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CAPITOLO TRE

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Si rendeva perfettamente conto che era semplicemente dovuto al cambiamento di scena, ma il sesso nella selvaggia natura islandese, proprio sotto il maestoso vorticare dell’aurora boreale, era fenomenale. La prima notte, dopo che lei ed Ellington avevano concluso i festeggiamenti, Mackenzie aveva dormito bene come non le capitava da parecchio tempo. Si era addormentata felice, fisicamente appagata e con la sensazione di una vita che cresceva dentro di sé.

Il mattino seguente si svegliarono e bevvero un caffè amarissimo davanti ad un piccolo falò nell’accampamento. Si trovavano nella parte nord-orientale del paese, a circa dodici chilometri dal Lago Mývatn, e Mackenzie aveva l’impressione che fossero le uniche due persone sulla faccia della Terra.

“Che ne diresti di mangiare del pesce per colazione?” chiese Ellington di punto in bianco.

“Direi che vanno bene fiocchi d’avena e caffè” rispose.

“Il lago è a soli dodici chilometri da qui. Potrei pescare un paio di pesci, così mangeremmo un vero pasto da campeggio.”

“Sai pescare?” fece lei, sorpresa.

“Prima ci andavo spesso” disse lui. Negli occhi aveva uno sguardo distante, che Mackenzie ormai sapeva significare che quello di cui stava parlando faceva parte del suo passato, probabilmente legato al suo primo matrimonio.

“Questa la voglio proprio vedere” disse Mackenzie.

“È scetticismo che sento nella tua voce?”

Mackenzie non disse altro, alzandosi e raggiungendo il fuoristrada che avevano preso a noleggio. “Il pesce mi sembra un’ottima idea” disse infine.

Salirono in macchina e si avviarono diretti al lago. Mackenzie ammirò gli spazi immensi e i fiordi; il paesaggio pareva uscito da una fiaba. Tutto in netto contrasto con il trambusto di Washington, a cui ormai aveva fatto l’abitudine. Si voltò a guardare Ellington, che era al volante. Aveva un aspetto meravigliosamente rude, con i capelli ancora scompigliati per aver passato la notte nella tenda. Quella sera avevano in programma di prendere una stanza in un piccolo hotel, in primo luogo per potersi fare una doccia prima di tornare all’accampamento, ma Mackenzie doveva ammettere che vederlo così poco curato aveva un che di affascinante. Vederlo così, in qualche modo, le rendeva molto più semplice immaginare di passare il resto della vita insieme a lui.

Venti minuti dopo avevano raggiunto il lago, ed Ellington era seduto su un vecchio molo traballante con in mano una canna da pesca presa a noleggio. Mackenzie si limitò a osservarlo, scambiando con lui solo poche parole. Le piaceva vederlo fare qualcosa che non si sarebbe mai nemmeno immaginata potesse fare con piacere. Questo le fece realizzare che c’era ancora così tanto su di lui da scoprire, e quel pensiero era preoccupante, dato che era l’uomo che aveva sposato appena due giorni prima.

Quando prese il primo pesce, Mackenzie si stupì molto. Quando i pesci nel secchio furono tre, fu altrettanto stupita di scoprirsi attratta da quel lato di lui. Si domandò quali altre attività all’aperto in cui Ellington se la cavava le avesse nascosto.

Tornarono al campeggio, con la Jeep impregnata dell’odore dei tre pesci che sarebbero diventati la loro colazione. Una volta a destinazione, Mackenzie constatò che la sua bravura si fermava a tirare fuori i pesci dall’acqua. Quando si trattava di pulirli era un po’ impacciato. Anche se alla fine riuscirono a gustarsi quel pesce delizioso, era ridotto quasi a brandelli.

Fecero il programma per la giornata, che includeva andare a cavallo, visitare le cascate e raggiungere un piccolo albergo appena fuori Reykjavíc per farsi una doccia e consumare un pasto decente, prima di tornare nella magnifica campagna dove erano accampati per la notte.

Le pareva tutto un sogno, ma al tempo stesso un modo molto intenso di iniziare la loro vita insieme. C’erano momenti, quando lo teneva stretto a sé o lo baciava sotto quel paesaggio incredibile, che sapeva avrebbe ricordato per tutta la vita, magari fino al suo ultimo respiro. Non si era mai sentita così felice in vita sua.

Tornarono al campeggio, dove riattizzarono il falò. Puliti e con lo stomaco pieno, si ritirarono nella tenda e passarono una lunghissima notte.

***

Quando mancavano soltanto due giorni alla fine della luna di miele, fecero una visita guidata privata dei ghiacciai nel Cerchio d’Oro. Fu l’unica giornata in cui Mackenzie soffrì di nausee mattutine, così dovette rinunciare a scalare il ghiacciaio. Tuttavia, restò ad osservare Ellington affrontare l’impresa. Le piaceva vederlo carico come un bambino, impaziente di dimostrare di potercela fare. Era un aspetto di lui che aveva intravisto altre volte, ma mai così bene come adesso. In quel momento realizzò che non avevano mai passato così tanto tempo insieme al di fuori del lavoro. Era una specie di piccolo paradiso e le fece capire di amarlo tantissimo.

Mentre Ellington e la guida iniziavano la discesa, Mackenzie sentì il cellulare vibrarle in tasca. Da quando erano saliti sull’aereo, entrambi avevano tolto il volume della suoneria ai cellulari ma, visto il loro lavoro, non avevano potuto spegnerli completamente. Per tenersi occupata mentre aspettava che Ellington scendesse, prese il telefonino e controllò chi fosse.

Quando vide sul display il nome di McGrath, il cuore le sprofondò. Negli ultimi giorni si era sentita al settimo cielo, ma vedendo quel nome ebbe l’impressione che tutto sarebbe presto finito.

“Pronto, qui agente White” rispose, per poi pensare subito: Maledizione... ho perso la mia prima occasione di chiamarmi agente Ellington.

“Sono McGrath. Allora, com’è l’Islanda?”

“Bella” rispose. Poi, senza curarsi di mostrarsi vulnerabile con il capo, aggiunse. “Fantastica, davvero stupenda.”

“Allora sono sicuro che mi odierete per questa telefonata.”

Quando le rivelò il motivo della chiamata, Mackenzie pensò che aveva pienamente ragione. Una volta chiusa la comunicazione, era effettivamente arrabbiata con lui.

Il suo presentimento si era rivelato corretto. Così, all’improvviso, la loro luna di miele era finita.

Prima Che Fugga

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