La gran rivale
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Luigi Gualdo. La gran rivale
La gran rivale
Indice
IL VIAGGIO DEL DUCA GIORGIO LA CANZONE DI WEBER—CAPRICCIO—UNA SCOMMESSA ALLUCINAZIONE—NARCISA—LA VILLA D'OSTELLIO
MILANO. FRATELLI TREVES, EDITORI
LA GRAN RIVALE
DEL MEDESIMO AUTORE:
LUIGI GUALDO
LA. GRAN RIVALE. IL VIAGGIO DEL DUCA GIORGIO LA CANZONE DI WEBER—CAPRICCIO—UNA SCOMMESSA ALLUCINAZIONE—NARCISA—LA VILLA D'OSTELLIO
MILANO. FRATELLI TREVES, EDITORI
LA GRAN RIVALE
EMILIA AD ALBERTO
IL VIAGGIO DEL DUCA GIORGIO
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
LA CANZONE DI WEBER
I
II
R. I. P
III
CAPRICCIO
I
II
III
UNA SCOMMESSA
ALLUCINAZIONE
I
II
III
IV
NARCISA
LA VILLA D'OSTELLIO
I
II
III
IV
V
VI
Отрывок из книги
Luigi Gualdo
Pubblicato da Good Press, 2020
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Una goccia basta a far traboccare la tazza. Un giorno che a tavola suo marito, avendole parlato brutalmente dinanzi al servitore, le aveva fatto montare al viso il rossore della vergogna e dell'ira, gli altri in massa le diedero torto, mormorando. Il suo orgoglio nativo si risvegliò in lei, si alzò bruscamente da tavola, mise un velo sulla testa ed escì per non più tornare. Fece quello che non avrebbe mai creduto di fare, andò da Alberto. Quando entrò egli capì tutto. Le sue idee, le sue teorie scomparvero affatto, la lotta che da tanto tempo lo agitava fu vinta dalla lagrima che silenziosa rigava la guancia di Emilia, e quando ella stanca, affranta, abbattuta dallo sforzo fatto fino allora si gettò singhiozzando tra le sue braccia, egli se la strinse forte contro il petto e disse: «Ora sei mia, e nulla ne potrà separare».
In casa O*** Emilia era detestata. Ella era di abitudini, di sentimenti, d'idee, in tutto affatto opposta ad essi ed ogni più piccolo suo moto riesciva loro insopportabile e antipatico. Cercarono di farle del male in ogni modo, e tra le altre cose, insinuarono al marito il sospetto che non aveva mai avuto. Parlavano continuamente dinanzi ad Emilia di tutto ciò che O*** avrebbe potuto fare se non ci fosse stata lei, e pareva davvero volessero farle capire ch'ella era un impedimento a tutti i progetti di suo marito, una noia e nulla più. Avevano un'arte d'insinuare chetamente le cose più abbominevoli. Parlavano talvolta dei «tempi infelici» che erano trascorsi, ma le cui conseguenze duravano ancora, come se Emilia fosse stata la causa principale della rovina della casa: volevano dare ad intendere che ai loro occhi ell'era un mostro di leggerezza, di vanità, d'insensibilità, «noncurante nè della sua famiglia, nè di suo marito, e capacissima del resto di…. molte cose». Fu per questo che si contentarono di lanciare l'ultima maledizione sul capo di Emilia che fuggiva dicendo: «Quelle lì è meglio perderle che trovarle». Se ne parlò «dappertutto» e continuamente per una ventina di giorni, poi se ne parlò meno; poi non se ne parlò più.
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