Читать книгу Agide - Alfieri Vittorio - Страница 3
ATTO SECONDO
ОглавлениеSCENA PRIMA
AGIDE
Pietosi Numi, a cui finora piacque dal furor di Leonida sottrarre l'innocenza mia nota, omai non posso piú rimaner nel vostro tempio. Asilo volli appo voi, perché la patria inferma piú víolenze, e piú tumulti, e stragi a soffrir non avesse: or v'ha chi ardisce a' miei delitti ascriverlo, al terrore di giusta pena? ecco, l'asilo io lascio. – Oh Sparta, oh Sparta!.. esser fatal dei sempre ai veri tuoi liberatori? Ah! data fosse a me pur la sorte, che al tuo primo padre eccelso toccò! piú che il perenne bando, a se stesso da Licurgo imposto, morte non degna anco scerrei, se al mio cader vedessi almen rinascer teco il vigor prisco di tue sacre leggi!.. Ma, chi sí ratto a questa volta?.. Oh cielo! Chi mai veggio? Agiziade? La figlia di Leonida? oimè!.. la mia giá dolce moglie, che pur mi abbandonò pel padre?
SCENA SECONDA
AGIDE, AGIZIADE
AGIZ. Che veggo! Agide mio, fuor dell'asilo tu stai? ratta a trovarviti veniva…
AGIDE Qual che ver me tu fossi, amata sempre consorte mia, perché i tuoi passi or volgi verso un misero sposo?..
AGIZ. Agide;… appena… parlare io posso;… io riedo a te con l'aspra mutata sorte: il tuo stato infelice staccarmi sol potea dal padre. Il core io strappar mi sentia, nel dí che i nostri figli, e te, sposo, abbandonar dovea, per non lasciar nel misero suo esiglio irne solo il mio padre: né piú vista tu mai mi avresti in Sparta, or tel confesso, se ai crudi strali di fortuna avversa ei rimanea pur segno. In alto ei torna, tu nel periglio stai: chi, chi potrebbe tormi or da te? teco ritorno io tutta: e te scongiuro, per l'amor mio vero; (pel tuo, non so s'io l'abbia ancor) pe' figli che tanto amavi, e per la patria tua, (amor che tu tanto altamente intendi) io ti scongiuro, almen per ora, a porre tue nuove leggi in tregua. Amor di pace, dei beni il primo, a ciò t'induca: il freno ripigliar con Leonida ti piaccia della cittá, qual per l'addietro ell'era…
AGIDE Donna, d'amare il padre tuo, chi puote biasmarten mai? conoscerlo, nol puoi; l'arte tua non è questa: ottima ognora, e costumata, e pia, tu raro esemplo fra' guasti tempi di verace antico e filíale e conjugale amore, altro non sai, magnanima, che farti fida compagna a chi piú avverso ha il fato. Se mai cara mi fosti, oggi il vederti a me tornar, quando me lascian tutti. certo piú assai mi ti fa cara. Io meno dal tuo gran cor non mi aspettai; null'altro temea, fuorch'ebro di sua lieta sorte Leonida, non forse or ti vietasse il ritornarne a me.
AGIZ. Tu ben temesti. Tre giorni or son, ch'ei vincitore in Sparta riposto ha il piè; tre giorni or son, ch'io seco pugno per te. Né, per negar ch'ei fesse a me l'assenso, era io perciò men ferma di ritrovarti ad ogni costo. Ei stesso, cangiato al fine, or dianzi a te mi volle messo inviar di pace: ei, per mia bocca, piena or te l'offre; e supplica, e scongiura, che tu, lasciato omai l'asilo, in opra vogli con lui porre ogni mezzo, ond'abbia Sparta una volta e intera pace e salda.