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CAPITOLO OTTO

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Bill Jeffreys si stava godendo un’insolita mattinata tranquilla al BAU, quando la sua partner piombò nel suo ufficio. Lui riconobbe immediatamente l’espressione che aveva sul volto. Era così che Riley Paige appariva eccitata per un nuovo caso.

Le indicò la sedia dall’altra parte della scrivania, e Riley si sedette. Ma mentre ascoltava attentamente la sua descrizione degli omicidi, Bill rimase perplesso per il suo entusiasmo. Nonostante tutto, non fece alcun commento mentre lei gli forniva il resoconto completo della sua conversazione telefonica con Jake.

“Allora, che cosa ne pensi?” chiese a Bill quando finì.

“In merito a che cosa?” Bill replicò.

“Vuoi lavorare al caso con me?”

Bill strizzò gli occhi, incerto.

“Certo, mi piacerebbe, ma … ecco, il caso non è nemmeno aperto. Non possiamo lavorarci.”

Riley fece un respiro profondo e disse cautamente: “Speravo che io e te potessimo farlo riaprire.”

A Bill ci volle un momento per cogliere il senso delle parole della partner. Poi, spalancò gli occhi e scosse la testa.

“Oh, no, Riley” lui esclamò. “Questo è un caso molto vecchio. Meredith non vorrà certamente riaprirlo.”

Comprese che anche lei nutriva dei dubbi, ma stava provando a nasconderli.

“Dobbiamo fare un tentativo” lei disse. “Possiamo risolvere il caso. Lo so. I tempi sono cambiati. Abbiamo dei nuovi strumenti a nostra disposizione. Per esempio, il test del DNA era agli inizi all’epoca. Adesso le cose sono cambiate. Non stai lavorando ad un altro caso, vero?”

“No.”

“Nemmeno io. Perché non ci proviamo?”

Bill rivolse a Riley uno sguardo di preoccupazione. In meno di un anno la sua partner era stata rimproverata, sospesa e persino licenziata. Lui sapeva che la sua carriera a volte era stata appesa ad un filo. L’unica cosa che l’aveva salvata era la sua sbalorditiva capacità di trovare la sua preda, talvolta in modi poco ortodossi. Quell’abilità e il sostegno che, di volta in volta aveva avuto, l’avevano fatta restare al BAU.

“Riley, stai chiedendo di metterti nei guai” le disse. “Non esagerare.”

La vide stizzirsi a quelle parole, ed immediatamente si pentì di averle dette.

“OK, se non vuoi farlo” rispose la donna, alzandosi dalla sedia, voltandosi, e uscendo dall’ufficio.

*

Riley odiava quella frase. “Non esagerare.”

Dopotutto, era una che non mollava mai. E sapeva perfettamente, che era una delle cose che la rendeva una buona agente.

Stava per uscire dall’ufficio di Bill, quando lui le disse: “Aspetta un attimo. Dove stai andando?”

“Dove pensi che stia andando?” lei gridò, in risposta.

“OK, OK! Vengo con te!”

Lei e Bill si affrettarono lungo il corridoio, diretti all’ufficio del Capo Squadra Brent Meredith. Riley bussò alla porta del capo e sentì una voce roca pronunciare: “Avanti.”

Riley e Bill entrarono nello spazioso ufficio di Meredith. Come sempre, quest’ultimo era di presenza intimorente, con il suo fisico robusto ed i suoi lineamenti scuri e spigolosi. Sedeva alla sua scrivania, impegnato a leggere alcuni rapporti.

“Fate in fretta” Meredith esordì, senza nemmeno distogliere lo sguardo dal suo lavoro. “Sono occupato.”

Riley ignorò lo sguardo preoccupato di Bill, e sedette accanto alla scrivania di Meredith.

Lei disse: “Capo, io e l’Agente Jeffreys vogliamo riaprire un caso non risolto, e ci chiedevamo se ...”

Ancora concentrato sui suoi fogli, Meredith interruppe.

“No.”

“Come?” Riley disse.

“Richiesta negata. Ora, se non vi dispiace, ho del lavoro da sbrigare.”

Riley restò seduta. Si sentiva spiazzata.

Poi, aggiunse: “Ho appena sentito Jake Crivaro al telefono.”

Meredith sollevò lentamente la testa e la guardò. Un sorriso si formò sulle sue labbra.

“Quanti anni ha Jake?” l’uomo chiese.

Anche Riley sorrise. Sapeva che Jake e Meredith erano stati buoni amici durante i loro primi anni al BAU.

“E’ burbero” Riley disse.

“Lo è sempre stato” Meredith esclamò. “Lo sa, quel vecchio bastardo sapeva essere davvero intimidatorio.”

Riley soffocò a stento una risatina. La sola idea che Meredith trovasse qualcuno intimidatorio era piuttosto divertente. E Riley non si era mai sentita intimidita da Jake.

Poi riprese: “Ieri è stato il venticinquesimo anniversario dell’ultimo omicidio del Killer della Scatola di Fiammiferi.”

Meredith si mosse verso di lei nella sedia, cominciando a sembrare interessato.

“Lo ricordo” disse. “Io e Jake eravamo entrambi agenti sul campo, all’epoca. Lui non ha mai accettato di non essere riuscito a risolverlo. Ne abbiamo parlato tanto bevendo drink.”

Meredith unì le sue mani insieme, e guardò intentamente Riley.

“Allora, Jake l’ha chiamata per questo? Vuole riaprire il caso, rinunciare alla pensione?”

Riley ebbe il forte impulso di mentire. Meredith si sarebbe senz’altro dimostrato più aperto all’idea, se fosse stata di Jake. Ma proprio non poteva farlo.

“L’ho chiamato io, signore” rispose. “Ma ce l’aveva già in mente. Succede sempre in questo periodo dell’anno. E abbiamo parlato di alcune possibilità.”

Meredith tornò a poggiarsi allo schienale della sua sedia.

“Mi dica quello che ha” la invitò.

Riley raccolse rapidamente le sue idee.

“Jake crede che il killer viva ancora nell’area degli omicidi” disse. “E mi fido del fiuto di Jake. Crediamo che sia stato consumato dal senso di colpa, che probabilmente lo sia ancora oggi. E a me è venuta in mente un'idea, il fatto che possa regolarmente lasciare fiori sulla fossa dell’ultima vittima, Tilda Steen. Perciò, è una nuova pista da cui partire.”

Riley lesse sul volto di Meredith, che stava cominciando ad interessarsi.

“Questa potrebbe essere davvero una buona pista” il capo disse. “Che altro ha?”

“Non molto” fu la risposta. “Tranne che Jake ha menzionato un bicchiere che è stato raccolto come prova.”

Meredith annuì.

“Mi ricordo. Il suo partner recluta, un vero idiota, ha rovinato le impronte.”

Riley disse: “E probabilmente è ancora nell’armadietto delle prove. Forse possiamo prendere dei campioni di DNA. Quello, venticinque anni fa, era improponibile.”

“Bene” Meredith disse. “Che altro?”

Riley rifletté per un momento.

“Abbiamo un vecchio identikit del killer” la donna disse. “Non è così buono. Ma forse i nostri tecnici di laboratorio possono invecchiare l’immagine, e raccogliere nuove idee relativamente al suo aspetto attuale. Potrei inoltrarlo a Sam Flores.”

Meredith non disse nulla subito.

Poi, guardò Bill, che era ancora fermo, vicino all’ingresso dell’ufficio.

“Sta lavorando ad altri casi, Agente Jeffreys?”

“No.”

“Bene. Allora voglio che lavori a questo caso con la Paige.”

Senza aggiungere un’altra parola, Meredith rivolse di nuovo la propria attenzione ai suoi rapporti.

Riley guardò Bill. Entrambi avevano la bocca spalancata per la sorpresa.

“Quando cominciamo?” Bill chiese a Meredith.

“Cinque minuti fa” Meredith disse, facendo loro cenno di andare. “Che cosa vi prende? State perdendo tempo. Mettetevi al lavoro.”

Riley e Bill si precipitarono fuori dall’ufficio, parlando con entusiasmo sul da farsi per il caso.

Un Caso Irrisolto

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