Читать книгу Se lei si nascondesse - Блейк Пирс - Страница 9
CAPITOLO QUATTRO
ОглавлениеAnche se DeMarco aveva avuto da Barnes un indirizzo chiarissimo, Kate non poteva evitare di chiedersi se Barnes non si fosse sbagliato o se nella comunicazione non fosse andato perso qualcosa. Vide l’indirizzo cinque minuti dopo aver superato i confini della città di Deerfield, dipinto sul lato di una sudicia cassetta della posta in lettere nere. Però, come quasi tutto il resto a Deerfield, Virginia, tutto eccetto la cassetta era campo aperto e foresta.
A grossomodo sessanta centimetri dalla cassetta, vide le linee abbozzate di quello che presunse essere un vialetto. L’erbaccia era germogliata lungo il margine, nascondendo la maggior parte dell’ingresso. Svoltò nel vialetto e si ritrovò in una stretta strada sterrata che portava a uno spazio più ampio molti metri in avanti. Immaginava di avere di fronte un grande giardino anteriore che semplicemente non vedeva un tosaerba da moltissimo tempo. C’erano tre macchine, due delle quali sembravano totalmente in rovina, parcheggiate nel giardino. Erano posizionate lungo una striscia di terra che fungeva da fine del vialetto.
A qualche metro di distanza dalle auto, imboscata non troppo lontano dalla riga di alberi dell’estesa foresta che c’era oltre, si trovava una roulotte doppia. Era del genere decorato all’esterno in modo molto simile a una casa e, se fosse stato curato come si doveva, sarebbe stato un posticino proprio carino. Ma il portico anteriore sembrava leggermente obliquo, dato che una delle ringhiere era caduta completamente. C’era anche una grondaia allentata sulla facciata destra della struttura e, ovviamente, l’esagerata erba selvaggia del giardino.
Kate e DeMarco parcheggiarono dietro alle inutili auto e lentamente andarono alla casa. L’erba, per lo più infestante, arrivava alle ginocchia di Kate.
«Mi sembra di essere a un assurdo safari» disse DeMarco. «Un machete ce l’hai?»
Kate si limitò a ridacchiare, gli occhi sulla porta principale. Gli stereotipi e le informazioni di Anne Pettus le davano la sensazione di sapere già che cosa avrebbero trovato all’interno: Jeremy Branch e suo fratello maggiore seduti lì a non fare niente. Il posto probabilmente avrebbe odorato di polvere e tenue spazzatura, forse anche di marijuana. Ci sarebbero state bottiglie di birra sparpagliate su mobili da poco, tutti orientati verso un impianto televisivo relativamente buono. Aveva visto allestimenti così innumerevoli volte in passato, in particolare quando si trattava di giovani parassiti che vivevano in zone di campagna.
Salirono sul portico e Kate bussò alla porta. Riusciva a udire il brusio della musica venire da dentro, qualcosa di potente ma a basso volume. Udì anche dei passi pesanti avvicinarsi alla porta. Quando questa molti secondi dopo si aprì, fu accolta da un uomo dall’aria giovane vestito con una canotta e un paio di pantaloncini cachi. Una barbetta di giornata gli incorniciava il viso. Aveva l’intero braccio sinistro coperto da tatuaggi e piercing su entrambe le orecchie.
All’inizio sorrise alla vista delle due donne sul suo portico, ma poi la realtà dei fatti parve venirgli alla mente. Non erano solo due donne – erano due donne vestite in maniera professionale con sguardi severi in viso.
«Chi siete?» chiese.
DeMarco mostrò il distintivo, avvicinandosi di un passo alla porta. «Agenti DeMarco e Wise» disse. «Speravamo di fare due parole con Jeremy Branch.»
Il giovane parve legittimamente confuso e leggermente spaventato. Retrocesse dalla porta di un passettino, facendo passare lo sguardo da una all’altra con cautela. «Sono… be’, sono io. Ma cosa volete da me?»
«Presumiamo che lei ormai abbia sentito la notizia su una ragazza di Deton» disse Kate. «Una ragazza di nome Mercy Fuller.»
Lo sguardo sul suo volto disse a Kate tutto ciò che aveva bisogno di sapere. Senza dire una parola, Jeremy non fece che confermare di conoscere Mercy. Annuì e poi guardò indietro all’interno della roulotte, forse in cerca di assistenza da parte del fratello maggiore.
«Può confermarmelo?» chiese Kate.
«Sì, ho sentito. È scomparsa. I suoi genitori sono stati uccisi, giusto?»
«Giusto. Signor Branch, possiamo per favore entrare e parlare un attimo?»
«Be’, questa non è casa mia. È di mio fratello. E non so se lui…»
«Non so se lei sa come funziona la cosa» disse Kate. «Vorremmo entrare a fare una chiacchierata. Possiamo farla qui oppure, sulla base di quello che abbiamo sentito su di lei, possiamo farla alla stazione di polizia di Deton. Scelta sua.»
«Oh» disse. Il ragazzino sembrava del tutto all’angolo, come un animale braccato in cerca di una via d’uscita. «Be’, allora immagino di poter…»
Poi si interruppe sbattendo la porta in faccia alle due. Dopo il fragore e un rapido scatto all’indietro dovuto all’azione inaspettata, Kate udì dei passi veloci nella casa.
«Sta scappando» disse Kate.
Ma prima che potesse riaprire la porta, DeMarco stava già saltando giù dal portico in direzione del retro della roulotte. Kate estrasse l’arma da fianco, aprì la porta con una spinta ed entrò.
Udì solo qualche altro passo dal fondo della roulotte e poi il rumore di un’altra porta che si apriva. Una porta sul retro, pensò Kate. Speriamo che DeMarco gli tagli la strada.
Kate attraversò di corsa la casa, scoprendo che le sue previsioni erano esatte. C’era un leggerissimo aroma di erba mischiato all’odore della birra versata. Attraversando di corsa la cucina entrò in un corridoio che portava sul retro verso due camere da letto. Lì, alla fine del corridoio, una porta ancora oscillava nella cornice dopo che qualcuno l’aveva attraversata di corsa. Scattò verso la porta e la aprì, pronta da attaccare se necessario. Ma aveva visto la paura negli occhi di Jeremy. Lui non avrebbe attaccato per niente; aveva tutte le intenzioni di fuggire. E se fosse riuscito ad arrivare al bosco che distava non più di quattro metri e mezzo dalla porta sul retro, poteva tranquillamente riuscirci.
Lo vide, che sfrecciava verso gli alberi, ma poi vide anche DeMarco. Lo stava avvicinando dal fianco sinistro della casa. Non si preoccupava di estrarre la pistola né di urlare a Jeremy di fermarsi. Kate era sconcertata da quanto veloce fosse la sua partner, a fiondarsi dietro a Jeremy a una velocità che vinceva facilmente l’adolescente.
Lo raggiunse proprio quando Jeremy ebbe raggiunto la prima riga di alberi che conduceva nella foresta. DeMarco si allungò, lo afferrò per una spalla e lo fece voltare verso il suo viso. Così facendo, Jeremy finì col girare come una trottola, eseguendo una completa giravolta di trecentosessanta gradi prima di perdere l’equilibrio e cadere a terra.
Kate si precipitò giù per una traballante serie di gradini e raggiunse DeMarco, aiutandola ad ammanettare Jeremy Branch.
«Quando scappi» disse Kate «ci viene da pensare che hai qualcosa da nascondere. E hai anche reso la nostra scelta più facile. Con te ci parliamo in stazione.»
Jeremy Branch a questo non ebbe nulla da dire. Ansimava pesantemente mentre DeMarco lo trascinava in piedi con le mani ammanettate dietro la schiena. Sembrava sbalordito e fuori di sé mentre lo portavano alla macchina. E quando tornò a guardare nervosamente la roulotte, Kate fu piuttosto sicura che avrebbe trovato delle prove abbastanza sospette da mettere in un bel po’ di guai Jeremy e il fratello, anche senza contare la scomparsa di Mercy Fuller.
***
La perquisizione dell’interno della casa non richiese molto tempo. Mentre DeMarco rimaneva fuori, Kate rovistò nella casa e nel giro di quindici minuti aveva trovato elementi più che sufficienti a mettere i fratelli Branch in un mare di guai.
Erano stati trovati venti grammi di cocaina in una delle camere da letto, insieme a una mezza dozzina di pillole di ecstasy. In un’altra camera c’erano numerosi sacchetti di plastica di erba, un’altra dozzina di pillole di ecstasy e qualche contenitore di antidolorifici che richiedevano la ricetta. Il vero colpo di scena era giunto quando Kate aveva trovato un piccolo blocco degli appunti nero sotto al letto della seconda camera. Sembrava essere una specie di registro dei conti, dove era segnato chi doveva del denaro e per cosa.
Capì pure che la prima stanza che aveva perlustrato era quella di Jeremy Branch. Lo sapeva per la foto piuttosto provocane che stava sul comodino e che ritraeva lui stesso e Mercy Fuller, che era per lo più nuda. Però non riuscì a trovare diari, laptop, nulla che potesse fornire indizi del suo coinvolgimento nella scomparsa della ragazza o nella morte dei suoi genitori.
Una cosa di valore però la trovò. Qualcosa che rispondeva ad almeno una domanda. Nel piccolo bagno appena fuori dalla camera di Jeremy, Kate trovò un nuovo dentifricio da viaggio, un deodorante da donna e un nuovo spazzolino di dimensioni ridotte. Apparentemente Mercy aveva comprato quelle cose per tenerle lì, nel tentativo di coprire qualsiasi traccia di essere stata con un ragazzo prima di andare a casa.
Tornò fuori, guadando l’alta erba fino alla macchina. «Tutta la roba da viaggio si trova nel bagno di Jeremy. Apparentemente Mercy teneva tutto qui.»
«Be’… carino, diciamo?»
«O un po’ ossessivo» suggerì Kate mettendosi dietro al volante. «Ah, adesso conosciamo una delle ragioni per cui è scappato.»
Dal retro parlò Jeremy, la voce terrorizzata e inanellata di paura. «Tutta quella roba è di mio fratello.»
«E ne teneva un po’ in camera tua, eh?»
«Sì, la vende e… e…»
«Risparmia il fiato per la stazione» disse Kate. «A dire la verità, la droga è solo secondaria adesso.»
«Non avevo niente a che vedere con Mercy o con i suoi genitori» disse. «Lo giuro.»
«Spero di no» disse Kate partendo con l’auto. «Però immagino che si vedrà.»