Читать книгу Incantata Dal Capitano - Amanda Mariel, Christina McKnight - Страница 6

CAPITOLO 1

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Oceano Atlantico, 1818


“Nave all'orizzonte!” Il grido arrivava dalla coffa. Jasper Blackmore sollevò il cannocchiale per controllare. La vista che gli si presentò gli mandò brividi di eccitazione lungo la spina dorsale: una nave pirata e, a giudicare dall'attività sul ponte, aveva affrontato una battaglia di recente. “E' la Black Dawn e sembra carica.” Passò il cannocchiale al timoniere, Reed Hawkins. “Date un'occhiata.”

Sembrava essere passata un' eternità da quando Jasper aveva lasciato la proprietà ducale per combattere contro Napoleone. Allora non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe diventato un pirata e che avrebbe guidato quel mare di taglia-gole senza scrupoli, con suo cugino Hawkins come braccio destro.

“Sembra che abbiamo trovato un bersaglio, Capitano.” Hawkins abbassò il cannocchiale, rivolgendogli un sorriso astuto.

“Dovrebbero essere una facile preda. L'albero maestro sembra danneggiato.” Jasper diede un'altra occhiata. “E sembra che anche loro ci stiano osservando.”

Aveva già avuto a che fare con la Black Dawn in passato. Erano una banda disgustosa, che non si faceva scrupoli ad uccidere innocenti. Quel giorno non avrebbe permesso loro di allontanarsi. Non che gli piacesse uccidere la gente- certamente non gli piaceva- ma dopo tutto quello che aveva visto e sofferto, non avrebbe permesso all'equipaggio della Black Dawn di veder sorgere una nuova alba.

La sua mente ritornò ai giorni in cui aveva fatto il corsaro per la Corona. Alle urla dei suoi uomini feriti e in fin di vita, dopo che la Black Dawn li aveva attaccati. Erano deboli, avevano già riportato dei danni in un scontro precedente ed erano a corto di polvere da sparo per i cannoni. Gli uomini di Jasper avevano combattuto con tutte le loro forze, ma alla fine, la metà dell'equipaggio era andata incontro alla morte.

Hawkins fece un segno di assenso. “Li superiamo per numero di cannoni e di uomini. Partiamo all'inseguimento!”

Jasper si voltò per dare ordini all'equipaggio. “Tutti ai propri posti. Andiamo all'inseguimento della Black Dawn. Caricate i cannoni a dritta e mandate Styles a quello di prua!”

Styles Wither era il miglior dannato cannoniere che Jasper avesse mai avuto ai suoi comandi. Nonostante la velocità della nave e l'equipaggio esperto, dovevano comunque confrontarsi con un nemico che non erano ancora riusciti a sconfiggere. Ma quel giorno sarebbe stato diverso: avrebbero vinto la battaglia e ne avrebbero tratto vantaggio.

Strinse le dita intorno all'elsa della sciabola, mentre l'eccitazione per la battaglia gli riscaldava il sangue. Il fatto che la strada che aveva scelto irritasse suo padre, rendeva le cose ancora più dolci. Agli occhi del duca, Jasper aveva cessato di esistere quando aveva fatto a pugni con il fratello maggiore a causa della donna che stava corteggiando. Miss Anna lo aveva messo da parte a favore dell'erede ducale. Il padre aveva ordinato a Jasper di inchinarsi di fronte al fratello, dimenticare il tradimento e comportarsi da bravo figlio di scorta. Ma non sarebbe accaduto. Jasper aveva lasciato quella casa senza voltarsi indietro, anche se manteneva una corrispondenza con la madre e la sorella. Il duca doveva essere molto arrabbiato con il figlio pirata- una cosa che andava molto bene a Jasper.

Si avvicinò al parapetto del ponte principale, mentre la distanza tra la Marion e la Black Dawn si accorciava. La Black Dawn danneggiata non aveva alcuna possibilità di superarli in velocità. Proprio come era successo al suo stesso equipaggio molti anni prima. Sollevò di nuovo il cannocchiale e sorrise. Una raffica di attività e di richiami di battaglia percorreva i ponti, mentre gli uomini si affaccendavano nei preparativi. Con le sciabole che oscillavano, correvano ai loro posti, posizionandosi dietro ai cannoni, lungo i parapetti e sul sartiame. I cannoni vennero innescati, mentre la polvere da sparo veniva trasportata di corsa di qua e di là lungo i ponti. L'aria crepitava del desiderio di battaglia, che alimentava le ambizioni di ogni uomo.

Jasper rivolse l'attenzione ad Hawkins, dandogli una pacca sulla spalla. “Oggi sarà la volta buona.” Finalmente si sarebbe vendicato e nello stesso tempo, lui ed il suo equipaggio ne avrebbero tratto profitto.

“Non ne dubito, Capitano.” Hawkins si voltò per gridare nuovi ordini, prima di riportare gli occhi su Jasper. “Siamo quasi a portata di tiro.”

Un sudore freddo scese lungo la spina dorsale di Jasper. Erano passati anni dal suo ultimo incontro con la Black Dawn: cosa sarebbe successo se avesse sopravvalutato il proprio equipaggio e sottostimato quello della nave rivale? Era possibile che avesse firmato la sentenza di morte dei suoi uomini, dando inizio all'attacco? Cosa sarebbe successo agli orfani, senza il suo costante supporto? Deglutì a vuoto, scacciando via i dubbi. Il suo equipaggio era il migliore di sempre e la Marion era la nave migliore di tutti i mari. Niente sarebbe andato storto quel giorno. Avrebbero visto il sole tramontare quella sera e ciascuno avrebbe tratto benefici da quell'attacco.

Jasper strinse più forte l'elsa della sciabola. “Aspettate. Ancora qualche minuto, poi potremo spazzarli via dalla superficie dell'oceano.”

“Darò ordine a Styles di puntare a quello che resta del loro albero maestro.” Hawkins iniziò a muoversi verso il cannone di prua.

Quel suggerimento avrebbe posto fine rapidamente alla battaglia, ma sembrava fin troppo facile. Dovevano dare all'altra nave almeno una possibilità di combattere. Come avrebbe potuto guardare ancora se stesso allo specchio la mattina dopo, se li avesse colti con le braghe calate, come loro avevano fatto con lui?

“Aspettate”, Jasper lo richiamò.

Hawkins si girò, inarcando un sopracciglio. “Per quale motivo?” L'irritazione colpì Jasper alla nuca. “Non è vostro dovere mettere in dubbio i miei ordini.”

“Le mie scuse, capitano. Qual'è il vostro piano per la Black Dawn, se non spezzare l'albero maestro?”

Sarebbe stato un uomo migliore e avrebbe dato loro la possibilità di difendersi. “La nave è già danneggiata. L'albero è spezzato. Sarebbe fin troppo facile spazzarla via completamente. Voglio un po' di sfida.” Jasper aveva la reputazione di essere allo stesso tempo feroce e corretto, e voleva difenderla. Era noto per attaccare solo i pirati e concedere una tregua, se lo riteneva appropriato. Il suo equipaggio e la sua nave erano temuti e rispettati in ugual misura da quelli degli altri capitani. Non avrebbe rovinato la propria reputazione scegliendo la via più semplice con la Black Dawn. Nessuno avrebbe mai potuto chiamarlo codardo o accusarlo di essere un assassino senza cuore.

Un sorriso incise delle rughe sul volto di Hawkins. “Sono tutto orecchie.”

“Dite a Styles di continuare a sparare. Danneggeremo il ponte ed il sartiame. Dobbiamo dimostrare abbastanza forza da guadagnarci la loro resa. Voglio guardare il capitano Gregor negli occhi, prima di fargliela pagare per i suoi abusi.” Quell'uomo doveva sapere cosa aveva fatto e chi gliela stava facendo pagare per tutto ciò.

“Molto bene.” Hawkins si allontanò per dare ordini. Qualche colpo ben piazzato, e l'equipaggio di Jasper sarebbe stato pronto ad andare all'arrembaggio della Black Dawn. Gli uomini avrebbero liberato il carico, poi avrebbero spedito quella corvetta zoppicante in fondo al mare. Equipaggio e quant'altro. Gregor e i suoi uomini non avrebbero mai più fatto del male a degli innocenti né avrebbero più approfittato di qualcuno incapace di difendersi.

Prudence cercò di mettersi a sedere mentre i colpi di cannone esplodevano nell'aria. Era possibile che le stesse succedendo di nuovo? No, non era possibile. Sicuramente sarebbero venuti a salvarla. Non potevano essere degli altri pirati. Cercò di liberarsi dalle corde che la legavano, sperando che la nave che stava attaccando l'avrebbe salvata. Pregava che fosse la Marina. Che fosse il suo soccorritore.

Le bruciavano i polsi a forza di lottare contro le corde. Eppure, doveva provarci se voleva riacquistare la libertà. Un altro colpo spezzò l'aria e lei si abbassò d'istinto, con il cuore in tumulto mentre la nave tremava. Cosa sarebbe successo, se fosse affondata mentre lei era legata a quel dannato letto? Sarebbe annegata, senza che nessuno potesse sapere cosa le era successo. Chi si sarebbe occupato degli affari di famiglia? Chi avrebbe onorato la memoria di suo padre e di Louisa? Scacciò via quei pensieri: non c'era tempo per rimuginare. Li avrebbe pianti in seguito. Si sarebbe preoccupata del proprio futuro una volta libera di fare qualcosa a quel riguardo. Ora doveva solo concentrarsi per sopravvivere.

Traendo un respiro profondo, si guardò intorno nella stanza spoglia e buia. Pensa, Pru. Un rumore attirò la sua attenzione verso la scrivania, dove un bagliore metallico colpì il suo sguardo. La battaglia doveva averlo fatto cadere. Allungò le gambe in quella direzione, grata che il bastardo che l'aveva catturata non l'avesse legata al letto. Invece, l'aveva lasciata sul pavimento, legandola proprio nel punto in cui era caduta vicino alla struttura di legno. Si sforzò di allungare i piedi nudi verso quell'oggetto, ma restò fuori dalla sua portata. I suoi polsi gridarono mentre un dolore accecante li attraversava per risalire lungo le braccia, mentre cercava di girarsi sul ventre.

Ignorando i lamenti dei suoi muscoli doloranti, continuò a cercare l'oggetto a tastoni. Alla fine, riuscì ad arrivare a quella superficie fredda e dura e la afferrò con le dita dei piedi. Doveva essere un coltello e lei aggiunse ancora una ferita al proprio corpo, nel momento in cui lo afferrò. Si morse il labbro inferiore mentre cercava di spingere la lama verso di sé, ignorando il bruciore di quell'ultimo taglio. Inarcò la schiena ed afferrò il coltello con le mani, prima di riuscire a mettersi seduta.

Un altro colpo di cannone le mandò dei brividi lungo la colonna vertebrale. Il coltello sfuggì alle sue dita tremanti, sbattendo contro le assi di legno del pavimento. Strinse le labbra in una linea sottile e mosse le dita dietro di sé, cercandolo di nuovo.

Quando la lama fu di nuovo nelle sue mani, si mise al lavoro per tagliare le corde. Un rumore pesante di stivali riecheggiava sopra di lei, seguendo il ritmo del suo cuore. Segava freneticamente, spinta dalla disperazione. Infine le corde cedettero e lei balzò in piedi.

Le facevano male i polsi, ma non aveva tempo di controllare o di medicarli. Corse alla porta, con i piedi che le bruciavano ad ogni passo, e si aggrappò alla maniglia. Con sua grande sorpresa, si aprì senza resistere, facendola cadere indietro lungo la traccia del suo stesso sangue. Sembrava che quel dannato bastardo non credesse che lei potesse scappare.

Si raddrizzò, poi si avviò lungo il corridoio. Tenendo con una mano il suo corpetto strappato ed il coltello con l'altra, si fece strada nel lungo corridoio. Se fosse riuscita a sgattaiolare sul ponte, forse avrebbe avuto una possibilità di sopravvivere.

Le sue impronte insanguinate avrebbero rivelato la sua posizione, ma con un po' di fortuna, quando i pirati avessero seguito le sue tracce, lei sarebbe già stata in salvo. Doveva avere fede, doveva continuare a provare. Non c'era tempo di fasciare la ferita.

Si fermò nel vano della scala. Un uomo robusto con i capelli biondo scuro e duri occhi azzurri ostruiva l'uscita, gettando un'alta ombra su di lei. La luce brillante del sole filtrava tutto intorno a lui, facendolo sembrare un angelo oscuro. Prudence osservò per un attimo la cicatrice a forma di mezzaluna sulla guancia dell'uomo, prima di incrociare il suo sguardo.

Con il cuore in tumulto, tirò fuori il coltello e lo tenne di fronte a sé. “Vi ucciderò prima che possiate toccarmi.”

“Non voglio farvi del male, miss.” Lui iniziò a scendere dalla scala, avvicinandosi a lei. “Fermatevi lì”, gli ordinò, agitando la lama nella sua direzione.

L'uomo sorrise. “Sono il capitano Blackmore della Marion.”

Lei si trattenne dal rivolgergli un sorriso amichevole. Forse la stava ingannando perché si fidasse di lui. Prudence strinse più forte il coltello e fece un passo indietro. Qualcosa dentro di lei le diceva di fare attenzione alle sue affermazioni. Eppure, nulla di ciò che le stava dicendo aveva senso per lei. Voleva solo abbandonare quella dannata nave prima di smettere di respirare. Quell'uomo non indossava un'uniforme della Marina, tuttavia si definiva capitano…”Siete venuto a salvarmi?”

“Sì. Se volete essere salvata.” Scese un altro scalino e lei indietreggiò. “Quindi appartenete alla Marina?” Lui ridacchiò. “Dio, no. Sono un pirata.” Le si gelò il sangue nelle vene, mentre il panico si impadroniva di lei. Erano stati i pirati a causarle tutti i problemi. Avevano ucciso le persone che amava e preso la loro nave. Proprio in quel momento, era la prigioniera di un pirata e cercava di salvarsi da qualsiasi destino lui avesse in serbo per lei. Non avrebbe permesso ad un altro pirata di catturarla. Non glielo avrebbe lasciato fare. Si irrigidì, facendo un profondo respiro. “Allora potete ritornare sul ponte. Non andrò proprio da nessuna parte con un pirata.” Rinforzò la presa sulla lama. Le si rizzarono i capelli sulla nuca quando lo sguardo dell'uomo osservò i suoi piedi sanguinanti, prima di risalire lentamente ad incrociare il suo.

L'uomo saltò giù dalla scala e le afferrò il polso prima che potesse muoversi. “Non mi sventrerete oggi. E per quanto riguarda i pirati, sembra che voi vi troviate già con uno di loro.”

“Non per scelta.” Prudence si strinse nelle spalle, divincolando il braccio e prendendo l'uomo a calci. “Lasciatemi, bruto!”

Lui si chinò fino a che il suo respiro non le sfiorò la guancia. “Ho intenzione di affondare questa nave. Potete venire con me, oppure finire sul fondo dell'oceano.”

“Non farò nessuna delle due cose.” Lei scosse il braccio con tutta la forza che aveva. Niente le avrebbe fatto più piacere, che assistere alla sconfitta dei suoi aguzzini. Tuttavia, nonostante il suo desiderio di vendetta, non avrebbe seguito il pirata che le stava davanti. Avrebbe potuto saccheggiare, uccidere ed affondare tutto ciò che voleva, ma lei non sarebbe andata con lui.

La lasciò andare e Prudence cadde a terra, mentre il coltello le sfuggiva dalle mani, allontanandosi lungo il passaggio. Lei si sforzò di recuperare l'arma, ma il pirata l'afferrò, sollevandola dal pavimento ed attirandola a sé. Prudence trattenne il respiro quando sentì il suo corpo solido contro il proprio.

“Non siate sciocca, ragazzina. Cosa intendete fare? Nuotare fino alla riva più vicina? Non ce la farete mai. Sono la vostra unica possibilità di vedere una nuova alba.” Piegò la testa all'indietro e la fissò negli occhi. “Fidatevi di me.”

Quant'era irritante! Pensava davvero che lei fosse una sciocca? “La fiducia non è qualcosa che concedo tanto facilmente.” Lo guardò attentamente.

Il pirata non parlava, continuava solo a fissarla. Lei si mordicchiò il labbro inferiore, nel tentativo di schiarirsi la mente. C'era della sincerità che brillava nelle fredde profondità di quegli occhi azzurri. Anche se lo avrebbe desiderato, non poté ribattere a quell'affermazione. “Molto bene, ma ho bisogno della mia lama.”

“In modo da potermi ancora tagliare la gola? Non penso proprio.” Le rivolse un sorriso demoniaco.

“La fiducia deve essere reciproca.”

“Iniziamo senza armi.” Distolse lo sguardo da lei, volgendolo verso la scala. L'ultima cosa che Prudence desiderasse, era trovarsi indifesa nelle grinfie di un altro pirata sanguinario. Doveva cercare di convincerlo e di mantenere un certo controllo sulla propria vita. “Ho bisogno del coltello per proteggermi”, protestò.

Lui fece un cenno verso l'uscita. “Sono io tutta la protezione di cui avete bisogno. Ora, sbrighiamoci.”

Bella fiducia. Gliel'avrebbe fatta vedere.

Incantata Dal Capitano

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