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Capitolo Uno

Gabriel Staley terminò di nutrire l’ultimo cane nelle cucce, passando con le dita attraverso la ruvida pelliccia del pastore australiano prima di rialzarsi e chiudere il cancello. Aveva dovuto passare più tempo a giocare con Jojo e a lavorare con lui sull’ubbidienza. Jojo aveva sicuramente subito delle violenze durante la sua vita, come la maggior parte dei cani presenti nel suo rifugio per animali. Lo stupiva sempre quanto potessero essere crudeli le persone, non solo con i cani, ma con qualsiasi altro animale. Era un vero problema, particolarmente lì dove viveva, nella piccola e insignificante città di Shasta.

A dire la verità, non viveva veramente in città; abitava su alcuni acri in periferia, in quella che considerava una casa decente, carina, ma per nulla lussuosa. Gabriel l’aveva ereditata quando i suoi nonni erano morti in un incidente stradale. Aveva già vissuto con loro per parecchi mesi, da quando aveva fatto outing con i suoi genitori. Scoprire che il loro unico figlio era gay era stato più di quanto i suoi genitori, ferventi evangelici, avessero voluto tollerare. Non c’era stata alcuna comprensione o amore incondizionato da parte loro e Gabriel aveva accettato la fine dei loro rapporti. I suoi nonni l’avevano accolto a casa loro e la loro accettazione e il loro amore erano stati un balsamo lenitivo per il suo cuore ferito.

Sì, i suoi nonni lo avevano amato e accettato, e si erano anche assicurati che lui capisse che il Dio che i suoi genitori avevano usato contro di lui non era il Dio in cui credevano loro. Dopo essere stato ripudiato ed etichettato come un abominio, Gabriel era stato emotivamente molto fragile. I suoi nonni lo avevano capito perfettamente e gli avevano mostrato come avrebbe dovuto essere l’amore, nel modo in cui l’avevano trattato e nel modo in cui si trattavano tra di loro. L’amore tra loro era stato più forte il giorno in cui erano morti di quello in cui si erano incontrati per la prima volta, e, anche se gli faceva sempre male pensarlo, Gabriel sentiva sempre che era stato meglio che fossero morti insieme. Sapeva che sarebbe stato quello che desideravano.

Arcuando la schiena per rilassare i muscoli che si erano irrigiditi per tutto quel piegarsi e sollevarsi, Gabriel diede un’occhiata alle cucce che aveva costruito lui stesso, assicurandosi che tutti i cancelli fossero accuratamente chiusi. Per quello scopo aveva convertito un vecchio fienile, dividendolo in due file da sei recinti metallici l’una. Non volendo che i cani rimanessero confinati nello stesso posto per ore, aveva installato delle porticine sul retro di ogni recinto e aveva fatto uscire la recinzione di almeno tre metri dietro a ogni rifugio, dando ai cani almeno un po’ di spazio. Non era del tutto perfetto ma era molto meglio di quello che sarebbe toccato loro se fossero rimasti in libertà.

Come Gabe aveva scoperto, grazie al suo amico Todd Benson, uno dei vice dello sceriffo, i cani randagi a Shasta erano generalmente uccisi nel modo più crudele che veniva in mente in quel momento allo sceriffo Kaufman. A nessun altro se non a Gabe, Todd, e al veterinario del posto, il dottor Adam Soames, sembrava importare; era il modo in cui erano sempre andate le cose a Shasta. I tre uomini lavoravano assieme per cercare di cambiarlo, un salvataggio alla volta.

Gabriel cominciò a dirigersi verso casa, pensando a quanto si sarebbe goduto un lungo bagno bollente, quando suonò il suo cellulare. Tirando fuori il telefono dalla tasca dei jeans, lo guardò e sospirò. Toccò lo schermo e si portò il telefono all’orecchio.

“Ciao Todd. Che sta succedendo?” Gabe sapeva che il vice era di turno e che il motivo della chiamata doveva essere un salvataggio.

“Gabe, ho trovato un lupo. Però è in cattive condizioni.”

Un lupo? Che diavolo? Mentre i lupi non erano sconosciuti nel New Mexico, grazie al loro trasferimento nella foresta nazionale di Gila, Gabe non aveva mai sentito di qualcuno di loro che si fosse spinto fino al Texas del Nord.

“Quanto gravemente è ferito? Dove dobbiamo incontrarci?” Gabe aveva molte altre domande da fare, ma quelle erano le più importanti, perciò, avevano cominciato da quelle.

“Beh, ho ricevuto una chiamata dalla signora Schumaker che diceva che pensava di aver visto un grosso cane fuori dal suo fienile. Si era preoccupata che potesse essere rabbioso o potesse avere qualche altra malattia. In ogni caso sono venuto qui e, maledizione, non c’era un grosso lupo nero dietro al fienile? Solo che è disteso e sembra che stia morendo di fame o sia malato, non so. Ho chiamato Adam e sta venendo qui ora. Puoi venire subito?”

Adam era stato coinvolto nei salvataggi quando Gabriel era andato da lui in cerca di aiuto per alcuni dei randagi di cui si prendeva cura. Dopo alcune visite alla clinica veterinaria con cani sempre diversi, Adam aveva finalmente chiesto a Gabe cosa stesse succedendo. Una volta che aveva sentito cosa stessero facendo Todd e Gabe e per quale motivo, si era offerto volontariamente di aiutarli per quello che poteva, dando medicine gratis e altri servizi di cui potevano avere bisogno, tra cui castrazioni e sterilizzazioni. Mentre Gabe non lo conosceva veramente da un punto di vista personale, lo conosceva molto bene da un punto di vista professionale e aveva un gran rispetto per lui.

Dopo aver assicurato Todd che sarebbe stato lì il prima possibile, Gabe gettò alcuni asciugamani nel suo furgoncino insieme a una coperta e a una macchina fotografica digitale. Pensò se portare qualcuna delle medicine che aveva in casa, ma, visto che Adam si stava dirigendo lì, non vide la necessità di attingere alle sue misere scorte.

Mentre si dirigeva dalla signora Shumaker, Gabe si domandò come il lupo fosse finito in quella situazione. Era un po’ nervoso all’idea di avvicinarsi a un animale selvatico, ma Todd era stato molto chiaro sul fatto che l’animale era troppo debole e forse troppo vicino alla morte per essere pericoloso. Gabe sperò con tutto il cuore che avesse ragione, anche se non gli piaceva pensarlo in una situazione così difficile. Con un po’ di fortuna, Adam sarebbe arrivato entro pochi minuti dall’arrivo di Gabe e avrebbe saputo cosa fare.

L’auto di pattuglia di Todd era parcheggiata vicino alla casa della signora Shumaker. Gabe fu in grado di vederla quando parcheggiò nel vialetto sterrato e notò Todd in piedi sul lato dell’edificio verso il retro. Indicò a Gabe di portare il suo furgoncino dove c’era lui in attesa. Parcheggiandolo, Gabriel lasciò il motore acceso nel caso avesse dovuto saltarci dentro e scappare via velocemente. Sapeva che era una cosa da rammolliti ma lo fece ugualmente. Uscì e si diresse verso Todd, guardando verso il grumo scuro peloso che giaceva a terra. Lo fissò con attenzione, concentrandosi fino a quando vide il fianco del lupo sollevarsi leggermente per respirare. Ancora vivo, per fortuna. Il rumore di un motore fece girare Gabe e vide che Adam era arrivato. Si girò di nuovo verso il lupo, sentendo una spinta irresistibile verso l’animale.

“Guardalo, Gabe. Il poveretto è vivo a malapena.” La voce di Todd era carica di compassione. Gabe lo capiva; anche il suo stomaco era stretto per l’ansia per il lupo. Stranamente lungo il breve tragitto aveva completamente superato la sua diffidenza verso l’animale selvatico. Superò Todd, dirigendosi direttamente verso il lupo ferito. Sentì a malapena Adam urlare alle sue spalle di aspettare, di stare attento. Non lo ascoltò. Il suo desiderio di avvicinare il lupo superava qualsiasi altra cosa.

Senza staccare mai gli occhi dal lupo, si avvicinò silenziosamente non volendo spaventare l’animale. Era quasi inconsapevole della presenza di Adam pochi centimetri dietro di lui, visto che il pressante bisogno di vedere l’animale era troppo forte per poterlo ignorare. Il lupo aprì gli occhi gettandoli all’indietro per vedere chi o cosa si stesse avvicinando. Un lieve ringhiò uscì dal suo petto ma, per qualche motivo, Gabe non lo sentì come una minaccia. Un avviso, forse, ma non una minaccia—non ancora.

Il lupo si sforzò di rotolare sulla sua pancia, girando la testa per guardare Gabe attraverso i suoi occhi color whisky. Gabe sentì l’aria uscire dal suo corpo con un sibilo. Quegli occhi sembrarono raggiungere direttamente la sua anima, brillando con una sensazione di riconoscimento e di qualcos’altro, qualcosa che fece sentire il suo calore dentro di lui. Senza battere le palpebre si inginocchiò vicino al lupo e allungò la mano verso il suo muso.

“Gabe, no. È ferito e selvatico…”

L’ordine sussurrato di Adam cadde su orecchie sorde mentre il lupo annusava cautamente la mano tesa di Gabe, per poi leccarla gentilmente. Gabe passò le sue dita lungo la scura pelliccia fino alla nuca del lupo. Stringendo gli occhi si sporse in avanti per guardare la ferita piena di croste tra le sue scapole.

“Ehi, Adam, vieni a vedere questo. Ma che diavolo?” Gabe si avvicinò ancora di più, osservando la ferita irregolare vecchia di giorni. Il lupo lo guardò, ansimando rapidamente. Un suono allertò Gabe dell’arrivo di qualcuno. Si girò e individuò l’ago ipodermico che il veterinario stava stringendo forte e si accigliò. Un altro ringhio arrivò dal lupo e Gabe immediatamente sentì che era la presenza di Adam che stava provocando quella reazione all’animale.

“Metti via quella maledetta siringa, Adam,” ordinò, stringendo gli occhi per l’agitazione.

“Gabe, non è ragionevole. Questo è un animale selvatico ferito. Se attaccasse, chiunque qui potrebbe essere seriamente ferito.” Disse stringendo la presa sulla siringa.

Gabe fece un respiro per calmarsi, cercando di trasmettere al lupo una sensazione di tranquillità e di accettazione. Immaginò che valesse la pena provarci, visto che aveva sempre creduto che molti animali potessero sentire e rispecchiare le emozioni di una persona. Il lupo appoggiò la testa sulle sue ginocchia e il ringhio cessò. Si lasciò sfuggire un piagnucolio e chiuse quei meravigliosi occhi marroni.

“È tranquillo. Guardalo: è troppo sconvolto per fare qualcosa più che restare qui disteso. Vieni solo qui a vedere, resterò vicino alla sua testa mentre ti metterai vicino a me sul lato destro, vicino ai suoi fianchi. In questo modo se dovesse agitarsi sarà me che prenderà.”

Adam esaminò attentamente il lupo. Sospirando, fece scivolare la siringa nella tasca della sua camicia prima di accucciarsi sul lato destro di Gabe. Gabe guardò alle sue spalle e vide che Todd si stava mantenendo vigile verso la parte anteriore del fienile, controllando nel caso si fosse presentato lo sceriffo. Adam si piegò per esaminare la ferita che aveva scoperto Gabe.

“Merda.” Adam diede con cautela un colpetto con le dita alla ferita. “Maledizione sembra quasi che qualcuno gli abbia sparato probabilmente per rallentarlo e poterlo prendere.”

Borbottò qualcosa sottovoce del tipo ‘stupidi imbecillì” verso Gabe, ma non potÈ esserne sicuro. Era troppo difficile sentirlo mentre il rumore della rabbia esplodeva nella sua testa alle parole del veterinario. Qualcuno aveva deliberatamente sparato a questa creatura, stordendola, ferendola, in modo da poterla catturare? A che scopo? Avrebbero potuto ucciderlo—in effetti, era un miracolo che non l’avessero fatto.

Adam fece scivolare la mano attorno al collo del lupo, imprecando leggermente. Se non fosse stato per la rabbia nei suoi occhi e le imprecazioni sottovoce, Gabe avrebbe pensato che l’uomo non fosse coinvolto dalla situazione. Ogni muscolo nel corpo di Adam appariva calmo e rilassato mentre proseguiva nell’esame. Sembrava che qualunque paura Adam avesse provato pochi minuti prima fosse stata superata dai suoi sentimenti per il barbaro attacco subito dal lupo.

“Senti qui, attorno al collo. È tutto in carne viva.”

Gabe fece passare le sue mani attorno al collo del lupo, sentendo la ferita lasciata da qualche tipo di catena. Ora era così arrabbiato che cominciò a tremare, le mani che si agitavano mentre sfiorava il pelo scuro. Cosa era stato fatto a quel lupo? Chi lo aveva fatto? Se l’avesse trovato, era sicuro che qualcuno sarebbe stato picchiato. Gabe incontrò lo sguardo di Adam, vedendoci un riflesso della sua stessa rabbia.

“Quindi lo hanno investito, preso, incatenato o legato. Sembra che lo abbiano tenuto per alcuni giorni, che ne dici?”

Adam annuì. “Già, sto pensando che qualche stupido imbecille ha pensato che sarebbe stato un animale domestico figo e ha scoperto che c’erano uno o due errori nella sua teoria. Tipo il fatto che non si può addomesticare un animale selvatico.” Proseguì la sua ispezione, passando le mani sul dorso, i fianchi e le zampe del lupo. Il veterinario fece scivolare le mani sotto la pancia del lupo e Gabe sentì il corpo del lupo tendersi. Scuotendo la testa per l’occhiata preoccupata di Gabe, Adam riportò le mani sul fianco del lupo e diede un colpetto a Gabe. “E questo meraviglioso lupo è un maschio come ho appena scoperto. Ecco perchÈ si è irrigidito, spero, visto che l’ho palpeggiato il poverino.” Ridacchiando leggermente, Adam fece un cenno col capo verso Gabe. “Voglio che tu vada dall’altro lato verso la sua testa. Devo guardargli in bocca.”

Mentre scivolava verso l’altro lato, Gabe mormorò parole tranquillizzanti al lupo, non volendo che si spaventasse e si domandò perchÈ diavolo lo avesse irritato sentire che le mani di Adam avevano confermato il sesso del lupo. Gabe si scrollò via quella ridicola ondata di rabbia e guardò Adam toccare la pelle e tirarla per controllare la disidratazione. Annuendo tra sÈ, il veterinario si mosse verso la bocca del lupo, guardando dentro e poi controllando i suoi occhi. Gabe si domandò se Adam si fosse reso conto che non era più preoccupato di essere morso.

Adam continuò a ispezionare l’animale alla ricerca di altre ferite con la sua solita efficienza. Le uniche evidenti risultarono quelle viste in precedenza oltre alla disidratazione e alla malnutrizione.

“Bene, non vedo altri danni chiari, ma non farebbe male eseguire una serie di radiografie per esserne sicuri, e vorrei prelevare del sangue e fare degli esami ulteriori. Però dovremmo portarlo in clinica per farlo.” Adam lo guardò e Gabe scosse la testa. Sapeva che era molto pericoloso portare il lupo in clinica a meno che non fosse assolutamente necessario. Mentre non gli piaceva l’idea di far correre rischi alla salute dell’animale, Gabe non poteva rischiare di portare il lupo in città a meno che non ci fosse stato un bisogno pressante.

“Non so se è una buona idea, Adam. La clinica è in città e c’è una legge che impedisce di portare lupi o animali simili ai lupi all’interno dei confini della città. Non puoi pensare che lo sceriffo Kaufman non coglierebbe la palla al balzo per ricordare la legge e obbligarci all’eutanasia.” Gabe sapeva che il bastardo avrebbe avuto un orgasmo nel farlo. Il lupo frignò e si appoggiò contro di lui come se avesse capito la conversazione. Beh, forse lo aveva fatto, almeno le emozioni che ci stavano dietro.

Adam si sedette a pensare, poi annuì. “Già, hai ragione. Il problema è che se ci fosse qualche danno interno che non ho rilevato con questo esame veloce, potrebbe anche morire.”

Il lupo frignò di nuovo, spingendosi più vicino a Gabe, quasi gettandolo a terra. Allungò un braccio all’indietro per non perdere l’equilibrio, non volendo distendersi e rischiare di spaventare o ferire il suo lupo.

Ma che diavolo? PerchÈ stava pensando a questa meravigliosa creatura ferita come sua? Gabe scacciò via quel pensiero, perchÈ lo rendeva un mostro proprio come il bastardo che aveva ferito il lupo nel tentativo di possederlo, no? Volere tenere il lupo per sÈ invece che riportarlo in salute e restituirlo alla vita selvaggia.

“Credi che sia il caso?” Si fermò in attesa della risposta.

“Non credo, ma non posso giurarlo, Gabe. Hai ragione riguardo allo sceriffo Kaufman, perciò credo che faremmo meglio a portarlo da te, metterlo sotto flebo per reidratarlo, pulirgli e sistemargli le ferite. Ti lascerò anche dei sedativi in caso tu ne abbia bisogno.” Adam passò le dita sulla testa del lupo, grattando gentilmente dietro le orecchie tremolanti. “Dovrai controllare attentamente il lupo nel caso ci sia qualche danno interno. Non credo che ci sia ma…” Adam alzò le spalle e accarezzò la testa scura del lupo. Quell’ondata di rabbia attraversò di nuovo Gabe mentre osservava la mano vigorosa del veterinario sfiorare la testa del lupo. Cosa c’era di sbagliato in lui? Cristo, si stava comportando come un amante geloso!

Todd arrivò di corsa verso di loro facendo cenno di sbrigarsi, con un’espressione che ai suoi amici sembrò di preoccupazione.

“Dovete sbrigarvi. Kaufman ha detto via radio di vedere cosa stava succedendo qui e sembrava sospettoso. Non credo di poter impedire per molto all’imbecille di venire qui.” Todd fece un cenno verso il lupo. “Credi che starà bene, Adam?”

Gabe osservò come lo sguardo di Todd percorresse tutto il corpo dell’uomo, avvantaggiandosi della preoccupazione del veterinario per il lupo per ammirare le sue spalle larghe e il sedere stretto che sembrava rendere Todd molto nervoso. Gabe sospettava che il suo amico provasse…qualcosa…per il veterinario ormai da un anno.

Non che l’uomo sembrasse notarlo. Todd riportò lo sguardo verso la strada mentre Adam e Gabe si alzarono insieme tenendo il lupo tra loro. Se solo Gabe avesse avuto qualche indizio, qualche cenno che Adam potesse essere interessato a Todd, non si sarebbe preoccupato della situazione. Sì, Todd aveva sempre mantenuto il segreto, non volendo affrontare le reazioni quasi certe della sua famiglia, ed era anche sicuro che lo sceriffo Kaufman avrebbe colto l’occasione per licenziarlo. Gabe, però, sapeva, e Todd sapeva che lui sapeva.

Diavolo, Gabe non era neppure sicuro che Adam fosse gay. Si era reso conto che non aveva mai visto Adam uscire con una donna, ma non l’aveva neppure mai visto uscire con un uomo. Si fece quasi sfuggire un gemito per la situazione senza speranza del suo amico.

Con fatica, Gabe e Adam portarono il lupo verso il furgoncino di Gabe. Todd corse e aprì la porta della cabina, tenendola aperta mentre gli altri due fecero scivolare con cautela il loro paziente sulla coperta nel sedile posteriore. Todd si stava comportando come se fosse sempre più spaventato e Gabe capì che dovevano filarsela al più presto.

“Andiamo!” la voce di Todd fu stranamente ferma e precisa quando lo disse ad alta voce. Gabe e Adam sentirono la sua urgenza, corsero ai loro veicoli e vi saltarono dentro. Gabe fece una inversione a u e pigiò sull’acceleratore con Adam proprio dietro di lui. Per il momento era tutto a posto. Ora tutto quello che dovevano fare era tornare a casa di Gabe senza nessuna interferenza da parte dello sceriffo.

Salvato

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