Читать книгу Tracce di Speranza - Блейк Пирс - Страница 12
CAPITOLO SETTE
ОглавлениеKeri era totalmente sbalordita. Un attimo prima Anderson si era commosso al pensiero di sua figlia scomparsa. Adesso le teneva alla gola un pezzo di plastica affilato come un rasoio.
Il suo primo istinto fu di fare una mossa per spezzargli la presa. Ma sapeva che non avrebbe funzionato. Non c’era mossa che potesse fare prima che lui fosse in grado di ficcarle lo spuntone di plastica nella vena.
Inoltre, c’era qualcosa che non andava. Anderson non le aveva mai dato l’impressione di provare astio nei suoi confronti. Sembrava invece che lei gli piacesse. Sembrava volerla aiutare. E, se aveva davvero il cancro, quello era un esercizio infruttuoso. Si era detto che sarebbe morto presto.
È un modo per evitare l’agonia, la sua versione di suicidio tramite un poliziotto?
“Gettalo, Anderson!” urlò l’agente Kiley, l’arma puntata nella sua vaga direzione.
“Metti giù la pistola, Kiley,” disse Anderson, sorprendentemente calmo. “Sparerai accidentalmente all’ostaggio e la tua carriera sarà finita prima ancora di cominciare. Segui la procedura. Avverti il tuo superiore. Fa’ venir qui un negoziatore. Non ci dovrebbe volere molto. Il dipartimento ne ha sempre uno reperibile. Uno probabilmente potrà essere in questa stanza nel giro di dieci minuti.”
Kiley rimase lì in piedi, incerto su come procedere. Gli occhi gli saettavano avanti e indietro da Anderson a Keri. Gli tremavano le mani.
“Ha ragione lui, agente,” disse Keri cercando di imitare il tono rassicurante di Anderson. “Segui la procedura e la cosa si risolverà. Il prigioniero non andrà da nessuna parte. Esci e assicurati che la porta sia chiusa. Fa’ le tue telefonate. Io sto bene. Il signor Anderson non mi farà del male. Chiaramente vuole negoziare. Perciò devi portar qui qualcuno che sia autorizzato a farlo, okay?”
Kiley annuì ma i piedi gli rimasero radicati sul posto.
“Agente Kiley,” disse Keri, stavolta con maggiore fermezza, “esci e chiama il tuo supervisore. Subito!”
Ciò sembrò far riprendere Kiley. Si ritrasse dalla stanza e chiuse a chiave la porta, e afferrò il telefono a parete, senza mai lasciarli con la vista.
“Non abbiamo molto tempo,” sussurrò Anderson nell’orecchio di Keri ammorbidendo leggermente la pressione della plastica contro alla sua carne. “Scusi di tutto, ma è l’unico modo in cui potevo essere sicuro che potessimo parlare in completa confidenza.”
“Davvero?” sussurrò Keri, per metà furiosa e per metà sollevata.
“Cave ha gente ovunque, qui dentro e là fuori. Dopo di ciò, io sono di sicuro finito. Non supererò la notte. Potrei non superare la prossima ora. Ma sono più preoccupato per lei. Se lui pensa che lei sappia tutto quello che so io, potrebbe farla eliminare, a prescindere dalle conseguenze.”
“Allora lei che cosa sa?” chiese Keri.
“Le ho detto che Cave ha commesso un errore. È venuto da me per dirmi che era preoccupato per lei. Aveva fatto dei controlli e aveva scoperto che uno dei suoi aveva rapito sua figlia. Come ha scoperto lei, si trattava di Brian Wickwire – il Collezionista. Cave non ne aveva dato l’ordine, né ne era a conoscenza. Wickwire operava molto di sua iniziativa e Cave spesso lo aiutava facilitandogli il trasferimento delle ragazzine dopo il fatto. È quello che ha fatto con Evie, e non ci ha mai pensato su due volte.”
“Allora non ce l’aveva lui come obiettivo?” chiese Keri. Aveva sospettato la stessa cosa, ma voleva esserne sicura.
“No. Era solo una ragazzina bionda carina per cui Wickwire pensava di poter tirar fuori un buon prezzo. Ma dopo che lei ha cominciato a salvare le ragazze e finire sui titoloni in prima pagina, Cave è tornato ai suoi registri e ha visto di essere collegato al suo rapimento tramite Wickwire. Temeva che alla fine lei avrebbe trovato un modo per arrivare a lui e mi ha chiesto di aiutarlo a nascondere ben bene Evie e di tenere lui fuori dalla cosa. Lui non voleva saperne niente.”
“Stava coprendo le sue tracce prima ancora che sospettassi che fosse coinvolto?” chiese Keri meravigliandosi della lungimiranza di Cave.
“È un ragazzo sveglio,” disse Anderson dandole ragione. “Ma quello che non aveva capito era che stava chiedendo aiuto alla persona più sbagliata. Non poteva saperlo. Dopotutto, sono io quello che l’ha corrotto all’inizio. Perché avrebbe dovuto sospettare di me? Però io mi sono deciso ad aiutare lei. Ovviamente l’ho fatto in un modo che pensavo mi avrebbe mantenuto protetto.”
Proprio allora Kiley aprì la porta di una fessura.
“Il negoziatore sta arrivando,” disse, la voce tremolante. “Sarà qui tra cinque minuti. Resta calmo. Non fare nulla di pazzo, Anderson.”
“Non farmi fare tu niente di pazzo!” gli urlò in risposta Anderson spingendo di nuovo lo spazzolino da denti contro al collo di Keri e infilzandole inavvertitamente la pelle. Kiley richiuse rapidamente la porta.
“Oh,” disse lei.” Penso che abbia sparso sangue.”
“Mi scusi,” disse, parendo sorprendentemente imbarazzato. “È difficile da manovrare standosene disteso così sul pavimento.”
“Lo tenga un pochino sotto controllo, okay?”
“Ci proverò. È che sta accadendo molto, sa? Comunque, ho parlato con Wickwire e gli ho detto di sistemare Evie in un luogo di Los Angeles dove si sarebbero presi ben cura di lei, nel caso in cui ne avessimo avuto bisogno in seguito. Volevo assicurarmi che non lasciasse la città. E non volevo che passasse… più di quello che doveva passare.”
Keri non rispose, ma sapevano entrambi che non c’era nulla che lui potesse fare riguardo agli anni precedenti e agli orrori che sua figlia doveva aver sofferto in quel periodo. Anderson continuò rapidamente, chiaramente non volendo indugiare sul pensiero più di quanto facesse lei.
“Non sapevo che cosa ne avesse fatto di lei, ma venne fuori che l’aveva messa con il tizio più vecchio con cui alla fine lei ha scoperto che stava Evie.”
“Se aveva deciso di aiutarmi, perché non ha scoperto dove si trovava e non è andato a prendersela lei?”
“Due ragioni,” disse Anderson. “Primo, Wickwire non mi avrebbe confessato il luogo. Era un’informazione preziosa, e la custodiva gelosamente. Secondo, e non ne sono orgoglioso, sapevo che sarei stato arrestato se fossi venuto da lei con sua figlia.”
“Ma si è fatto arrestare intenzionalmente comunque qualche mese più tardi per rapimenti di minorenni,” protestò Keri.
“L’ho fatto dopo, quando ho capito di dover compiere un’azione drastica. Sapevo che alla fine avrebbe fatto delle ricerche sui rapitori e i trafficanti di bambini e che sarebbe arrivata a me. E sapevo che potevo metterla sulla strada giusta senza far insospettire Cave nei miei confronti. Per quanto riguarda l’arresto intenzionale, è vero. Ma potrebbe ricordare che in tribunale mi sono difeso da solo. E se controlla attentamente le testimonianze del tribunale, scoprirà che sia il pubblico ministero che il giudice hanno compiuto molti errori, errori ai quali li ho portati io, che quasi sicuramente avrebbero rovesciato la mia condanna. Stavo solo aspettando il momento giusto per fare appello. Ovviamente adesso è tutto discutibile.”
Keri alzò lo sguardo e vide un trambusto fuori dalla finestra della stanza. Riusciva a veder passare diversi agenti, almeno uno con un’arma lunga. Era un cecchino.
“Non voglio essere insensibile, ma dobbiamo arrivare al dunque,” disse. “Non c’è modo di dire se qualcuno là fuori ha il grilletto facile o se Cave ha ordinato a uno dei suoi galoppini di abbatterla per precauzione.”
“Piuttosto corretto, detective,” disse Anderson. “Sto qui a cianciare della mia conversione morale quando ciò che vuole lei è sapere come riavere sua figlia. Ho ragione?”
“Sì. Perciò me lo dica. Come faccio a riaverla?”
“Sinceramente, non lo so. Non so dove si trovi. Non credo che Cave lo sappia. Potrebbe conoscere il luogo in cui si svolgerà il Vista di domani sera, ma non c’è possibilità alcuna che lui vi partecipi. Perciò non ha senso farlo seguire.”
“Quindi sta dicendo che non ho speranze di riaverla?” domandò Keri, incredula.
Sono passata per tutto questo per questa risposta?
“Probabilmente no, detective,” ammise lui. “Ma forse può far sì che lui gliela ridia.”
“Che cosa vuol dire?”
“Jackson Cave la considerava un fastidio, un ostacolo alla gestione del suo business. Ma le cose sono cambiate nell’ultimo anno. Si è lasciato ossessionare da lei. Non solo pensa che lei intenda distruggere i suoi affari. Pensa che lei voglia distruggerlo personalmente. E dato che ha contorto la realtà per far di sé il buono, pensa che lei sia la cattiva.”
“Lui pensa che io sia la cattiva?” ripeté incredula Keri.
“Sì. Ricordi, lui manipola il suo codice morale per come lo ritiene adatto in modo da poter agire. Se pensasse di far cose malvage, non potrebbe vivere con se stesso. Ma ha trovato un modo per giustificare persino gli atti più efferati. Una volta mi ha detto che le ragazze di quei giri di prostituzione se ne starebbero sulle strade a morire di fame se non fosse per lui.”
“È impazzito,” disse Keri.
“Sta facendo quel che può per potersi guardare allo specchio ogni mattina, detective. E di questi tempi, in parte significa credere che lei stia facendo una caccia alle streghe. La vede come il nemico. La vede come la sua nemesi. E ciò lo rende molto pericoloso. Perché non sono sicuro di fin dove si spingerà pur di fermarla.”
“Allora come faccio a far sì che un tipo così mi ridia Evie?”
“Se andasse da lui e lo convincesse che non gli sta dando la caccia, che tutto quello che vuole è sua figlia, magari cederebbe. Se riuscisse a persuaderlo che una volta avuta sua figlia al sicuro tra le sue braccia si dimenticherebbe di lui per sempre, che magari lascerebbe persino le forze dell’ordine, potrebbe convincersi a posare le armi. In questo momento pensa che lei voglia la sua distruzione. Ma se si riuscisse a fargli credere che lei non vuole lui ma solo lei, forse c’è una possibilità.”
“Pensa davvero che funzionerebbe?” chiese Keri incapace di nascondere lo scetticismo. “Dico ‘ridammi mia figlia e ti lascerò in pace per sempre’ e lui lo fa?”
“Non so se funzionerà. Ma so che lei ha finito le opzioni. E che non ha niente da perdere provandoci.”
Keri si stava rigirando l’idea in testa quando si sentì bussare alla porta.
“È arrivato il negoziatore,” gridò Kiley. “Sta percorrendo il corridoio in questo momento.”
“Aspetta un attimo!” gridò Anderson. “Digli di stare indietro. Gli dirò io quando può entrare.”
“Glielo dirò,” disse Kiley, anche se la voce indicava che non vedeva l’ora di cedere le comunicazioni il prima possibile.
“Un’ultima cosa,” le sussurrò nell’orecchio Anderson, ancor più piano di prima se possibile. “C’è una talpa nella sua unità.”
“Cosa? Nella divisione di West Los Angeles?” chiese Keri sconvolta.
“Nell’unità persone scomparse. Non so chi sia. Ma qualcuno sta passando informazioni dall’altra parte. Perciò si guardi le spalle. Più del solito, voglio dire.”
Una nuova voce chiamò dall’altro lato della porta.
“Signor Anderson, sono Cal Brubaker. Sono il negoziatore. Posso entrare?”
“Un secondo solo, Cal,” gli urlò Anderson. Poi si sporse ancor più vicino a Keri. “Ho la sensazione che questa sia l’ultima volta che parliamo, Keri. Voglio che lei sappia che penso che sia una persona decisamente notevole. Spero che trovi Evie. Lo spero davvero. Entra, Cal.”
Come si aprì la porta, le riportò lo spazzolino al collo, ma non le toccò davvero la pelle. Un uomo panciuto sul finire dei quaranta, con una zazzera di folti capelli grigi e occhiali sottili dalla montatura circolare che Keri sospettava fossero solo per bellezza, entrò con cautela nella stanza.
Indossava blue jeans e una camicia da boscaiolo sgualcita completa di motivo a scacchiera rosso e nero. Faceva quasi ridere, come una versione “in costume” di come potrebbe apparire un negoziatore di ostaggi non pericoloso.
Anderson la guardò e lei capì che lui la pensava allo stesso modo. Pareva combattere la voglia di alzare gli occhi al cielo.
“Salve, signor Anderson. Può dirmi che cosa la infastidisce stasera?” disse con tono pratico e non aggressivo.
“A dire il vero, Cal,” rispose mitemente Anderson, “mentre ti stavamo aspettando, la detective Locke mi ha fatto riacquistare la ragione. Ho capito che mi stavo facendo un po’ soverchiare dalla mia situazione e che ho reagito… malamente. Penso di essere pronto ad arrendermi e ad accettare le conseguenze delle mie scelte.”
“Okay,” disse Cal, sorpreso. “Be’, questa è la negoziazione meno dolorosa della mia vita. Dato che mi sta rendendo le cose così facili, devo chiederlo: è sicuro di non volere niente?”
“Forse qualche cosuccia,” disse Anderson. “Ma penso che nessuna di esse ti contrarierà granché. Mi piacerebbe assicurarmi che la detective Locke venga portata subito in infermeria. Accidentalmente l’ho colpita con la punta dello spazzolino e non sono sicuro di quanto sia igienica la cosa. Dovrebbe farsi disinfettare subito. E apprezzerei che facessi sì che l’agente Kiley, il gentiluomo che mi ha portato qui, mi ammanettasse e mi portasse ovunque io sia diretto. Ho la sensazione che quegli altri signori potrebbero essere un po’ più rudi del necessario. E forse, una volta che avrò gettato l’oggetto appuntito, potresti chiedere al cecchino di filare via. Mi sta innervosendo un po’. Richieste ragionevoli?”
“Tutte ragionevoli, signor Anderson,” disse, d’accordo, Cal. “Farò del mio meglio per soddisfarle. Perché non comincia la partita lei gettando lo spazzolino e lasciando andare la detective?”
Anderson si sporse più vicino in modo che solo Keri potesse sentirlo.
“Buona fortuna,” sussurrò, quasi inudibile, prima di gettare lo spazzolino e alzare le mani in aria in modo che lei potesse scivolare sotto alle manette. Scivolò via e lentamente si mise in piedi con l’aiuto della tavola rovesciata. Cal allungò la mano per offrirle assistenza, ma lei non la prese.
Una volta che fu in piedi dritta e che si sentì stabile, si voltò verso Thomas “il Fantasma” Anderson per quella che, ne era certa, sarebbe stata l’ultima volta.
“Grazie di non avermi uccisa,” borbottò, cercando di sembrare sarcastica.
“Ci può scommettere,” disse lui, sorridendo dolcemente.
Mentre andava verso la porta della sala interrogatori, questa si spalancò e cinque uomini in completa tenuta SWAT fecero irruzione, superandola. Lei non si voltò per vedere cosa fecero mentre incespicava fuori dalla porta fin nel corridoio.
Sembrava che Cal Brubaker fosse stato sincero almeno su qualcosa. Il cecchino appoggiato alla parete opposta con l’arma accanto si era ritirato. Ma l’agente Kiley non si vedeva da nessuna parte.
Percorrendo il corridoio, scortata da un’agente donna che disse che la stava portando in infermeria, Keri fu piuttosto sicura di riuscire a udire il rumore del calcio delle armi che si schiantavano contro ossa umane. E mentre non udì alcun urlo seguente, udì però un grugnito, seguito da profondi gemiti incessanti.