Strada senza uscita. Storia di due amori e un’amicizia
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Роберто Борзеллино. Strada senza uscita. Storia di due amori e un’amicizia
CAPITOLO PRIMO – IL RISVEGLIO
CAPITOLO SECONDO – GLI ANNI DEL LICEO
CAPITOLO TERZO – IL CONCERTO IN VILLA
CAPITOLO QUARTO – L’INCONTRO A MINSK
CAPITOLO QUINTO. LA STRADA PER IL SUCCESSO
Отрывок из книги
Un rumore sordo e di colpo aprii gli occhi, un frenetico brusio arrivava dalla strada, ma era una lingua strana, dal forte accento, che inutilmente cercavo di capire, di tradurre. Forse stavo ancora sognando o era solo la mia mente che rifiutava il risveglio e s’inventava strane situazioni per farmi capire che era meglio rimettersi a dormire. Fu solo un attimo è questo pensiero era già svanito: a quel tempo, in quelle condizioni, non avevo certamente il lusso di potermi riaddormentare. Potevo fare solo una cosa: alzarmi, raggiungere la cucina e prepararmi un buon caffè. Già il caffè, ma mentre cercavo di ricordare in quale direzione andare, sentivo ancora quelle voci giungere dalla strada, i toni diventare sempre più accesi, acuti; ecco, ora le distinguevo bene, sembravano due donne che litigavano in strada, magari per contendersi le attenzioni di un amante, oppure erano delle semplici automobiliste distratte, che litigavano per la precedenza allo stop.
Con questo pensiero nella testa, svogliatamente, mi alzai dal letto e con lo sguardo cercai le pantofole: “Ah, eccone una e l’altra, quella maledetta, dove sarà finita?”, probabilmente sarà nascosta da qualche parte, magari sarà finita sotto a un mobile o più probabilmente sarà sotto al letto, in profondità, lì dove è più difficile raggiungerla, se non con l’aiuto di un bastone per tirarla via. Quella mattina il mio risveglio era stato interrotto bruscamente e certamente non aveva contribuito a migliorare il mio cattivo umore. Seduto sul lato destro del letto, coi i piedi nudi sul pavimento, un piccolo brivido di freddo mi diede la scossa e mi fece alzare bruscamente, mentre il pensiero del caffè”, con prepotenza, si era già fatto strada nella mia mente. Con una sola pantofola ai piedi, ciondolando come un vecchio zoppo, mi diressi verso la cucina mentre dalla strada, stranamente, non sentii più giungere alcuna voce.
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Purtroppo, come tutte le cose belle, anche quell’esperienza finì velocemente a causa dei burrascosi e quotidiani conflitti coniugali. Fu con la fine del mio matrimonio che mi decisi a tornare in Italia, lasciare quel piccolo appartamento e rinunciare alla mia vita di padre affettuoso. Nel mio ultimo ricordo mi vedevo con le valigie in mano, pronto a partire, mentre stringendo tra le braccia mio figlio ancora piccolo, gli sussurravo dolcemente nell’orecchio: “Il tuo papà ti ama e un giorno tornerà qui a riprenderti, questa è una promessa”. Purtroppo, non fui in grado di mantenere quella promessa e il ricordo di quella scena continuava a perseguitarmi nonostante il trascorrere del tempo. Forse la mia permanenza prolungata a Minsk era figlia proprio di quelle scelte sbagliate, di quei sensi di colpa che ancora mi portavo dentro.
Guardai l’orologio e vidi che il tempo era trascorso velocemente: ormai erano già le otto di mattina e non avevo ancora acceso il computer. Dovevo rimettermi subito a lavoro perché avevo ancora tante cose in sospeso da finire. Prima di immergermi nella routine quotidiana pensai di prendermi ancora qualche minuto per leggere le ultime notizie e aprire qualche e-mail. Peraltro, solo recentemente ero riuscito a ottenere un importante incarico editoriale ed era di vitale importanza che riuscissi a portare a termine quel lavoro nei tempi concordati. Dovevo occuparmi della correzione della bozza sulla nuova riforma pensionistica, un lavoro lungo e noioso che avrebbe preso tutte le mie energie. Avevo comunque un grosso problema perché dovevo consegnare, entro la fine del mese, le bozze corrette per andare in stampa, ma fino a quel momento mi ero occupato di tutt’altro e avevo trascurato quel lavoro. Mi restavano solo pochi giorni per rispettare quel contratto e, adesso, diventava veramente urgente concentrarsi solo su quello, senza altre distrazioni o divagazioni.
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