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PARTE SECONDA
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ОглавлениеQui si dimostra che, per far la guerra a modo, ci vogliono alleati.
– E adesso mi spiegherai… – diss'egli, fermandosi alla svolta di Scurreria.
– Certamente, ogni cosa; ma entriamo in questo andito. – E condotto Marcello nel vano di un portone, il Giuliani si fece a indettarlo sommessamente di ciò che aveva in animo di tentare.
– Sì, perdinci, stupenda pensata! Tu hai buona lingua; io, non fo per dire, ho buone braccia, e se ardisce far l'omo, lo concio come va. Bravo, Giuliani! Ma se lo dicevo io, che mi piaci più quando operi…
– Vuoi sentirti a ripetere che mi piace il tuo canto? Non lo sperare.
Contini! Ma andiamo, che il merlo non ci abbia a sfuggire. —
Abbiamo fede che i lettori discreti non ci chiederanno di condurre la precisione del racconto fino al segno di spiattellar loro il numero dell'uscio dove entrarono i nostri due personaggi. Era uno dei tanti che sono nella via di Scurreria, o di Scutaria, come si diceva cinque o seicent'anni fa, essendo in quella strada le officine degli scudai.
I due Templarii salirono, coll'aiuto di mezza scatoletta di fiammiferi, sino al quarto piano, e colà fecero sosta dinanzi a un uscio di modesta apparenza.
– Ecco il campanello! – disse a mezza voce il Contini, accennando la corda di lana intrecciata che pendeva, colla sua nappa, lunghesso lo stipite.
– No; – rispose il Giuliani; – se ella non ha smesso le antiche consuetudini, questo è il picchio notturno che dovrà farci aprir l'uscio. —