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2 Alex

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Mi stropiccio gli occhi che bruciano dopo tante notti trascorse insonni. Quasi tre, in realtà. Negli ultimi giorni ho lavorato tutta la notte per terminare il mio lavoro il più velocemente possibile, per lasciare la città. Se il dottor Marcelo, il mio medico curante, avesse scoperto che ho fatto quello che mi aveva detto di non fare, mi avrebbe fatto una bella predica. Ma la verità è che non vedevo l’ora di liberarmi di quel lavoro che ormai odiavo. Tre mesi fa, ho avuto un terribile dolore al petto che mi ha fatto pensare a un attacco cardiaco. Era assurdo, visto che ho solo ventisette anni, ma mi sembrava di portare tutto il peso del mondo sulla schiena. Secondo il medico che si è preso cura di me all’ospedale, quel dolore era il risultato di una crisi di stress, qualcosa che mia madre continuava a dire che avrei avuto se avessi continuato a lavorare con quei ritmi serrati, e mi ha detto di consultare il mio medico curante, il dottor Marcelo.

Ma non potevo fare diversamente. Sono il direttore legale più giovane della principale banca pubblica del paese, il responsabile diretto di una grande squadra e di una pila di casi che non finisce mai. Per raggiungere questa posizione, ho rinunciato a molte cose nella mia vita e ho dovuto dedicare tutto il mio tempo libero al lavoro, che oggi affronto come un obbligo.

Quel dolore mi ha dato l’opportunità di rallentare i miei ritmi e di rivedere i miei obiettivi. Il dottor Marcelo, durante l’ultima visita, mi ha detto che, se non avessi rallentato, avrei avuto un vero e proprio infarto entro tre o cinque anni. E forse non sarei stato così fortunato.

Pochi giorni dopo l’appuntamento, ho ricevuto un invito per la festa di fidanzamento di mia sorella, che si sarebbe tenuta dopo tre mesi. Nella busta c’era anche un biglietto:

Alex,

Ti prego, cerca di venire. Non posso fidanzarmi senza aver accanto mio fratello maggiore.

Ana

Tutto ciò mi ha fatto riflettere su quello che volevo veramente per la mia vita. Dove altro volevo arrivare? Diventare vicepresidente e rischiare di perdere matrimoni, nascite e momenti importanti della mia famiglia, oltre alla grande probabilità di morire d’infarto prima dei trent’anni, o cambiare il corso della mia carriera professionale, impegnarmi di più negli eventi della mia famiglia e avere una qualità migliore della vita?

Passare le notti insonni era qualcosa a cui ero abituato. Dormivo circa quattro ore a notte, non facevo più esercizio fisico e la mia dieta non era delle migliori. Ma tutto questo sta per cambiare. Da quando ho avuto tra le mani quel biglietto di mia sorella, ho deciso che è arrivato il momento di cambiare rotta e di ricominciare. Ma, per fare ciò, devo chiedere al mio corpo un ultimo sforzo. Ho portato a termine tutti i lavori in sospeso, ho assegnato i compiti che richiedevano un’attenzione particolare e, infine, ho consegnato la lettera con le mie dimissioni.

Osservo le due valigie che contengono tutto quello che ho accumulato qui negli ultimi cinque anni. È divertente. Le uniche cose che mi appartengono veramente in quest’appartamento sono i vestiti, le scarpe e gli oggetti per l’igiene personale. È strano pensare che in cinque anni questo posto sia stato solo una sorta di base. Un luogo in cui venivo solo per dormire e per cambiarmi i vestiti e di cui non avevo alcun ricordo. La mia vita ha bisogno di un cambiamento immediato, che ho già iniziato: ho buttato nella spazzatura il mio cellulare e il mio orologio. Da oggi in poi, vivrò seguendo i miei ritmi, senza essere schiavo delle e-mail aziendali a mezzanotte o delle telefonate urgenti, e non, durante il fine settimana.

Prendo il biglietto e le valigie. Spengo la luce. Chiudo la porta e, quando arrivo nell’atrio del palazzo, consegno le chiavi al portiere. Sarà lui a darle all’amministratore del palazzo. Il taxi mi aspetta fuori dall’edificio. Dopo aver sistemato i bagagli nel portabagagli, ci siamo diretti verso l’aeroporto e verso la mia nuova vita. Quella che mi avrebbe reso più felice, così speravo.

***

I primi mesi dopo essere tornato a Curitiba, la città in cui sono nato e cresciuto, sono stati difficili. Per quanto fossi determinato a cambiare il ritmo della mia vita, è stato piuttosto complicato cambiare le abitudini che mi avevano accompagnato per anni. Inizialmente sono stato per un po’ a casa dei miei genitori: una grande proprietà in una zona privilegiata della città, dove ero accudito, viziato e avevo a disposizione abbastanza tempo per decidere cosa fare della mia vita. Avevo da parte un bel po’ di risparmi, quindi, per un po’, non dovevo preoccuparmi di lavorare per mantenermi, ma non volevo restare senza lavoro per sempre.

A poco a poco, ho provato a correre di nuovo nel parco. È stato un fallimento. Mi faceva male tutto il corpo e sentivo dolore al petto e mancanza di fiato. Era un misto di panico e resistenza fisica. Non riuscivo ancora a dormire la notte, dormivo quattro, al massimo cinque ore per notte, nonostante andassi a letto ogni giorno alle dieci. Volevo sbarazzarmi di queste cattive abitudini quotidiane, avevo bisogno di cambiare, ma sembrava che il mio corpo non si adattasse rapidamente alle sane abitudini dopo cinque anni di pessime abitudini.

Tra due settimane mi trasferisco a casa mia: un bilocale con vista sul parco, al quinto piano di un palazzo. L’ex proprietario ha quasi finito di ristrutturare i bagni e di mettere a norma l’impianto elettrico. Non vedo l’ora di prendere le chiavi e di mettere le radici nella nuova casa, in modo che sia una casa e non solo un posto dove vado a dormire, quattro ore a notte, e mi cambio i vestiti.

Stasera ci sarà la festa di fidanzamento di mia sorella Ana. Siccome sono il testimone della sposa, dopo la richiesta ho interpretato il ruolo del fratello tenendo il solito discorso, una sorta di raccomandazione allo sposo di renderla felice, anche se so che è inutile. Renato è innamorato di lei da quando erano bambini, e so che farà di tutto per accontentarla.

Il ricevimento che si svolge a casa dei miei genitori è privato. Mia madre ha assunto un servizio di catering che si occupi del buffet e del dopo cena. Ana e Renato hanno tagliato la torta più buona che abbia mai mangiato. Ho un debole per il cioccolato e la torta, nonostante esternamente sia bianca, all’interno è di cioccolato delizioso e ha un ripieno di latte condensato. Quella torta mi ricorda la mia ex ragazza. Jade. Amava preparare le torte e i dolci e si stava specializzando in gastronomia quando abbiamo iniziato a frequentarci. Tutto quello che toccava, aveva un sapore incredibile, e, quando ci penso, sento quasi il sapore della torta al cioccolato con latte condensato che preparava sempre.

In effetti, ho evitato di ricordare Jade il più possibile. Non che la nostra storia sia finita male. Anzi, il contrario. Dalla prima volta che ho posato lo sguardo su di lei, mi sono sentito completamente scosso. Ci siamo incontrati a una festa a cui non avevo neanche intenzione di andare, perché ero andato a un’altra festa con i miei amici. Ma, visto che uno di loro aveva insistito tanto, ho finito per decidere di fermarmi a vedere come andavano le cose. Jade se ne stava andando ma ho fatto di tutto per farla restare con me, anche solo per un altro po’. Quel primo appuntamento si è trasformato nella storia d’amore più intensa e più appassionata che io abbia mai avuto, ma purtroppo non è durata a lungo. Quando sono stato selezionato per andare a lavorare alla banca federale, mi sono dovuto trasferire a Brasilia e lei non è potuta venire con me. Avendo perso la madre da bambina, si prendeva cura della sorella più piccola, che all’epoca aveva quattordici anni. Era molto legata a suo padre e, inoltre, stava ancora studiando. Non potevo rinunciare alla stabilità e allo stipendio che mi avrebbe dato quel lavoro, nonostante i miei sentimenti per lei fossero molto intensi.

Chiudo gli occhi e mi sovviene l’immagine di Jade. I suoi capelli neri, morbidi e lucenti, lunghi fino alla vita. I suoi occhi erano di un’incredibile tonalità di verde ed era curioso come si abbinassero perfettamente al suo nome. Il suo corpo a clessidra era perfetto nonostante lei continuasse a lamentarsi che doveva dimagrire, ma non poteva perché mangiava tutto quello che cucinava. Inoltre, aveva un naso a punta e una fossetta sulla guancia sinistra che spuntava quando sorrideva. Era la ragazza più bella che avessi mai visto in vita mia e l’unica che suscitava in me i sentimenti più profondi e meravigliosi che avessi mai provato per qualcuno.

Era stato difficile lasciarla e, nonostante inizialmente pensassi di mantenere la nostra relazione a distanza, sapevo che non sarebbe stato giusto per lei. Jade era solo una ragazza e non sapevo nemmeno se quella relazione avrebbe avuto un futuro. Tuttavia, a essere onesto, devo confessare che non l’ho mai dimenticata.

Il ricordo del suo dolce sorriso arriva nei momenti più inaspettati. Spesso a notte fonda, quando non riesco a dormire, concedo a me stesso di sentire la sua mancanza. Lei. I nostri momenti divertenti. La sua incredibile risata. I nostri baci mozzafiato. Le sue torte e i suoi dolci deliziosi. E, sebbene fossimo diversi l’uno dall’altra, stavamo molto bene insieme. E questi ricordi suscitano in me una certa malinconia e mi spingono a chiedermi se ho fatto la scelta giusta preferendo la carriera invece della nostra relazione.

Quando la nostalgia ha iniziato a mettere in discussione le mie scelte di vita e mi sono ritrovato con il telefono in mano, chiedendomi se dovessi chiamarla…almeno per sapere se stesse bene, mi sono tuffato nel lavoro per togliermela dalla testa. Non era giusto sognare e sperare in qualcosa che non sarebbe successo. Vivevamo in due parti opposte del paese e, forse, era già sposata e aveva dei figli.

Questo pensiero mi fa storcere il naso per l’avversione. Prendo un altro bicchiere di champagne dal vassoio di un cameriere che sta passando davanti a me e bevo velocemente il liquido frizzante prima di chiamarla e di intromettermi nella sua vita.

Dall’altra parte della stanza, un vecchio compagno di scuola mi saluta. Sorrido e vado da lui per parlargli. Era proprio quello di cui avevo bisogno, qualcosa per fuggire dai ricordi del passato.

Tieni i tuoi pensieri al sicuro, Alex,” dico tra me, “e i piedi per terra.”

Dolce Nostalgia

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