Читать книгу Ritorno a casa - Блейк Пирс - Страница 10
CAPITOLO QUATTRO
ОглавлениеQuando Chloe arrivò nell’ufficio di Johnson, vide che Rhodes era già lì. Sembrava che si fosse appena seduta e si stava ancora sistemando su una delle sue famigerate scomodissime sedie per gli ospiti, dal lato opposto della scrivania. Rivolse a Chloe uno sguardo piuttosto eccitato. Chloe dovette ricordare a se stessa che, se non fosse stata invischiata fino al collo nei suoi drammi privati, sarebbe stata entusiasta di essere chiamata per quello che sembrava essere un caso prioritario.
Chloe si accomodò sull’altra sedia accanto a Rhodes. Johnson le rivolse un cenno del capo dall’altro lato della scrivania, mentre finiva di scrivere qualcosa sul suo MacBook. Con un sospiro e un’esagerata scrollata di spalle, si appoggiò allo schienale della poltrona e le guardò.
“Grazie a entrambe per essere venute così velocemente e con così poco preavviso. Abbiamo un caso in cui credo che voi due ve la cavereste egregiamente. Abbiamo due uomini uccisi nel giro di quattro giorni, entrambi nella periferia di Baltimora. Erano tutti e due uomini di mezza età, sposati. Finora, la polizia brancola nel buio. Appena il fascicolo è arrivato sulla mia scrivania, ho pensato immediatamente a voi due.”
Chloe guardò Rhodes. Sul suo viso c’era un’espressione che ricordava a Chloe un toro da rodeo che spingeva contro il cancello, aspettando che si aprisse per potersi scatenare. Questo rendeva ancora più difficile quello che stava per dire.
“Signore, temo di non poter accettare un caso, in questo momento.” Faceva male dirlo; le parole sembravano filo spinato che le usciva dalla gola.
Johnson sorrise, e non era un sorriso divertito. “Chiedo scusa?”
“Non avrei voluto che la questione si intromettesse nel mio lavoro, ma mia sorella è scomparsa, signore. Sono passate quasi 48 ore. Anche mio padre è scomparso.”
Johnson sbatté le palpebre più volte, come se volesse schiarirsi le idee. Era evidente che si stesse sforzando di capire in che modo i suoi problemi personali fossero legati al caso. Il direttore Johnson era un nobiluomo e l’aveva sempre trattata con rispetto, ma era anche il tipo di uomo che credeva fermamente che il lavoro venisse prima di tutto.
Dopo un attimo, annuì. “Lo so. Ho ricevuto una telefonata da un mio amico, un certo detective con cui credo che abbia appena parlato. Mi ha chiamato per informarmi di cosa stava accadendo, non perché lei era coinvolta, ma perché è una gentilezza che a volte mi concede, quando indaga su casi che potrebbero essere collegati al Bureau. Quindi sì...so tutto di sua sorella, di suo padre e delle poche prove trovate sulla scena.”
Chloe fu assolutamente atterrita nel sentirlo. Tanti saluti al tenere in gabbia i miei demoni personali, pensò.
“Allora mi capisce” disse Chloe.
Johnson si spostò sulla sedia, alquanto a disagio. “Quello che capisco è lei ha un interesse personale nel caso, quindi sta superando i limiti. Secondo quanto mi dice il detective Graves, c’è stata certamente una sorta di alterco nella villetta, ma sostenere che si tratti di rapimento, cosa che lei suggerisce, è un azzardo, nella migliore delle ipotesi.”
“Signore, sicuramente la penserebbe diversamente, se conoscesse tutta la storia e...”
“Invece non la conosco. Ed è per questo che mi fido di Graves e della polizia. Se viene fuori che credono ci sia qualcosa di più in gioco, me lo faranno sapere. Non possiamo trattarlo diversamente da qualsiasi altro caso di polizia, Fine.”
Chloe sentiva la rabbia montare in lei ma, allo stesso tempo, il suo lato più saggio subentrò, assumendo il controllo. Capiva quello che Johnson stava facendo e, in modo curioso, quasi lo apprezzava. Stava cercando di tenerla impegnata, tentava di distrarla con il lavoro, mentre la polizia scovava in cerca di risposte sulla scomparsa della sorella e del padre. Il fatto che sembrasse esattamente il tipo di caso in cui lei e Rhodes avrebbero potuto dare il meglio, non faceva che rendere il tutto ancora più perfetto.
“Fine...deve lasciare che i poliziotti facciano il proprio lavoro” proseguì Johnson. “E mentre loro fanno il loro, lei deve concentrarsi sul suo. Inoltre, se anche decidessi di chiudere un occhio e lasciarla andare a cercare sua sorella, non potrei mai permetterle di immischiarsi in un caso che non rientra nemmeno nella giurisdizione dell’FBI.”
“Ma potrei dare una mano.”
“Non ne dubito. E se per qualche motivo il caso finisce nelle mani dell’FBI, forse le lascerò persino supervisionare le indagini.”
“Ma signore...”
“Odio fare lo stronzo, Fine, ma si ricordi qual è il suo posto. Ha un lavoro e mi aspetto che lo svolga. Se vuole prendersi del tempo libero, prego. Sarò felice di concederglielo. Ma se poi scopro che sta indagando sul caso di sua sorella...”
Lasciò la frase in sospeso, lasciandole immaginare la conclusione. Sapeva che aveva ragione lui, ma era ancora irritata da quanto sembrasse incurante del fatto che la sorella di uno dei suoi agenti fosse scomparsa.
“Quindi ci sono due opzioni per lei, Fine. O si prende qualche giorno di permesso e aspetta che la polizia trovi delle risposte, oppure va a Baltimora con Rhodes e vede se ci riesce a trovare un assassino.”
Fu così che Chloe si sentì messa con le spalle al muro. Sapeva che, se si fosse presa un permesso, avrebbe finito per indagare sulla scomparsa della sorella. E, fino a quando non fosse diventata una faccenda di competenza del Bureau – sempre ammesso che così fosse – si sarebbe potuta mettere in seri problemi per aver interferito in un caso che non spettava all’FBI risolvere.
Oppure poteva tenersi occupata con il lavoro. Era una scelta facile da fare, anche se il suo cuore sembrava essersi fatto di piombo, a quel pensiero. “Voglio il caso” disse infine.
“Bene. Mi dispiace per lei, sul serio. Ma finirei nei guai esattamente quanto lei, se si lasciasse coinvolgere in quel caso.”
“Lo so, signore.”
Lui annuì e attese un istante, come per assicurarsi che Chloe non avesse nient’altro da dire in proposito. Chloe guardò Rhodes, notando che la sua partner era stata messa piuttosto a disagio dalla conversazione. Sembrava una bambina seduta sul divano che aspettava di vedere se il piccolo litigio tra mamma e papà sarebbe diventato qualcosa di serio.
“Come stavo dicendo” riprese Johnson. Due uomini morti in quattro giorni, entrambi sposati. Nessun indizio, nessuna pista... A parte il fatto che vivevano nella stessa zona, a non troppi chilometri di distanza l’uno dall’altro, credo.”
Mentre Johnson esponeva i dettagli del caso, che come al solito non erano molti, Chloe fece del suo meglio per concentrarsi, ma i suoi pensieri non si allontanarono mai da Danielle e da quello che forse stava passando. Immaginava che non sarebbe mai riuscita a non pensarci, indipendentemente dal tipo di caso che le veniva assegnato.
Chloe si ritrovò, non per la prima volta nella sua giovane carriera, profondamente angosciata che la sua famiglia sballata avrebbe messo a repentaglio il suo futuro in modi che sfuggivano al suo controllo.