Читать книгу Una Ragione per Nascondersi - Блейк Пирс - Страница 10

CAPITOLO QUATTRO

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Quaranta minuti più tardi, Avery entrò nella sala conferenze del quartier generale dell’A1. Si era già formata una folla di agenti ed esperti vari, per un totale di dodici persone, e lei conosceva quasi tutti, anche se non bene quanto Ramirez o Finley. Immaginava fosse colpa sua. Dopo che Ramirez le era stato assegnato come partner, lei non si era di certo preoccupata di farsi degli amici. Le era sembrata una cosa sciocca, in quanto detective della squadra Omicidi.

Mentre tutti si accomodavano attorno al tavolo (a esclusione di Avery, che preferiva sempre rimanere in piedi), uno degli agenti che non conosceva iniziò a passare in giro copie stampate delle poche informazioni che avevano fino a quel momento—foto della scena del crimine e una lista per punti di ciò che sapevano del posto. Avery ne studiò una e la trovò succinta.

Notò che mentre tutti si sedevano, Ramirez si era sistemato davanti a lei. Abbassò lo sguardo su di lui e si rese conto che istintivamente gli si era avvicinata. Scoprì anche che avrebbe voluto appoggiargli una mano sulla spalla, solo per toccarlo. Indietreggiò, vedendo che Finley la stava guardando stranamente.

Merda, pensò. È così ovvio?

Tornò a tenersi occupata rileggendo gli appunti. Mentre leggeva, O’Malley e Connelly entrarono nella sala. O’Malley chiuse la porta e andò nella parte anteriore della stanza. Prima ancora che iniziasse a parlare, i mormorii e le conversazioni si acquietarono. Avery lo guardò con grande apprezzamento e rispetto. Era il tipo d’uomo che poteva prendere il controllo di una situazione schiarendosi semplicemente la gola o lasciando capire che stava per parlare.

“Grazie per esservi riuniti tanto rapidamente,” iniziò O’Malley. “Avete tra le mani tutto ciò che sappiamo di questo caso finora, con una sola eccezione. Ho chiesto a degli impiegati della città di procurarsi tutto ciò che riuscivano dalle telecamere dei semafori della zona. Due delle quattro telecamere mostrano una donna che passeggia con il cane. E questo è quanto abbiamo.”

“C’è un’altra cosa,” aggiunse uno degli agenti al tavolo. Avery sapeva che si chiamava Mosely, ma di lui non conosceva altro. “Proprio due minuti prima di venire a questa riunione ho saputo che il centralino ha ricevuto una chiamata da un uomo anziano. Ha detto di aver visto qualcuno che ha descritto come un ‘uomo alto e inquietante’ aggirarsi nella zona. A quanto pare aveva una specie di borsa sotto un lungo cappotto. Il centralino ne ha preso nota ma ha supposto si trattasse solo di un vecchio impiccione che non aveva niente di meglio da fare. Quando abbiamo aperto il caso della vittima di incendio, questa mattina, mi hanno informato.”

“Abbiamo un recapito di quest’uomo?” chiese Avery.

Connelly le lanciò un’occhiata irritata. Lei immaginò di aver parlato al momento sbagliato, anche se le aveva detto meno di quarantacinque minuti prima che quello era il suo caso.

“Sì,” rispose Mosely.

“Voglio che qualcuno lo chiami non appena la riunione si sarà conclusa,” ordinò O’Malley. “Finley… a che punto siamo con la lista dei posti che vendono sostanze chimiche che possono bruciare con quella potenza in un tempo così breve?”

“Ho trovato tre rivendite nel raggio di trenta chilometri. Due di queste mi devono mandare una lista delle sostanze che possono fare un danno simile e mi devono dire se le hanno o meno in magazzino.”

Avery ascoltò il botta e risposta, prendendo mentalmente appunti e cercando di organizzarli con un criterio appropriato. Con ogni nuova informazione, la strana scena del crimine di quella mattina iniziava ad avere sempre più senso. Anche se fino a quel punto, il senso era del tutto incomprensibile.

“Ancora non abbiamo idea di chi sia la vittima,” continuò O’Malley. “Dovremo usare le impronte dentali fino a quando non riusciremo ad avere un riconoscimento grazie alle riprese delle telecamere del traffico.” Poi spostò lo sguardo su Avery e le fece cenno di andare davanti al tavolo. “La detective Black è a capo del caso e quindi qualsiasi cosa troviate d’ora in avanti andrà direttamente a lei.”

Avery si unì a lui e scrutò la tavolata. Le cadde lo sguardo su Jane Parks, una degli investigatori capo della Scientifica. “Ci sono dei risultati sui frammenti di vetro?” chiese.

“Non ancora,” rispose la Parks. “Sappiamo per certo che non ci sono impronte digitali. Stiamo ancora cercando di capire che oggetto fosse. Per ora diamo per scontato che si tratti di un gingillo che non ha niente a che vedere con il crimine.”

“E quale è l’opinione della Scientifica sull’incendio?” domandò Avery. “Siete d’accordo che non si è trattato di un incendio casuale?”

“Sì. Stiamo ancora analizzando le ceneri, ma è ovvio che nessun incendio normale avrebbe potuto bruciare tanto accuratamente la carne umana. Sulle ossa non è rimasto quasi niente, lo scheletro stesso sembra immacolato e non mostra alcun segno di ustione.”

“Potrebbe descriverci in che modo brucerebbe normalmente un corpo?” chiese Avery.

“Beh, non c’è niente di normale nel bruciare un corpo umano, a meno che non lo si stia cremando,” spiegò Parks. “Diciamo che un corpo sia intrappolato in una casa in fiamme e prenda fuoco in questo modo. Il grasso corporeo agisce da carburante non appena la pelle viene consumata, e mantiene vivo il fuoco. Quasi come una candela, capisce? Ma in questo caso l’incendio è stato rapido e molto breve… probabilmente tanto intenso che ha vaporizzato il grasso prima che potesse fare da carburante.”

“Quanto tempo servirebbe a un corpo per bruciarsi fino alle ossa?” chiese Avery.

“Beh, ci sono diversi fattori determinanti,” rispose la Parks. “Ma tra le cinque e le sette ore sarebbe una stima accurata. Un incendio lento e controllato, come quelli usati nei forni crematori, può impiegare fino a otto ore.”

“E invece questo è bruciato in meno di un’ora e mezza?” domandò Connelly.

“Sì, questa è l’ipotesi,” disse la Parks.

La sala conferenze si riempì di bisbigli di disgusto e stupore. Avery lo capiva. Era difficile riuscire a scenderci a patti.

“Oppure,” disse Avery, “il corpo è stato bruciato altrove e i resti sono stati abbandonati in quel lotto questa mattina.”

“Ma lo scheletro… quello era uno scheletro nuovo,” affermò la Parks. “Ha passato molto poco tempo senza la sua pelle, i muscoli, i tessuti e tutto il resto. Davvero pochissimo tempo.”

“Riesce a darci una stima di quanto tempo fa il corpo è stato bruciato?” chiese Avery.

“Di certo non più di un giorno fa.”

“Quindi c’è voluta molta pianificazione e studio da parte del killer,” concluse Avery. “Deve saperne molto su come si bruciano i corpi. E siccome che non ha fatto alcun tentativo di nascondere i resti, e ha anche ucciso la vittima in una maniera tanto sorprendente… possiamo già raggiungere qualche conclusione. E quella che temo di più è che probabilmente questo sarà il primo di molti omicidi.”

“Che cosa vuoi dire?” chiese Connelly.

Lei sentì tutti gli sguardi presenti nella stanza su di sé.

“Voglio dire che probabilmente è l’opera di un serial killer.”

Un silenzio attonito gravò sulla stanza.

“Di che cosa stai parlando?” domandò Connelly. “Non hai prove per supportare un’affermazione del genere.”

“Niente di ovvio,” ammise Avery. “Ma voleva che i resti fossero trovati. Non ha fatto alcun tentativo di nasconderli in quel lotto. C’è un ruscello proprio in fondo alla proprietà, avrebbe potuto abbandonarlo lì. Inoltre c’è la cenere. Perché lasciare la cenere sulla scena quando puoi eliminarla facilmente a casa? La pianificazione e il metodo dell’omicidio… è molto fiero di ciò che ha fatto, ne ha ricavato piacere. Voleva che i resti fossero trovati e che se ne parlasse. E questi sono tutti segni che indicano un serial killer.”

Sentì tutti i presenti ricambiare il suo sguardo, percepì la solennità del momento e capì che erano arrivati tutti alla stessa conclusione: quella faccenda si stava trasformando da un bizzarro caso su una cremazione improvvisata a un’urgente caccia al serial killer.

Una Ragione per Nascondersi

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