un fracasso, ed una tempesta di palle e bombe, che si scagliavano contro le opere degli Americani. Dava loro specialmente gran noja una batteria piantata su d'una eminenza chiamata Cop's-hill, che situata dentro la città medesima di Boston le sta a cavaliero ed a rimpetto di Breed's-hill. Ma ciò fu tutto invano. Seguitarono gli Americani a lavorare con grandissima costanza tutto il giorno, e verso sera avevano già tirata a buon termine una trincea, che dal ridotto discendeva sino alle falde del monte, anzi quasi sino alla riva della riviera Mistica; quantunque non l'avessero potuta perfezionare per la furia delle artiglierie nemiche. In questo frangente non era rimasta altra speranza ai generali inglesi fuori di quella di dare l'assalto, e snidiar di viva forza gli Americani da quella forte positura. Ad un tal partito non tardarono ad appigliarsi, e ne seguì il diciassette giugno il fatto d'armi di Breed's-hill, che molti chiamano di Bunker's-hill, molto notabile per la intrepidezza, per non dir l'ostinazione delle due parti, pel numero dei morti e dei feriti, e pell'effetto, ch'ei produsse sull'opinione delle genti in riguardo al valore degli Americani, ed all'esito probabile di tutta la guerra. Avevano gli Americani l'ala dritta protetta dalle case di Charlestown, la qual Terra essi occupavano, e quella parte dell'ala medesima, che si congiungeva al corpo della battaglia, era difesa dal ridotto praticato sull'alture di Breed's-hill. Il corpo di battaglia poi, e l'ala sinistra si riparavano dietro la trincea, che scendendo dal monte si distendeva, senza però raggiungerla, verso la riviera Mistica. Ma gli uffiziali americani, avendo fatto considerazione, che la parte più debole alle difese si era appunto quella estremità dell'ala sinistra; perciocchè in questo luogo la trincea non arrivando fino alla riviera, ed essendo in questo luogo il terreno facile e piano, vi era pericolo, il nemico vi penetrasse e gli assalisse alle spalle, immaginarono di far chiuder quell'adito con due stecconati paralelli, riempiendo di erbe l'intervallo tra uno stecconato e l'altro. I Massacciuttesi occupavano Charlestown, il raddotto ed una parte della trincea; quei del Connecticut retti dal capitano Nolten, e quei del Nuovo-Hampshire capitanati dal colonnello Stark il rimanente della trincea medesima. Pochi momenti prima che si venisse alle mani, arrivò con alcuni ajuti il dottor Warren, che era stato nominato generale, personaggio di molta autorità, ed uno dei più ardenti difensori della causa americana. Giunse con lui anche il generale Pomeroi. Si accostò il primo a' suoi Massacciuttesi, ed il secondo a quei del Connecticut. Il generale Putnam sopravvedeva il tutto, e si teneva pronto a correre là, dove il bisogno il richiedesse. I provinciali non avevano cavalli, non essendo ancor giunti quei, che si aspettavano dalle province meridionali. Di artiglierie erano forniti, se non abbondantemente, almeno sufficientemente. Di archibusi non mancavano, ma per altro tutti ordinarj; perciocchè de' rigati, che hanno maggior gittata, non ne avevano, la maggior parte però senza bajonette. Ma per maneggiargli con destrezza, e saper trarre a mira ferma avanzavano gli Americani ogni altro. Con questi mezzi, con non poca speranza, ed accesi di desiderio di combattere aspettavano la vicina battaglia. Fra mezzo dì e un'ora, essendo il caldo grande, tutto era in moto nel campo britannico. Una moltitudine di barche e di battelli pieni di soldati partivano dalle rive di Boston, e si accostavano a Charlestown. Sbarcavano a Moreton's-point, non incontrata nissuna resistenza; perciocchè le navi da guerra ed altri legni armati colle artiglierie tenevano nel momento dello sbarcare i nemici lontani, sforzandogli a rimanere nei ripari. Erano dieci compagnie di granatieri, altrettante di fanti leggieri, con un proporzionato numero di artiglieri, tutti condotti dal maggior generale Howe e dal brigadiere generale Pigot. Appena sbarcate le genti spiegavano gli ordini loro, i fanti leggieri sulla diritta, i granatieri sulla sinistra. Ma osservata la fortezza del luogo, e l'ardimento che gli Americani mostravano, Howe fe' fermar le ordinanze, e mandò a chiedere un rinforzo. Si attelarono in due file. Il disegno loro era, che mentre l'ala sinistra guidata da Pigot assaliva i ribelli dentro Charlestown, il corpo di battaglia assaltasse il raddotto, e l'ala destra composta di fanti leggieri dovesse forzare il passo presso la riviera Mistica, e ferire in tal modo gli Americani da' fianchi e dalle spalle; il che avrebbe dato agl'Inglesi la vittoria certa. Egli pare ancora, che Gage abbia avuto in animo, sloggiati i nemici da Charlestown, di metter fuoco alla Terra, acciocchè le fiamme ed il fumo, ingombrando l'aria, le genti che dovevan assaltar il raddotto, potessero essere meno nojate dai provinciali. Adunque, ogni cosa essendo in pronto, gl'Inglesi si movevano per andare all'assalto. I provinciali, che dovevano difendere Charlestown, temendo, che i nemici penetrassero tra il borgo ed il raddotto, il che gli avrebbe tagliati fuori del rimanente dell'esercito, si ritirarono. Gl'Inglesi entrarono nella Terra e vi appiccarono il fuoco. In un istante, essendo le case di legno, tutto fu in fiamme. Intanto marciavano a passo lento contro il raddotto e la trincea, facendo alto di quando in quando per dar tempo alle artiglierie di seguitare e di fare qualche effetto, prima che arrivassero. Il fumo e le fiamme di Charlestown non offrivano loro alcuna comodità, essendo dal vento volte alla contraria parte. Il proceder loro lento, e la chiarezza dell'aria facevano sì, che gli Americani potevano meglio drizzar la mira degli archibusi. Aspettavano questi taciti l'assalto, e non traevano, volendo prima lasciar approssimare il nemico. Ora non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere la terribilità di quella circostanza. Una grossa Terra tutta avviluppata dalle fiamme, le quali si elevavano ad una altezza maravigliosa, e ad ogni momento crescevano, spirando un vento fresco. La gente traeva da ogni parte per vedere l'inusitato spettacolo, ed una contesa piena di tanto pericolo e di tanti presagi. I Bostoniani ed i soldati del presidio, che non avevano uffizj, erano montati sui campanili, sui tetti e sulle alture. Le colline ed i campi circonvicini, dai quali si poteva sicuramente prospettare la spaventevole scena, erano ingombri dalla gente affollata di ogni sesso, di ogni classe e di ogni età: ognuno stava coll'animo dubbio, secondo che a questa od a quella parte era inclinato. Giunti gli Inglesi a tiro, gli Americani lanciarono loro addosso un nugolo di palle. Furono sì frequenti, sì numerosi, sì bene aggiustati i tiri, che gli ordini degl'Inglesi ne furono scompigliati, e si ritirarono disordinati fino al luogo dello sbarco. Alcuni si gettarono a scavezzacollo alle navi. Molti restarono morti sul campo di battaglia. Ora si vedevano gli uffiziali fare ogni sforzo, parte con promesse, parte con esortazioni e parte con minacce per inanimare i soldati e condurgli ad un altro assalto. Finalmente dopo molte fatiche, e non senza grande ripugnanza pigliaron di nuovo gli ordini, ed ivano alla batteria. Gli Americani gli aspettarono come la prima volta a gittata, ed allora scaricaron contro un'altra simile furia di archibusate. Gl'Inglesi, perduti molti dei loro, e rotti gli ordini, si ritirarono a riva. In questo periglioso momento della battaglia, Howe, morti o feriti tutti gli uffiziali, che gli stavano all'intorno, rimase per alcun tempo solo sul campo. In tal frangente, dal qual dipendeva l'esito totale della giornata, dicesi, che il generale Clinton, che stava a mirar l'evento della battaglia dal Cop's-hill, veduta la distruzione de' suoi, venisse in soccorso loro, e da quell'esperto capitano, ch'egli era, con una opportunissima mossa riformasse gli ordini e conducesse, secondato anche dagli altri uffiziali, che prevedevano benissimo di quanta importanza fosse all'onor inglese ed alla somma delle cose la perdita o la vittoria, per la terza volta i soldati allo sbaraglio. Si diè adunque la batteria da tre parti al raddotto. Le artiglierie delle navi non solamente proibivano ogni sorta di rinforzo, che potesse agli Americani venire per la via dell'istmo di Charlestown; ma eziandio scoprivano e strisciavano all'indentro la trincea. Le artiglierie da fronte fulminavano anch'esse; agli Americani venivano meno le munizioni, e nuove non ne potevano sperare. Per la qual cosa i tiri loro si rallentavano. In tale stato di cose gl'Inglesi spintisi avanti arrivarono sul raddotto. I provinciali privi di bajonette fecero pur anche una ostinata difesa coi calci degli archibusi. Finalmente essendo già pieno il raddotto di nemici, il generale americano, suonato a raccolta, fe' ritirare i suoi.
Mentre così si travagliava sul lato sinistro e sul centro dell'esercito inglese, i fanti leggieri avevano assalito con molta furia la bastita imperfettamente fatta dai provinciali a riva la riviera Mistica. Dall'un canto e dall'altro si combattè ostinatamente; e se gagliardo fu l'assalto, non fu debole la resistenza. Nonostante tutti gli sforzi delle genti reali, i provinciali mantenevano ancora in questa parte la battaglia, ed allora solamente pensarono a ritirarsi, quando ebber veduto, che il raddotto e la parte superiore della trincea erano venuti in mano dei nemici. Eseguirono la ritirata con tant'ordine, che difficilmente si sarebbe potuto sperare da soldati, come questi erano, nuovi e collettizj. Questa pertinace resistenza dell'ala sinistra dell'esercito americano fu al tutto la salute del rimanente; poichè, se essi avessero dato luogo un poco prima, i fanti leggieri del nemico avrebbero fatto impeto, e corso alle spalle della battaglia e dell'ala diritta, si sarebbero queste trovate in grandissimo pericolo. Ma i provinciali non erano ancora arrivati al fine dei travaglj loro. La sola via di potersi ritirare, ch'era lasciata, si era per l'istmo della penisola di Charlestown, e gl'Inglesi avevano collocato una nave da guerra e due batterie galleggianti, dimodochè le palle lo rasentavano da una parte all'altra. Tuttavia riuscirono gli Americani fuori della penisola senza molto danno. Si fu al tempo della ritirata, che il dottor Warren ricevè la morte. Trovandosi i suoi, che piegavano, perseguitati aspramente dai vincitori, sprezzato ogni pericolo, si fermò solo avanti le file, sforzandosi di raccoglier le genti e d'incorarle col proprio esempio. Ei gridava loro, si ricordassero del motto scritto sulle insegne. Avevan esse da una parte queste parole: Appello al cielo; e dall'altra: Qui transtulit, sustinet. Il che voleva significare, che quella Provvidenza, la quale aveva i loro antenati condotti in mezzo a tanti pericoli in luogo di salvazione, quella stessa avrebbe eziandio dato favore ai discendenti loro. Un uffiziale del Re, vedutolo e conosciutolo, fattosi dare un archibuso da uno de' suoi, pose la mira al Warren, e lo ferì talmente, chi scrive nella testa, e chi nel petto, ch'ei cadde morto sul campo. Temettero gli Americani, che gl'Inglesi, usando la vittoria, uscissero dalla penisola ed assaltassero il principal alloggiamento, che si trovava in Cambridge. Ma si contentarono di pigliar possesso di Bunker's-hill, dove si fortificarono a fine di guardare l'entrata dell'istmo contro qualche nuovo tentativo del nemico. Avendo i provinciali il medesimo sospetto, affortificarono Prospect-hill, che sta alla bocca dell'istmo dalla parte della terra-ferma. Ma nè gli uni nè gli altri osarono tentare alcuna novità, i primi per la perdita di tanti soldati, gli altri per quella del campo di battaglia e della penisola. Perdettero i provinciali cinque pezzi d'artiglieria, con molti istrumenti da fortificare e non pochi arnesi da campo.
Fu biasimato assai da alcuni il generale Howe per aver voluto assalir gli Americani, dando la batteria di fronte alle fortificazioni, ch'erano state fatte sul Breed's-hill, ed alla trincea, che si distendeva verso il mare dalla parte della riviera Mistica. Portarono opinione, che se avesse fatto sbarcare un buon polso di gente sull'istmo di Charlestown, il che gli poteva agevolmente venir fatto coll'ajuto delle navi da guerra e delle batterie galleggianti, avrebbe obbligato, senza che bisogno fosse di venirne ad un sanguinoso combattimento, i provinciali a ritirarsi dalla penisola. Imperciocchè in questo modo avrebbe loro mozzata la comunicazione col campo, che stava fuori della penisola; e per la parte del mare non potevano sperare di trovare rifugio, per esser questo signoreggiato dagl'Inglesi. Così si sarebbe ottenuto l'intento di piano e senza sangue. Dicesi, che Clinton ne abbia mosso il partito; ma non si ottenne. Tanto era il fondamento, che si faceva sul valore e la disciplina dei soldati inglesi, e sulla codardia degli Americani; delle quali cose, se la prima non era senza ragione, la seconda era del tutto vana, e più acciecamento di mente dinotava negl'Inglesi, che prudenza o sperienza de' tempi. Da questo primo errore ne fu grandemente confermato l'ardire degli Americani, debilitato l'esercito inglese, abbattuti gli animi dei soldati, e nacque forse la perdita finale dell'impresa.
La possessione della penisola di Charlestown non giovò tanto ai reali, che loro non nuocesse molto più. L'esercito loro non era tanto abbondante di genti, che potesse senza molto disagio metter le poste nell'istesso tempo, e guardar la città di Boston e quella penisola. Le fatiche dei soldati si moltiplicarono a gran pezza. Dal che ne nacquero, essendo anche assai calda la stagione, moltissime e gravi malattie, le quali ed impedivano grandemente, e per le frequenti morti assottigliarono l'esercito. Al che si debbe aggiungere, che fra i feriti gran numero passavano di questa vita per causa degl'insoliti calori di quel clima, e della carestia dei viveri. Così, cavatone l'onore di aver acquistato il campo di battaglia, nissun frutto raccolsero i vincitori da questo fatto, che importasse alla somma della guerra; che anzi fu esso, e nella opinione dei popoli e nella propria, siccome pure pella forza dell'esercito, di molto detrimento. Per lo contrario nell'oste americana, abbondando i viveri d'ogni sorta, ed essendovi la gente avvezza al clima, la più parte dei feriti erano a guarigione condotti, e s'infiammarono viemaggiormente gli animi nel desiderio della vendetta, essendo, come suole avvenire, riscaldati i sangui dalla sparsione. Al che contribuì anche non poco l'incendio di Charlestown, che da una Terra fiorente e frequentissima di commercio, era un ammassamento di ceneri e di rovine diventata. Non potevano gli Americani riguardarla senza un grave disdegno, e non senza esecrare i soldati europei.
Ma una perdita luttuosa dal canto loro fu quella del generale Warren. Egli era uno di quegli uomini, che più affezionati sono alla libertà, che alla vita; ed altrettanto nemico dell'ambizione e della rapacità, quanto amico alla libertà. Era di buona mente e di felice ingegno dotato, e bellissimo favellatore, sicchè nelle consulte private era riputato di ottimo giudizio, e nelle pubbliche aveva grande autorità presso i circostanti. Gli amici ed i nemici egualmente, conosciutolo fedele e dabbene in ogni cosa, gli avevano grandissima credenza. Avverso ai malvagi senza sdegno, propenso ai buoni senza adulazione; affabile, cortese ed alla mano con ognuno, fu da tutti, ed amato santamente, e riverito senza invidia. Quantunque anzi scarso, che no della persona, era però di gratissimo aspetto. La donna sua, che con isviscerato amore amava, e la quale con eguale affetto lo riconosceva, l'aveva, poco tempo prima da questa vita dipartendosi, lasciato vedovo e sconsolato; ed egli venendo meno in sì memorabil giorno, ed in sì grande uopo alla patria sua, lasciò orfani parecchj figliuoli ancora in età fanciullesca constituiti, dei quali però la ricordevol patria prese amorevole e diligente cura. Così mancò alla patria ed alla famiglia sua in sì grave frangente, e nella sua ancor verde età quest'uomo in pace ed in guerra eccellente; e noi, per quanto ciò fosse in facoltà nostra, seguendo l'instituto della storia, distributrice delle lodi ai buoni, e del biasimo ai tristi, non abbiam voluto questo altrettanto buono che valoroso Americano defraudare di quell'onorata ricordanza presso i posteri, che è alle sue virtù meritevolmente dovuta.
L'impresa tentata dagl'Inglesi nel voler cacciar gli Americani dalla penisola di Charlestown diè sospetto a questi, che volessero dar la batteria a Roxbury, ed insignoritisi di quel luogo, aprirsi la via alla campagna. Indotti da questo timore i Provinciali con opera incessante, e molto studio vi si affortificarono vieppiù, con far nuovi puntoni qua e là alle trincee loro, e fornendogli copiosamente di artiglierie, le quali di fresco erano state condotte al campo. Il presidio abbondava in munizioni da guerra, e tentava con ispessi colpi d'artiglieria, massime con bombe, d'impedir gli Americani dall'opera loro. Questi ebbero alcuni morti e feriti. Parecchie case arsero in Roxbury. Ciò nonostante continuarono a lavorare con una costanza maravigliosa. Non si ristettero, finchè le fortificazioni non furono condotte a quella perfezione, che desideravano, e che poteva di sufficiente difesa servire contro gli assalti del nemico.
I Bostoniani, veduti scacciati i loro non solo da Breed's-hill, ma eziandio da tutta la penisola, e temendo gl'incomodi di un assedio, che ogni cosa presagiva dover riuscir lungo, si accesero di nuovo desiderio di uscire dalla città, e di ritirarsi a luoghi addentro della provincia. Per la qual cosa gli uomini eletti della città furono dal generale Gage, pregandolo, permettesse le uscite, ed affermando, che giusta l'accordo fatto tutte le armi erano state dai cittadini portate e deposte in palazzo. Ma egli, volendo tutt'ora ritenergli, mandò un bando due giorni dopo il fatto di Breed's-hill, col quale dichiarò, che per molte e chiare pruove ei sapeva che numerose armi s'erano nascoste ne' luoghi più segreti delle case con sinistro disegno degli abitanti. Così gli rapportavano la cosa i leali, che, considerati il valore, e la rabbia dimostrati dai libertini in quella battaglia, temevano di qualche accidente, e non volevano lasciarsi uscir di mano gli ostaggi. Ma il vero si fu, che i più avevan portate e deposte le armi, quantunque alcuni serbate avessero in casa le migliori e le più care. Ma il generale inglese voleva bene, che gli altri serbassero la fede, ma non la voleva già serbar egli. Perciò rifiutò lungo spazio le permissioni d'uscita. Ma finalmente, crescendo dall'un canto la scarsità delle vettovaglie, e dall'altro scemando la speranza di poter rompere l'assedio, fu costretto a viva forza, per isgravarsi di molte bocche disutili, concederle; abbenchè si fosse di bel nuovo ostinato, a non voler permettere l'uscita agli arnesi e masserizie di coloro, che se ne andavano. Così spinto da una necessità concedeva quello che non poteva impedire, ed una condizione dura vi aggiungeva, altrettanto più da biasimarsi, quanto che era del tutto inutile, e nissun fine, che cattivo non fosse, partorir potesse. In tal guisa quegli uomini, che della temperanza e moderazione dell'animo si dispogliano, e che dandosi in preda alle incomposte passioni dispettano e s'adirano, pigliano spesso di quei partiti, i quali non che gli avvicinino, gli allontanano vieppiù dal fine, che proposti si sono.
La strettezza dei viveri, alla quale si trovava ridotta la guernigione di Boston, faceva sì, ch'ella tentasse in ogni modo, andando alla busca qua e là sulle propinque marine, di procacciarsene. Quindi è che succedevano tra l'una parte e l'altra frequenti avvisaglie, nelle quali gli Americani acquistavano e maggior animo e maggiore sperienza; e gl'Inglesi più rabbia e maraviglia all'ardimento di quelli. I primi però avendo maggior perizia de' luoghi, e sapendo bene usar le occasioni, ne andavano per l'ordinario colla migliore, ora portando via i bestiami che rimanevano, ora abbruciando lo strame, ora incendiando le case, che potevano ai nemici servire di ricovero. Invano era, che stessero gl'Inglesi vigilanti col numeroso navilio loro; che i provinciali trapelavano ora in questa isola, ora in quella, e con improvvise fazioni gli opprimevano. Sulle coste parimente si facevano frequenti abboccamenti, andandovi gli uni per predare, e gli altri cercando d'impedirgli. Questa che riusciva meglio una ladronaia, che una guerra, non conduceva ad alcun fine, che potesse le cose inclinare più a questa parte, che a quella. Solo servì ad inasprir gli animi degli uomini, ed a fargli diventare da parziali, ch'erano, inviperiti ed irreconciliabili nemici.
Mentre in tale guisa si travagliava intorno e dentro di Boston, erasi il nuovo congresso nel mese di maggio raunato in Filadelfia. Se il primo aveva incominciato un'opera difficile, questo l'aveva a continuare. Nel che maggiori difficoltà doveva incontrare. In tempo di quello si temeva la guerra; ora essa era incominciata, e bisognava con ogni più grande sforzo esercitarla. Allora, siccome suol addivenire nel principio delle cose, erano riscaldati gli animi, e correvano con un certo naturale empito di per sè stessi alla meta; ora, quantunque fossero nei medesimi pensieri infiammatissimi, tuttavia vi era pericolo, non si raffreddassero, essendo a sì fatta vicenda soggetti i moti popolari, che sono più facili ad eccitarsi, che a mantenersi. Molti fra i leali, credendo che non si sarebbe venuto agli estremi casi, e che o le petizioni inviate in Inghilterra avrebbero piegato il governo al volere degli Americani, o che si sarebbero col tempo raffreddati gli animi loro, si erano sin qui contenuti nella quiete; ma era da temersi, che adesso, ch'era spenta ogni speranza di concordia, e che già non che imminente fosse, era rotta la guerra contro quel Re, al quale volevan essi rimaner fedeli, tumultuassero e si congiungessero colle forze reali contro gli autori della sedizione. Era medesimamente da dubitarsi, che molti fra i libertini, i quali avevano molta speranza nelle petizioni collocata, ora vedendo i vicini danni e gl'inevitabili pericoli, non si rimanessero. Tutto annunziava, che la contesa doveva esser lunga e perigliosa. Poco si poteva sperare, che una popolazione fino allora pacifica stata, ed occupata nelle arti dell'agricoltura e del commercio, potesse ora imparare ad un tratto quelle della guerra, ed in queste persistere lungo tempo. Si doveva temere, che ove fosse sbollito quel primo fervore, ricorrendo nelle menti loro le immagini della passata vita, si disbandassero, e fossero ridotti alla necessità di chiedere i patti. Perciò, non era impresa senza molte e gravi difficoltà al congresso, quella di fare provvisioni e di creare ordini, che bastanti fossero a mantener vivo il presente fervore, e fare che da questi nascessero gli effetti, che sulle prime dalla pubblica opinione nascevano. Nissuno non vede, quanti impedimenti si dovessero superare per ridurre una moltitudine tumultuaria e raunaticcia alla forma di un giusto e ben ordinato esercito; senza del quale invano si sarebbe sperato di pervenir a buon fine. Nè facil opera era quella d'impedire, che nei casi della futura guerra non ripullulassero quelle gelosie, che correvano tra una colonia e l'altra, e servissero di causa o di pretesto, perchè alcune di esse calassero agli accordi, e la impresa comune abbandonassero. Denaro, che potesse bastare agli usi della guerra, non si aveva in pronto a gran pezza; ed al difetto di questo principale nervo non si poteva sperare di rimediar per l'avvenire. Che anzi si doveva più ragionevolmente credere, che avesse a crescere per motivo dell'interrompimento, anzi della totale cessazione del commercio dal Parlamento britannico introdotta. Ma grandissima era poi la mancanza dell'armi e delle munizioni da guerra; non che non se ne avessero di nissuna sorta in pronto, ma quelle che si avevano, non erano di gran lunga a sì grand'uopo sufficienti. Si deve anche far considerazione, che è cosa molto dubbia, se i Capi americani sperassero di poter di per sè stessi resistere coll'armi in mano all'Inghilterra, e l'impresa a quel fine condurre, al quale tendevano. Si debb'anzi credere, che molto fondamento facessero sugli ajuti esterni, i quali però non potevano aspettare, se non dai principi dell'Europa, i quali, se propensi erano agli effetti della querela americana, non potevano non essere avversi alle cagioni sue, ed alle massime, sulle quali da parte dell'America ella era fondata. Era pur anche cosa molto evidente, che i principi non si sarebbero discoperti in favor degli Americani, ed i soccorsi concessi non avrebbero, se non quando essi mostrati si fossero gagliardi in sulle armi; che anzi non avessero con qualche bel fatto, che importasse alla somma della guerra, dato segni di valore, pruove di costanza, speranza di riuscita. Si accorgevano benissimo gli Americani, che indarno avrebbero sperato di trarre sul bel principio a parte della guerra i principi europei; e che i primi sforzi dovevano da sè stessi unicamente procedere, i quali, se infelici fossero stati, ogni speranza di soccorso esterno sarebbe diventata vana. La felicità dell'impresa era per l'appunto meno probabile, quando era più necessaria, non potendosi in poco corso di tempo fare tutte le provvisioni necessarie alla guerra. Da tutto questo si vede, quanto incerta dovesse riuscire la speranza dei soccorsi esterni. Il che doveva quegli ardenti spiriti dei Capi americani rintuzzare, ed una certa titubazione indurre nei consiglj loro. Un oggetto finalmente di sommo rilievo, che doveva la mente del congresso occupare, quello si era della condotta, che le vicine nazioni indiane fossero nella presente querela per tenere. Che queste stessero di mezzo, ovvero che seguissero questa o quell'altra parte era l'importanza, e quasi il fondamento di tutta l'impresa. Ma dovevano temere gli Americani, che gl'Inglesi maggior autorità esercitassero presso quelle nazioni. Imperciocchè esse coi doni e colla speranza della preda solo si possono tentare. Nelle quali cose gl'Inglesi molto gli avversarj loro avanzavano. Il predare poi potevano meglio sperare dal canto degl'Inglesi, presso i quali si riconosceva in quei principj stare al tutto la probabilità della vittoria, e dovendosi la guerra esercitare sul territorio americano. Era anche agl'Inglesi aperta la via per mezzo del Canadà per comunicare cogl'Indiani, i quali abitavano per lo più a riva i laghi a ridosso delle colonie, ed a fronte di quella provincia inglese. Importava anche moltissimo agli Americani, che procedessero giustificatamente, e soprattutto presso i popoli della Gran-Brettagna, e presso quei dell'America stessa, ch'erano o avversi, o titubanti, o tiepidi, i quali non potevano non esser grandemente alterati alle ostilità commesse. La qual giustificazione, se potevano non senza molta difficoltà intraprendere in rispetto alla battaglia di Lexington, ed a quella di Breed's-hill, nelle quali combattettero in propria difesa contro una soldatesca che gli assaltava, riusciva però assai malagevole in rispetto alle cose fatte sui confini del Canadà contro le Fortezze di Ticonderoga e di Crown-point, nelle quali essi furono gli assalitori. Non che questi ostili procedimenti non potessero escusazion trovare presso gli uomini intendenti degli affari di Stato, stantechè, poichè la guerra era rotta, era ben ragione, che gli Americani si sforzassero di nuocere piucchè potessero al nemico, e da' suoi assalti preservarsi. Ma presso l'universale dei popoli era questa una cosa, che aveva in sè molta disagevolezza. Eppure l'evidenza della onestà della causa che difendevano, era di grandissimo momento. Imperciocchè la forza loro tutta consisteva nell'opinione, e le armi stesse da questa dipendevano; mentrechè presso i governi dalla diuturnità del tempo confermati, e negli ordini loro bene constituiti, ragione o no che si abbia, i soldati prezzolati corrono alle battaglie, i popoli pagano le gravezze, le armi, le munizioni, le vettovaglie e tutti gli apparati della guerra sono in pronto, o si procacciano con facilità e con abbondanza. Ma il più grand'ostacolo, che avesse a superare il congresso, era quello della gelosia delle assemblee provinciali. Siccome tutte le province erano entrate nella lega e nella guerra, così questa si doveva con comuni consiglj amministrare, e tutte le mozioni del corpo politico dell'America dovevano ad un solo scopo inviarsi. Quest'era stata l'origine del congresso generale. Ma non poteva questi recarsi in mano il governo di tutte le parti della lega senza assumere una parte di quell'autorità, che alle assemblee provinciali si apparteneva; come sarebbe a dire quella di far le leve, di ordinar l'esercito, di eleggere i generali, che avessero in nome dell'America ad amministrare la guerra; quelle ancora d'impor gravezze e di crear biglietti di credito. Era da temersi, che se si conservava troppa autorità nelle assemblee provinciali, si amministrassero gli affari della lega con parziali consiglj; il che sarebbe stato di gravissimi danni cagione. Da un altro canto si aveva gran sospetto, che le medesime assemblee acconsentir non volessero al concedere l'autorità necessaria al congresso, spogliandosi di una parte della loro; e che perciò, o si opponessero alle sue deliberazioni, ovvero con quella puntualità non le secondassero ed eseguissero, ch'erano alla gravità del caso ed al finale evento della guerra cotanto necessarie. Dalle cose sin qui dette si conosce, quanto fossero difficultose le circostanze, in cui si trovava il congresso; ed altri forse, i quali stati fossero o di minor ardire e di maggior prudenza dotati, se ne sarebbero sgomentati. Ma quegli animi nuovi ed invasati, o non vedevano i pericoli, o non conoscevano le probabilità degli eventi, o gli uni e le altre disprezzavano. Certo è, che poche imprese furono incominciate da uomini audaci, che più di questa fossero dubbie nell'evento, e pericolose nel fine. Ma il dado era gettato, e non che altro, la necessità, nella quale si trovavano o credevan di ritrovarsi, non lasciava titubare. E per anticipare gli accidenti, non volendo aspettare, che i tempi venissero loro addosso, o che la necessità gli strignesse, deliberarono di por mano già fin d'allora ai più pronti ed ai più efficaci rimedj.
I primi pensieri del congresso dovevano essere rivolti all'esercito, che osteggiava Boston, acciocchè non vi mancassero, nè le armi, nè le munizioni, nè i soldati, nè i buoni ordini, nè generali esperti e valorosi. E siccome in rispetto a quest'ultimi quelli, che allora erano in offizio, avevano l'autorità loro ricevuta dalle assemblee colonarie, così non potevano governar l'esercito in nome di tutta la lega. E se pure si eran tutti sottomessi ai comandamenti del generale Putnam, ciò era a causa della sua anzianità; e quest'autorità sua era piuttosto una specie di dittatura estemporanea conferitagli dalla libera volontà dell'esercito, che un uffizio derivato dal generale governo. Il nuovo stato delle cose richiedeva un nuovo modo di reggimento militare, e le genti confederate dovevano necessariamente aver un Capo eletto da quel governo, il quale tutta la confederazione rappresentava. L'elezione di un generale di tutta la lega era una cosa di sommo momento. Da questo solo poteva dipendere il buon successo, o la rovina di tutta l'impresa. Fra gli uomini di guerra, che allora si trovavano in America, e che si dimostravano non che favorevoli, ardenti, quei ch'erano in maggiore stima, erano Gates e Lee, il primo per la sua esperienza, ed il secondo per la esperienza e per l'eccellenza del suo ingegno. Ma erano l'uno e l'altro nati in Inghilterra, e qualunque fossero le opinioni loro, e l'ardore col quale la impresa dei coloni abbracciata avevano, e qualunque anche fosse la fidanza, che in elli avesse pigliata il congresso, stimava egli cosa poco sicura il commettersi alla fede d'uomini inglesi in un affare di così somma, anzi di totale importanza. Ed anche nei casi d'infortunio non si sarebbe potuto persuader alla moltitudine, ch'eglino non avessero fatto tradimento, ovvero almeno non avessero diligentemente fatto il debito loro. La qual cosa avrebbe pessimi effetti partoriti in su di un esercito, che tutto stava sull'opinione. Inoltre era Lee uomo rotto ed arabico; ed odiava forse più la tirannide, che amasse la libertà. Quegli uomini riguardosi e sospettosissimi temevano di taluno, che potesse volere, secondo l'opinione loro, dopo che gli avesse alla tirannide inglese sottratti, la libertà loro occupare. Aggiungevasi a ciò, che, se si fosse una volta posta la somma delle cose in balìa di un uomo inglese, non rimaneva a questi altra elezione, che quella, o di soggettargli di nuovo onninamente con inudito tradimento alla potestà assoluta dell'Inghilterra, ovvero all'intiera independenza condurgli. Ed i Capi americani, se la prima di queste condizioni abborrivano, non volevano però, che si togliesse via la coperta della seconda. Quest'istessa cagione fu quella, che fece sì, che il congresso non volle risolversi ad eleggere uno dei generali delle province della Nuova-Inghilterra, come per esempio Putnam o Ward, i quali allora comandavano all'esercito dell'assedio, e che avevano di recente tanto valor mostrato, e non poca perizia in tutte le fazioni, che si erano fatte nelle vicinanze di Boston. Questi si erano troppo vivi dimostrati in favore dell'independenza; la quale si voleva bene, ma però in tempo opportuno procurare. Nè si deve tralasciar di dire, che i Massacciuttesi avevano un'opinione addosso, di voler esser troppo uomini del paese loro, Massacciuttesi più, che Americani mostrandosi. Le province del miluogo, e le meridionali erano insospettite; ed avrebbero veduto di mal occhio, che la causa di tutta l'America si commettesse a taluno, che potesse lasciarsi muover da certe parzialità di luoghi in un tempo, in cui tutti i desiderj e tutti gl'interessi dovevano esser comuni. Fecero anche, ed a ben giusto titolo considerazione, che l'uffizio del generalato americano doveva concedersi ed una persona, la quale nell'ampiezza delle sue facoltà una sufficiente guarentigia offerisse della fede sua, sia nel proseguir l'impresa secondo la mente del congresso, sia per astenersi dal piglio e dal sacco delle proprietà cittadine. Imperciocchè ei sapevano benissimo, che questi uomini militari, quando non sono da una gentile educazione temperati, si fanno lecito ogni libito, e pongon mano molto volontieri non solo nelle robe dei nemici, ma sì pure in quelle degli amici, e dei proprj concittadini. La qual cosa è sempre stata la peste, e spesso la rovina degli eserciti. Adunque il congresso, avendo, secondo l'importanza del caso, molto bene considerate e ponderate tutte queste cose addì quindici di giugno procedette allo squittinio per la elezion del generale americano; e, raccolto il partito, si ritrovarono tutti i voti in favore di Giorgio Washington, uno dei deputati del congresso per la provincia di Virginia. I Massacciuttesi non l'avrebbero voluto vincere; perciocchè ivano alla volta d'uno dei loro; ma vedendosi in voce si accostarono agli altri, e rendettero il partito favorevole. Conosciuta la cosa, Washington, ch'era presente, alzatosi disse: che rendeva egli grazie immortali al congresso per l'onore, che conferito gli aveva. Ma che dubitava bene di non aver forze sufficienti a poter reggere ad un tanto peso; che però non voleva venir meno dell'opera sua in così gran bisogno alla patria, giacchè questa aveva contro l'aspettazione sua, ed oltre le sue facoltà tanta fede in lui collocata; solo pregava, che allorquando un qualche sinistro caso arrivasse alla sua riputazione poco favorevole, volessero ricordarsi, ch'egli aveva sincerissimamente dichiarato in quel dì, che non si riputava abile a sostener quel grado, del quale veniva allora onorato. Assicurava il congresso, che siccome nissuna speranza di emolumenti l'aveva indotto ad abbandonar la domestica quiete e felicità, per entrar in quell'ardua carriera, così ei non voleva ricavarne alcun prò; che stipendio non voleva di sorta alcuna. Aveva il colonnello Washington, che tal era il suo grado, prima che fosse eletto a generale, acquistato il nome di animoso e prudente capitano nelle ultime guerre contro gl'Indiani, e contro i Francesi. Ma fermata la pace del 1763 si era alla vita domestica ritratto, e più non si era nell'armi travagliato. Si poteva pertanto da molti dubitare, ch'ei fosse abile a sostener il peso di tanta guerra. Ma però avendosi generalmente grandissima fede nell'ingegno e nell'animo suo, non esitarono punto gli Americani ad innalzarlo a quel grado. Egli era non solamente nato ed allevato in America, ma vi aveva ancora continuamente dimorato. Era modesto ed assegnato, e sempre mostratosi molto lontano dall'ambizione; cosa, che più di tutte osservavano quei popoli sospettosi ed insospettiti. Era piuttosto ricco, che di mediocri facoltà fornito, e presso di tutti in voce d'uomo dabbene e costumato. Era soprattutto riputato prudente, e di mente gagliarda ed invitta. Credevasi generalmente, non mirasse all'independenza; ma che desiderasse un onorevole accordo coll'Inghilterra. Questa sua opinione molto quadrava colla intenzione dei Capi americani, i quali volevano bene procedere verso l'independenza, ma ancora non volevano discoprirsi. Speravano bene di poter col maneggio delle cose far di modo, che un dì l'independenza diventasse una necessità; e che Washington stesso, quando proceduto fosse già molt'oltre nella carriera, si sarebbe facilmente lasciato indurre, o dall'onor del grado, o dalla necessità delle circostanze, o dalle lusinghe della gloria a continuare nell'intrapresa via, quando anche allo scopo di ottenere l'annullazione delle leggi fosse sostituito quello della totale independenza. Così nella persona di questo capitano, ch'era allora nell'età di quarantaquattro anni, e perciò già lontano dall'ambizione giovanile, tutte quelle doti si riunivano, che desideravano coloro, i quali avevano in America la somma delle cose in mano. Onde non è da far maraviglia, se la elezione di lui non dispiacque a nissuno, e se anzi i più la commendarono sommamente.
Eletto il Capo di tutta l'impresa, volendo il congresso dimostrare, quanto si promettessero della sua fede e virtù, stanziò, che gli avrebbero prestato ajuto, ed a lui aderito colle vite e facoltà loro per preservare e mantenere l'americana libertà. Poscia volendo dar all'esercito altri Capi sperimentati, i quali potessero secondar Washington, elessero Artemo Ward primo maggior generale, Carlo Lee secondo maggior generale, e Filippo Schuyler terzo maggior generale; Orazio Gates fu nominato ajutante generale. Pochi giorni dopo crearono sette brigadieri generali, che furono i seguenti: Seto Pomeroy di Massacciusset, Riccardo Montgommery di Nuova-Jork, Davidde Wooster di Connecticut, Guglielmo Heath di Massacciusset, Giuseppe Spencer di Connecticut, Giovanni Thomas di Massacciusset, Giovanni Sullivan del Nuovo-Hampshire, e Nataniele Greene dell'isola di Rodi. Se qualche cosa dimostrò la buona mente del congresso, questa certamente si fu della prima elezione dei generali; stantechè tutti si adoperarono nel corso della guerra, come soldati coraggiosi, e custodi fedeli della libertà d'America.
Come prima prese Washington la dignità, si condusse al campo di Boston in compagnia di Lee. Ei fu ovunque passava ricevuto a grand'onoranza, e molti gentiluomini ordinatisi in compagnia gli fecero l'accompagnatura. I congressi massacciuttese e jorchese furono a complire con esso lui, testimoniando l'allegrezza, che provata avevano alla sua elezione. Rispose gratamente e modestamente; fossero pur sicuri, che tutti i pensieri, tutti gli sforzi suoi, siccome pure quelli de' suoi compagni rivolti sarebbero a ridurre le cose a condizioni oneste tra le colonie, e la comune madre; che in quanto all'esercizio delle fatali ostilità, vestendo essi la persona del guerriero, non si sarebbero dispogliati di quella di cittadini; e che allora sarebbero stati contenti e rallegratisi sommamente dentro sè stessi, quando, sicurata essendo l'americana libertà, sarebbe loro fatto facoltà di ritornarsene alla privata condizione in mezzo ad una libera, pacifica e felice patria.
Il generale, fatta la rassegna dell'esercito, trovò, oltre una moltitudine pressochè inutile, solamente 14,500 uomini atti al combattere, i quali avevano a difendere uno spazio di più di dodici miglia. Arrivarono in vero in buon punto i nuovi generali al campo. Imperciocchè già la disciplina dell'esercito essendo trascorsa in corruttela aveva gran bisogno di essere riformata. Gli uffiziali emulazione alcuna non avevano; i soldati eran poco osservanti degli ordini, e non curanti della mundizia; e siccome quelli, ch'erano i più uomini della Nuova-Inghilterra, ritrosi, e di ogni soggezione impazienti. A questo rimediarono, non senza fatica, i generali del congresso. Nella qual bisogna Gates, siccome quello, che peritissimo era delle cose militari, prestò un'opera eccellente. I soldati appoco appoco si avvezzarono all'obbedienza, gli ordini furon distinti, le regole della disciplina osservate, e ciascuno venne a conoscere il debito suo; sicchè l'oste, deposta la sembianza di una moltitudine tumultuaria, acquistò quella di un esercito giusto e bene ordinato. Ei fu diviso in tre schiere. La dritta sotto i comandi di Ward occupava Roxbury; la sinistra capitanata da Lee difendeva Prospect-hill, e quella di mezzo, che obbediva agli ordini di Washington, nella quale si comprendeva eziandio una banda di gente scelta per servire alle riscosse, stanziava a Cambridge. La circonvallazione poi fu con sì frequenti ridotti affortificata, e di sì numerose artiglierie munita, che l'assaltar Cambridge, e penetrar nella campagna era cosa affatto impossibile diventata agli assediati. Si credeva eziandio, che questi avessero fatto grave perdita di gente, noverando gli uccisi in battaglia, ed i morti di ferite o di malattie.
Ma una mancanza di grandissimo momento quella si era della polvere d'artiglierie, la quale era grandissima. Fatta la veduta dei fondachi pubblici appartenenti all'esercito di Roxbury, Cambridge ed altri vicini luoghi, non se ne trovarono più di novanta barili. Si sapeva eziandio, che non se ne avevano più di trentasei nei magazzini di Massacciusset; alla quale quantità aggiunta quella, che si aveva in pronto nel Nuovo-Hampshire, nell'isola di Rodi e nel Connecticut, appena che se ne avessero diecimila libbre. Il che non poteva somministrare più di nove tiri per soldato. In tale scarsità e pericolo si rimase l'esercito per ben quindici giorni; e se gl'Inglesi avessero dato dentro in questo tempo avrebbero facilmente rotto il campo, ed aperto l'assedio. In ultimo per opera della congregazione della Nuova-Cesarea se ne mandarono al campo alcune botti, le quali supplirono tanto o quanto al difetto, ed allontanarono i mali che si temevano.
Mancavano eziandio gli Americani di soldati corridori, i quali eran per altro molto necessarj per le improvvise e subite fazioni, per mantener la disciplina nel campo, e per proteggere l'arrivo dei soldati, delle munizioni e delle vettovaglie. Se poi la guerra, come si credeva, arrivati dall'Inghilterra i rinforzi al nemico, si fosse condotta in sull'aperta campagna, questa maniera di soldati leggieri in una contrada, come l'America è, frequente di acque, di fossa, di selve, di siepaje, di monti, e di passi stretti e difficili, era al tutto indispensabile. Perciò il congresso aveva decretato, si descrivessero senza indugio alcuno buon numero di corridori nella Pensilvania e nella Virginia, che dovessero marciare, tostochè le compagnie riempite fossero, al campo presso di Boston, dove fossero obbligati a far le veci di fanti leggieri. Ricevute poi le novelle della battaglia di Breed's-hill, il congresso ne aggiunse alle compagnie della Pensilvania altre due da levarsi pure nella medesima provincia, le quali tutte fossero riunite in un sol battaglione da esser capitanato da quegli uffiziali, che l'assemblea od il congresso provinciale eleggessero. Queste compagnie di corridori arrivarono al campo sul cominciare d'agosto. Erano circa quattordici centinaia di soldati vestiti scioltamente, ed armati i più d'archibusi rigati, che avevano gran gittata.
Mentre in tal modo l'esercito americano, che assediava la città di Boston, s'ingrossava ogni dì, e si forniva di tutte le cose alla guerra necessarie, il congresso s'adoperava con moltissima diligenza a fare quei provvedimenti, ch'ei credeva fossero del caso per mantenere in piè l'esercito già raccolto, e per farlo anche più grosso e meglio fornito, quando il bisogno ne sarebbe venuto. Vinse perciò un partito, che tutte le colonie avessero a mettersi in istato di difesa, e quel maggior numero d'uomini, d'armi e di munizioni apprestassero, che meglio fosse in potestà loro; che si facesse dappertutto ricerca e riposta di nitro e zolfo. Per questo fine si andavano diligentemente rivilicando gli avelli ed i carnai per fare procaccio di queste materie tanto preziose nell'esercizio delle guerre moderne; ed in ogni canto si moltiplicavano le manifatture della polvere, e gli ordini per gettar le artiglierie. In ogni parte risuonavano grandissimi apparati di guerra. In questo le assemblee ed i conventi provinciali secondavano maravigliosamente le operazioni del congresso, e gli uomini obbedivano con incredibile prontezza ai decreti dell'uno e delle altre.
Essendosi il congresso accorto, che lo zelo verso le libertà dell'America aveva prevalso alle gare parziali ed alla gelosia dell'autorità nelle assemblee provinciali, prese maggiore animo, e si risolvette a mandare ad effetto un'ordinanza generale, la quale dovesse servir di norma a tutte le leve, che in ciascuna provincia si andavano facendo. Ei sapeva molto bene, quanto l'uniformità sia utile nelle cose della guerra, perchè con animi uniti si concorra al medesimo fine, e quanto efficace per prevenire le dissensioni. Vinse adunque un partito, col quale si raccomandò (e le sue raccomandazioni erano in quel tempo come altrettante leggi ricevute e mandate ad effetto), che tutti gli uomini atti a portar le armi in ciascuna colonia dai sedici fino ai cinquant'anni si ordinassero in regolari compagnie; che si fornissero di armi, ed in quelle si esercitassero; che le compagnie fossero ordinate in battaglioni; che si tenessero pronte alle difese; che la quarta parte della milizia di ciascuna colonia fosse trascelta per servire ad uso di minuti uomini sempre apparecchiati a marciare dove l'opera loro fosse richiesta. Si esortarono coloro, i quali impediti erano dal portare le armi dalle opinioni religiose, venissero con tutti quegli altri più efficaci mezzi che leciti riputassero, in soccorso dell'afflitta patria. Stabiliron le paghe ai soldati, che furono venti dollari per ciascun mese ai capitani, tredici ai luogotenenti ed ai banderai, otto ai sergenti e caporali, e sei ai gregarj. Raccomandarono ancora, che in ciascuna colonia si creasse un maestrato, che chiamarono comitato, o sia congregazione di sicurezza per sopravvedere e diriggere tutte quelle cose, che alla salute pubblica importassero, duranti le vacanze delle assemblee, o dei conventi; e che quei provvedimenti si facessero, che creduti sarebbero necessarj per armar navi o altrimenti, a fine di proteggere le coste e la navigazione da ogni insulto delle navi nemiche.
Questi intendimenti del congresso furono mandati ad effetto in ogni parte della lega con grandissima prontezza; ma in nissuna provincia più bramosamente e più pienamente, che nella Pensilvania, e soprattutto nella città stessa di Filadelfia. La milizia di questa città fu partita in tre battaglioni di quindici centinaja d'uomini ciascheduno, con una compagnia di cencinquant'artiglieri, e sei bocche da fuoco, e finalmente una banda di cavalleggieri, parecchie compagnie di fanti spediti, di corridori e di guastatori. Si riunivano tutti sovente, e facendo sembianze di battaglie si esercitavano nelle mosse militari alla presenza del congresso e dei popoli, che vi concorrevano da ogni parte. Ciò eseguivan essi con tanta destrezza, che ognuno se ne maravigliava; e tutti ne sentivano un piacere incredibile. Erano almeno ottomila soldati, molto buona gente, nella quale erano entrati molti gentiluomini, e persone d'onorata condizione. Le istesse cose si facevano nel contado della Pensilvania. Ei pare, che sottratto il conto di tutti coloro, che in essa avevano pigliate le armi, e dentro vi si esercitavano, sommassero a meglio di settantamila soldati. Tanta era l'affezione, che in questo anno portavano quei popoli alla causa loro, che molti fra i Quaccheri stessi, cui le opinioni religiose proibiscono dal pigliar le armi, e di spargere il sangue umano, quantunque tutta la credenza loro sia di pazienza e di sopportazione, si lasciarono trasportar al fervore universale, entrando anch'essi nelle compagnie dei Filadelfiesi. Affermavano, che sebben la religion loro gli proibisse dal portar le armi in favore di una causa, il fine di cui sia o l'ambizione, o la cupidigia, o la vendetta, potevano essi però intraprendere la difesa dei nazionali diritti e della libertà. Così non havvi opinione, per gagliarda ch'essa sia, la quale non trovi le scappate; nè animo, avvengadiochè pacifico, che non si accenda nelle commozioni dei popoli.
Ma una cosa in Filadelfia trasse a sè gli occhi di ognuno; o fosse verità, o mostra accordata per incitare. Quei Tedeschi fuorusciti, che questa città abitavano, ed erano già molt'oltre cogli anni, e che per la maggior parte vedute avevano le guerre d'Europa, al nome di libertà si risentirono anch'essi; cosa, che poco si doveva aspettare, massimamente in quell'età da quegli uomini trauzeschi, e si unirono in una compagnia, che fu denominata la compagnia dei vecchi. Ripigliate le armi, l'uso delle quali intermesso avevano già da sì lungo tempo, vollero entrar a parte della comune difesa. Il più vecchio di tutti fu eletto capitano, ed era coll'età molto vicino ai cent'anni. Portavano invece d'insegna un crespone nero per significare il cordoglio, che provavano all'infelice caso, che in quella cadente età gli obbligava a riassumere le armi per difendere la libertà di quella contrada, che aveva servito loro non solo d'asilo, ma anche di nuova patria, quando, cacciati dalla propria, furono costretti ad andar cercando ventura in longinque e strane regioni.
Le donne stesse vollero dimostrare lo zelo loro in difesa della patria. Nella contea di Bristol determinarono di levare un reggimento a proprie spese, somministrando ogni cosa necessaria, e perfino le armi a coloro, che di per sè non le potevano procacciare. Lavorarono colle proprie mani le bandiere con motti opportuni. Quella, che presentò la bandiera al reggimento, orò molto acconciamente sulle faccende comuni, ed esortò con accomodate parole i soldati ad esser fedeli, ed a non disertar le bandiere delle donne americane.
Queste cose, quantunque in se stesse di poca importanza, servivano però maravigliosamente ad accender gli animi, ed a vieppiù rendergli ostinati. Al qual fine i diarj pubblici non cessavano di concorrere con ogni maniera di concioni, di esempj e di novelle. Le battaglie di Lexington, e di Breed's-hill erano i soggetti, sui quali si esercitavano gl'ingegni americani. Ogni accidente, ogni più particolare minuzia di quei fatti erano convenevolmente descritti; e coloro che vi avevano lasciata la vita, con sommissime lodi commemorati. Il dottor Warren sopra tutti era con mirabili parole innalzato fino al cielo. Lo chiamavano lo Hamden della età loro; e come un modello lo proponevano da imitarsi a tutti coloro, ai quali la patria era cara. Pubblicarono nelle gazzette di Filadelfia un elogio di lui molto patetico, ed accomodato a concitar gli animi della moltitudine.
«Che nobile spettacolo è quello mai, dicevano, di un eroe, il quale ha dato la sua vita per la salute della patria! Venite qui, o crudeli ministri, e mirate i frutti dei vostri sanguigni editti. Qual ristoro potrete dar voi a' suoi figliuoli per la perdita di un tanto padre, o al Re per quella di un sì buon suddito, od alla patria per quella di un sì buon cittadino? Mandate qui i vostri satelliti, venite a saziar le brame della tirannide. Perciocchè il suo più implacabile nemico è morto. Solo vi preghiamo di rispettare queste onorate reliquie del corpo suo. Abbiate compassione al dolore della sua antica e sconsolata madre. Di lui non vi è più cosa di che temer possiate. La sua eloquenza è spenta, le sue armi abbandonate. Mettete pur giù le spade; che più vi resta a compiere, infami che siete? Ma finchè sarà vivo il nome dell'americana libertà, quello di Warren infiammerà i nostri cuori, darà forza alle nostre mani contro l'esecrabil peste degli eserciti stanziali.
«Venite qua, o voi, senatori dell'America, venite a consultar qui intorno la libertà delle colonie unite. Sentite, ch'ei vi parla, ch'ei vi esorta, e vi prega a non contaminare la presente sua felicità col dubbio, che possa egli aver la sua vita spesa per un popolo di schiavi.
«Venite qua, o voi, soldati, o voi, campioni dell'americana libertà, e rimirate uno spettacolo, che deve ne' vostri generosi petti nuove scintille di coraggio e di gloria riaccendere. Ricordatevi, che l'ombra sua erra invendicata fra di noi. Diecimila soldati ministeriali non sarebbero egual ristoro alla sua morte. Che l'antica congiunzione vostra con essi non vi rattenga. I nemici della libertà non son più oltre i fratelli degli uomini liberi. Aguzzate le vostre armi, e non le deponete, finchè non sia la tirannide dall'impero britannico sbandita; od almeno l'America sia fatta al tutto la terra della libertà e della felicità.
«Venite qua finalmente voi, o americani padri, o americane madri, a contemplar le primizie della tirannide. Vedete il vostro amico, il guardiano della vostra libertà, l'onore, la speranza della vostra patria. Osservate questo illustre eroe trafitto dalle ferite, bagnato dal proprio sangue. Ma che non sia senza frutto il vostro dolore, nè oziose le lagrime. Andate, correte alle vostre case; raccontate a' vostri figliuoli il tristissimo caso. Che gl'incontaminati petti loro si agghiadino e si raccapriccino, sentendo ricordare le crudeltà dei tiranni, e gli orrori della servitù. Fornitegli, armategli, mandategli al campo. Pregate dal cielo prosperità alle armi loro, e, pigliando da essi l'ultimo addio, ammonitegli di vincere o di morire, come Warren, nelle braccia della libertà e della gloria.
«E voi, posteri, voi guarderete spesso indietro a questa Era memorabile. Voi i nomi di ribelli e di traditori trasporterete dal fedele popolo d'America alla vera origin loro. Voi scruterete, ed ogni parte ricercherete di quella trama di dispotismo, che fu testè ordita pel britannico impero. Voi vedrete pii Re sviati da perfidi ministri, e pii ministri sviati da perfidi Re. Voi mostrerete, siccome perfino britannici Re sparso hanno lagrime nell'ordinare ai sudditi loro, che accettassero gli orribili mandati; e nel medesimo tempo esultato hanno in mezzo a pochi parricidi, aspettando di vedere un continente intiero arrossato dal sangue degli uomini liberi. Oh! salvate voi l'umano genere dalle infamie estreme, e siate pietosi e giusti alle americane colonie. Rivocate in vita la romana e la britannica eloquenza antiche, e non siate avari delle meritate lodi a coloro, che a voi hanno questa libertà tramandata. Ella ci costa di molti tesori e di molto sangue. Ella ci costa, ahi duro prezzo! la vita di Warren».
Il congresso volendo questa disposizione degli animi mantenere, e fargli, se possibil fosse, ancor più ardenti ed ostinati, e conoscendo, quanta autorità abbiano le cose della religione nelle menti umane, operò sì, che i sinodi di Nuova-Jork e di Filadelfia pubblicarono una lettera pastorale, la quale fu letta, essendovi concorsa una infinita moltitudine di popolo, in tutte le chiese. Affermarono, che finora si erano contenuti nel silenzio, non volendo essere gl'istrumenti di discordia e di guerra tra uomini e tra fratelli. Ma che però eran ora le cose giunte a tale, ch'eglino si erano risoluti a manifestare, quali fossero nella presente querela le opinioni loro; che gli esortavano pertanto a pigliar la difesa della patria loro; e che stessero pur persuasi, che, ciò facendo, camminerebbero nella via del principe dei Re della terra; che andassero pur sicuri alla vittoria, od alla morte. Aggiunsero alcuni ricordi morali molto accomodati ad infiammar vieppiù quelle menti religiose, ed a persuader loro, che la causa dell'America era la causa di Dio. Raccomandarono ancora l'umanità e la misericordia ai soldati; ed a tutti gli ordini di persone di umiliarsi, di digiunare, di pregare, d'implorare l'assistenza divina in quella perigliosa contesa.
Il congresso statuì, che il dì venti di luglio fosse un giorno di digiuno in tutte le colonie, il quale fu religiosamente osservato; ma più solennemente nella città di Filadelfia, che altrove. Tutto il congresso assistette unitamente ai divini uffizj, e furon fatti nella chiesa sermoni accomodati a' tempi.
Questo medesimo dì, stando il congresso per entrar nel tempio, gli sopravennero dalla Giorgia desideratissime novelle, le quali furono, che questa provincia si era accostata alla confederazione, ed aveva eletto cinque deputati, che dovessero intervenire al congresso. La qual cosa fu presa da tutti in lietissimo augurio, e molto rallegrò gli animi, tanto per l'importanza che aveva in sè stessa, quanto per l'ora, in cui ella era venuta a notizia del governo e del popolo. Avevano in quella provincia lungo tempo prevalso i leali, di modo ch'ella non si moveva, o pareva voler tener la via di mezzo. Ma le estremità, in cui erano venuti gli affari, le giornate di Lexington e di Breed's-hill, le crudeltà commesse dalle soldatesche reali, o vere, o credute, l'inclinazione generale dell'esito della guerra in favore degli Americani, l'unione ed il consenso delle altre colonie, e l'opera efficace dei libertini, tra i quali più attento e più vivo di tutti si dimostrò il dottor Zubly, furon cagione, che fattosi un convento provinciale, accettarono tutte le risoluzioni del congresso generale, e vinsero parecchj partiti molto animosi contro l'Inghilterra, o sia che volessero con questi l'antica freddezza compensare, ovvero che i libertini, tenuti in freno per lo avanti, fossero a maggior rabbia concitati. Dichiararono, che l'esser la provincia della Giorgia stata eccettuata negli atti vinti nel Parlamento contro l'America, ricevevan essi piuttosto in luogo d'ingiuria che di favore, essendo, aggiugnevano, questa esenzione fatta a bello studio per sceverargli dai loro fratelli. Deliberarono eziandio, che non riceverebbono alcuna merce, la quale fosse nell'Inghilterra stata imbarcata dopo il primo di luglio; e che, facendo tempo dal dieci di settembre, nissuna ne imbarcherebbero dalla Giorgia per alla volta dell'Inghilterra; ed oltre a ciò, che nulla trasporterebbero alle isole dell'Indie occidentali inglesi, ed a quelle parti del continente americano, le quali le risoluzioni del congresso generale accettate non avessero. Queste cose erano in sè di molto momento, essendo la Giorgia, avvegnachè non vasta provincia, fertilissima in biade, e massimamente in riso. Vollero eziandio astenersi da ogni superfluità, e sbandire il lusso; dar animo agli agricoltori, che quel maggior numero, che più possibil fosse, di pecore allevassero. Nè tralasciarono d'inviare una petizione loro al Re molto acconcia, e piena delle solite asseverazioni di lealtà, le quali forse più efficacemente si facevano, perciocchè si aveva in animo di non osservarle.
Ma ritornando al congresso generale, avendo egli qualche gelosia della provincia della Nuova-Jork, sia perchè vi abbondavano i leali, sia perchè la medesima è molto aperta agli assalti di un nemico forte in sull'armi di mare, deliberò, che, perchè quelli non vi avessero a sormontare, dovessero nell'appartinenze stanziare cinquemila fanti; e antivedendo i bisogni, ai quali i soldati loro sarebbero stati soggetti, siccome pure le malattie e le ferite, volle, che si ordinasse un'ospedale atto a ricevere i malati di un esercito di ventimila uomini. Fu eletto a direttore e medico principale il dottor Beniamino Church.
Considerato ancora di quanta importanza fosse l'aver gli spacci delle lettere prontissimi, e l'esser l'uffizio delle poste commesso a uomini zelanti e fedeli, elessero a direttore generale sulle poste il dottor Beniamino Franklin, il quale l'istesso luogo aveva occupato in Inghilterra per le lettere d'America, ed erane stato dismesso per l'amor suo verso le libertà delle colonie. Stabilirono regolari procacci, facendo principio da Falmouth nella Nuova-Inghilterra sino alla città di Savanna nella Giorgia.
Ma siccome il principale nervo della guerra consiste nella pecunia, così il congresso non tardò a rivolgere i suoi pensieri verso di quest'oggetto; il quale in un cogli uomini e l'armi, è il più importante, anzi il più necessario di tutti, massimamente nei casi della guerra difensiva, come per la natura stessa delle cose doveva quella essere, che si esercitava dagli Americani. Nelle guerre offensive, nelle quali si va ad assaltar l'inimico correndo e guastando il suo paese, gli uomini e l'armi possono nella prosperità della vittoria trovar la pecunia. Ma nei casi di guerra difensiva la pecunia è quella, che deve gli uomini e le armi procurare. Questo affare però aveva in sè grandissima difficoltà. La pecunia non si poteva riscuotere, se non per via di accatti, o per via di balzelli. L'una e l'altra erano non che malagevoli, quasi impossibili; essendovi da molti anni addietro, e per causa dei dispareri nati coll'Inghilterra, assottigliata di troppo la quantità del conio, che girava nelle colonie. Le province della Nuova-Inghilterra ne erano sempre state anzi scarse che no, e gli atti proibitivi del Parlamento da dieci anni addietro avevano ancora questa sottil massa attenuata. Nelle province meridionali poi, quantunque più ricche per la fertilità delle terre, la scarsità della moneta era andata crescendo, non solo per la sovraddetta cagione, ma eziandio per la numerosa introduzione dei Neri, la quale in quegli ultimi tempi aveva avuto luogo. Laonde il trar danaro da quei popoli per via d'accatti, o di balzelli sarebbe stata cosa imprudente, dannosa, e forse, od anche senza forse, impossibile, almeno in quella quantità, che i bisogni dello Stato richiedevano. Aggiungasi in rispetto agli accatti, che, sia che i ricchi avessero la pecunia loro a fornire, o no, avrebbero però sempre potuto prestare il credito, ed il far uso di questo secondo mezzo, meglio che del primo era conveniente. Imperciocchè se essi o l'una, o l'altra cosa, od ambedue potevano somministrare, gli uomini dotati di mediocri o di tenui facoltà non l'avrebbero potuto del pari. Eppure gli accatti parziali di moneta non si sarebbero potuti abbracciare, quando che all'incontro un accatto parziale di credito si poteva eleggere, il quale sarebbe stato in nome comprensivamente verso di tutti, ma in fatti parzialmente sopportato nell'opinione generale dalle larghe facoltà del ricchi. In rispetto poi ai balzelli, non sarebbe stato il porgli, se non cattivo eleggimento; perciocchè, essendo poco usi quei popoli alle gravezze, il recarsi di punto in bianco ed in sul bel principio, in sul toccare le borse dei cittadini, avrebbe sull'opinione dell'universale i più perniziosi effetti partorito. I popoli infiammati in una impresa comune fanno più volentieri giattura della vita, che non della pecunia; perciocchè a quella sta annessa più gloria che a questa, e l'onor dei bravi è più frequente, che l'onor dei facoltosi. Per la qual cosa il congresso aveva in ciò un'impresa molto malagevole alle mani. Ci accorgeremo eziandio, dover essere cresciute vieppiù le difficoltà, se farem considerazione, che il congresso aveva bensì la facoltà di raccomandare, ma non già quella di comandare; e che la obbedienza dei popoli era più volontaria, che costretta; ed era da temersi, ch'essi ricusassero, se si fossero toccate le borse. Era anche molto da apprendersi, che le assemblee provinciali gelosissime del diritto di impor le gravezze pubbliche, non avrebbero di buon grado, ed in niun modo acconsentito a questo, che il congresso assumesse la facoltà di tassare. Poi come questi avrebbe potuto sperare di porre un balzello giusto e ben temperato in rispetto a ciascuna colonia, se, stantechè le ricchezze loro erano in gran parte fondate sul commercio, ed erano state l'una e l'altra in varie maniere dalle presenti turbolenze impressionante, e perciò molto soggette a variazione, non si conoscevano a puntino le facoltà di ciascuna di esse? Nissuna evidenza della conveniente rata si sarebbe potuta avere, e molto meno dimostrare; e la sembianza di parzialità, o vera fosse od apparente, o soltanto creduta, avrebbe guasta tutta l'opera e prodotto clamori e dissensioni pregiudiziali. Questi erano gli scogli, che il congresso incontrava in rispetto ai modi di trar pecunia pei bisogni dello Stato e della guerra. Perciò si risolvette a schivargli, ed a volersi accostare agli accatti del credito col gittar biglietti, che avessero la mallevadoria della fede delle colonie unite. Nella qual cosa si sperava, che l'abbondanza delle derrate, l'ardore e l'unanimità del popolo, e massimamente dei ricchi, i quali, i più erano alle cose nuove favorevoli, avrebbero esso credito mantenuto vivo, ed impedito che i biglietti non cadessero in bassanza. Abbenchè quello ch'era già accaduto nelle province settentrionali, in cui i biglietti che allora esistevano, scapitavano, avrebbe dovuto tenergli avvisati del pericolo. Oltre a ciò gli uomini prudenti prevedevano benissimo, che per la facilità della cosa, e pei bisogni che si sarebbero ad ogni ora moltiplicati, si sarebbe gittata una sì grande quantità di biglietti, che sarebbe diventata del tutto soprabbondante, e gli avrebbe fatti scapitare. Aggiungasi, che il congresso non era solo a far gittate di biglietti, ma che anche le assemblee provinciali avevano, ed usavano l'istessa facoltà; il che doveva produrre di breve la soprabbondanza. Quest'era un male, che fin da principio doveva far temere i più pregiudiziali effetti. Nè si deve passar sotto silenzio, che, siccome sono sempre incerti i casi della guerra, potevano le armi inglesi andarne colla migliore, e correre vittoriosamente il paese. Dal che ne sarebbe nata di necessità la totale rovina del credito, ed i biglietti sarebbersi forse anco ridotti al niente. Si sa per pruova, che in cotesti affari la sfidanza dei popoli non ha rimedio. Questi erano i pericoli, questi i timori, che non senza gran cagione tenevano sospesi gli animi dei prudenti nell'affare del gittar fuori i biglietti. Ma non era luogo ad elezione; ed il congresso era in tali termini constituito, che gli abbisognava, come si suol dire, o bere o affogare. Perciò non esitarono punto a por mano a quel compenso, il quale, se non era buono, era al certo necessario. Adunque il congresso nel mese di giugno deliberò, si gittassero due milioni di dollari di Spagna in altrettanti biglietti di credito, e che la fede delle colonie unite dovesse stare per la redenzion loro. Qualche tempo dopo fece un'altra gittata di biglietti sino ad un milione di dollari pure di Spagna, dei quali biglietti ciascuno avesse ad esser di trenta dollari. Questi furono ricevuti su quei primi principj con consenso universale dei popoli.
Avendo il congresso procurati gli uomini, le armi e la pecunia, applicò l'animo ad assicurarsi alle spalle con guadagnarsi le nazioni indiane, sulla mente delle quali non si stava senza qualche timore. Sapeva, che il generale Gage aveva spedito da Boston un suo messo per nome Giovanni Stuart presso la nazione dei Cherokee, che abitava le regioni prossimane alla Carolina Meridionale; e che il generale Carleton, governatore del Canadà, aveva mandato il colonnello Johnson presso gl'Indiani di San Francesco, ed altri pertinenti alle sei tribù, che più erano vicine a quella provincia. Il fine loro era di adescar quelle nazioni con promesse, con danari, e con presenti per indurle a pigliar le armi contro i coloni; la qual cosa, se per avventura si sarebbe potuta tollerare, quando, perduta ogn'altra speranza e forza, l'Inghilterra fosse stata ridotta alla necessità o di adoperar gl'Indiani, o di dar vinta la causa agli Americani, certamente non potrà non condannarsi, e come orribile non biasimarsi, allorquando altre armi, altri soldati si avevano in pronto per esercitar con prosperità di fortuna la guerra contro le colonie. La posterità non potrà non detestare i consiglj di coloro, i quali, da nissuna necessità spinti, hanno anteposto gli sfrenati e crudeli Indiani ai soldati disciplinati dell'Inghilterra. Quest'è stato un partito non solo di barbara ferità notato, ma che riuscì anche in ultimo ai suoi proprj autori esiziale. Ma la mente dell'uomo è cieca, l'animo suo spesso crudele, e le ire civili non placabili. Pensò adunque il congresso ad opporsi con efficaci mezzi a questi tentativi inglesi; e perchè la cosa procedesse con più ordine determinò, che le tribù indiane divise fossero secondo la mente sua in altrettanti distretti; a ciascuno dei quali fosse destinato un uomo a posta, il quale, essendo pratico della lingua, dei costumi e dei luoghi loro, ad essi corrispondesse, spiasse gli andamenti loro, soddisfacesse alle domande in ciò, che fossero ragionevoli, ed ai bisogni e necessità loro provvedesse. In somma non dovevano questi mandatarj nissun mezzo lasciar intentato per cattivarsi la benevolenza degl'Indiani, acciò non dessero ajuto all'armi reali, e tenessero la via neutrale. Credono alcuni, che gli uomini del congresso avessero anche il mandato di far in modo, che gl'Indiani entrassero a parte della guerra, accostandosi agli Americani contro gli eserciti inglesi. Il che non ci pare abbia la sembianza della probabilità, stantechè chiara cosa ella era, che la guerra si doveva in grandissima parte esercitare sul territorio americano; e che quest'Indiani erano soliti a mettere a sacco ed a morte così gli amici, come i nemici. Inoltre non è da credersi, che gli Americani potessero avere in animo di macchiare con una nota di barbarie sul bel principio una causa, ch'essi volevano, fosse da tutti riputata e giusta e santa. Tuttavia non vogliamo tralasciar di dire, che in Filadelfia si credeva e si annunziava, come un caso prospero, che gl'Indiani Moacchi, e quelli di Stockbridge, avendo i primi mandato la ciarpa ai secondi, il che presso di quelle nazioni era un segno di leanza, si eran confederati, e stavan pronti ad unirsi ai coloni, per correre a' danni degli Inglesi. Si credeva istessamente nel Massacciusset, che i Seneca, altra nazione indiana, fossero apparecchiati a far lo stesso. Oltre a ciò un Capo indiano, per nome Svyashan, con altri quattro Capi della tribù di San Francesco arrivarono nel mese di agosto al campo di Cambridge guidati da un Reuben-Colburn. Venivano ad offerirsi pronti ad intraprendere la difesa dell'americana libertà. Furono fatte loro le grate accoglienze, e condotti al soldo. Svyashan si vantava, che avrebbe all'uopo condotta molta gente, aggiungendo eziandio, che gl'Indiani nel Canadà, e perfino i Francesi erano a favore degli Americani volti, e pronti a collegarsi con loro. Queste cose si dicevano, e si credevano universalmente. Ma fossero qualsivogliano i desiderj del popolo, il congresso si contentava di avergli neutrali, ed a questo fine solo s'avviavano i suoi maneggi. Ciò per altro non potè impedire, che gl'Inglesi non si prevalessero di queste prime dimostrazioni, affermando aver essi tratto alla parte loro, ed usati gl'Indiani, perchè gli Americani i primi avevan voluto adoperargli.
Speditosi il congresso dalla bisogna degl'Indiani, la quale lo aveva grandemente tenuto sospeso, si rivolse, fatto più ardito dalle giornate di Lexington e di Breed's-hill, ad onestar la causa sua, e la presa dell'armi nel cospetto di tutte le nazioni del mondo; e ciò facendo usò lo stile delle nazioni independenti. Mandarono un bando, o sia dichiarazione, nella quale con molto gravi parole ricordarono le fatiche, i disagi ed i pericoli dagli antenati loro sopportati nell'andar a piantare le colonie in quelle strane e rimote regioni; le cure loro nel farle crescere e prosperare; i patti fermati colla Corona, e l'utilità e le ricchezze che ne erano all'Inghilterra derivate. Rammentarono la lunga fedeltà e la lodata prontezza a venir in soccorso della comune madre. Quindi trapassarono a parlare dei nuovi consiglj presi dai ministri sul finire dell'ultima guerra, e fecero una diligente enumerazione delle lamentate leggi. Narrarono acconciamente le lunghe e vane querele, le decennali ed inutili supplicazioni. Accennarono le inique condizioni per la pace proposte nel Parlamento (intendo di parlare della proposta d'accordo del lord North), escogitate a bella posta per dividergli, per metter le tasse all'incanto, al quale una colonia concorrerebbe contro l'altra, non sapendo ambedue qual prezzo sia a redimer le vite loro bastevole. Descrissero la possessione nimichevolmente presa della città di Boston dalla soldatesca armata sotto i comandamenti del generale Gage; le ostilità di Lexington incominciate dai soldati reali, e le crudeltà commesse in quel fatto; la rotta fede di quel generale pel rifiuto delle permissioni di uscita, e le più peggiori permissioni concesse, per avere con barbara inumanità separato i mariti dalle mogli, i figliuoli dai genitori, gli amici dagli amici, i vecchi e gl'infermi dai pietosi, dai forti e dai sani, i padroni dalle robe e masserizie loro. Rammentarono la beccheria di Breed's-hill, l'incendio di Charlestown, l'arsione delle navi, il guasto delle vettovaglie, la minacciata rovina e distruzione di tutte le cose. Favellarono delle tente fatte dal governatore del Canadà per ispingere a' danni loro gl'Indiani, gente fera e bestiale, ed i disegni ministeriali notarono di voler accumulare sulle infelici ed innocenti colonie tutti i flagelli del fuoco, del ferro e della fame.
«Siamo, esclamarono essi, al bivio ridotti, o di sottometterci intieramente alla tirannide d'irritati ministri, o di resistere colla forza. Abbiam ragguagliati i danni da una parte e dall'altra, e trovato abbiamo, che nulla è più da temersi, che la volontaria schiavitù. L'onore, la giustizia, l'umanità ci vietano di abbandonar vilmente quella libertà, che abbiamo dai nostri valorosi antenati ricevuta; e che la nostra innocente posterità ha diritto di ricevere da noi. Non possiam portar l'infamia di dar in preda le future generazioni a quella miserabilità, che sovrasta loro inevitabilmente, se noi con inudita viltà lasciam loro per eredità la servitù. La nostra causa è giusta, l'unione perfetta, le facoltà grandi; e non mancheranno all'uopo i soccorsi esterni. Noi ringraziamo grande e gratamente la divina Provvidenza, che a questo terribil cimento non ci abbia tratti, se non quando erano già le nostre forze al presente grado cresciute, ed avevamo nelle precedenti guerre imparato l'uso dell'armi, ed acquistato i mezzi di difesa. Con i cuori confortati da questi pensieri noi solennemente, avanti Dio ed avanti gli uomini, dichiariamo, che noi giusta nostra estrema possa quelle armi, che il benefico Creatore ha nelle nostre mani poste, ed alle quali i nostri nemici ci hanno sforzati di ricorrere, ad onta di ogni pericolo, con animi invitti ed insuperabil costanza adopreremo in difesa delle nostre libertà, essendo tutti, ed al tutto risoluti a morir liberi, piuttosto che a vivere schiavi. Che le menti dei nostri amici e concittadini non si sollevino a queste nostre determinazioni. Noi non intendiamo a niun modo quell'unione disciogliere, la quale da sì lungo tempo dura fra di noi, e che con ogni sincerità desideriamo di veder ristorata. La necessità non ci ha peranco spinti a questo disperato consiglio, nè alcun'altra nazione abbiam contro di essi alla guerra provocata. Noi non leviamo gli eserciti coll'ambizioso disegno di separarci dalla Gran-Brettagna, e diventar Stati independenti. Noi non combattiamo nè per la gloria, nè per le conquiste. Noi offeriamo al mondo lo spettacolo di un popolo assaltato da un nemico non provocato, senza niuna imputazione, o sospetto di offesa. Vantan essi i privilegj e la civiltà loro. Eppure altre condizioni non offrono, che la servitù, o la morte.
«Nella nostra propria contrada, in difesa di quella libertà che abbiamo, nascendo, eredata, che abbiam goduta dai tempi della rivoluzione in poi, per la protezione delle nostre proprietà solo acquistate per la onesta industria de' nostri antenati, e nostra, e contro la violenza testè usata, noi abbiamo le armi pigliate. Queste porremo noi giù, ma non prima, allor quando gli assalitori avran cessato le ostilità, ed ogni pericolo che ricominciar possano, sarà allontanato. Posta umilmente ogni nostra confidenza e speranza nella mercè del supremo, ed indifferente Giudice e Governatore di tutte le cose, noi divotamente supplichiamo la sua divina bontà di proteggerci in questo gran conflitto, ed a felice fine condurci, di piegare il cuore de' nostri avversarj alla concordia, di fargli a ragionevoli termini consentire, ed in tal guisa l'impero preservare dalle calamità della cittadina guerra».
Questo manifesto, il quale fu molto lodato a quei tempi, fu sottoscritto da Giovanni Hancock, il quale era in iscambio del Rutledge stato eletto presidente del congresso, e dal segretario Carlo Thompson.
Il congresso non tralasciò anche in questa circostanza di usare il mezzo della religione. Il manifesto fu mandato in ogni parte del continente, e letto su pei pulpiti dai ministri colle opportune esortazioni. Nel campo bostoniano fu letto con preparata solennità. Il maggior generale Putnam assembrò quella parte dell'esercito, che obbediva a' suoi comandamenti in sul Prospect-hill, e quivi con insolita pompa fu letto ai soldati. Terminata la lettura si fe' un'accomodata preghiera. Dato il segno dal generale, tutto l'esercito gridò tre volte amen, ed in quel mentre si sentì lo scoppio dell'artiglieria, che tirò dal Forte. Drappellavano nell'istesso tempo colla insegna mandata recentemente al Putnam col solito motto di Appello al Cielo, e con quell'altro; Qui transtulit sustinet. Le istesse solennità osservate furono tra le altre schiere. Tutti erano contenti e concitati. A Cambridge poi, essendovi concorsi i principali uomini della provincia di Massacciusset, la lettura fu fatta in presenza loro e di molto popolo con grande apparato. Il che contribuì non poco ad indur negli animi, con una ardenza e zelo religiosi, una grandissima ostinazione. Queste cose si facevano ad imitazione di quelle, che stat'erano praticate dai libertini ai tempi di Carlo I, sicchè pareva, fosse quell'istessa guerra rinnovata, nella quale la religione protestante serviva di motivo o di pretesto agli autori della libertà, od ai fautori dell'anarchia; e la religione cattolica serviva di titolo o di coperta ai difenditori della temperata Realtà, od agli stabilitori del dispotismo. Tanta è la forza della religione nei cuori umani! E tanta è sempre stata la propensione dei reggitori delle nazioni a profittarne! Dal che la religione stessa ricevè gran danno; ed è nata in gran parte quella freddezza, che in proposito di lei fu osservata in certi tempi, e che fu sì meritevolmente lamentata dagli uomini prudenti. Imperciocchè l'universale dei popoli si accorse, che gli uomini astuti della religione si servivano, come di un istromento per arrivare ai fini mondani loro. E siccome l'uomo è pur troppo sfrenato, e ne' desiderj suoi molto intemperante, sicchè non contento di rimanersi ai limiti del bene non precipiti spesso nel suo contrario, così la religione, che dovrebb'essere sempre santa ed intemerata, diè talvolta favore a biasimevoli imprese con grave scandalo dei popoli, e con molta diminuzione della propria autorità, che riuscì assai dannosa alla rettitudine ed al buon costume. Comunque ciò sia, ella è cosa certa, che questa sembianza religiosa, colla quale vollero gli Americani colorire l'impresa loro, se produsse fra di essi maggior consenso ed ostinazione, fu causa eziandio della pertinacia del governo inglese, del rigore e della severità, coi quali esercitò egli la presente guerra. Oltre la ragion di Stato si tramescolava nella mente sua la ricordanza dei passati casi dei britannici Re; il che doveva con un certo spavento indurre anche più rabbia e maggior livore.
Avendo in tal modo il congresso cercato di giustificar l'opera sua presso le nazioni del mondo, voltò il pensiero a protestare al popolo inglese, che l'intendimento degli Americani era quello di voler l'antica congiunzione con essi mantenere, la quale, affermavano, era stata, e tuttavia era la gloria, la felicità ed il primo dei desiderj loro. Gli ammonivano in istile grave e molto patetico, si ricordassero dell'antica amicizia, delle gloriose e comuni imprese degli antenati, e dell'affezione verso gli eredi delle virtù loro, le quali la vicendevole congiunzione fin'allora conservata avevano. Ma quando, soggiungevano, l'amicizia era violata colle più atroci ingiurie; quando ciò, ch'era l'onore e l'ornamento degli antenati riputato, diventava una cagione di biasimo, e quando niun'altri rispetti rimanevano fuori di quelli, che fra tiranni e gli schiavi esistono; quando finalmente ridotti erano all'alternativa di rinunziar al favor loro, od alla libertà, non dover poter essere dubbia la elezione. E dopo di aver toccato i meriti loro e le dannose leggi, concludevano con dire, che la vittoria sarebbe del pari pregiudiziale all'Inghilterra, che all'America; che quei soldati, i quali avrebbero cacciato le spade dentro le viscere degli Americani, le avrebbero anche senza esitazione alcuna rivolte contro i Brettoni; che pregavano bene il cielo, volesse dagli amici loro, fratelli e concittadini, imperciocchè con tali nomi volevano ancora appellargli, primachè la memoria dell'antica affezione cancellata non fosse, quell'eccidio e quella rovina frastornare, che loro soprastavano.
Composero anche una dicerìa indiritta al Re, colla quale narrati prima i meriti loro, la fede verso la Corona, le disgrazie e calamità presenti, pregarono e scongiurarono, che il reale animo di Sua Maestà si piegasse a voler interporre l'autorità sua per sottrargli dalla presente condizione, ed a trovar qualche buon mezzo, onde, le unite supplicazioni delle colonie udite, possano alla riconciliazione condursi. Imploravano eziandio, cessassero intanto le armi, e quelle leggi si rivocassero, dalle quali maggiore e più prossimo danno provavano. Che ciò fatto, avrebbe il Re tali prove del buon animo delle colonie avute, che le avrebbe tosto alla sua reale grazia ritornate, ed esse nulla lasciato per testimoniare la divozione loro verso il sovrano, e l'affezion verso la comune patria.
Desiderava il congresso di rendersi benevola la nazione irlandese, essendochè molti utili cittadini ne venivano ogni anno dall'Irlanda ad abitar l'America, e tra i soldati, anzi tra i generali americani si trovavano alcuni Irlandesi. Temeva eziandio, che gli uomini di quella nazione avessero mal animo contro i coloni per causa delle leghe contro il commercio, dalle quali avevano ricevuto molto danno. Nè non sapeva, che anche gl'Irlandesi erano per molte ragioni scontenti del governo inglese; e quantunque si fossero ultimamente fatte loro concessioni, tuttavia rimaneva ancora molto disgusto negli animi loro. Questa mala contentezza intendeva di usare il congresso, e d'invelenir quelle piaghe, che già andavano serpendo nei cuori irlandesi. La qual cosa come potesse consistere colla fedeltà, nissuno non potrà non giudicare. Ma la guerra era rotta, e già molto avanti trascorsa, e gli Americani volevano con tutti i mezzi esercitarla; tra i quali secondo il solito, quello si è di aver la sembianza di desiderar la pace, e quell'altro ancora di sollevare ed inasprire gli animi dei sudditi del nemico contro l'autorità dello Stato. A questo fine il congresso scrisse una molto accomodata lettera, la quale inviò al popolo irlandese. Affermarono che siccome ingiuriati ed innocenti, così desideravano di goder il favore dei virtuosi ed umani uomini; che comunque incredibile dovesse parere, che in quel secolo, tanto chiaro per la civiltà e per le dottrine, i reggitori di una nazione, la quale in ogni tempo aveva per la libertà combattuto, e la memoria degli amici di quella con perpetua onoranza proseguiti, tentassero di stabilire un'arbitraria potestà sulle vite, le libertà e le proprietà dei concittadini loro dell'America, ciò era non di meno una altrettanto deplorabile, che incontrastabile verità. Parlavano ancora delle battaglie di Lexington e di Breed's-hill, dell'incendio di Charlestown, e delle prigioni di Boston. Continuarono dicendo, che nissuno gli poteva biasimare di aver voluto colla forza arrestar il corso di tanta desolazione; di ributtare gli assalti delle feroci schiere; che speravano bene coll'ajuto di Dio di poter resistere alle usurpazioni ministeriali, e che già anticipavano nella mente loro quell'età d'oro, in cui la libertà, con tutte le gentili arti della pace e dell'umanità, avrebbe il suo dolce dominio in quel mondo occidentale stabilito, e rizzati monumenti eternali a quei virtuosi amici e martiri della libertà, i quali avevano combattuto per la causa sua, e riportatone ferite, patimenti o morte; che ringraziavano grandissimamente gl'Irlandesi del buon animo loro verso l'America; che sapevano, che non istavan essi nemmeno senz'aggravj; che molto si condolevano alle strettezze loro; e che si rallegravano, che il disegno dei ministri di voler soggiogar le colonie gli avesse indotti a graziar l'Irlanda di alcuni benefizj; che per fino la mercè del governo era stata crudele verso gl'Irlandesi, e che nei grassi pascoli dell'Irlanda molti affamati parricidi avevano trovato e cibo, e forze per macchinare la distruzion sua; che speravano, che la pazienza dei modesti uomini non sarebbe sempre lasciata in dimenticanza, e che Iddio permetterebbe, che fosser guasti e rotti i disegni di coloro, i quali volevano spegnere la libertà nel britannico impero; che avevan essi pigliate le armi per difenderla, e con essa la vita, la roba, l'onore e tutto quello, che l'uomo ha più caro quaggiù; che per ottenere un prospero fine all'impresa loro molto confidavano nei buoni uffizj dei compagni loro al di là dell'Atlantico, giacchè questi altro destino sperar non potevano dal comune nemico, se non quello di esser gli ultimi artigliati.
Insistendo nel medesimo pensiero scrisse il congresso una lettera alla città di Londra per ringraziarla della parte, che aveva presa in favor dell'America; il quale procedere, dicevano, molto bene si conveniva alla prima città del mondo, a quella che in ogni tempo era stata la difenditrice della libertà e di un giusto governo contro la tirannide.
Ma il congresso stimava importare assai al buon fine del suo negozio tenersi gli animi dei Canadesi benevoli, sicchè od agli Americani si accostassero, od almeno tenessero la via di mezzo. Sapevano, che la prima lettera non era riuscita senza effetto, e questo intendevano di confermare con una nuova. Del che avevano grandissima speranza; conciossiachè l'atto di Quebec avesse in quella provincia effetti partoriti del tutto contrarj a quelli, che gli autori suoi si erano proposti. La maggior parte degli abitatori del Canadà l'avevano ricevuto, eccettuati i nobili, con evidenti segni di disgusto, e generalmente lo riputavano tirannico e tendente all'oppressione. E quantunque non si potesse aspettare che i Canadesi, siccome quelli che per lungo tempo sotto il governo francese erano stati avvezzi ad un più duro freno, fossero altrettanto inclinati alla resistenza, che i coloni inglesi usi a vivere sotto le leggi di un governo più largo, tuttavia non si stava senza speranza, che, pel tedio della signoria degl'Inglesi, entrassero anch'essi a parte della querela, e con quelle dei vicini le armi loro congiungessero. Non ignoravano eziandio, che alcuni fra i Canadesi, e massimamente quelli di Monreale e di altri luoghi più vicini alle colonie, si erano gravemente risentiti all'occupazione fatta dai coloni delle Fortezze di Ticonderoga, e di Crown-point, ed alla signoria da essi presa dei laghi, pei quali si ha la via dalle colonie al Canadà. Questi sospetti e queste gelosie volevano gli Americani purgare. Ma quello ch'era più degno di considerazione, si era, che si avevano certe notizie de' sforzi, che non cessava il governo inglese di fare per indurre i Canadesi a pigliar le armi, e coi soldati britannici accozzarsi. Gli agenti del Re nè ad oro risparmiavano, nè a lusinghe, nè a promesse per ottener il fine loro. Il generale Carleton, che ne era governatore, sebbene molto di propria natura severo, faceva in questo però molto frutto coll'autorità, che aveva grandissima presso quei popoli, e coll'opinione in cui era, e molto meritamente tenuto, di buon guerriero, di uomo umano, e d'integerrimo cittadino. Era noto, ch'egli era arrivato nella provincia con un mandato amplissimo. Poteva giusta suo piacere eleggere tutti i membri del Consiglio, o congedargli; obbligare quanti volesse dei sudditi del Canadà contro qualsivoglia nemico ch'ei credesse di dover combattere; piantar Fortezze, o disfarle, e tutte quelle provvisioni fare, che alla sicurezza della provincia riputasse necessarie. Egli poi non era uomo da non saper usar bene l'autorità che gli era stata conferita. Aveva già posto mano all'opera avendo pubblicato, che si sarebbero volentieri ricevuti i Canadesi agli stipendj del Re, ed ordinati in un reggimento. Avevano inoltre gli Americani avuto lingua, che il governo aveva deliberato di spedire alla volta del Canadà quindicimila archibusi per mettergli in mano ai cattolici romani di questa provincia. Tutto annunziava, che si volesse fare una testa grossa per assalir alle spalle le colonie, e cooperar di là coll'esercito del generale Gage. L'istesso lord North, favellando in Parlamento, si era lasciato intendere, che quest'era il disegno del governo. Le cose erano molto strette, e se non si poneva un pronto rimedio, gli animi dei Canadesi si sarebbero di breve rivolti a cose nuove contro la sicurezza delle colonie. Per la qual cosa si risolvette il congresso di scrivere una lettera a quei popoli, intitolandola: Agli oppressi abitatori del Canadà, la quale riempirono di pensieri opportuni, coloriti con istile elegante e molto concitato. Recavan essi in mente dei Canadesi, che già avvisati gli avevano dei perniziosi disegni, che si covavano contro gli uni e gli altri; che ora avevan bene di che condolersi, che questi disegni si volessero mandare ad effetto; che anzi i medesimi per la nuova forma di governo data alla provincia del Canadà si erano già introdotti; che per questa gli abitatori suoi, le donne, i figliuoli erano fatti schiavi; che più non avevan cosa, che loro propria potessero estimare; che tutti i frutti delle fatiche e della industria loro potevano essere involati, quandunque un avaro governo, un rapace consiglio il volessero; che potevano in lontane contrade trasportati essere, per combattervi le battaglie, nelle quali non avrebbero niun interesse; che il godersi la religione loro stessa dipendeva da una potestà legislativa, della quale non eran partecipi; che i sacerdoti loro sarebber cacciati, banditi, spogliati, quantunque volte le ricchezze loro e possessioni avessero sufficienti cagioni di tentazione offerite; che non potevan esser sicuri, che un buon Re sempre occupasse il trono, e se un cattivo, o non curante principe concorresse con malvagi ministri nel cavar denaro per impoverire ed infievolire la provincia, non si poteva prevedere, a quali estremità sotto le presenti leggi avessero i Canadesi ad esser ridotti; che sapevano molto bene gli Americani, che si faceva ogni sforzo, che si usava ogni ingegno per far correre i fratelli del Canadà ai danni loro; ma che s'eglino consentissero a ciò fare, si ricordassero, che, nascendo la guerra colla Francia, sarebbero i tesori loro spesi, i figliuoli mandati nelle spedizioni contro le isole francesi dell'Indie occidentali; che in quanto ai coloni si erano essi determinati a viver liberi, od a morire; che erano amici, e non nemici ai Canadesi; che la occupazione delle Fortezze e delle navi sui laghi era stato l'effetto della necessità; ma che stessero pur sicuri, che altri modi non avrebbero tenuti fuori di quelli, che l'amicizia e l'interesse comune dei due popoli avrebbero consentito; che speravano finalmente, si sarebbero i Canadesi ai coloni congiunti per difendere la comune libertà.
Fatta la lettera la mandarono alla volta del Canadà. La cosa ebbe l'effetto che desideravano, per quanto si voleva, che i Canadesi tenessero la via neutrale. Risposero questi alle instanze del governatore, che stavano sotto il governo inglese molto volentieri, e sempre si sarebbero pacificamente e lealmente comportati. Ma ch'erano affatto stranieri, e non potevano e non dovevano esser giudici delle controversie nate tra il governo e le sue colonie; che in nissun modo conveniva loro, che diventassero parte in questa contesa; che se il governatore volesse levar le milizie della provincia per difenderla nel caso in cui venisse assaltata, ciò farebbono di buonissima voglia; ma al marciare oltre i confini, ed assaltare i popoli vicini non potevan acconsentire. Da questo buon animo dei Canadesi ne ricevettero le cose del congresso verso tramontana maggior sicurtà.
Trovata Carleton nei Canadesi tanta durezza si rivolse all'autorità della religione, e pregò il signor Brand, vescovo di Quebec, acciò volesse pubblicare un mandamento, il quale dovesse esser letto dai parrochi in sui pulpiti nelle chiese a tempo dei divini uffizj. Intendeva, che il vescovo esortasse quei popoli a pigliar le armi, ed a secondare i soldati del Re nell'impresa loro contro i coloni. Il vescovo, con memorabile esempio di pietà e temperanza religiosa, ricusò di metter mano in quest'opera, dicendo, ch'ella era troppo indegna della persona del pastore, e troppo contraria ai canoni della chiesa romana. Tuttavia alcuni ecclesiastici, siccome in tutti gli ordini si trovan di quelli, che antepongono l'interesse al dovere, e l'utile all'onesto, si adoperavano caldamente in questa bisogna. Ma ciò fu tutto invano. I Canadesi persistettero nella determinazione loro a volersene stare di mezzo. La nobiltà, siccome quella che aveva tanto favore ricevuto dall'atto di Quebec, credette, fosse della gratitudine sua di secondare in questo le intenzioni del governatore, e vi si adoperò con molto fervore. Ma i suoi sforzi a far correr la gente pacifica alle risse ed al sangue riuscirono, come quei del governatore, del tutto vani. Forsechè nel confermar gli animi degli abitanti di questa provincia a non uscire della neutralità, oltre le esortazioni del congresso, contribuì non poco la speranza, che il pacifico proceder loro in una occorrenza piena di tanto pericolo, e nella quale la congiunzione loro coi coloni sarebbe stata di tanto danno cagione agl'interessi britannici, avrebbe piegato il governo ad usar con essi più mansuetudine, ed a conceder loro favori, che senza di ciò non avrebbono potuto conseguire.
Accorgendosi Carleton, che non poteva sperare di poter formar reggimenti canadesi, e conoscendo che ciò non ostante esistevano nella provincia alcuni leali, i quali non sarebbero stati lontani dal pigliar le armi, ed altri ancora che per amor del guadagno sarebbero venuti volentieri al soldo, si voltò ad un'altra via, e fe' dar ne' tamburi in Quebec per eccitar la gente ad arrolarsi sotto le insegne d'un reggimento che chiamò dei Reali montanari fuorusciti. Propose favorevolissime condizioni; dovessero condursi solamente duranti le turbolenze; ciascun soldato ottenesse dugento acri di terra in quella provincia dell'America settentrionale, che più gli venisse a grado; il Re pagherebbe esso tutte le gabelle solite a pagarsi nell'acquisto delle terre; per venti anni avvenire non avessero a pagar censi alla Corona; ciascun soldato ammogliato ottenesse cinquanta acri per conto della moglie, e cinquant'altre per conto di ciascun figliuolo, le une e le altre colle medesime esenzioni e privilegj, e di più una guinea di caposoldo nel pigliar la condotta. In questo modo riuscì Carleton a raggranellare alcuni pochi soldati; ma questa fu cosa di poco momento. Ben più importante si fu quella delle mosse degl'Indiani. Il governatore e gli agenti del Re presso di queste selvagge nazioni avevano tanto detto e tanto fatto, che finalmente riuscirono in una parte dello intento loro, avendo persuaso ad alcune di pigliar le armi in favor della parte inglese, non ostante che avessero con tanti giuramenti asseverato di volersene star dall'un de' fati senza impacciarsi più in questa parte, che in quella. Ma non sono già le nazioni barbare meglio mantenitrici della fede, che le civili; e grand'incentivo è l'oro, l'amor della preda, e la sete del sangue. Adunque in sul finir di luglio arrivò in Monreale il colonnello Guido Johnson, soprantendente generale del Re sugli affari indiani, accompagnato da un gran numero di Capi, e di guerrieri delle sei tribù. Vi si fece una solenne adunata, alla quale essi intervennero, siccome pure i Capi ed i guerrieri degli Indiani confederati. Erano una grossa banda. Giurarono, seguendo il costume loro, ed in cospetto del generale Carleton di sopportar la causa del Re. Questo fu il primo principio della guerra indiana. Questi furono quei barbari, che, accozzatisi colle genti del generale Burgoyne, fecero, due anni dopo, tanti guasti, ed usarono tante crudeltà, come apertamente potrà vedere colui, che sarà vago di leggere il progresso di queste storie.
Intanto non poteva il congresso non manifestare qual fosse la opinion sua intorno la provvisione d'accordo del lord North. Il passarla sotto silenzio avrebbe dimostrata troppa caparbietà, e' si sarebbero discoperti gli Americani a non voler ascoltar alcun temperamento. Ciò non pertanto il congresso non volle troppo affrettare questa risoluzione, ed aspettò ben due mesi, prima ch'ei venisse ad un partito terminativo. Voleva con l'indugio mostrare maturità di consiglio, ovvero noncuranza verso la provvisione. Ma la più principal cagione si fu questa, che essendo incominciata la guerra, voleva aspettare l'esito delle prime battaglie. Imperciocchè altra doveva esser la risposta, se le armi inclinavano a suo favore, ed altra se la fortuna si dimostrasse favorevole agl'Inglesi. E quantunque, quando si ricevette la provvisione, che fu ai trenta di maggio, si fosse già combattuta la battaglia di Lexington, nella quale gli Americani avevano acquistato la lode di gente valorosa e forte, era però questa stata piuttosto un'affrontata di moltitudine collettizia contro pochi soldati d'ordinanza, che una giusta battaglia, dalla qual si potesse qualche probabile augurio pigliare intorno l'esito finale della guerra. Vedevano benissimo, che sarebbe stato tempo di calare agli accordi, e volevan serbarsi nel caso di qualche sinistro evento una via aperta a potere, quell'appuntamento accettare, che l'Inghilterra stessa aveva offerto. La vittoria sarebbe divenuta inutile, se prima avessero acconsentito ai patti, e la mala fortuna non avrebbe peggiorate le condizioni dell'accordo. Perciò dal temporeggiare nissun danno si poteva ricevere, e molto utile ricavare. Ma la battaglia di Breed's-hill cambiò affatto lo stato delle cose, e l'ardore col quale i coloni correvano sopra Boston, la prontezza colla quale si procacciavano le armi e le munizioni, la costanza, e quasi l'allegrezza, che si manifestavano nel sopportare i disagi della guerra, e quei prodotti dagli ultimi atti del Parlamento, le confermarono. Se l'evento poteva ancor parer dubbio agli uomini indifferenti, in quegli animi concitati doveva più potere la speranza, che il timore. Adunque i membri del congresso confortati dal favorevole aspetto delle cose, ed avendo indugiato la risposta, quanto parve dignità, si accostarono alla disaminazione delle condizioni d'accordo, e ciò fecero con animo di volerle rifiutare. Il che però non era senza qualche disagevolezza. Poichè nel momento stesso, in cui ricusavano i patti, volevano peranche aver la sembianza di desiderar la concordia. Dovevasi al rifiuto dare qualche probabile colore, e far vedere agli occhi di tutti, che non ogni condizione, ma quelle solamente ch'erano allora offerte, ricusavano. Opinarono, che le colonie d'America avevano sole il diritto di dare e concedere la pecunia loro; e che questo diritto importava quell'altro di poter deliberare, se una qualche concessione, ed a qual proposito debba esser fatta, ed a quanto ella debba sommare, le quali cose tutte in virtù della provvisione di lord North erano tolte affatto dalla facoltà dei coloni; che siccome le colonie hanno il diritto di giudicare dell'uso che si deve fare della concessa pecunia, così dovevan anche aver quello di sopravvederlo, acciocchè non sia adoperata nel comprare, o corrompere questo e quello, a fine di sovvertire i civili diritti dei concessori, di trattener gli eserciti stanziali, ed opprimere la libertà loro. Il quale diritto era violato dalla provvisione, stantechè per questa la pecunia riscossa doveva serbarsi a disposizione del Parlamento; che la provvisione era irragionevole, perciocchè non si poteva sapere, a quali somme sarebbe stato contento il Parlamento, ed insidiosa, perciocchè il Parlamento stesso poteva accettar le modiche offerte di una colonia, e rifiutar le grosse di un'altra, e perciò accordarsi con le prime, e ributtar in una nimichevole condizione le seconde, le quali, abbandonate a sè stesse, avrebbero dovuto a qualunque più grave termine acconsentire, e che da questa divisione delle colonie ne sarebbe nata a posta del Parlamento la schiavitù di tutte. Che siccome la sospensione del diritto di tassar le colonie altrettanto doveva durare, e non più, quanto duravan le concessioni, così potrebbero queste ad arbitrio del Parlamento diventar perpetue; la qual cosa sarebbe molto pericolosa alla pubblica libertà; ed il Parlamento stesso era solito a non conceder la pecunia, se non per lo spazio di un anno, rinnovando ciascun anno la concessione. Che quand'anche si volesse credere, che le condizioni altrettanto fosser giuste e ragionevoli, quanto sono ingiuste ed insidiose; il risuonar d'ogni parte romori sì grandi d'armi, gli eserciti e le flotte, che l'America infestavano e circondavano, dovrebbero soli renderle odiose e non accettabili. Che si credeva, che l'impresa di volere colla forza trarre dalle mani loro le contribuzioni per la comune difesa era del tutto inutile, stantechè di buon grado avevano sempre contribuito; ch'essi soli erano i giudici competenti delle provvisioni a ciò necessarie, e che non volevano, che i popoli d'America fossero gravati per procurar pensioni agli oziosi ed ai malvagi, sotto colore di fornire la Camera reale; che se il Parlamento ordinava nei limiti della sua giurisdizione il civil governo, come gli pareva meglio e piaceva, così anche speravan essi di poter ordinar il loro senza molestia; che la provvisione non gli poteva soddisfare, sia perchè importava solamente sospensione, e non rinunziazione del diritto di tassare, sia perchè non annullava gli odiosi atti del Parlamento; che il ministro voleva far credere, che di nulla altro si disputasse, che del modo di riscuotere le tasse, quandochè in vero pretendeva di aver il diritto di tassar le colonie ad arbitrio suo, e per quelle somme ch'ei voleva. Che inoltre il governo inglese pretendeva di aver la facoltà di alterar i diplomi e le patenti delle costituzioni delle colonie; che finalmente, se si farà considerazione alle tante ingiurie, le quali alle colonie fatte si erano da undici anni in poi, alle pacifiche e rispettose supplicazioni loro, o trasandate, o con nuovi insulti ricevute; se si porrà mente a quel che disse il ministro, che non avrebbe consentito ad entrare in nissuna pratica d'accordo, se non quando sarebbe l'America prostrata a' suoi piè, ed al motto di quell'altro, il quale, parlando dell'America, ebbe a dire, che si spegnesse Cartagine; il che nissuno dei senatori britannici imprese a contraddire; se si attenderanno le armi, colle quali state sono le colonie assalite, e le crudeltà che le accompagnarono, nissuno potrà credere, esser gli Americani (così conchiudevano) discosti dalla ragione; che anzi ognuno si persuaderà, che niuna cosa fuori dei proprj sforzi poteva rompere i ministeriali disegni di eccidio e di servitù.
Queste furono le risoluzioni del congresso rispetto alla provvisione d'accordo del lord North, le quali fece pubblicare e mandare in ogni luogo. Nissuno non vi potrà osservare lo stile acerbo, e le nuove pretensioni degli Americani, che evidentemente dimostrarono, quanto fossero lontani dalla concordia. Tuttavia volendo purgar il pregiudizio, che alla causa loro arrecava la opinione, in cui si era generalmente, che mirassero già fin d'allora all'independenza, e desiderando di lavarsi da quel biasimo, che loro si dava di non aver mai voluto in tutto il tempo della contesa mettere in mezzo veruna proposizione d'accordo, ed intendendo forse di tenersi una via aperta verso il vincitore nel caso, in cui le cose della guerra sinistrassero, e forse anche per preoccupare l'adito alle proposizioni del lord North, che non avevano in animo di accettare, il congresso aveva deliberato di offerire le seguenti condizioni; avessero le colonie non solamente a continuare a concedere gli straordinarj sussidj a tempi di guerra, ma di più, se loro fosse concessa la libertà del commercio, a pagare nella cassa di redenzione tale somma annualmente per lo spazio di cento anni avvenire, la quale sarebbe in tal tempo stata sufficiente, quando fosse fedelmente impiegata, ad estinguere il presente debito della Gran-Brettagna. E nel caso, che questa condizione non fosse accettata, offerivano, che avrebbero consentito a far un accordo colla Gran-Brettagna, in virtù del quale fosse concessa alla medesima la facoltà per lo spazio eziandio di cento anni, di fare tutte quelle provvisioni, che avrebbe creduto necessarie per regolar il commercio, e verso l'utile generale dell'impero indirigerlo; ma che in tal caso niun'altra somma di pecunia potesse loro venire richiesta. La qual offerta, come ognun vede, alcuna nuova concessione non conteneva; che anzi era questo veramente il soggetto proprio della controversia. Alcuni credettero ancora, che proponessero, il Parlamento ponesse una tassa generale su tutto l'impero, intendendosi dell'Inghilterra, della Scozia e delle colonie americane, della quale ciascuna delle parti dovesse sopportare la rata sua all'avvenante delle sue facoltà. Speravano in tal modo, che il Parlamento sarebbe andato a rilento nel por tasse sull'America, stantechè, fatto questo accordo, non poteva porne su di questa, senza gravare nel medesimo tempo, ed in egual proporzione l'Inghilterra. Ma il fatto di Breed's-hill, lo stretto assedio di Boston, l'ardore dei popoli, e forse già qualche più probabile speranza di soccorsi esterni fecero sì, che queste proposte furono messe in disparte, e gli animi si voltaron del tutto ai pensieri di guerra.
Fatte tutte queste cose, le quali riguardavano od alle provvisioni della guerra, od a conservarsi nell'amicizia le vicine nazioni, ovvero a dar favore alla causa loro presso gli abitanti della Gran-Brettagna e dell'Irlanda, il congresso applicò l'animo a determinare, qual fosse l'autorità sua ed i termini, sino a' quali essa si doveva distendere, siccome i rispetti che doveva avere coll'autorità delle assemblee provinciali. La qual cosa era di somma necessità non senza ragione tenuta. Imperciocchè fin allora il suo operare era meglio fondato sull'opinione favorevole dei popoli, che su statuti, i quali fossero da questi, o dalle assemblee, che gli rappresentavano, approvati. Si obbediva al congresso, perchè tal era l'inclinazione delle genti, ma non già perchè così fosse dagli ordini pubblici statuito. Si desiderava eziandio, che siccome si voleva condurre l'America allo stato di una nazione independente, la quale avesse un governo proprio, ed un solo maestrato supremo, così si cominciassero appoco appoco a questo fine indirizzare le cose, e la somma di esse ritraendo dalla potestà dei maestrati locali, in una sola e generale si concentrassero. Quest'era anche un mezzo efficace per ottenere, che nissuna provincia si ardisse da sè sola scostarsi dalla lega; perchè in tal caso non solo sarebbe diventata infedele alle altre, ma ancora ribelle al governo generale dell'America. Con tutto ciò non si poteva questa bisogna senza molta disagevolezza maneggiare per causa delle gelosie delle assemblee provinciali, le quali difficilmente avrebbero consentito a rinunziare ad una parte dell'antica autorità loro per investirne un maestrato insolito e nuovo. E se non fosse stata la propensione dei popoli e la necessità di continuare nella carriera, nella quale si era di già camminato sì gran tratto, forse che tutta l'impresa si sarebbe guasta per causa di queste ambizioni parziali. Ma le sorti eran tratte, e bisognava o andar avanti più che non si sarebbe voluto, o ritornar indietro più che non si sarebbe temuto. Adunque tra di queste speranze e queste necessità il congresso divisò e pubblicò gli articoli della confederazione, coi quali veniva a stabilire ed a dichiarar l'autorità sua non più fondata sull'impeto momentaneo dei popoli, ma sugli ordini pubblici approvati e consentiti da tutti. Si obbligassero i coloni e la posterità loro per la comune difesa contro i nemici, per la sicurezza delle libertà e proprietà loro, siccome delle persone e della prosperità dell'America; ritenesse ciascheduna colonia l'intiera sua giurisdizione dentro i suoi limiti, e quella ancora di far leggi di amministrazione interna, ed una independente sovranità in tutti i suoi domestici affari: si eleggessero, pel più conveniente maneggio delle faccende generali, da ciascuna colonia delegati da doversi riunir in congresso a tali tempo e luogo, che dal precedente congresso sarebbero determinati, e che nei casi ordinarj s'intendesse, che la sede del congresso dovesse andar a volta da questa colonia a quella, sinchè in tutte successivamente assembrato si fosse; il che fatto, si dovesse ricominciar la vicenda; la potestà del congresso fosse di far la guerra o la pace, di contrar leanze, di comporre le controversie tra una colonia e l'altra, e di piantarne nuove là, dove fosse creduto necessario; dovesse il congresso, e far potesse quelle generali provvisioni, che all'utilità generale delle colonie fossero stimate necessarie, e per le quali non fossero le assemblee provinciali competenti, come sarebbe a dire ordinar le forze della lega, e le faccende appartenenti al commercio, od al conio; dovesse nominare tutti gli uffiziali, tanto civili che militari della lega, come sarebbero generali, ammiragli, ambasciadori e simili; dovessero le gravezze della guerra ed altre spese della lega pagarsi dal comun tesoro, il quale dovesse da ciascuna colonia riempirsi in proporzione del numero dei maschi dell'età dai sedici infino ai sessant'anni; il numero dei delegati per colonia al congresso fosse scalato secondo il numero degli abitanti maschi nella medesima, dimodochè un delegato vi fosse per ogni numero di cinquemila abitanti maschi; le provvisioni nel congresso si dovessero vincere colla metà dei suffragi; e che si potesse anche render suffragio per procurazione; vi fosse un Consiglio esecutivo composto di dodici persone elette fuori del congresso, quattro delle quali dovessero aver gli scambj ogni anno; dovesse questo Consiglio a' tempi delle vacanze del congresso mandare ad esecuzione tutte le provvisioni da questo fatte, e che i partiti vi si dovessero vincere con due terzi delle voci; avesse il medesimo Consiglio il maneggio delle faccende generali tanto interne quanto esterne; ricevesse gli uffizj presentati da parte dei Principi e governi forestieri; preparasse la materia da sottomettersi alla considerazione del prossimo congresso; riempisse nelle vacanze di questo tutti i maestrati che vacassero; ed avesse inoltre la facoltà di estrar la pecunia dal pubblico erario. Si stabilì ancora, che nissuna colonia potesse offender con guerra alcuna nazione indiana, senza il consentimento del congresso; che i confini e le terre di ogni nazione indiana dovessero esser riconosciute loro, ed assicurate; che si trattenessero agenti da parte del congresso tra le nazioni indiane nei distretti a ciò appropriati, il cui debito fosse di prevenir le fraudi e le soperchierie nel traffico con quelle; che questa general lega dovesse bastare, finchè i termini di composizione proposti nella petizione del varcato congresso al Re fossero accettati dall'Inghilterra, e gli atti proibitivi del commercio americano annullati, ed un compenso fosse dato per la chiusura del porto di Boston, per l'incendio di Charlestown, e per le spese fatte nella guerra, e finchè ancora le genti britanniche non avessero votato intieramente il territorio dell'America. Aggiunsero in ultimo, che quando le soppraddette condizioni avesse il governo inglese adempite, sarebbero le colonie all'antica congiunzione ed amicizia colla Gran-Brettagna ritornate. Ma che diversamente dovesse la confederazione esser perpetua. Fu lasciato luogo ad entrar nella lega alle province di Quebec, di San Giovanni, della Nuova-Scozia, delle due Floride, ed alle Bermude. Questi furono i fondamenti gettati dal congresso alla grandezza dell'America.
Ma le colonie nell'accettar questi articoli fluttuarono. La Carolina Settentrionale apertamente gli ricusò. Le cose non erano ancora a tal maturità pervenute, che già si potesse venire allo stabilimento della lega. I popoli si lasciano troppo spesso condurre o da vani timori, o da vane speranze. Ed a quel tempo l'universale dei coloni andavasi tuttavia lusingando di poter ritornare, quando che fosse, con onorati termini all'antica unione colla Gran-Brettagna. Si vedeva in vero, a qual fine mirasse il congresso. Ei considerava la riconciliazione come se fosse, se non affatto impossibile, almeno molto improbabile. E se vi fosse stata tuttavia qualche speranza di componimento, questi stessi capitoli (e perciò forse il congresso gli aveva messi avanti) l'avrebbero molto attenuata, per non dir del tutto spenta. Imperciocchè, passando anche sotto silenzio le acerbe e minaccevoli parole, e gli stabiliti ordini pubblici affatto lontani dalla costituzione inglese, e dal tenore dei diplomi, solo questa nuova pretensione dei compensi sarebbe stata sufficiente per rompere ogni pratica d'accordo; poichè nissuna speranza si poteva avere, che il governo britannico fosse per calare a sì vituperevoli condizioni. Laonde essa era una cosa molto manifesta, che nel mentre che le due parti protestavano di volersi appuntar l'una e l'altra, facevano ogni sforzo per disgiungersi e vieppiù discostarsi. Da questo si vede ancora, che quando nel Parlamento si proponevano dagli avversarj dei ministri concessioni e condizioni d'appuntamento, molto a ragione gli ridarguivano i ministri, dicendo, ch'esse concessioni e condizioni non solo sarebbero inutili state, ma eziandio dannose, perciocchè avrebbero dato animo ai coloni a tirarsi su maggiormente colle dimande. E se i ministri stessi poi proposero e vinsero una provvisione di accordo, ciò fu per colorire e per dividere, e non per accordare. Avevan adunque i ministri la ragione, quando volevano ad ogni modo continuare la guerra; ebbero bensì il torto a non averla esercitata coll'armi sufficienti.
Io non so quello che taluno sarà per dire, leggendo queste storie, considerando, che mentre i popoli in tutte le colonie correvano all'armi, pervertivano o annullavano le leggi pubbliche, ed ogni sorta di dimostrazione ostile facevano contro l'autorità del Re, i governatori, i quali questo rappresentavano, si stessero, per così dire, colle mani alla cintola, e nissuna di quelle determinazioni pigliassero, che fossero atte a ristorare l'antica obbedienza e divozione. Se qualcuno avesse preso maraviglia, che nessuno dei governatori abbia fatto sforzi eguali alla gravità delle circostanze, ci ponga mente, che in nissuna provincia si avevano in pronto eserciti stanziali per costringere gli abitatori alla obbedienza. La sola forza, alla quale solevano i governatori ricorrere per mantenere la pubblica quiete e far eseguir le leggi, eran le bande paesane, le quali essendo parte del popolo sollevato, ed alle voglie di questo del tutto favorevoli, nissuna forza rimaneva per proteggere efficacemente l'autorità loro. Non era quivi il caso, che si osserva ne' regni europei, nei quali una milizia, che non è più parte del popolo, ma sibbene questo signoreggia, e, perpetuamente armata essendo, è sempre apparecchiata a mandar ad effetto le leggi ed i comandamenti del principe. Per lo contrario nelle colonie inglesi la milizia non era altra, ma sì la stessa col popolo, e, mancata questa, mancava di necessità ogni nervo del governo. Tuttavia i governatori si adoperarono più o meno efficacemente, secondo la natura e circostanze loro, nel voler mantenere l'autorità del Re; dal che ne nacquero memorabili effetti, siccome in appresso si vedrà, e l'estinzion totale del governo regio.
Abbiamo già notato i disgusti che correvano tra lord Dunmore e l'assemblea, e generalmente tutti i popoli della provincia di Virginia. Nuovi umori si mossero, tostochè arrivarono dall'Inghilterra le novelle della provvisione d'accordo del lord North, e si può dire, che un mezzo, che portava in titolo la pace e la concordia, sia stato la cagione, non solo di discordia, ma di aperta guerra. Il governatore pose innanzi gli occhi dell'assemblea, che fu a quest'uopo convocata, la provvisione, dicendo molte cose della bontà del Parlamento. Ei si lasciò anche intendere, che il frutto della condiscendenza loro sarebbe stato l'annullazione delle lamentate leggi. Ma le dolci parole poco profittavano negli animi esacerbati e nelle menti insospettite dei Virginiani. L'assemblea, che voleva la gara, in vece di entrare nella disquisizione della proposta, venne tosto in sulla querela del magazzino, e voleva che si ristorasse. Ma non potendo ciò fare senza il consenso del governatore, mandarongli dicendo, fosse contento, vi potessero entrare. Qui nacquero le altercazioni, e mentre tra il sì ed il no si tenzonava, ecco che il popolo a calca vi fè impeto dentro, e ne portò via le armi. Ma se prima erano alterati, ora, veduto lo stato in cui si trovava, entrarono in grandissimo furore; la polvere guasta; i focili tolti dagli archibusi; ogni cosa mancante, artiglierie piantate, ed effetti predati nell'ultime turbolenze.
Il governatore, veduta la mala parata, si ritirò colla sua donna ed i figliuoli a bordo di una nave da guerra, ch'era sorta in sull'ancore presso Jork-Town nella riviera di questo nome. Prima di partire lasciò un messaggio indiritto all'assemblea, col quale dopo di aver narrato, che in rispetto al pericolo, ch'egli e la sua famiglia correvano per causa della infuriata moltitudine, aveva cosa prudente stimato di ritrarsi ad un luogo di sicurezza; annunziava, ch'ei desiderava, continuassero le bisogne loro; che dal canto suo avrebbe continuato ad esercitare l'uffizio; e mandassero, secondo che mestiero ne sarebbe, alcuni dei membri loro a conferir con lui a bordo della nave sugli affari che correvano.
Rispose l'assemblea, che non potevano recarsi a credere, che alcuno vi fosse in mezzo ai Virginiani d'animo così scellerato, che fosse capace di trascorrere all'eccesso, del quale il governatore apprendeva. Si lamentavano, ch'ei non gli avesse fatti consapevoli dei suoi timori prima di abbandonar la sede del governo; che avrebbero volonterosamente tutti quei partiti abbracciati, ch'egli stesso avesse saputo proporre per la sicurezza sua e della sua famiglia; che in quel luogo così sconcio non era possibile di seguir il corso degli affari con quella convenevolezza e celerità, che richiedevano. Lo pregavano perciò, ritornasse, soddisfacesse all'impazienza dei popoli, e gli disponesse con questa pruova di confidenza alla quiete ed alla concordia.
Il governatore rescrisse molto acerbamente, perchè questi moti popolari troppo più, che non si conveniva, gli perturbavano l'animo. Ritornò però in fine sulla provvision dell'accordo, conchiudendo, che sarebbesi recato a felicità sua, se avesse potuto esser l'istrumento della concordia tra le disgiunte parti dell'impero britannico.
La mansuetudine del fine non era valevole a mitigare l'acerbità concetta negli animi per le male parole del principio della lettera. E se questa fu aspra, nissun dubiti, che la risposta dell'assemblea non lo sia stata molto più. In rispetto poi alla provvisione d'accordo risposero, ch'essa era vana ed insidiosa. Conchiusero, che cambiava bene il modo dell'oppressione, ma non la levava; perciò non la volevano accettare.
Stando in tal tempera gli animi da ambe le parti, le altercazioni eran senza fine. Finalmente avendo l'assemblea fatte le provvisioni, mandò dicendo al governatore, fosse contento di venire nella città di Williamsburgo per dar la ferma alle medesime. Rispose Dunmore, che non voleva la sua persona arrisicare in mezzo ad un popolo impazzato, mandassergli le provvisioni; le avrebbe esaminate. Venisse anche l'assemblea per fermar gli atti che avesse approvati. Qui fu fatto fine ad ogni pubblica corrispondenza tra il governatore e la colonia di Virginia. Se il governatore non voleva fidar sè stesso ai Virginiani, questi non vollero di vantaggio fidarsi in lui. Senza di che pareva anche una strana cosa, che in mezzo a tanti sospetti gli uomini principali di tutta una provincia andassero a mettersi a bordo di una nave da guerra affatto in balìa di una persona, che credevano avversa, e che avrebbe in tal modo potuto ritenergli, come statichi a' suoi ulteriori disegni.
Ricevuta questa risposta l'assemblea vinse un partito, col quale dichiarò, che si avevano sospetti, che qualche sinistro disegno si tramasse contro il popolo di quella colonia. Perciò si avvertivano gli abitatori di star avvisati e pronti a difendere le proprietà e gl'inestimabili diritti loro. Fatte poscia protestazioni di lealtà al Re, e di amore verso l'antica patria si risolvettero, aggiornandosi al mese di ottobre. Così verso la metà di luglio cessò affatto il governo reale in Virginia, dopo ch'esso aveva bastato per ben dugento anni con universale soddisfazione dei popoli, e felicità di tutti.
Ma soprastava grave travaglio e pericolo alla provincia. Si temevano sulle coste e sulle rive dei grossi e numerosi fiumi, che la bagnano, le correrie del nemico, che tanto prevaleva per le forze di mare. Nè si stava senza sospetto sugli schiavi, che in essa erano numerosissimi, e che Dunmore aveva dato intenzione di voler far rivoltare contro i padroni. Questa generazione d'uomini crudele, e crudelmente trattata, se si fosse congiunta con alcuni leali in quei primi momenti, in cui il governo virginiano era tuttavia così tenero, avrebbe potuto operare i più perniziosi effetti, e forse lo sterminio totale della provincia. Per la qual cosa fecero i Virginiani un convento, nel quale presero grandissima confidenza. Procedettero senza soprastamento alcuno ad assoldar genti, a procacciar munizioni, a far provvisioni di pecunia, ed a tutti quei partiti pigliare, che credettero poter partorire qualche benefizio alle cose loro.
Escluso in tal modo Dunmore o per propria caparbietà, o dalla necessità delle cose dal proprio governo, non volle per altro, essendo egli uomo pratico nell'arte della guerra, abbandonar la speranza di ricuperar l'autorità; al qual tentativo l'invitavano oltre l'animo suo tenace e capace di ogni più grande disegno, anche il desiderio, che aveva grandissimo, di far qualche rilevata pruova in servigio del suo Re, e l'opinione, in cui egli era, che sarebbe nato qualche gran moto infra gli schiavi. Credeva eziandio, che fosse grande il numero dei leali, i quali non avrebbero, come ei riputava, mancato di romoreggiare, quando si fosse rappresentato con forti e numerose navi sulle coste, e per fino nel cuore stesso della provincia. La quale speranza, se non era affatto vana, non aveva però in sè certezza alcuna; ed il motto volgare, che dice, che chi vive nella speranza muore a stento, in nissun caso più pienamente si è verificato, che in questo. Ma questo sperare nelle Sette e divisioni intestine dei popoli sollevati è stato un errore comune in tutti i tempi, ed a tutti i capitani. In fatto però vennero a congiungersi col governatore tutti coloro, che venuti essendo in voce di popolo non potevan più rimanere sicuramente nella provincia, ed un certo numero di schiavi, gente tutta di mal affare. Con questi, e colle fregate da guerra, che là stanziavano, aveva in animo di poter fare qualche impressione di momento nei vicini luoghi. Ei non omise nemmeno nissuna diligenza per accrescere il suo navilio, per poter raccor più gente, e maggiormente alla terra avvicinarsi. Nel che avendo ottenuto il suo intento, poichè già aveva in pronto oltre le fregate un gran numero di navi minute, si mise all'opera, mostrandosi ora in questa parte, ora in quella. Ma di per sè non era abile a produrre qualche considerabil effetto. Sperava bensì, che il popolo avrebbe fortuneggiato, e pigliate le armi in favore del Re. Ma questa speranza fu vana. Allora stretto dalla necessità incominciò le ostilità, le quali riuscirono piuttosto una ladronaia, che una buona e giusta guerra. Cosa in vero brutta, che il governatore corresse con ogni sforzo ai danni della sua provincia, e fosse costretto ad accattar colla forza i viveri, dei quali abbisognava. E che dall'altro canto coloro, che testè, e per lungo tempo, obbedito avevano ai comandamenti suoi, s'ingegnassero diligentemente a ributtarlo. Abbenchè i Virginiani affermavano, ch'era loro data onesta cagione di così far dal governatore; poichè le soldatesche regie non solo la conservazione di sè, ma di più la distruzione del paese avevano in mira. Si lamentavano, che rapissero le persone a loro moleste, ed in sulle navi le confinassero; che guastassero le piantagioni, incendiassero le case, rubassero i Neri; nella quale devastazione seguirono molte ferite e morti. I Virginiani fecero marciar verso i fiumi e le coste alcune bande di fresco assoldate dal convento provinciale. Ne seguiva una guerra altrettanto crudele, quanto era inutile, ed a niun altro fine tendeva, che a vieppiù accendere ed inasprire gli animi da una parte e dall'altra.
Il governatore inserpentito incendiò la Terra di Hampton, situata sul porto di questo nome. Avrebbe voluto pigliar ivi le stanze, e farvi un capo grosso. Ma i Virginiani, sopravvenuti a calca, il rincacciarono.
Lord Dunmore pubblicò la legge marziale, per la quale ogni ordine civile doveva cessar nella provincia; si esortarono i leali a ripararsi alle insegne del Re, a ritener presso di loro i censi dovuti alla Corona ed altre tasse, finchè la pace fosse ristorata. Si dichiararono inoltre i servitori appartenenti ai ribelli, Neri o Bianchi che si fossero, del tutto liberi, purchè, pigliate le armi, andassero ad unirsi alle soldatesche reali.
Questo bando, e massimamente la dichiarazione di liberar gli schiavi, che dimostrarono, Dunmore fosse un uomo poco prudente e poco temperato nell'animo, non produssero quegli effetti, ch'egli aveva sperato. Fu essa generalmente e nelle colonie, e in tutti gli altri paesi biasimata, siccome quella, che tendesse a turbar fin in fondo la società, a distruggere la domestica securità, ad ingenerare mortalissimi sospetti, e ad eccitare una gente, già di per sè stessa crudele, all'ire ed al sangue. In fatti poi questo partito del governatore riuscì non che vano, dannoso. Irritò molti, e non sottomise nessuno.
Tuttavia essendo il governatore venuto a terra, prese i suoi alloggiamenti a Norfolk, Terra molto grossa posta sulle rive del fiume Elisabet, nella quale, e nelle vicinanze abbondavano i leali. Quivi concorsero a lui alcune centinaia di questi, e di Neri, dimodochè diventò in quella parte superiore ai nemici. Alcune milizie provinciali, le quali avevano fatto le viste di opporsi, furon di leggieri sconfitte. Già si aveva concetta nell'animo la speranza di esser in grado di ricuperare la provincia, ed alla divozione del Re tutta ritornarla.
Queste cose, come origine di più importanti moti, e seme di più gran guerra furono gravemente sentite dai reggitori dello Stato di Virginia; onde deliberarono di porvi un pronto rimedio. Mandarono con ogni maggior diligenza alla volta di Norfolk un reggimento di soldati d'ordinanza, ed una mano di minuti uomini sotto i comandi del colonnello Woodford. Avuto il governatore intenzione di questi rinforzi, occupò molto prudentemente un forte luogo sulla sponda settentrionale della riviera Elisabetta, chiamato Great-Bridge, o sia Gran Ponte, distante a poche miglia da Norfolk. Questo dovevano traversare i provinciali, se volevano arrivare alla Terra. Quivi construsse tosto un puntone dalla parte di Norfolk, che affortificò il meglio che seppe e potè per la brevità del tempo, e lo fornì copiosamente d'artiglierie. Il puntone era da ogni parte attorniato d'acque e da paludi, e solo vi si aveva il passo per un dicco, o sia argine molto lungo. Le forze del governatore non erano di gran momento. Aveva da due centinaia di stanziali, ed una banda di volontarj norfolchesi. Il resto era, tra gentame di Bianchi, e servidorame di Neri racimolati in fretta, una moltitudine disordinata. I Virginiani pigliarono gli alloggiamenti a fronte degl'Inglesi in un piccolo villaggio a gittata di cannone. Avevano avanti di sè il dicco molto stretto, l'estremità del quale affortificarono anch'essi con un puntone. In questo stato stettero molti dì l'una parte e l'altra senza far moto alcuno. Finalmente accortosi Dunmore, che l'indugio era pregiudiziale a lui ed utile agli Americani, ai quali abbondavano le vettovaglie, e che s'ingrossavano ogni giorno, essendo egli stesso d'animo grande, ed avendo forse a vile i soldati del nemico, deliberò di dar la batteria. Sperava in questo modo di potersi aprir la via nelle viscere della provincia. Adunque la mattina dei 9 dicembre prima del dì ordinò a Fordyce, capitano di una compagnia di granatieri, andasse all'assalto. Marciarono baldanzosamente contro il puntone degli Americani. Fordyce guidava l'antiguardo; il luogotenente Baturst i fanti perduti. Il capitano Leslie veniva dopo con una schiera di trecento tra Neri e Bianchi, e dugento stanziali. Si risentì tosto il campo americano, e si apparecchiò alle difese. Il combattimento durò lunga pezza con un'ostinazione incredibile. Finalmente, morto Fordyce, che meritò in questo fatto le lodi di animosissimo soldato, a pochi passi del puntone, e molti de' suoi, le genti britanniche si ritirarono al ponte. Gli Americani non gli seguitarono, impediti dall'artiglieria del Forte. I Neri fecero cattivissima pruova, e si salvarono con la fuga. Trattarono gli Americani dolcemente gl'Inglesi venuti in mano loro, duramente i leali. Fu questo fatto, dal canto di Dunmore, più di temerario capitano, che di animoso soldato.
Il governatore, perduta ogni speranza di far frutto in questa parte, abbandonato il Gran Ponte, si ritirò a Norfolk, lasciando in poter dei nemici alcune bocche da fuoco. E non credendosi sicuro in questa Terra e nella vicinanze, deliberò di montar di nuovo sulle navi, il numero delle quali si era molto accresciuto per l'aggiunta di quelle, che si erano trovate nel porto di Norfolk. Il che gli venne fatto in un gran bisogno; poichè molti fra i leali, abbandonato il paese, cercarono rifugio sull'armata, portando seco gli arredi e suppellettili più preziose. I provinciali occuparono Norfolk, il quale quasi deserto trovarono, avendo i più sgombrato alle navi del governatore.
Mentre in tal modo si travagliava sulle coste della Virginia, covava un disegno di grand'importanza, e questo era di levare in armi gli abitatori delle parti diretane delle colonie, ma particolarmente della Virginia e delle due Caroline, i quali si sapeva essere bene affetti verso la causa reale. Si sperava ancora, che gl'Indiani si sarebbero accozzati, e non solamente avrebbero molestato alla coda i provinciali; ma inoltre crescendo di numero e di forze, pervenuti sarebbero a traversare le province, e congiungersi sulle coste col lord Dunmore. Fu creduto istrumento opportuno a questo disegno un Giovanni Conelli, nato nella contea di Lancastro in Pensilvania, uomo arrisicato ed audace molto, il quale, trovatosi con Dunmore, aveva da lui ricevuto favorevoli condizioni, ed un mandato amplissimo per poter mettere ad esecuzione il carico, che gli era stato dato. Adunque questo Conelli, lasciato Dunmore, andò a tentare gli animi degl'Indiani dell'Ojo e quelli dei leali sui confini delle colonie. Avendo in ciò fatto grandissimo frutto, se ne ritornava al governatore. Si era appuntato, che le guernigioni vicine, e principalmente quelle del Detroit, e del Forte Gage fra gl'Illinesi gli prestassero assistenza, e si sperava altresì, che gli uffiziali delle guarnigioni del Canadà lo avrebbero secondato. S'intendeva, che tostochè le genti sue fossero in pronto, dovesser far capo grosso a Pittsburgo, e quindi, valicate le montagne Allegany, correre la Virginia, e, traversatala, andarsi a congiungere con Dunmore nella città di Alessandria, posta sulle rive del fiume Potamack. La fortuna si era favorevole dimostrata a questi primi principj. Era già Conelli andato parecchie volte sano e salvo da un luogo all'altro, e tenute le sue pratiche cogl'Indiani e coi leali molto segrete. Già si andava avvicinando a Detroit sulle estreme frontiere della Marilandia presso il borgo di Tamar, seco stesso rallegrandosi di essere oramai uscito da tutti i pericoli. Ma in questo luogo fu conosciuto, carcerato, e le scritture che portava, pubblicate per ordine del congresso. Così questa segreta trama che Dunmore, mancando di armi vive, aveva ordito, riuscì come parecchie altre di niun effetto. Solo s'inasprirono vieppiù gli animi dei coloni, e la sua autorità andò soggetta a maggior diminuzione.
In questo mentre si preparava contro Norfolk un evento lagrimevole. Quantunque molti fra i leali di Norfolk e del contado vicino avessero cercato asilo sull'armata del governatore, molti però erano rimasti, o sia, che non fosse bastato loro l'animo di lasciar le proprie terre, o sia, che temessero i disagi del mare e della fame, o sia pure, che sperassero di trovare più mansuetudine nei concittadini loro, i quali facevano professione della libertà, ch'essi stessi non avevano fatto provare a questi, quando erano stati superiori in quel tratto di contrada. Certo è, che i libertini diventati superiori essi, gli aspreggiarono fieramente, e sopra di loro tutte quelle più gravi nimicizie esercitarono, che tanto sono frequenti nelle guerre civili tra gli uomini di diverse Sette. Il governatore arrabbiato, e commosso alle miserabili grida dei leali, se ne volle vendicare. Questo mal talento si accresceva ogni giorno a motivo delle avvisaglie, che seguivano frequentemente tra le due parti, sforzandosi i provinciali d'in sulla spiaggia d'impedire, che i reali non isbarcassero per andare alla busca nel paese, e questi per lo contrario brigando in ogni maniera di furar vettovaglie ad ogni tratto. Per la moltitudine delle bocche erano stremi di ogni cosa, e non avevano più di nissun ben vivente. Finalmente essendo arrivata dall'Inghilterra nella cala di Norfolk una nave da guerra, Dunmore mandò a terra un tamburino, intimando ai provinciali, somministrassero i viveri, e cessassero il trarre; altrimenti avrebbe fulminata la Terra. I provinciali risposero del no. Il governatore deliberò di cacciargli colle artiglierie, e di ardere le case che stavano in sulla riviera. La mattina mandò a dar notizia della presa risoluzione, acciocchè le donne, i fanciulli e tutte le bocche innocenti potessero ritirarsi in salvo. Il primo di gennajo la fregata il Liverpool, due corvette ed il giunco armato del governatore traevano furiosamente contro la città, e nel medesimo tempo alcuni uomini delle ciurme sbarcavano e mettevano fuoco alle case. Tosto le fiamme si apprendevano, l'incendio si propagava. Tutta la Terra fu consumata. Arse anche tutto il paese all'intorno per opera dei provinciali stessi, perchè volevano levare al nemico qualunque comodità, e tor quel nido alle genti del Re. Tali sono gli effetti dell'ire civili, tali i risultamenti delle umane discordie. Ma l'uomo è troppo spesso o ambizioso, o ingannato; e se non mancano in ogni età gli autori delle guerre, non manca nemmeno loro l'ingegno di ricoprirne coi soliti inorpellamenti le cagioni, sicchè i miseri popoli oppressi e soppozzati in fondo non sappian il più delle volte, da chi ne abbiano il buon prò. In questo modo fu distrutta una delle più ricche e delle più fiorenti città della Virginia.