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Prefazione.
ОглавлениеQuando l'ombre della più fiera tirannide infestavano ogni contrada Italiana, e gemeva incatenato il pensiero, ed i santi aneliti di Patria e di Libertà conduceano al patibolo, un nostro concittadino dava sdegnoso le spalle alla terra del servaggio, e ne' vergini lidi d'America innalzava fiammeggiante e temuto il vessillo della Libertà. E noi, vigilati da birri e oppressi dalla somma dei mali, che quattro secoli di tirannia traggon seco, tendevamo pur fiduciosi l'orecchio al magico nome di Garibaldi, e la storia de' suoi trionfi ci inebriava di animose speranze. Parve alla per fine giunto il dì del riscatto — e il gran Battagliero di Montevideo toccò la sacra terra d'Italia. Il suo valore parve ivi addoppiarsi: le sue imprese di Luino e di Roma a tutti son note: Garibaldi salvò faccia all'Europa l'onore delle armi italiane.
Sinistrati i nostri destini, e cacciato dalla sua terra natale, Egli ricalcò le vie dell'esilio, e trovò nelle contrade, che noi chiamiam barbare, ospitali accoglienze. Ma Egli, prode come Scipione, vive in terra straniera povero come Fabrizio e Cincinnato, e le contingenze in cui versa, son tali da sollevare un grido di sconoscenza contro i suoi ingrati fratelli, se Garibaldi potesse mandar mai altro grido che d'Indipendenza e Libertà.
In una sua lettera che Egli scrive ad un amico di Genova noi vi leggiamo queste parole, che diamo senza comenti. «Se alle volte per inaspettato evento potessero i miei figli abbisognare del necessario, io ti scongiuro ad impegnare, o vendere la mia spada, dono dell'Italia.» E più sotto alludendo alla speranza di procacciare colla sua industria una onorata sussistenza alla sua famiglia — «A difetto poi l'alte non temo, e l'umili non sprezzo imprese — e la mia destra è capace ancora di stringere un ferro per il mio paese — od un remo per alimentare i miei bimbi.»
Quest'Uomo, che ogni giorno in America poneva a repentaglio la sua vita in difesa d'una libera causa, e che pur non avea con che accendere un lumicino in sua casa — quest'Uomo che in Roma non prese mai soldo, e che il dì prima dell'entrata de' Galli rifiutò 20 mila scudi romani inviatigli dal marchese Constabili ministro delle finanze della Repubblica, geme ora nelle più afflitte fortune e nel disagio d'ogni bene più necessario alla vita. E noi suoi fratelli di patria, e d'amor nazionale, non manderemo una voce che lo consoli, non spargeremo d'un fiore il suo amarissimo esilio?
Egli è ben noto come la Stampa, inspirata dai feroci nemici dell'Italia, nulla abbia omesso per gittare la menzogna e lo scherno su quest'uomo generoso, chiamandolo condottiero e capitano di ventura. Ma le voci dei pochi venduti al potere ebbero solenne mentita nella testimonianza d'illustri intelletti, i quali ammirati del valore e della virtù di Garibaldi levarono a cielo il suo nome, e l'additarono al mondo come uno de' più strenui campioni della causa de' Popoli. Fra questi scrittori meritamente primeggia Alessandro Dumas, nome ben caro alle lettere, il quale quasi a riprovazione de' tristi, che tentarono macchiare del loro fango il sacro capo del Prode, volle tributare agli eroici difensori di Montevideo il libro che noi presentiamo.
Le pagine che il gran Romanziere consacra all'Eroe di Sant'Antonio e del Salto sono una protesta che la generosa Francia scaglia contro le turpitudini e le calunnie della stampa austriaca. — In esse il lettore italiano vedrà sviluppato il primo atto della grande Epopea della vita di Garibaldi, di cui il second'atto fu Roma, ed oggi s'inizia il terzo con più ampia e più completa gloria.