La soddisfazione di avercela fatta

La soddisfazione di avercela fatta
Автор книги: id книги: 2301553     Оценка: 0.0     Голосов: 0     Отзывы, комментарии: 0 723,87 руб.     (7,06$) Читать книгу Купить и скачать книгу Электронная книга Жанр: Зарубежная деловая литература Правообладатель и/или издательство: Bookwire Дата добавления в каталог КнигаЛит: ISBN: 9789878362618 Скачать фрагмент в формате   fb2   fb2.zip Возрастное ограничение: 0+ Оглавление Отрывок из книги

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Описание книги

"La mia storia d'immigrante è una delle tante, così semplice e delicata come qualsiasi altra storia di immigrante italiano. Ma con così tanta grinta e volontà di superare se stessi che è ciò che finisce per distinguere gli uni dagli altri e, soprattutto, con la soddisfazione di avercela fatta. Non cerco riconoscimento pubblico, tantomeno voglio superare o confrontarmi con i miei simili, è la soddisfazione di aver superato me stesso. Potró ritenermi soddisfatto se posso mettere in chiaro che ho superato me stesso perché è questa la sensazione che ho ogni mattina ed ogni sera e continuo a provarci giorno dopo giorno" (Michele Bornaschella). "La vita aveva in serbo per me la fiducia di Michele nel poter portare a termine questa storia. E non solo: l'opportunità di poter chiedere, così come lo spazio necessario che mi è stato concesso per poter immergermi nei suoi sentimenti e poter conoscere non solo lo strettamente necessario, ma anzi soddisfacendo ciò che la curiosità chiedeva per poter completare il panorama. Grazie a questo e quant'altro ho potuto intravedere una storia così emozionante che non credo che la stilografica abbia l'abilitá di poter dettagliare fedelmente" (Alberto Miramontes).

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Michele Bornaschella. La soddisfazione di avercela fatta

Ringraziamenti

Parole dello scrivano..

Prefazione

Capitolo I. Montaquila, il paese natale

Capitolo II. L’origine dell’immigrazione

Capitolo III. Il mondo dall’altra parte del mare

Capitolo IV. Crescere dall’altra parte del mare

Capitolo V. La cultura del lavoro e altre usanze italiane

Capitolo VI. I primi lavori

Capitolo VII. L’inizio di un lungo percorso lavorativo

Capitolo VIII. L’esercizio del commercio e il modello americano

Capitolo IX. La mia impresa

La prima volta que sono tornato in Italia

Capitolo X. Non ci sono due paradisi

Capitolo XI. La mia famiglia

Capitolo XII. Schiarire la mente e proseguire

Capitolo XIII. Iniziare tutto di nuovo (ancora)

Capitolo XIV. Un nuovo commercio internazionale

Capitolo XV. La calma dopo la tempesta

Capitolo XVI. Nuovi settori

Capitolo XVII. Un viaggio al contrario, 50 anni dopo

Capitolo XVIII. I miei nipoti

Capitolo XIX. L’ultima avventura?

Indice

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MICHELE BORNASCHELLA

LA SODDISFAZIONE DI AVERCELA FATTA

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Terminata la seconda guerra mondiale, oltre alle ferite che si vedevano e quelle che non si vedevano, c’erano altre conseguenze più concrete e meno dolorose. A causa dello spostamento al nord, per la fretta necessaria o per il bisogno di proteggersi, durante la loro ritirata le truppe lasciarono diverse cose lungo la loro strada. Quando tornò la pace e il paese e dintorni non furono più occupati dalle truppe dell’una o dell’altra parte, si potevano trovare dappertutto resti dei loro averi ed effetti personali. Era molto comune trovare stivali, camicie sporche, così come grandi quantità di proiettili in sacchi di stoffa, pneumatici fuori uso, pezzi di jeep e camion delle truppe e persino un carro armato. I pezzi di ferro erano raccolti e venduti come rottami in diversi punti del paese. Così si riusciva a migliorare un po’ la condizione economica di ognuno. Coi copertoni degli pneumatici si realizzavano calzature casalinghe chiamate “scarponi”. Erano veri e propri certificati di povertà, ma, in mancanza d’altro, risultavano di grande utilità. Le gambe si coprivano dai piedi fino a sotto alle ginocchia, con un pezzo di stoffa di lino. Quindi si collocavano i pezzi di gomma, ben tagliati in base alle dimensioni del piede, lasciando un bordo ad ogni lato con dei piccoli fori dove si facevano passare delle stringhe di cuoio. Queste stringhe si incrociavano cercando di emulare quelle dell’ “età moderna”, e con lo stesso procedimento si continuava fino a sotto le ginocchia. Più fortunati erano coloro che trovavano le gomme delle moto, poiché, essendo più strette, si adattavano al piede in modo “anatomico”. Inoltre, l’uno o l’altro tipo di calzatura permetteva di non dover pensare a piccolezze come doverle lucidare o distinguere il sinistro dal destro.

Una volta, un compaesano e mio padre trovarono una ruota. Era gonfia e aveva persino il cerchione. Pronti a farsene i propri “scarponi”, l’aggredirono con il primo attrezzo che avevano a portata di mano. Così cercarono di attaccarla con un’ascia, ma la ruota, come se fosse viva, restituì loro il colpo facendoli a sua volta rimbalzare l’uno sull’altro. Non si diedero per vinti e con l’ascia e altri attrezzi, riuscirono a ferirla abbastanza perché esalasse la sua aria fino all’utilizzo desiderato.

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