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I
IL LEARDO
III
ОглавлениеMentre ser Lapo del Farneto numerava delle monete lucenti, che sembravano esser state battute allora allora, e accarezzandole cogli occhi le ammucchiava su la tavola, uno scudiero avvertí la scolta che il signore di Monveglio veniva a trovare il castellano. All'annuncio messer Lapo si alzò puntando le mani sui bracciali del seggiolone, e con quanta fretta gli era consentita dalle deboli forze e dai malanni che gli intorpidivano le membra ripose il tesoro nella cassapanca e diede l'ordine: – Ben venga il vecchio amico!
I due, in rivedersi dopo tanti anni, dissimularono entrambi la sorpresa di un sentimento maligno: d'invidia il signore di Farneto perché egli, scarno, smorto e male in gambe, scorse rubesto, rubizzo e grasso quello di Monveglio; di gioia questi per confronto del suo stato con quello dell'amico. Ma Lapo chiamò la figliola, bramoso che l'altro gli invidiasse almeno un bene ch'egli non aveva; e il signore di Monveglio, vedendo la bella giovane, con gli occhi gaudenti ne scoprí le carni gigliate e fresche; sentí di essa una súbita concupiscenza; dimenticò il nipote e quindi lo ricordò, ma per tradirlo.
– Voi avete una fortuna, che non ho io – disse a ser Lapo quando Giovanna fu uscita. – Che mi valgono i quattrini a me? – Indi chiese: – La maritate?
Arcigno in viso, con tonò aspro, ser Lapo rispose: – Essa è bella, savia e d'alto lignaggio: a chi volete che la dia? – E si dolse del tempo presente, quando non era piú cavaliere degno di sua figlia. – Ma io – aggiunse l'avaro – , non voglio dotarla prima di morire.
Allora parlò il signore di Monveglio, e parlò in guisa che l'altro lo comprese disposto a prendere una moglie senza dote. – Ma non sono piú giovane – lamentava il signore di Monveglio.
– Mia figlia è savia – ribatté ser Lapo. E fu conchiuso il parentado.
Durante la cena i vecchi amici discorsero della loro giovinezza, ilare e rubicondo l'uno, l'altro sempre scuro e sempre astioso. Neppure a ripensare la letizia della sua giovinezza ser Lapo poteva ridere, quasi una colpa o sciagura della virilità amareggiandogli la vecchiaia piena d'acciacchi lo rimordesse fino d'essere stato giovane. Pure dimandava anch'egli – Vi ricordate? – , e narrava bei fatti anch'egli: i due vecchi narravano fatti di liberalità e di cortesia e biasimavano il tempo presente. Ma di quei due uno era traditore e l'avaro, l'altro, era di tale coscienza che non rideva mai.
Questi, dopo la cena, chiamò la figliola e – Sei sposa – le disse; e accennando all'amico: – Messere è il tuo sposo – ; e quegli stringendo la mano della giovane timida e confusa non sentí quant'era fredda.