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CAPITOLO OTTO

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Riley sospirò scoraggiata. Non c’era altro da vedere.

Lei ed i suoi colleghi avevano fissato ripetutamente lo schermo, mentre Jenn faceva ripartire i fotogrammi della telecamera di sicurezza diverse volte. Ma l’obiettivo non era ben a fuoco per quella distanza dalla casa che era destinato a proteggere. L’uomo che camminava accanto al camion restava una macchia indistinta.

Non avevano trovato alcun indizio che indicasse perché fosse improvvisamente uscito dall’inquadratura, o perché se ne fosse andato. Non era più tornato all’interno dell’inquadratura.

Riley disse: “Dobbiamo scoprire chi sia quell’uomo. Lui e l’autista del camion sembrano essere gli unici segni di vita in quella strada a quell’ora.”

“Quest’uomo era in giro all’ora stimata dell’omicidio” Jenn aggiunse. “Potremmo essere seduti qui ad osservare il killer.”

“Sembra che il camion abbia proseguito il suo percorso senza di lui” Bill intervenne. “Non possiamo essere sicuri neanche che fosse previsto che fossero insieme.”

“Penso di sapere come avere alcune risposte” il Capo Brennan disse. Tirò fuori il suo cellulare. “Ho un numero diretto di Roger Link, il direttore dei Lavori Pubblici qui di Wilburton.”

Brennan digitò un numero, poi mise la telefonata in modalità vivavoce, così che Riley ed i suoi colleghi potessero ascoltare.

Quando Brennan ebbe il direttore in linea, disse: “Roger, sono Clark Brennan.”

La voce rispose allegramente: “Ehi, come va Clark?”

Brennan si grattò il mento e rispose: “Beh, speravo che potessi aiutarmi a risolvere un problema. Sono sicuro che tu sappia dell’omicidio avvenuto due notti fa.”

“Sì. Una vera tragedia.”

Brennan disse: “Io e degli agenti dell’FBI stiamo visionando delle registrazioni di una telecamera di sicurezza, e abbiamo visto un camion della raccolta dei rifiuti passare dalla casa della vittima intorno all’ora dell’omicidio. C’era un tizio a piedi che camminava accanto al camion, e si comportava in un modo un po’ strano.”

Riley sentì il direttore sussultare.

Disse: “Di certo non sospettate di nessuno dei nostri operatori ecologici.”

Brennan disse: “Onestamente, Roger, non sappiamo che cosa diavolo pensare. Ma dobbiamo sapere chi stava lavorando in quel particolare tragitto quella notte.”

“I nostri ragazzi di solito lavorano da soli” il direttore rispose. “Ora che utilizziamo veicoli dotati di braccia robotiche, non interagiscono neanche più con le persone che incontrano sul loro tragitto. Generalmente parlando, le cose vanno meglio così.”

Brennan gli comunicò l’indirizzo dell’abitazione di Robin Scoville.

“OK, vedo che cosa riesco a scoprire” il direttore ribatté.

Riley ed i suoi colleghi sentirono delle dita battere su una tastiera. Poi, il direttore parlò di nuovo.

“Potrei aver trovato qualcosa per te. Questo è un po’ insolito. L’autista di turno su quel tragitto si chiama Dick Abbott. Quella notte, aveva qualcuno a lavorare insieme a lui, un ragazzo di nome Wesley Mannis. Sembra che Welsey viva a Wilburton House, una struttura IDD.”

Jenn chiese: “IDD?”

“Disabilità intellettive e dello sviluppo” rispose il direttore.

Il Capo Brennan strizzò gli occhi e chiese: “Perciò questo significa che è ritardato o disabile o …?”

“Non saprei” l’uomo rispose. “Ma la struttura e la città gestiscono un programma per i residenti con IDD che ci vivono. La città assume i residenti per lavori al di fuori della struttura, aiutandoli nel passaggio a una vita regolare. Wesley Mannis faceva parte di quel programma, e il suo lavoro era una sorta di occupazione fittizia, qualcosa che non fosse troppo impegnativa. In realtà, si limitava a camminare accanto al camion, assicurandosi che i rifiuti non cadessero in strada. Non un vero e proprio lavoro, ma gli dava qualcosa da fare finché …”

Il direttore fece una pausa. Riley dovette mordersi la lingua, per impedirsi di chiedere …

“Finché cosa?”

Si sentirono di nuovo le dita danzare sulla tastiera, e il direttore disse: “Due giorni fa l’autista ha compilato un rapporto, secondo cui Wesley è sparito improvvisamente durante il turno quella mattina. E’ una cosa che si fa, quando questi operatori non si presentano o vagano in giro.”

“Quello era il mattino in cui Robin Scoville è stata uccisa” Jenn disse.

“Puoi determinare l’ora?” Brennan chiese.

“No” il direttore rispose. “Questo documento non dice esattamente quando, dove o perché Wesley se la sia svignata. Apparentemente, è andato soltanto da qualche parte lungo il percorso, e l’autista non se ne è accorto subito. Il Dipartimento dei Lavori Pubblici ha allertato Wilburton House che uno dei suoi residenti si è allontanato durante il turno di lavoro e … beh, questo è tutto ciò che dice il rapporto.”

Riley chiese: “Non dice nulla del ritorno di Wesley a Wilburton House?”

“No, immagino che dovrete scoprirlo dal suo personale.”

“Lo faremo, grazie” il Capo Brennan rispose.

Mise fine alla telefonata e spostò lo sguardo tra Riley ed i suoi due colleghi.

“Che cosa ne pensate?” chiese ai tre agenti. “Forse questo Wesley Mannis è il nostro killer?”

Riley non ne aveva idea, e, a giudicare dal loro silenzio, neanche Jenn e Bill avevano una risposta al riguardo.

“Se lo è” Jenn disse infine con esitazione, “ce l’abbiamo in pugno.”

“Che dite, non può essere così facile?” Bill borbottò.

Ma la possibilità non quadrava molto a Riley. Quel residente della stessa struttura poteva essere andato a New Haven una settimana prima ed aver ucciso Vincent Cranston durante la sua corsa mattutina sul sentiero di Friendship Woods? Riley lo trovava difficile da credere.

Disse a Brennan: “Dobbiamo verificare con Wilburton House.”

Brennan annuì e digitò un altro numero sul suo cellulare.

Quando ebbe in linea la receptionist, disse: “Sono il Capo della Polizia Clark Brennan. Ci sono tre agenti dell’FBI ad ascoltare questa conversazione. Abbiamo bisogno di sapere se avete un residente lì di nome Wesley Mannis?”

“Sì.”

“Si trova nella struttura al momento?”

“Controllo.” Dopo una breve pausa, la receptionist disse: “Sì, è nella sua camera.”

Apparentemente incerto su cosa chiedere dopo, Brennan guardò Riley e i suoi colleghi.

Riley disse alla receptionist: “Abbiamo bisogno di conoscere le attività di Wesley Mannis di due giorni fa, durante le prime ore del mattino.”

Cadde un breve silenzio.

Poi, la receptionist disse: “Mi dispiace, e spero capiate, non mi sento molto a mio agio a condividere le informazioni di un paziente così al telefono. Potreste venire a parlare con qualcuno del personale di persona?”

“Arriviamo subito” il Capo Brennan replicò.

Brennan guidò per la città, portando Riley ed i suoi colleghi a Wilburton House. Quando l’uomo parcheggiò la sua auto, Riley fu colpita dalla grandezza della struttura, che assomigliava ad una piccola dimora progettata con gusto.

Appena andarono tutti dentro, furono immediatamente accolti da una donna alta, snella e sorridente, che indossava dei vestiti dalle allegre tinte pastello.

Si avvicinò al capo della polizia e si strinsero la mano, poi disse: “Lei dev’essere Clark Brennan. Non credo che ci conosciamo. Sono la Dottoressa Amy Rhind, e dirigo la struttura.”

Riley, Bill e Jenn mostrarono i propri distintivi e si presentarono alla donna. La Dottoressa Rhind li invitò a sedersi nella comoda lobby.

Lei disse: “So che siete qui per una questione relativa ad uno dei nostri residenti, Wesley Mannis.”

Mostrandosi molto preoccupata. aggiunse: “Sono felice che siate qui. Forse potete aiutarci a capire che cosa gli è successo. Temo che sia un vero mistero.”

Quella parola colpì Riley.

Un mistero.

Aveva sperato di ottenere risposte, non domande.

Sentì Bill lamentarsi sottovoce.

Un mistero?

La cosa non sembrava essere così facile dopotutto.

Il Testimone Silenzioso

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