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LIBRO OTTAVO

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1777

Avevano i ministri inglesi già da lungo tempo, siccome abbiam narrato, fatto il disegno di aprirsi la via dal Canadà sino alla Nuova-Jork per mezzo di un esercito, il quale venuto dai laghi sulle rive dell'Hudson si congiungesse nei contorni di Albanìa con tutto, o con una parte di quello, che militava sotto gli ordini del capitano generale Howe. In tal modo sarebbero state separate le province orientali dalle occidentali; il che si credeva, avrebbe dato al certo la vittoria finale della guerra. Imperciocchè le prime, dov'erano i popoli più avversi, oppresse da quella prepotente forza, non avrebbero potuto correre in soccorso delle seconde. Queste poi, quantunque molto lontane dall'Hudson, avrebbero anche dovuto accostarsi alla fortuna del vincitore, sbigottite dall'infelice caso dell'altre, abbondanti di leali, che si sarebbero levati in capo, e fors'anche ingelosite contro la Nuova-Inghilterra per la potenza sua, ed inritrosite, perchè foss'ella stata la principal cagione, per l'ostinazione sua, delle presenti calamità. Che poi quest'impresa non fosse per avere una difficile esecuzione lo dimostrava l'opportunità dei luoghi tutti aperti, se si eccettua un piccol tratto, alla navigazione; ed i Francesi medesimi l'avevano tentata nel corso della precedente guerra. Si era sperato, che già fin nel varcato anno sarebbe stata mandata ad effetto. Ma parte per gli ostacoli incontrati sui laghi, parte per la perversità della stagione, e parte perchè, mentre Carleton procedeva verso Ticonderoga, e per conseguente verso l'Hudson, Howe, in luogo di salir su per questo fiume per incontrarlo, si era volto a ponente, ed osteggiava la Cesarea, la cosa non era riuscita. Ma ora si rinfrescavano vieppiù questi pensieri, e quello che nei precedenti anni era stato solamente una parte del disegno, soggetta anche agli accidenti, era diventato in questo il capo più essenziale e necessario della guerra. Stava tutta la nazione britannica in grandissima aspettazione, e pareva che di altro non si favellasse presso la medesima, che di questa spedizione del Canadà, dalla quale si sperava di breve il totale soggiogamento dell'America. Conciossiachè, o si poteva senza ostacolo la congiunzione dei due eserciti effettuare, ed in tal caso si otteneva di queto l'intento; o per impedirla gli Americani ne sarebbero venuti ad una battaglia giusta, ed in questo caso non si dubitava punto della vittoria. Nè i ministri avevano tralasciato alcuno di quei provvedimenti, che ad una tanta impresa erano creduti necessarj; avendo essi abbondantemente tutte quelle cose somministrate, che i generali medesimi avevano saputo e immaginare e desiderare. Erasi il generale Burgoyne, capitano molto esperto, pratico dei luoghi, ed amantissimo della gloria, recato in Inghilterra nel trascorso inverno, dove, fatte molte consulte coi ministri, aveva con essi, e formato il disegno di questa fazione, e fermato il modo di eseguirla. Questi, presa molta confidenza nell'ingegno suo e nell'ardire, e molta speranza collocando in quell'ardentissimo desiderio, da cui era egli tormentato notte e dì, di far chiaro il nome suo nelle cose della guerra, lo elessero a Capo di tutta la impresa. Nel che ebbero poco rispetto al grado ed ai servigj prestati in questa medesima provincia dal generale Carleton, al quale pareva, spettasse il trarla a fine, poichè già l'aveva incominciata. Era poi anche uomo, al quale bastava, del pari che a qualunque altro, la vista di governarla con prudenza e con valore. De' luoghi ancora era assai pratico, avendovi fatto dimora parecchj anni, ed esercitatovi la guerra. Ma forse erano ai ministri dispiaciute la sua ritirata dalle mura di Ticonderoga, e la ripugnanza, che dimostrato aveva grandissima all'adoperar gl'Indiani in questa guerra. Forse anche la severità sua nell'esercizio del generalato aveva contro di sè concitati gli animi di alcuni uffiziali, che perciò diventarono poco favorevoli rapportatori dell'azioni sue. Burgoyne poi determinatosi ad usar la occasione era venuto in Inghilterra, dove favorito nella Corte, serpentando alle porte dei ministri, essendo presente, promettendo mari e monti, tanto fece e tanto disse, che, messo in disparte Carleton, fu egli eletto generale di tutto l'esercito canadese. Ma il governatore, vedutosi contro l'aspettazione sua privo del comando dell'esercito, e ristretta l'autorità sua nella provincia del Canadà, dimandò licenza di ritornarsene in Inghilterra. Arrivava Burgoyne sul principio del mese di maggio a Quebec, ed incontanente poneva mano a fare con ogni possibile sforzo l'uffizio, che stato gli era commesso. Niuna cosa lasciava intentata per compir gli apparecchiamenti, ch'erano necessarj per fornire con celerità e felicità la impresa. Arrivavano intanto dall'Inghilterra le navi cariche d'armi, di munizioni e di bagaglie in grandissima copia. Carleton con lodevole esempio di temperanza cittadina secondava Burgoyne in tutti quei modi, che meglio poteva e sapeva, usando efficacissimamente e l'autorità che gli dava l'ufficio suo di governatore, e quella che dagli amici ed aderenti suoi, che erano numerosissimi, derivava. L'opera sua riuscì di molta utilità, e già tutte le cose erano in pronto per questa fazione, la quale doveva definire la fortuna di tutta la guerra, e dell'America. Si noveravano nell'esercito burgoniano tra fanti inglesi e lanzi, meglio di settemila soldati di ordinanza, non inclusi quei di artiglieria; cioè circa tremila ottocento Inglesi, ed il rimanente Tedeschi, tutti una bella e buona gente. Gli artiglieri poi sommavano pressochè a cinquecento. A questi debbonsi aggiungere quasi che settecento altri soldati, i quali, sotto gli ordini del colonnello Saint-Leger, erano destinati a fare una correrìa nella contrada dei Moacchi per ivi assaltare ed insignorirsi del Forte Stanwix, altrimenti detto il Forte Schuyler. Questi si componevano di alcune compagnie di stanziali inglesi con alcune reclute jorchesi, pochi corridori di Anhalt e qualche banda di Canadesi ed Indiani. Al principal nervo delle genti di Burgoyne erano, secondo il disegno dei ministri e del generale medesimo, per accostarsi due migliaia di Canadesi, parte combattenti, e parte spianatori, pallaiuoli, e marraiuoli, dei quali si prevedeva, si avrebbe, per racconciar le strade, grandissimo bisogno. Seguiva una numerosa banda di navicellai per governar le navi sui laghi e sull'Hudson. Oltre i Canadesi che seguitar dovevano l'esercito, fu fatta la chiamata a molti altri, acciocchè corressero la contrada, e tenessero i posti mezzani tra l'esercito, che procedeva verso l'Hudson, ed il presidio, che si lasciava nel Canadà, il quale sommava, inclusi i fuorusciti montanari, a meglio di tre migliaia di soldati. Era questo necessario per intraprendere la comunicazione tra il nemico, ed i mal'affetti nel Canadà, per raffrenare i disertori, per tramandar le novelle e gli ordini prontamente, ed in ogni modo per tenere i paesi alle spalle sgombri e sicuri. Nè qui si ristettero le richieste fatte ai Canadesi. Molti ancora furon fatti venire per rassettar le fortificazioni del fiume Sorel, i porti Chambly e San Giovanni, e l'Isola delle Noci. Fu finalmente fatta tra i medesimi popoli un'accolta di saccardi per condur all'esercito le vettovaglie, le armi, le munizioni sì da bocca che da guerra, e tutti gli arnesi creduti alla fazione necessarj. Tra questi non teneva l'ultimo luogo una grossa quantità di abiti militari da fornirsi a quei leali, i quali, non si dubitava, sarebbero venuti col favore della vittoria a congiungersi coi soldati regj. Ma si credette anco, che allo stabilimento delle cose del Re importassero molto gli aiuti degl'Indiani; e perciò aveva il governo ordinato a Carleton, che facesse ogni sforzo, ed ogni arte usasse per raccozzarne il numero di un migliaio, ed anche più, se si fossero potuti ottenere. Egli, quantunque per l'umanità sua, che difficilmente poteva tollerare la crudeltà loro, ed ancora perchè aveva per isperienza trovato, che nelle guerre giuste ed ordinate, come questa era, doveva l'opera loro più dannosa riuscire che utile, tuttavia si era con ogni possibile diligenza adoperato per sollevar quei barbari, e fargli correre all'armi sotto le bandiere inglesi. Nel che fece grandissimo frutto; conciossiachè o ciò procedesse dall'autorità sua, la quale invero era grande presso quelle nazioni, o dalla sete del sangue, o dal desiderio della preda, o dalla leccornìa dei presenti inglesi, concorrevano a stormo, e talmente si affoltarono, che i capitani britannici temettero, dessero piuttosto impedimento, che novella forza all'esercito. Perciò furono costretti a dar licenza a coloro, i quali, o meno atti parevano alla guerra, o più crudeli, o meno disciplinabili. Il fornimento delle artiglierie era eccellentissimo, e tale, che forse mai altro esercito eguale a questo ne trainò altrettante, nè meglio instrutte, nè più acconciamente governate da pratichi artiglieri. Si credette un tanto corredo di somiglianti armi molto necessario per poter isbaragliare di leggieri un nemico indisciplinato alla campagna, o per isloggiarlo dai luoghi forti e difficili. I generali, che accompagnavano Burgoyne alla fazione, erano tutti delle cose militari intendentissimi, e da ogni parte uomini di guerra compiutissimi. Tra questi tenevano il primo luogo il generale di artiglieria Philipps, che si aveva acquistato buon nome nelle guerre di Germania, i brigadieri generali Frazer, Powel, e Hamilton, il maggior-generale Reidesel brunswicchese, ed il brigadier-generale Specht. Tutto l'esercito poi in un coi capitani era pieno di ardire e di speranza. Già si promettevano nella mente loro la vittoria certa e la conquista dell'America.

Essendo adunque ogni cosa in concio, e tutte le genti, sì proprie che ausiliarie, arrivate, andò Burgoyne a por gli alloggiamenti presso il fiume Bouquet sulla occidentale riva del lago Champlain, poco distante a tramontana da Crown-point. Quivi sendo vicino il tempo di dar principio alle ostilità, e temendo egli molto della barbarie indiana, la quale, oltre il disonore che ne nasceva alle armi britanniche, poteva grandemente nuocere all'esito di tutta l'impresa, si deliberò di raunare questi Barbari a parlamento, e giusta un costume loro, di far quello ch'essi chiamano il banchetto della guerra. In questa circostanza favellò ai convitati molto gravemente, e con accomodate parole, affine di eccitar l'ardor loro nella comune causa, e nel medesimo tempo di por un freno alle crudeli voglie. Per questo molto s'affaticò nel metter sotto gli occhi loro la differenza che passa tra una guerra che si fa contro un comune nemico, nella quale tutta la contrada ed i popoli sono, e debbonsi nemici riputare, e quella che di presente si esercitava, in cui i fedeli coi ribelli, i traditori cogli amici tramescolati si ritrovavano. Raccomandava loro, e severissimamente comandava, non istessero ad uccider altri, se non coloro, che armati e contrastanti incontrassero; alle donne, ai vecchi, ai fanciulli, ai prigionieri perdonassero. Soprattutto contro di questi non usassero, nè lo scarpello, nè l'ascia, neanco nel calore delle mischie. Solo gli adoperassero contro i cadaveri di coloro, che morti avessero nelle giuste battaglie; si guardassero bene sotto niun pretesto, colore o sotterfugio di non iscarpellare i feriti, e nemmeno i moribondi, e molto manco ancora di non uccidergli a fine di eludere la proibizione. Metteva finalmente a prezzo ciascun prigioniero, che vivo gli conducessero davanti, e minacciava le più aspre pene contro coloro che i viventi scotennato avessero.

Mentre dall'un de' lati Burgoyne cercava di mansuefare la naturale ferocia dei Barbari, da un altro si affaticava colle minacce di questa d'intimorire i popoli, ed alla soggezione disporgli. Mandò egli a questo fine un bando dal suo campo di Putnam-Creek, dato addì 29 giugno, nel quale molto magnificava le forze degli eserciti e delle armate britanniche, che da ogni parte dovevano l'America attorniare e correre; con parole molto gravi, e con colori assai vivi dipingeva le enormità commesse dai Capi della ribellione, siccome pure l'infelice condizione, alla quale era ridotta l'America per opera loro. Rammentava le arbitrarie incarcerazioni ed i tormenti fatti sperimentar a coloro, che fedeli si erano dimostrati al Re ed alla patria loro; andava spaziandosi col descrivere la tirannide esercitata dalle assemblee e dai Consiglj contro i quieti sudditi, senza distinzione di età e di sesso, perch'erano essi, o forse perchè solo si sospettava che fossero a quel governo aderenti, sotto il quale erano nati, e tanto tempo vissuti, ed al quale erano da ogni legge divina ed umana obbligati. Ricordava, che si era fatto violenza alle coscienze coll'aver forzato ai giuramenti, od all'armi coloro, che le inudite usurpazioni detestavano. Proseguiva con dire, che veniva con un fiorito e potente esercito da parte del Re per por fine a tante enormità; che invitava i buoni a congiungersi seco lui per ristorar l'autorità delle leggi; che i casalinghi, gli industriosi, gl'infermi protetti avrebbe, purchè continuassero a starsene quieti, ed i bestiami, le biade, e qualunque spezie di foraggi rimossi non avessero dai luoghi loro, o rotto i ponti, o guaste le strade, e nessun'altra dimostrazione nimichevole fatto avessero; che fornissero il campo di ogni sorta di viveri, i quali a contanti sarebbero stati a giusti prezzi pagati. Denunziava finalmente una terribil guerra a tutti quelli, che, con menti caparbie ed indurate, nella ribellione continuato avessero; minacciando loro, che la giustizia e la vendetta gli attendevano in sul campo, accompagnate dalla devastazione, dalla fame, e da tutti quegli orrori, che sogliono loro tener dietro. Gli ammoniva in ultimo, non isperassero di trovare scampo per la lontananza, o nei nascondiglj; perciocchè solo, che rallentasse il freno agl'Indiani, che a migliaia (magnificando il numero loro per ispaventare) lo seguitavano, avrebbero essi razzolato in tutti i canti, e, trovatigli, a condegno gastigo tratti i nemici della Gran-Brettagna e dell'America.

Questo bando, il quale era poco degno del capitano di una polita nazione, fu molto, e molto meritevolmente, non che nelle due Camere del Parlamento, ed in tutta l'Inghilterra biasimato, ma in tutta l'Europa da tutti gli uomini temperati e generosi. Nè vale il dire, siccome si scusò Burgoyne, che l'avesse fatto per isbigottire, e non per eseguirlo. Imperciocchè colle armi esercitate secondo l'usanza delle nazioni civili, e non colle minacce dei Barbari si debbono i nemici intimorire. Senza di che le soldatesche, e massimamente gl'Indiani, erano pur troppo già di per sè stessi inclinati al sacco ed al sangue, e ad intender daddovvero quello, che forse per finta e per arte annunziava il capitano. Male si può scherzare con questa sorta di gente, e la materia stessa non era da burla. Checchè di ciò ne sia, operò il bando un effetto tutto contrario a quello che l'autor suo ne aspettava. Quell'ardita generazione di uomini, e molto latina di bocca, che abitano la Nuova-Inghilterra, non che non ne impaurissero, se ne trastullavano, ed incontrandosi per le compagnevoli brigate, andavan dimandando l'un l'altro le novelle di quel ventoso intronamento, come lo chiamavano, e di quelle vesciche che venuto era a vendere in America l'ampolloso capitano della Gran-Brettagna.

Gittati Burgoyne questi fondamenti alle cose sue, dopo d'aver soprastato alcuni giorni a Crown-point per ordinarvi e riempirvi i magazzini, per fondarvi gli ospedali, e per altri servigj farvi, necessarj all'esercizio della guerra, procedeva con tutte le sue genti alla volta di Ticonderoga. L'ala dritta marciava sulla riva occidentale del lago, la sinistra sull'orientale, e la battaglia era trasportata sulle navi per le acque del lago medesimo. La presa di quella Fortezza, senza la quale non si poteva a patto nessuno passare più oltre, era la prima fazione che si proponeva di fare l'esercito reale. Era il luogo assai forte per natura e per arte, e si aveva ancora la memoria dell'infelice assalto datogli nel 1758 dalle genti britanniche contro le francesi, che vi erano dentro. Ma parte per levarsi dal viso quella macchia, parte perchè tal era l'ardire del presente esercito di Burgoyne, che ogni più difficile impresa, piana e facile riputava, credeva di doverne fra brevissimo tempo riportar la vittoria. Giungevano sotto le mura di Ticonderoga il dì delle calende di luglio. Nel medesimo tempo quella squadra spedita, che abbiam detto dover correre il paese dei Moacchi, condotta da Giovanni Johnson, e dal colonnello Saint-Leger si moveva da Oswego, per andar ad osteggiare il Forte Stanwix. Il quale acquistato, s'intendeva, dovesse recarsi a campo tra questo medesimo Forte e quello d'Edoardo, posto sulle rive dell'Hudson, a fine di tagliare il ritorno alla guernigione di Ticonderoga, ed ivi congiungersi col grosso dell'esercito.

L'esercito americano, al quale era commessa la cura di contrastar il passo alle genti del Re, e difendere Ticonderoga, era troppo più debole, che non si conveniva ad un tanto bisogno; che anzi era stato sì stremo di soldati durante l'inverno, che si temette, non gl'Inglesi non se ne impadronissero per una battaglia di mano. Giunta la primavera, e spesseggiando ogni dì più gli avvisi, che l'esercito nemico si avvicinava, faceva il generale Schuyler, al quale aveva testè il congresso dato il comando di tutte queste genti, ogni sforzo, ed ogni arte usava per fare accolta di nuove. Desiderava egli, e sperava di raccorre un novero almeno di dieci migliaia, il quale era necessario per l'opportuna difesa di tutti quei luoghi. Ma la bisogna dello arrolare procedeva molto lentamente. Ripugnavano in questo tempo i popoli grandemente a condursi sotto le insegne, sia per una naturale freddezza, sia perchè, o per arte degl'Inglesi, o per credenza dei capitani americani si era divulgata la opinione, che l'esercito del Re non dovesse già fare la fazione di Ticonderoga, ma sibbene che imbarcatosi pel San Lorenzo, e quindi viaggiando per mare, fosse per andar a congiungersi con quello del generale Howe. Per le quali cagioni, allorquando le genti del Re apparvero improvvisamente sotto le mura di Ticonderoga, se quelle di Schuyler arrivavano, certamente non passavano il novero di cinque migliaia, incluse quelle che si trovavano dentro la Fortezza, le quali sommavano ad un dipresso a tre migliaia, numero poco sufficiente a difendere un sì gran circuito di mura, e tante pendici.

Siede Ticonderoga sulla riva occidentale di quell'emissario, pel quale le acque del lago Giorgio scorrono in quello di Champlain. Quest'emissario è lungo da dodici miglia, ed alla sua bocca inferiore verso il Champlain è posta appunto la Fortezza di Crown-point. Ticonderoga è fondata sopra una punta di terra, la quale da tre parti è circondata dalle acque, le sponde delle quali sono alpestri e dirupate. La parte a maestro, la quale sarebbe aperta, ha per difesa una profonda palude, e le fortificazioni già fatte construrre dai Francesi. Gli Americani avevano questo fianco assicurato con nuove fortificazioni. Istessamente sulla sinistra un po' più in su verso il lago Giorgio nel luogo dov'erano i mulini da segare, fatto avevano nuovi bastioni, siccome pure sulla dritta un po' più in giù verso il lago Champlain. Dall'altra parte dell'emissario, cioè sulla riva orientale di lui, e di rincontro a Ticonderoga havvi un poggio, che gli Americani chiamarono col nome di monte Independenza. Molto diligentemente lo affortificarono, e munirono con grosse artiglierie. In cima al poggio, dov'era una piccola pianura, construssero un Forte stellato, e sui fianchi grosse trincee e ripari, perchè stessero a sopraccapo, e difendessero quelle fatte a riva l'acqua. E perchè la comunicazione tra Ticonderoga ed il monte Independenza fosse libera ed aperta, avevano gli Americani edificato un ponte sull'emissario, opera di molta fatica ed industria. Consisteva esso in ventidue grosse travi conficcate profondamente nel letto dell'acqua, le quali servivano di pile. I tramezzi poi erano fatti di grosse assi fortemente tra di loro e colle pile collegate con catene, ed enormi aguti ribaditi. Ma siccome il nemico, che abbondava di navilio, poteva facilmente venire contro il ponte e romperlo, così avevano essi ficcati nel fondo da una riva all'altra dell'emissario davanti, o sia sotto il ponte, alcuni aguzzi stecconi uniti insieme con barre di ferro riconficcate, e con grosse catene. In tal modo non solo era aperta la via tra l'un Forte e l'altro sulle due rive dell'emissario, ma ancora l'adito affatto chiuso da tramontana a ostro. Quella parte dell'emissario ch'è sotto Ticonderoga, ed è il capo del lago Champlain, si allarga molto, e diventa capace di grosse navi, ma l'altra parte, ch'è sopra la Fortezza, ed è la coda del lago Giorgio, è molto stretta e difficile pei gorghi e le cadute. Ma sotto le mura di Ticonderoga viene a congiungersi con esso lui sulla sua destra riva un altro fiume, o piuttosto fiumana, che chiamano in questo luogo Southriver, e più in su, come già abbiamo detto in uno dei precedenti libri, Wood-creek. Tutte queste acque congiunte insieme formano una specie di lago a ostro del ponte sopraddetto, e la punta di terra che si comprende tra le medesime chiamano, essendo essa elevata a guisa di monte. Sugar's-hill. La chiamavano altre volte Mount-Defiance, o sia monte Diffidenza. Questo monte signoreggia del tutto Ticonderoga, dimodochè chi ne fosse padrone, e vi conducesse in cima le artiglierie, potrebbe battere e rovinar a posta sua la Fortezza. Di ciò si erano benissimo avvisati gli Americani, e fattovi su una diligente consulta. Ma considerato, che di già troppo erano deboli per guardare le altre fortificazioni, si rimasero dall'occupare e fortificar questo monte. Speravano altresì, che la difficoltà della salita, ch'era grandissima, in un colla asprezza ed ineguaglianza della cima avrebbero trattenuto il nemico dal voler tentar di montarvi, ed impeditolo soprattutto di trarre fin là su le artiglierie.

Era il generale Saint-Clair preposto alla custodia della Fortezza di Ticonderoga con un presidio di tremila soldati, dei quali un terzo erano milizie delle province settentrionali. Ma mancavasi di molte cose necessarie alla difesa, soprattutto di armi, particolarmente di baionette tanto necessarie per ributtar il nemico, che tentasse di salire sulle mura. Essendo comparsa l'ala dritta dell'esercito britannico condotta da Philipps ai due di luglio sul fianco sinistro della Fortezza, Saint-Clair, o perchè fosse egli stesso troppo debole per difender tutte le pendici, o che credesse il nemico meno forte di quello ch'egli era veramente, fe' votare tutti quei ripari, che si erano fatti sulle rive dell'emissario del lago Giorgio sopra Ticonderoga. Il che eseguirono i suoi prestamente, non senza però aver prima guasto ed arso ogni cosa, e massimamente i mulini da segare. Philipps, usando la occasione, s'impadronì, senza che gli assediati alcun motivo facessero per disturbarnelo, di un posto di molto momento chiamato il Mount-Hope, o monte Speranza, dal quale non solo signoreggiava da sopraccapo le fortificazioni loro, ma ancora tagliava loro affatto la via da Ticonderoga al lago Giorgio. Occupato il monte Speranza, tutta quella schiera inglese, ch'era passata sulla riva occidentale del Champlain, si distese da quel monte a questo lago, di maniera che tutto il fianco della Fortezza, che guarda verso maestro, era investito, e la via serrata per la parte di terra. La schiera tedesca guidata da Reidesel, la quale aveva camminato sulla riva orientale del lago, era giunta anch'essa sotto le mura della Fortezza, e stava alloggiata a Three-Mile's-point distendendosi dalla riva del lago, ed essendo attelata dietro il monte Independenza sino all'East-creek. Di là poteva essa facilmente, procedendo più avanti, occupare quello spazio di terra, ch'è frapposto tra l'East-creek ed il South-river, o sia il Wood-creek; ed in tal modo serrare affatto il passo agli Americani sulla destra riva del Wood-creek medesimo, per la quale si ha la via a Skeenesborough. Ma il posto di maggior importanza da pigliarsi dagl'Inglesi quello era del monte Diffidenza, il quale sta a ridosso, e signoreggia tutta la Fortezza. E certo era, che, occupato questo e condottevi le artiglierie, la guernigione doveva o votar precipitosamente la Fortezza, o venirne ai patti. Fu il monte Diffidenza attentamente esplorato dai generali inglesi, i quali vennero in isperanza, sebbene credessero ciò non potersi senza molta fatica e difficoltà eseguire, di potervi salire e piantarvi in cima le artiglierie. Dal detto al fatto si misero all'opera, e con tanto studio lavorarono nello sterrare e spianare, che il giorno cinque era fatta la via e montati i cannoni, di maniera che all'indomani si poteva dar la batteria. Il presidio non s'ardì mai di saltar fuori per noiar gli assedianti nell'opere loro, ed impedire o almeno ritardare i lavori dell'oppugnazione. Trovavansi adunque in grandissimo pericolo di avere di corto chiuse tutte le strade alla ritirata. S'accorgevano benissimo, che, perduto il monte Diffidenza, Ticonderoga non aveva più rimedio; e che non potevano sperare di far una breve, non che una lunga resistenza. L'unica via allo scampo, che rimaneva loro, era lo stretto passo tra l'East-creek ed il Wood-creek, che Reidesel poteva chiudere ad ogni momento. In questo stato di cose Saint-Clair, chiamati a Dieta i Capi del presidio, ed esposto loro il vicino pericolo che correvano, i progressi fatti dal nemico, e l'imminente chiusura da tutte le parti, richiedevagli, se paresse loro bene, si votasse tostamente la Fortezza. Tutti opinarono del sì. Nessuno non potrà negare, che questa deliberazione della Dieta militare di Ticonderoga non sia stata necessaria; poichè oltre i progressi fatti dal nemico nella circonvallazione, il presidio era sì debole, che non poteva difendere la metà delle fortificazioni, e sarebbe stato fra breve tempo totalmente dall'incomportabile fatica oppresso. Rimanendo si perdeva e la Fortezza ed il presidio; partendo, quella si perdeva solamente, e questo si poteva condurre a salvamento. Sapeva ancora Saint-Clair, che Schuyler, il quale si trovava a quei dì al Forte Edoardo, non aveva forze sufficienti da difendere sè, non che da poter soccorrer gli altri. Ma quello, del che non si è mai addotto, nè che presso nessuno ha trovato scusa, si è, che giacchè i generali americani conoscevano sè stessi impotenti a difender la Fortezza, non l'abbiano più tostamente, e nel buon dì abbandonata. La qual cosa, se avessero eseguita, e la ritirata sarebbe stata sicura, e le bagaglie, le munizioni e le armi avrebbero potuto tutte trasportarsi in salvo. Che se poi erano essi ingannati intorno la forza del nemico esercito, e molto più debole lo riputavano di quello ch'era, ciò dimostrerebbe pure una imperizia nell'arte della guerra, che non si potrebbe abbastanza biasimare.

Ma tornando al filo della storia, i Capi americani, fatta la risoluzione, si fecero ad eseguirla. La notte dei cinque si mettevano all'impresa. Saint-Clair guidava l'antiguardo, il colonnello Francis il retroguardo. Ordinavano ai soldati, procedessero con grandissimo silenzio, e portassero seco panatica da logorare per otto giorni. Imbarcaronsi a molta fretta su dugento battelli, che stavano apparecchiati, e su cinque bastarde tutti i soldati invalidi, le suppellettili dell'ospedale, e di munizioni e d'artiglierie tutte quelle che per la brevità del tempo fu permesso; le rimanenti si guastarono, o chiodarono. Montò sulle navi per guardia il colonnello Long col suo reggimento ed alcuni soldati scelti. Allo stendare si spegnevano i lumi. Queste cose si facevano con grand'ordine dentro Ticonderoga, non senza qualche confusione al monte Independenza. Si passava parola, andassesi a far la massa generale a Skeenesborough, le navi procedendo pel Wood-creek, la gente da terra per la via di Casteltown sulla destra riva di quella fiumana. Usciva alle due della mattina da Ticonderoga Saint-Clair, seguivalo alle quattro Francis. Gl'Inglesi non si addavano, ed ogni cosa procedeva prosperamente. Ma in questo mezzo tempo il fuoco appiccato ad una casa sul monte Independenza subitamente rischiarò l'aria all'intorno. Ciò diè avviso al nemico, e gli discoperse tutto quello che succedeva. Gli Americani, conosciuta la cosa, si sgomentarono e disordinarono. Procedettero ciò nondimeno, sebbene all'inviluppata, sino ad Hubbardton, dove fecero alto per pigliar riposo, e raccorre gli smarriti. Ma intanto gli Inglesi non istavano a bada. Frazer coi soldati leggieri, i granatieri ed alcune altre compagnie di corridori gli seguitava per terra, prendendo il cammino sulla destra della fiumana. Veniva dietro velocemente co' suoi Brunswicchesi Reidesel, sia per riunirsi con Frazer, sia per operar da sè secondo le occasioni. Burgoyne si determinò di far il perseguito in persona per la via del fiume. Ma per poter ciò fare era mestieri disfar prima lo stecconato, e poscia il ponte che avevano gli Americani construtto davanti Ticonderoga. Posero tosto i marinari ed i guastatori inglesi la mano all'opera, ed in men che non si potrebbe credere, questi congegnamenti, che tanta spesa e tanta fatica costato avevano, furono distrutti. Entrarono adunque le navi di Burgoyne, e con grandissima rattezza procedettero pel Wood-creek in cerca del nemico. Non si sostava nè per la via di terra, nè per quella dell'acqua. Alle tre dopo mezzodì l'antiguardo inglese composto delle navi più leste arrivò poco distante dalle cascate di Skeenesborough, ed attaccò la battaglia colle bastarde americane. In questo mezzo tre reggimenti furon posti a terra nel South-bay, che è il sinistro ramo del Wood-creek, acciò, valicata una montagna con molta celerità, riuscissero alle spalle del nemico superiormente in sul Wood-creek medesimo, distruggessero le fortificazioni di Skeenesborough, e gli tagliassero in tal modo la strada verso il Forte Anna. Ma gli Americani, fuggendo a rotta, prevennero il disegno. Sopraggiunte poi le fregate inglesi sopraffecero le bastarde nemiche, le quali già a mala pena potevano dalle navi sottili difendersi. Due si arrendettero, tre arsero. Si disperarono gli Americani. Posto fuoco ai Forti, ai mulini, ai battelli, e guastato ciò che ardere non potevano, fuggirono alla spezzata, e precipitosamente pel Wood-creek, ricoverandosi al Forte Anna. Gravissima fu la perdita loro; conciossiachè i battelli fossero carichi di bagaglie e di munizioni troppo necessarie al sostentamento loro, od all'esercizio della guerra.

Nè migliore era la condizione di quelle genti, che si ritiravano per la via di terra. Era la vanguardia condotta da Saint-Clair pervenuta a Casteltown, distante a trenta miglia da Ticonderoga, e a dodici da Skeenesborough; la dietroguardia, sotto gli ordini dei colonnelli Warner e Francis, s'era fermata la notte de' sei in Hubbardton a sei miglia più sotto di Casteltown verso Ticonderoga. Alle cinque della mattina dei sette arrivavano a furia le genti inglesi condotte da Frazer. Occupavano gli Americani un forte luogo, e facevano sembiante di volersi difendere. Frazer, ancora che inferiore di forze, e confidatosi molto nel valore de' suoi, sperando fosse vicino il soccorso di Reidesel, e temendo, se indugiasse, si difilassero gl'inimici, non esitò punto a dar dentro. La battaglia fu lunga e sanguinosa. Gli Americani condotti e confortati da Capi valorosi menavano le mani aspramente. Gl'Inglesi combattevano anch'essi con molta ostinazione. Vi furono molte inondazioni dal cacciar degli uni, e dal rincacciar degli altri. Gl'Inglesi incominciavano a balenare, e si disordinavano. Ma i Capi di nuovo gli rannodavano. Davan mano alle baionette, e con molta foga si avventavano contro gli Americani. Questi cominciavano a rompersi. In questo forte punto sopraggiungeva Reidesel colla testa della sua colonna composta di corridori e d'alcuni granatieri. Senza metter tempo in mezzo gli conduceva alla battaglia. Gli Americani sopraffatti dal numero si diedero da ogni parte alla fuga, abbandonando Francis, il quale combattendo valorosamente morì. Lasciarono sul campo dugento soldati uccisi con molti uffiziali. I prigionieri furono altrettanti o più, tra i quali il colonnello Hale. Si credette, i feriti aver sommato a ben seicento, tra i quali molti miserabilmente perirono nelle selve privi di ogni soccorso. Dei regj morirono o furono feriti meglio che cento ottanta. Avute Saint-Clair le novelle della rotta del Warner, e sentiti anche da un uffiziale delle bastarde, arrivato in quel punto, i disastri di Skeenesborough, temendo, non gli fosse tagliato il ritorno al Forte Anna, si voltò con gran rattezza a sinistra, inselvandosi; incerto, se dovesse ripararsi nella Nuova-Inghilterra e ne' luoghi superiori del Connecticut, od al Forte Edoardo. Ma raccozzatosi due giorni dopo a Manchester colle restanti genti di Warner, e raccolti i fuggiaschi s'incamminò al Forte Edoardo per ivi congiungersi col generale Schuyler.

Mentre queste cose si facevano sulla sinistra, i capitani inglesi determinavano di cacciar gli Americani dal Forte Anna, posto più in su verso le fonti del Wood-creek. Vi mandarono a questo fine il colonnello Hill da Skeenesborough, e per aiutarlo nella sua mossa faticarono con ogni industria di far passare i battelli sopra le cascate di Skeenesborough, affine di poter assalire il Forte anche per la via dell'acqua. Sentendo poi che gli Americani vi stavano dentro molto grossi, mandarono in soccorso dell'Hill il brigadier Powell con due reggimenti. Il colonnello americano Long, scampato dall'eccidio delle navi con molti de' suoi, comandava al presidio del Forte Anna. Avuto lingua, che i nemici s'approssimavano, saltò fuori e corse molto gagliardo contro gl'Inglesi. Si difendevano questi animosamente. Già gli Americani gli accerchiavano. In tanto pericolo Hill ordinava a' suoi, pigliassero tosto un luogo più forte. La qual cosa eseguirono in mezzo gli spessi e forti assalti dei repubblicani con molto ordine e coraggio. Sostenevano la carica con mirabile costanza; gli Americani instavano ferocemente. Il conflitto durava già ben due ore, e pendeva incerta la vittoria. Ma gli Americani udivano in questo punto le grida terribili dei Barbari, che si avvicinavano; e saputo altresì, che già erano vicine le schiere di Powell, abbandonatisi, si ritirarono al Forte Anna. Nè qui credendosi sicuri, arsa prima e distrutta ogni cosa, si ricoverarono al Forte Edoardo, posto sul fiume del Nort. Già si trovava in questo luogo Schuyler, ed il giorno dodici vi arrivò Saint-Clair colle reliquie del presidio di Ticonderoga. Nè si potrebbero sì di leggieri descrivere le fatiche e gli stenti, ch'ebbero queste genti a sopportare per la mancanza delle provvisioni e delle vestimenta, e pei tempi avversi nel cammin loro da Casteltown sino al Forte Edoardo. Quivi dopo l'arrivo di Long e del Saint-Clair, siccome dei fuggiaschi, che arrivavano alla spezzata, sommavano le genti americane a poco più di quattromila soldati, incluse le milizie. Difettavano di ogni bisognevole, e ancor più di coraggio, sconfortate dalle recenti sconfitte. Perdettero gli Americani in tutte le descritte fazioni cento vent'otto pezzi di artiglierie con una quantità maravigliosa di munizioni da bocca e da guerra, e particolarmente di farine, che furon trovate in Ticonderoga e nel monte Independenza. Tutta la contrada all'intorno poi si era grandemente impaurita a tante disgrazie, e gli uomini cercavano generalmente piuttosto di provvedere alla propria sicurezza, che non a correre in ajuto della pericolante patria.

In così grave frangente Schuyler non ometteva nissuna di quelle diligenze, che ad un buon capitano, e ad un ottimo cittadino si appartenevano. Già si era, quando il nemico s'ingrossava a Skeenesborough, ingegnato d'interrompere con ogni sorta d'impedimenti la navigazione del Wood-creek da quel luogo sino al Forte Anna, dove cessa il medesimo di esser navigabile. Dal Forte Arma poi sino a quel d'Edoardo (distanza non maggiore di sedici miglia), la contrada è di per sè stessa orribilmente aspra, deserta e selvaggia; il suolo rotto ed ineguale tramezzato da spessi torrenti, e da profonde e larghe paludi. Non mancava Schuyler di render per arte ancor più difficile al nemico quel passaggio, che la natura stessa pareva aver voluto con ogni maniera di più gravi ostacoli proibire. Faceva tagliate, guastava i sentieri, rompeva i ponti, atterrava spessi alberi e grossi, e gli collocava di lungo e di traverso coi rami intralciati qua e là nei luoghi di passo, sicchè quella solitudine già di per sè stessa tanto orrida, era diventata pressochè impenetrabile. Nè qui si ristava l'industria del generale americano. Faceva sgomberare a luoghi più lontani il bestiame, e dal Forte Giorgio trasportar all'Edoardo a molta fretta le munizioni e le bagaglie, delle quali le sue genti sì fattamente abbisognavano, ed acciò non venissero in mano del nemico. Instava poscia caldamente, perchè si mandassero a congiungersi con lui tutti i reggimenti di stanziali, che nelle vicine province si ritrovavano; e faceva spesse e forti chiamate alle bande paesane della Nuova-Inghilterra, e della Nuova-Jork. Nelle vicinanze poi del Forte Edoardo e della città di Albanìa nulla lasciava d'intentato per far genti; nel che faceva molto frutto, avendo egli presso quei popoli grandissima dependenza. Finalmente per ritardar il nemico pensava di dargli gelosia sul suo fianco sinistro; e perciò mandò il colonnello Warner col suo reggimento ad alloggiar nello Stato di Vermont, comandandogli, facesse correrìe verso Ticonderoga, e raccogliesse le milizie del paese. Brevemente attese Schuyler per ogni verso ad attraversar il cammino all'inimico, ed a difficultargli l'impresa.

Mentre in tal modo si travagliava dalla parte degli Americani, per tenere il nemico ai passi in su quei luoghi aspri e selvaggi, si arrestava Burgoyne a Skeenesborough, sia per la difficoltà dei luoghi, sia per aspettare giungessero le tende, le bagaglie, le artiglierie e le vettovaglie cotanto necessarie, prima d'ingolfarsi in quelle catapecchie disabitate. A questo tempo erano i Burgoniani talmente ordinati, che la dritta occupava i poggi di Skeenesborough, avendo sull'estremità dell'ala le genti d'armi del Reidesel, la sinistra composta di Brunswicchesi alloggiava sulla riviera di Casteltown, la brigata di Frazer formava la battaglia tra l'una e l'altr'ala. Il reggimento degli Essiani di Hanau stanziava alla testa dell'East-creek per proteggere contro le correrìe del Warner il campo di Casteltown, ed i battelli sul Wood-creek. Si lavorava intanto indefessamente a tor via gli ostacoli su di questa fiumana, e così ancora delle strade per al Forte Anna. L'intendimento di Burgoyne era, che il grosso dell'esercito, traversata la solitudine del Forte Anna, si recasse al Forte Edoardo, mentre un'altra banda da Ticonderoga, presa la via del lago Giorgio, ed impadronitasi del Forte di questo nome, ch'è piantato all'estremità superiore di quello, venisse ad accozzarsi al Forte Edoardo. Acquistato il Forte Giorgio, gli arnesi da guerra e le munizioni dovevano condursi per la via del lago di questo nome, essendovi la navigazione più facile e più spedita, che per il Wood-creek, ed avendovi una carreggiata dal Forte medesimo sino a quello d'Edoardo. Così si travagliava da ambe le parti, gl'Inglesi credendosi sicuri della vittoria, gli Americani con poca speranza di migliorar fortuna.

La vittoria di Ticonderoga, ed i seguenti prosperi successi di Burgoyne, siccome riempirono di stupore e di spavento le province americane, così a somma allegrezza commossero generalmente i popoli della Gran-Brettagna. Delle quali cose, come prima vi si ebbe notizia, se ne fecero grandi feste e rallegramenti in Corte, ed appo tutti coloro, che la illimitata soggezione dell'America desideravano. Già tutti formavano tra sè altissimi concetti, e credevano la vittoria certa, il fine della guerra vicino. Riputavasi, esser cosa impossibile, gli Americani si riavessero, non solo per le gravi perdite d'uomini, d'armi e di munizioni, che fatte avevano, ma eziandio per quelle del coraggio e della riputazione, che nelle guerre altrettanto giovano, e forse più delle armi stesse. Quindi le antiche note di codardìa si rinnovellavano dai nemici loro; ed i parziali stessi molto rimettevano della estimazione loro verso i coloni. Poco mancava, non gli sentenziassero indegni di difendere quella libertà, della quale tanto si gloriavano. I ministri si facevano belli de' lieti eventi, ed andavano empiendosene la bocca per tutta la Corte. Tutti gli lodavano; chiamavasi la loro ostinazione, costanza; i disegni, che temerarj parevano, ora pieni di prudenza stati essere stimavansi; e la pertinacia loro a non volere dar udienza a nissuna proposta di composizione, avvisavasi essere stata lodevole gelosia degl'interessi del regno. Essendo stati i consiglj guerreschi dei ministri favoriti da successi tanto felici, anche la maggior parte di coloro ch'erano fin là stati autori di concordia, spiegavano tutte le vele al vento sì prospero della fortuna, e parevano desiderar meglio la sottomessione, che l'accordo.

Ma in America la perdita dei laghi e di quella Fortezza, che si riputavano le sicure chiavi degli Stati Uniti, fu tenuta altrettanto più grave, ch'ella era inaspettata; poichè i popoli universalmente, il congresso, ed il generale Washington medesimo si erano dati a credere, che l'esercito britannico del Canadà fosse più debole, e quello di Schuyler più gagliardo di quello ch'erano veramente. Avvisavano massimamente, che col presidio lasciato in Ticonderoga, quella Fortezza fosse posta in sicuro stato. S'incominciò a lacerar la fama degli uffiziali dell'esercito del Nort, ma soprattutto di Saint-Clair. Lo stesso Schuyler, esperto capitano però e cittadino integerrimo, il quale, se già da lungo tempo serviva, da lungo tempo ancora non gradiva, non andò esente dalle maldicenze. Quelle lingue serpentine, massimamente della Nuova-Inghilterra, che come amico ai Jorchesi non lo amavano, lo laceravano aspramente. Il congresso per onor delle armi sue, e per soddisfar ai popoli decretò, si ricercasse la condotta degli uffiziali, e si mandassero loro incontanente gli scambj. Fatta la ricerca, furono assoluti; gli scambj sospesi per intercessione di Washington. Ma una cosa, che dee far non poca maraviglia, questa si è, che in tanta malvagità della fortuna, nissuna inclinazione si manifestasse tra gli Americani per calare agli accordi. Nissun maestrato nicchiò; fra i particolari nissuno, o pochi, e questi la maggior parte persone rigattate, e uomini di scarriera.

Intanto il congresso temendo, che le infauste novelle, arrivate che fossero in Europa, nuocessero a quelle pratiche, che già si erano introdotte alla Corte di Francia, e riguardando più, come si suol fare, all'interesse della propria causa, che all'onore de' suoi capitani, pretendendo colore di viltà e d'imperizia in Saint-Clair alla verità delle cose, aveva mandato speditamente dicendo a' suoi mandatarj, andassero insinuando, che tutta la colpa era di quello, il quale con cinquemila uomini di presidio, fornitissimi di ogni cosa, non aveva saputo difendere una Fortezza quasi inespugnabile. Che del rimanente stavano essi forti, ed ogni studio ponevano nel riparare ai sofferti danni.

Washington, il quale in questo così gran sinistro dimostrò, come in tutti i precedenti, una grande costanza, era tutto intento a' rimedj, ed a fermare lo stato della tremante repubblica, rinforzando e provvedendo l'esercito di Schuyler. Le artiglierie e le munizioni si spedivano dal Massacciusset. Il generale Lincoln, uomo di molta dependenza nella Nuova-Inghilterra, vi fu mandato per far correr sotto le insegne le milizie. Arnold accorreva anch'esso, e speravasi, che l'ardir suo fosse per ispirar nuovo ardire alle scoraggiate genti. Il colonnello Morgan, uomo, come abbiam veduto, di smisurato valore, vi si avviava col suo reggimento di cavalleggieri. Tutti questi modi, siccome opportunamente ritrovati, così anche efficacemente usati, operavano i soliti effetti. Gli Americani ripigliavano grado grado il coraggio, e l'esercito si andava ingrossando.

In questo mezzo tempo Burgoyne con somma contenzione si affaticava nell'aprir la via del Forte Anna al Forte Edoardo. E contuttochè tutto l'esercito con grandissimo ardore si adoperasse in questa bisogna, i progressi che si facevano, erano molto tardi. Tanti erano gl'impedimenti, che la natura e l'arte avevano frapposti. Oltrechè e' faceva di mestiero ripulir le strade dagli alberi atterrati, bisognò ancora edificare da quarantotto ponti tutti nuovi, e rassettarne de' vecchi. Tanto penò l'esercito a valicar questo piccolo spazio, che non potè toccare le rive dell'Hudson nelle vicinanze del Forte Edoardo, se non il dì 30 di luglio. Gli Americani, sia perchè erano troppo deboli a poter resistere, sia perchè il Forte Edoardo era piuttosto una rovina inutile, che un difendevole riparo, e sia finalmente perchè temevano, che il colonnello Saint-Leger, superato il Forte Stanwix, non scendesse per la sinistra riva del fiume dei Moacchi sino all'Hudson, e così tagliasse loro la via al ritorno, si ritirarono più sotto a Still-water, dove attendevano a fortificarsi. Nel medesimo tempo abbandonarono il Forte Giorgio, arse prima tutte le navi, che tenevano sul lago dello stesso nome, e rotta in varj luoghi la carreggiata, che da quello guida al Forte Edoardo. In tal modo la via di Ticonderoga pel lago sino a questo Forte diventò affatto libera dalla presenza dei repubblicani. Gl'Inglesi giunti sulle rive dell'Hudson, e viste le sue acque, le quali erano state per tanto tempo l'oggetto delle speranze loro, e per arrivare alle quali tante fatiche sopportate avevano, e tanti pericoli corsi, si rallegrarono grandissimamente, e già si promettevano tutte le cose prospere dalla fortuna.

Ma, non ostanti così liete speranze, incominciarono a provare molte e gravi difficoltà. Tutta la contrada all'incontro era nimichevole, e le vettovaglie si potevano solo trarre da Ticonderoga. Quindi è, che l'esercito britannico dai trenta di luglio sino ai quindici d'agosto tutto fu intento, ed ogni opera usò per far venir i battelli, le provvisioni e le munizioni dal Forte Giorgio sino al primo luogo navigabile dell'Hudson, ch'era una distanza di circa diciotto miglia. L'impresa era difficile; nè il frutto che vi si faceva dentro, francava la fatica ed il tempo che vi si spendevano. La strada era rotta in diversi luoghi, e non vi si poteva passare se prima non si rassettasse. De' cavalli che si aspettavano, appena ne fosse arrivato un terzo. De' buoi a malo stento se n'erano potuti raccorre cinquanta paia. Grosse e continue piogge avevano accresciuto le difficoltà. Laonde avvenne, che malgrado tutta la diligenza che si usava, appena che si fossero potute procurar le vettovaglie pel logorar giornaliero dell'esercito, non che per far riposte, acciocchè potesse procedere più oltre. Addì quindici non si avevano in canova provvisioni che per quattro giorni, e dieci battelli nell'Hudson.

Molto, ed acerbamente fu biasimato Burgoyne per causa degl'indugj operati prima pel passaggio pei deserti del Forte Anna, e poscia per la difficoltà delle vettovaglie nelle stanze del Forte Edoardo. Allegarono, che invece di andarsi ad intricare in quei deserti avrebbe dovuto, dopo occupato Skeenesborough, e sbaragliato tutto l'esercito nemico, ritornarsene rattamente pel Wood-creek a Ticonderoga; di là imbarcar di nuovo le genti sul lago Giorgio, procedere al Forte di questo nome, e, presolo, incamminarsi spedito e pronto per lo stradone carrozzabile al Forte Edoardo. Sarebbonsi, opinarono, in tal modo precipitati gl'indugj, i quali, se riuscirono pregiudiziali all'esercito britannico, furono di altrettanto vantaggio cagione agli Americani. Sarebbesi, continuarono, l'esercito insignorito di Albanìa, prima che i nemici avessero potuto raccorre il fiato. Si giustificava però Burgoyne con dire, che l'indietreggiare in mezzo al corso della vittoria avrebbe scemato l'animo a' suoi, e datone ai nemici; che questi avrebbero fatto testa nel Forte Giorgio, ed intanto rotto la strada per al Forte Edoardo; che passando, come fece, per le solitudini del Forte Anna, oltrechè si avvezzarono i soldati alla guerra intricata delle selve, si obbligarono i nemici a votar di piano il Forte Giorgio, e che avendo già una strada aperta, si doveva sperare, non guasterebbero quell'altra, di cui si tratta; che le navi, che si sarebbero dovute usare pel trasporto delle genti sopra il lago Giorgio, si erano potute adoperare pel trasporto delle bagaglie, armi e munizioni. Mostrava finalmente, che l'avere anteposta la via sulla sinistra a quella sulla dritta pel lago Giorgio, gli aveva fatto abilità di mandare a mano stanca un buon polso di genti sotto gli ordini del generale Reidesel, perchè tenessero in gelosia il Connecticut, e tutta la contrada di Vermont.

Quale di questo sia la verità, Schuyler molto acconciamente si giovò di tali soprastamenti. Già alcuni colonnelli di stanziali erano da Peek's-hill arrivati al campo, e le milizie della Nuova-Inghilterra, quantunque corresse a quei dì la stagione delle messi, stormeggiavano da ogni parte, ed andavano a congiungersi coll'esercito principale; in guisa che, se questi non era ancora abile ad offendere, poteva almeno sperare, occupati i luoghi forti, di difendersi convenevolmente.

In questo mezzo ebbe Burgoyne le novelle, che il colonnello Saint-Leger colle sue genti d'ordinanza, ed una buona torma d'Indiani per la via del lago Oneida era venuto da Oswego nella contrada dei Moacchi, e che di già oppugnava il Forte Stanwix. Prese tosto speranza, che gli si potesse aprir la strada a qualche buon successo. Perchè, se l'esercito americano, che lo fronteggiava, corresse su pel fiume Moacco per andar in soccorso del Forte, in tal caso rimaneva agl'Inglesi aperto l'adito sino ad Albanìa, e si otteneva il finale intento. Oltredichè, se Saint-Leger ne andasse colla vittoria, le genti americane trovate si sarebbero tra due eserciti regj, quello di Saint-Leger da testa, e quello di Burgoyne da coda. Se per lo contrario i repubblicani si consigliassero, abbandonato il presidio del Forte Stanwix alle sue proprie forze, di ritirarsi in Albanìa, in questo secondo caso tutta la contrada dei Moacchi sarebbe venuta in poter degl'Inglesi, e questi avrebbero fatto la congiunzione loro colle genti del Saint-Leger. Ingrossato allora l'esercito, e vettovagliato dai Moacchi avrebbe facilmente potuto procedere più oltre. Dal che doveva nascere, o che il nemico combatterebbe una battaglia campale, e non si dubitava della vittoria; o sarebbesi grado grado ritratto a luoghi più bassi, ed in questo modo gl'Inglesi si sarebbero fatti padroni della città di Albanìa. Ma se il disegno di spingersi avanti era molto opportuno, non era meno pieno di difficoltà pel difetto delle vettovaglie. Il qual difetto sarebbe anche diventato maggiore in proporzione che l'esercito si allontanerebbe dai laghi, dai quali esse vettovaglie si traevano. Avrebbersi di vantaggio dovute far venire con grosse scorte, ed ordinar una lunga tela di guardie per preservarle dai subiti assalti del nemico. La qual cosa non si poteva ottenere senza assottigliar con evidente pericolo l'esercito già di per sè stesso non troppo gagliardo. Voltò adunque Burgoyne il pensiero a far procaccio di vettovaglie in altro modo, senza del che il disegno non si poteva a patto nessuno mandar ad effetto. Sapeva egli, che i nemici avevano ammassato una gran quantità di biade e di grascie, siccome pure un notabile carreggio ad una Terra chiamata Bennington, posta tra i due rami, che poscia uniti formano il fiume Hosick. Giace ella a venti miglia distante dal fiume del Nort. Quivi si conducevano altresì grossi branchi per uso del campo repubblicano, i quali venivano dalla Nuova-Inghilterra per le parti superiori del Connecticut, e poscia per le contrade del Vermont. Da Bennington si mandavano secondo il bisogno alle diverse parti dell'esercito. La Terra poi era guardata soltanto da alcune bande di milizie di numero incerto; imperciocchè, ora andavano ora venivano, secondo che la propria volontà loro le aggirava. Sebbene la distanza dal campo di Burgoyne a Bennington fosse di cencinquanta miglia, ciò non di meno considerato, che il paese all'intorno, il quale Reidesel già aveva cavalcato, si era dimostrato anzi quieto che no, e bene inclinato all'obbedienza, spinto eziandio da una insuperabile necessità, ed avidissimo di gloria, non disperò il capitano britannico di potere con una improvvisa correrìa arrivare a Bennington, sorprendervi, e portar via sul carreggio del nemico le munizioni. Fatta la risoluzione, ne fu data la cura al luogotenente colonnello Baum, uno de' più riputati capitani tedeschi, che si avesse l'esercito, e molto capace in questa maniera di guerreggiare, scorrazzando il paese nemico. Lo accompagnarono alla fazione da cinquecento soldati, dugento uomini d'armi a piè di Reidesel, i corridori del Frazer, i volontarj del Canadà, una parte dei provinciali molto pratichi dei luoghi, che seguivano le bandiere britanniche, e ben cento Indiani. Seguitavano due pezzi d'artiglierie da campo. Nel medesimo tempo il luogotenente colonnello Breyman col suo reggimento di Brunswicchesi andò a pigliar gli alloggiamenti più sotto verso Bennington sul Batten-hill, a fine di essere in grado di soccorrere, ove d'uopo fosse, a Baum. Le instruzioni, che questi ebbe da Burgoyne, erano molto accomodate; usasse grandissima cautela nel pigliar i posti; facesse diligentemente esplorare la contrada dagl'Indiani verso l'Otter-creek ed il fiume del Connecticut. Non lasciasse scorrazzar gli uomini d'armi, ma sempre gli tenesse raccolti; facesse marciar gli armati alla leggiera da fronte ed alla coda, per non dar dentro agli agguati; non tentasse zuffe dubbie; se il nemico gli venisse all'incontro molto grosso, pigliasse un buon posto, e vi si fortificasse; desse voce, che tutto l'esercito voleva passare nel Connecticut; in fine venisse a ricongiungersi con esso lui in Albanìa. Per dar poi gelosia all'esercito nemico, e tenerlo a bada durante la fazione, Burgoyne mosse tutto l'esercito all'ingiù sulla sinistra riva dell'Hudson, ed andò a por gli alloggiamenti di rincontro a Saratoga. Fatto anche un ponte di foderi, fe' passare a questa Terra le genti più spedite, e faceva le viste, come se tutto l'esercito valicar dovesse per andare ad affrontar il nemico, che stava tuttavia nel suo campo di Still-water.

Ordito, nel modo che abbiam detto, il disegno, procedeva Baum con eguali prestezza e cautela ad eseguirlo. Incontrava a prima giunta una masnada nemica, che faceva la scorta ad un branco, ed a certa quantità di munizioni. Gl'intraprendeva, e mandava al campo. Ora quivi incominciò a manifestarsi quella mala fortuna, che già tanto aveva ritardato l'esercito reale. Tal era la mancanza delle bestie da tiro e da soma, e tanto si trovarono pei cattivi tempi sdrucciolenti e rotte le strade, che Baum non potette, se non molto lentamente procedere verso il luogo, al quale si avviava. Ebbe perciò il nemico, che stava attento in Bennington, tostano avviso del suo arrivare. Comandava in questa Terra il colonnello Starke testè arrivatovi colle bande paesane, che aveva messo insieme nel Nuovo-Hampshire. Mandò rattamente dicendo a Warner, il quale col suo reggimento, dopo la rotta di Hubbardton, era venuto ad alloggiare in Manchester, venisse a raggiugnerlo. Tutte queste genti con alcune milizie dei contorni sommavano a circa due migliaia di soldati. Udito, che il nemico si avvicinava, aveva Starke spedito avanti a sopravvedere il colonnello Gregg, credendo dapprima, fosse solamente una torma d'Indiani che corresse il paese. Ma veduto, ch'erano gli stanziali, si ritirava agli alloggiamenti principali di Bennington. Baum, avendo avuto lingua, che il nemico era tanto forte, che stato sarebbe temerario consiglio l'assaltarlo, mandò tostamente a Breyman, informandolo del pericolo, e corresse in aiuto. Egli intanto pigliato un forte posto presso Santcoick-mills sulle rive del Wallon-creek, o sia Rivo delle valli a quattro miglia distante da Bennington, si affortificava. Ma Starke, volendo prevenir la congiunzione della squadra di Breyman, si determinò ad assaltarlo. Trasse per tanto le sue genti fuori di Bennington la mattina dei sedici d'agosto; le divideva in parecchie schiere, perchè accerchiassero ed assalissero da tutte le parti gli alloggiamenti di Baum. Mentre eseguivano i comandamenti del capitano, e già erano pervenute a veggente del nemico, questi si persuadeva tuttora, fossero leali, che venissero in soccorso suo; essendochè vi erano con Baum molti fuorusciti, i quali operavano in modo, ch'egli più uso a far le guerre, che a queste aggirandole civili prestasse fede alle solite baie e vane credenze loro. Ma accortosi finalmente dell'errore si difendeva molto gagliardamente. Tal era però la foga ed il numero degli Americani, che non potette lungamente sostenergli, e già, superati tutti gli ostacoli, e presi i due cannoni, entravano da ogni parte negli alloggiamenti. Gl'Indiani, i Canadesi, ed i corridori inglesi spulezzando qua e là, come meglio veniva loro, s'inselvarono. Solo gli uomini d'armi tedeschi ostinati si attestarono, e fieramente menavano le mani. Venute lor meno le munizioni, fatto un puntone, Baum il primo, si misero a tracollo a furia di spadate, dov'era maggiore la pesta dei repubblicani. Ma invano si affaticavano, oppressi tosto dalla moltitudine de' nemici. Molti rimasero uccisi; i sopravviventi, tra i quali lo stesso Baum gravemente ferito, si arresero a prigionieri di guerra.

Intanto Breyman si era mosso verso Bennington in soccorso de' suoi; ed avvengadiochè fosse partito molto per tempo la mattina dei quindici, che avesse marciato senza mai ristarsi, e la distanza non fosse oltre le ventiquattro miglia, ciò non di meno tanti e sì gravi furono gl'impedimenti, che incontrò per causa della malvagità della strade, rendute ancor più difficili dalle continue piogge, dalla scarsezza dei cavalli, e dal traino delle artiglierie, che stette un pezzo a potere sfangare, e non potette arrivare presso il campo di Baum, se non dopo che la fortuna s'era già del tutto inclinata a favor degli Americani. S'aggiunse, che non ebbe avviso a tempo, che già si combattesse, ed allora solamente ebbe le novelle dell'evento della battaglia, quando i fuggiaschi gliele riportarono. Giugneva alle quattro dopo mezzodì agli alloggiamenti di Baum, dove in luogo degli amici, che il ricevessero, trovò i nemici, che lo assaltarono. Malgrado la stanchezza de' suoi, si difendette molto risolutamente. E siccome molti fra le milizie provinciali si eran recati in sull'abbottinare, le cose andavano molto strette, e si correva pericolo, non acquistasse Breyman quello, che aveva perduto Baum. Già aveva cacciato i repubblicani da parecchj posti, che pigliati avevano sui colli, ed aspramente serrava il nemico, che malagevolmente teneva la puntaglia. Ma non corrisposero a questi primi principj gli altri successi: poichè sopraggiunse in questo punto Warner col suo reggimento di stanziali, che, con gran furia premendo addosso agl'Inglesi ed ai Tedeschi incalzanti, rinfrescava la battaglia più feroce che prima; e le milizie, che ritornavano dalla busca, sentito il romore, si rannodavano. Stette gran pezza, e sino all'imbrunire dubbia la vittoria, combattendo in favore degli uni il valore e la disciplina, in favore degli altri il numero ed il furore. Finalmente i soldati di Breyman sopraffatti dalla folla dei nemici, consumate tutte le munizioni, e perdute due bocche da fuoco, che con incredibile fatica avevano condotte, cominciarono a barellare, poscia a piegare. Abbandonato finalmente del tutto il campo di battaglia, e lasciate in sulla furia del partire in poter dei vincitore tutte le bagaglie, un migliaio di archibusi, e da novecento armi bianche, usarono la oscurità della notte per ritirarsi. Perdettero i reali in questi due fatti settecento soldati, la maggior parte prigionieri, forse dugento uccisi. La perdita dei repubblicani fu di poca importanza. Il congresso rendè pubbliche grazie al colonnello Starke ed alle milizie, che combattettero in queste giornate. Starke fu eletto a brigadier-generale.

Dalla parte dei Moacchi le cose inglesi succedevano sulle prime assai prosperamente. Aveva il colonnello Saint-Leger posto il campo sotto le mura del Forte Stanwix agli tre d'agosto. Guidava da ottocento uomini tra Inglesi, lanzi, Canadesi e leali americani. Seguivano una moltitudine d'Indiani colle femmine loro, e con molta ragazzaglia, vaghi più dell'uccidere e dell'abbottinare, che dell'assediare Fortezze. Fatta la chiamata al colonnello Gausevoort, rispondeva questi, volersi difendere sino allo stremo. Vedute queste cose, e conoscendo benissimo, di quanta importanza fosse il mantener quel Forte nell'obbedienza della lega, il generale Harkimer, uomo di grande autorità nella contea di Tryon, aveva fatto un'accolta di soldati di milizia, e marciava speditamente in soccorso del Gausevoort. Mandavagli dicendo dal suo campo di Erisca, distante a sei miglia dal Forte, che gli sei si sarebbe spinto avanti, e fatto ogni sforzo per congiungersi col presidio. Gausevoort commetteva al luogotenente colonnello Willet, saltasse fuori per assaltar gli alloggiamenti inglesi, e ciò per dar favore al tentativo dell'Harkimer. Ma il capitano inglese accorgendosi di quanto pericolo fosse l'aspettare l'inimico negli alloggiamenti, e massimamente conoscendo, quanto gl'Indiani fossero più atti all'offendere che al difendersi, mandava ad incontrar le genti americane il colonnello Giovanni Johnson con una parte dei regolari e cogl'Indiani. Marciava Harkimer molto negligentemente senza mandare avanti speculatori nè feritori alla leggiera sui fianchi; cosa che dee far maraviglia, non potendo essergli nascoso, quanto il paese fosse atto alle insidie, e quanto gli Indiani fossero destri a scorrere in masnade, a dar gangheri, ed a porre agguati. Fu loro invero offerta la occasione di far una celata, dalla quale nacque il quasi totale eccidio delle genti dell'Harkimer. S'appiattarono gl'Indiani con alcuni regolari nelle selve vicine alla strada, per la quale quelle camminavano, e tostochè furono oltrepassate, saltaron fuori con molta furia, e le soprassalirono alle spalle, mentre che a tutt'altro pensavano fuori che a questo. Fatte le prime scariche cogli archibusi, si avventarono gl'Indiani coi coltelli, e con molta crudeltà ammazzarono i contrastanti e gli arrendentisi. Gli Americani giunti in tal modo alla schiaccia si disordinarono. La strage fu grande; e l'orribile presenza dei Barbari accresceva terrore alla cosa. I repubblicani oppressi da sì subita rovina si riebbero per altro finalmente, e, fatto un puntone, riuscirono ad un luogo forte, nel quale attestati si difendevano. Nonostante sarebbero stati dal numero e dalla furia del nemico sopraffatti, se non che, avuto questi avviso dell'improvviso assalto dato al campo dal Willet, si ritirò. Morirono da quattrocento Americani, tra i quali lo stesso Harkimer e molti uomini d'autorità nella provincia, con parecchj che tenevano i principali maestrati. La qual cosa diè speranza ai reali, che si sarebbe di breve spenta la ribellione. La vittoria però non fu senza sangue dalla parte loro. Alcuni fra i regolari morirono. Degl'Indiani mancarono da sessanta tra morti e feriti, tra i quali parecchj caporioni e guerrieri più riputati. E pare eziandio, che nel calore e nell'inviluppamento della mischia alcuni Indiani siano stati feriti dai regolari del Johnson. Perilchè questa gente indisciplinata ed intrattabile, pronta al sospetto, e feroce di natura, nè avvezza a trovare sì duri incontri, s'inritrosì, ed inferocì di vantaggio. Quindi è, che fecero prima con bestiale immanità un'orribile beccherìa de' prigionieri, e poi diffidantisi e renitenti, ai comandamenti dei Capi non obbedivano, sicchè più ingombro recavano e pericolo, che forza e sicurezza all'esercito.

Intanto Willet saltato fuori dal Forte aveva assalito con eguali industria e valore gl'Inglesi negli alloggiamenti loro, ed a prima giunta molti ne uccise, altri cacciò nelle selve, alcuni nel fiume. Ma solo essendo venuto per far diversione in favore d'Harkimer, ottenuto l'intento, si ritrasse di nuovo alle mura, portando seco a trionfo caldaie, coltrici, moschetti, pelli di fiere ed altri arnesi, o necessarj all'uso della guerra, o tenuti cari dagl'Indiani. Vollero i nemici tagliargli il ritorno al Forte, e fecero un'imboscata. Ma egli, che stava vigilante, gli combattè, e fe' star lontani a furia di archibusate e di cannonate a scaglia. Arrivò dentro sano e salvo con tutti i suoi; e per trofeo ammontò le armi e le bagaglie conquistate sotto lo stendardo americano, che sventolava sulle creste della Fortezza. Poco dopo tentò con un altro compagno, chiamato Stockewell felicemente un'assai più pericolosa fazione. Passarono di notte tempo per gli alloggiamenti del nemico, e non rimanendosi al grave pericolo che correvano, nè alla crudeltà dei selvaggi, riuscirono alla larga. Nascondendosi secondo il bisogno nelle profonde selve e nelle paludi corsero il paese per levare genti in aiuto del Forte; azione magnanima, e da non esser mai senza molta lode ricordata.

Il colonnello Saint-Leger, volendo usare la vittoria avuta sull'Harkimer, sotto speranza che ne fosse la guernigione sbigottita, intimò la resa al comandante del Forte, prima con parole per mezzo del colonnello Butler, poscia per iscrittura. Parlò della totale distruzione degli amici loro, dell'impossibilità all'ottener soccorso, della disperazion delle cose. Aggiunse, che Burgoyne, superate e disperse tutte le genti americane, stava ora in Albanìa ricevendo le promesse di soggezione e di fedeltà dei popoli circonvicini. Molto magnificò e le proprie forze, e quelle di Burgoyne Annunziò, che, se venissero a patti, sarebbero verso il presidio tutti quei modi usati, coi quali soglionsi dalle civili nazioni trattare i vinti. Ma, se si volesse in una ostinata ed inutile difesa persistere, sarebbero non solo i soldati del presidio diventati vittima alla bestial rabbia degl'Indiani, che già a mala pena poteva frenare; ma ancora ogni anima vivente, o uomini, o donne, o vecchi, o fanciulli, o infermi, o sani che si fossero, stati sarebbero senza alcuna compassione scarpellati e morti.

Rispose gravemente, e con molta costanza Gausevoort, che gli Stati Uniti d'America dato gli avevano in guardia la Fortezza di Schuyler; che ad ogni rischio, e sino all'estremo spirito intendeva egli di volerla difendere; e che non aveva mai creduto, nè credeva dovere stare, nè curarsi agli effetti, che nascer potessero dall'adempimento del suo dovere. Aveva benissimo conosciuto, che se il capitano inglese avesse avuto forze sufficienti, avrebbe o fatto una modesta chiamata, od assaltato il Forte senza intrattenersi a fare una sì bizzarra braverìa.

L'Inglese vedendo, che le insidie e le minacce erano state senza frutto, volse tutti i suoi pensieri alla oppugnazione. Ma poco stante si accorse, che il Forte era e meglio munito, e meglio difeso di quanto si era persuaso. Sperimentò altresì, che le sue artiglierie non eran di tal portata a poter fare notabile danno da una certa distanza. Perciò pigliò il partito di avvicinarsi colle trincee al Forte, sicchè le artiglierie far potessero sufficiente passata; ed in questo procedeva con grandissima diligenza. Intanto gl'Indiani e per le perdite fatte, e per esser caduti dalle speranze del depredare, ogni dì diventavano più rotti, più precipitosi e più molesti. Ad ogni piè sospinto minacciavano di rubare, e poi di andarsene. Vennero in questo mentre le novelle al campo, che Arnold si avvicinava potente di numero, e con grandissima celerità. Il vero si era, che Schuyler, udito, che si combatteva il Forte del suo nome, aveva spedito Arnold in soccorso con una brigata di stanziali sotto gli ordini del generale Learned, al quale si accostaron poi mille armati alla leggiera mandati da Gates. Procedeva Arnold colla consueta audacia e celerità alla fazione, salendo per le rive del fiume Moacco. Giunto a mezza strada, avendo avuto avviso, che il Gausevoort era molto stretto dal nemico, e sapendo che niuna cosa tanto nuoce al tempo, quanto il tempo, lasciate indietro le genti di grave armatura, con novecento dei più lesti corse più che di passo al Forte. Ebbero tosto gl'Indiani, che stavano di continuo cogli orecchi levati, intenzione della cosa, sia dai loro, sia dalle spie mandate avanti a bello studio dall'Arnold, che molto la magnificavano. Al nome d'Arnold, e nella tempera, in cui già si trovavano, se si sgomentassero, nissuno il domandi. Sopraggiunse loro addosso quell'altra novella, forse per l'affare di Bennington, che Burgoyne con tutto l'esercito era stato tagliato a pezzi. Non istettero più a soprastare. Si levarono a rotta per andarsene. S'affaticarono Saint-Leger e Johnson molto per incoraggiarli e trattenergli, ora dicendo, che gli avrebbero condotti eglino stessi alla battaglia in compagnia delle migliori genti loro; che scegliessero essi medesimi il luogo del combattere; che ordinassero le mosse, come meglio piacesse e paresse loro. In ultimo chiamò Saint-Leger a parlamento i Capi loro, sperando che per l'autorità di questi, e per quella di Johnson, del Claws, e del Butler soprantendenti alle cose indiane da parte del Re, si sarebbero potuti trattenere. Ma mentre deliberavano, gli altri sbiettavano. Pochi rimasero, e minacciavan di peggio, se non si levava il campo. Dovettero gl'Inglesi cedere alla fortuna. Il dì 22 agosto levarono l'assedio, ritirandosi verso il lago Oneida. Le tende, le munizioni, le artiglierie vennero in poter della guernigione, la quale uscita dal Forte diè loro alla coda con grave danno. Ma maggior pericolo sovrastava loro da parte dei feroci alleati, che non da quella de' repubblicani. Mettevano gl'Indiani durante la ritirata, o per me' dire la fuga, a bottino le provvisioni dell'esercito e le robe dei soldati e degli uffiziali. Nè contenti a questo scannavano colle proprie baionette gli sbrancati. Non si potrebbe con degne parole descrivere la miserabilità di questa rotta, il danno, lo squallore e lo spavento delle genti regie. Arrivarono finalmente sul lago, dove trovarono conforto e riposo. Saint-Leger se ne tornò a Monreale, e poscia a Ticonderoga per andarsi a congiungere con Burgoyne. Arnold arrivò al Forte due dì dopo, che era stato sciolto l'assedio. Quivi gli abbracciamenti e le allegrezze per la ricuperata libertà, e per l'ottenuta vittoria furon senza fine tra i soldati del presidio e quei del soccorso.

Pei fatti di Bennington e del Forte Schuyler parve, che la fortuna cominciasse a risguardare con lieto occhio le cose dell'America; e siccome riuscirono inaspettati ai repubblicani, poichè in tutto il corso di questa guerra canadese, dopo l'infelice morte di Mongommery, nulla, che male non fosse, era loro accaduto, così diedero loro molto animo, e da impauriti e sfiducciati ch'erano, diventarono baldanzosi e confidentissimi. Gl'Inglesi per lo contrario ne ricevettero grandissima perturbazione, e molto rimettettero di quella speranza e di quell'ardire, che ai primi favorevoli riguardi della fortuna concetti avevano. Quindi cambiossi affatto l'aspetto delle cose; e quell'esercito, ch'era stato cagione di terrore ai repubblicani, pareva ora a questi che avesse frappoco a diventare preda alle genti loro. L'affare di Bennington specialmente aveva spirato grandissima fiducia in sè stesse alle bande paesane; poichè non solo avevano combattuto, ma sbaragliato e vinto le genti ordinate del Re, o inglesi, o tedesche che si fossero. Quindi non si tenevano da meno che i reggimenti d'ordinanza; e questi dal canto loro, per non iscomparire, ogni diligenza ed ogni maggiore sforzo facevano per mantenere la opinione dell'antica superiorità sopra le milizie. Venuta poi meno a Burgoyne la speranza di poter ottenere le vettovaglie di Bennington, di nuovo si trovava per la carestia in grandissime difficoltà. Ma i prosperi successi avuti dagli Americani sotto le mura del Forte Schuyler, oltre l'aver inanimato le milizie, aveva anche questo altro effetto operato, che liberati dal timore di un'invasione, nel paese de' Moacchi, potettero tutte le forze loro raccorre sulle rive dell'Hudson contro l'esercito di Burgoyne. Quindi era, che i popoli si levavano a romore in tutta la contrada, e, prese le armi, correvano al campo. A ciò eziandio dava occasione l'essere a quei dì terminate le bisogne delle messi, e d'incentivo l'esser arrivato all'esercito il generale Gates, perchè ne pigliasse in luogo di Schuyler il governo. Era Gates salito presso gli Americani a grandissima stima e riputazione, ed il nome suo era cagione, che gli animi loro s'innalzassero a maggiori speranze. Era egli stato tratto dal congresso a generale dell'esercito del Nort nella tornata dei 4 agosto, mentre le cose si ritrovavano in grandissima declinazione. Ma non era arrivato a Still-water, che ai ventuno. Seppe Schuyler per tempo, che gli era mandato lo scambio. Tuttavia da quel buon cittadino ch'egli era, aveva continuato sino all'arrivo di Gates ad usare ogni ingegno per ristorare i danni. Già, come veduto abbiamo, aveva fatto grandissimo frutto, ed inclinava la vittoria a favor suo. Si dolse molto amaramente con Washington, che gli fosse interrotto il corso della fortuna, e che altri avesse a côrre il frutto delle sue fatiche, quella vittoria godendosi, alla quale egli aveva preparata la via. Ma volle il congresso mandare ad un esercito perdente un capitano vittorioso. Inoltre non gli era nascoso, che, se Schuyler era grato ai Jorchesi, era però molto in disdetta dei Massacciuttesi, e degli altri uomini della Nuova-Inghilterra. Il che impediva grandemente, che le genti corressero, con quella alacrità che si desiderava, ad ingrossar l'esercito settentrionale, il quale si trovava allora accampato nelle isole poste là, dove il fiume Moacco mette capo nell'Hudson.

Un'altra, e molto possente cagione, che operò in modo si levassero a calca gli Americani contro l'esercito inglese, quella era delle crudeltà commesse dagl'Indiani sia del Saint-Leger, sia di Burgoyne, i quali non la perdonavano nè a sesso, nè a età, nè alle opinioni. I leali egualmente che i libertini ne furono sperperati. Quindi si detestava ed abborriva universalmente quell'esercito, che aveva condotto seco sì feroci ausiliarj. Le cose vere si magnificavano a bello studio dagli scrittori ed oratori parziali, e non che a rabbia, a furore si concitavano quelle menti già di per sè stesse cotanto inviperite. Seguì fra gli altri un caso degno di grandissima compassione, e soggetto bastevole a qualunque sanguinosa e spaventosa tragedia; e questo fu, che una donzella per nome Maccrea, fanciulla non meno virtuosa che bella, di lodevoli maniere, e di famiglia onorata, testè giuratasi ad un uffiziale inglese, fu presa dai Barbari nelle sue case presso il Forte Edoardo, e strascinata nelle selve con altre donne e ragazzi, ed ivi barbarissimamente scarpellata ed uccisa. Così la infelice giovane invece di andarsene alle liete nozze, fu tratta a crudele morte da coloro stessi, che le paghe ricevevano dai compagni del suo diletto marito. Inorridirono a sì inudita ferità le genti sì in America, che in Europa, e mille volte maledirono gli autori dell'indiana guerra. Così, com'abbiam detto, raccontano la cosa gli scrittori americani. Ma altri narrano, che il giovane inglese per nome Jones, dubitando non succedesse all'amata donna qualche sinistro per essere il padre suo uno de' più ostinati leali del paese, e perchè già si sapeva l'amore, ch'ella a lui portava, avesse a due Indiani di diverse tribù persuaso, l'andassero a pigliare, e conducesserla sana e salva alle stanze, dove avrebbe con eccellente premio il conduttore rimeritato. Pigliaronla i due Barbari, e condottala nelle selve per alla volta dello sposo, venuti a contesa fra di loro, volendo l'uno e l'altro esser solo per averne il premio intiero nel rappresentarla, uno di essi mosso da bestial furore, rotta ad un tratto coll'infragnitoio la testa alla sventurata fanciulla, l'ammazzò. Burgoyne, udito sì enorme caso, fece arrestar l'ucciditore, e lo minacciava di morte. Poco poi gli perdonò con patto, gl'Indiani, siccome promettevano di voler fare, si astenessero da simili barbarità, e fedelmente osservassero quelle condizioni, alle quali nel convento fatto sulle rive del fiume Bouquet si erano obbligati. Credette il generale, che il perdono fosse più profittevole che non l'esempio del gastigo. Parve ancora, avesse qualche scrupolo, che per le leggi inglesi non gli fosse lecito il riconoscere e gastigare colla pena di morte l'uccisore della fanciulla, come se altre leggi non vi fossero fuori delle inglesi, che gli comandassero di punire colla condegna pena l'autore di sì orribile misfatto. Che se poi la prudenza lo avvertiva di astenersene, debbesi in tal caso, e deplorare la debolezza, in cui era ridotto, e detestare i consiglj di coloro, che avevano tratto i Barbari a parte di una contesa nata fra genti polite e civili. Comunque ciò sia, la condiscendenza di Burgoyne ritornò in capo a lui; imperciocchè gl'Indiani, vedendo di non potere, come prima, metter ogni cosa a ruba ed a sangue, abbandonato il campo, depredando e guastando, alle case loro in fretta se ne tornarono. Così finì quasi del tutto in quest'anno la guerra indiana, mal avvisata nel principio, crudele nell'atto, ed inutile nel fine. I Canadesi medesimi ed i leali, che seguitavano l'esercito del Re, spaventati al sinistro aspetto delle cose, disertavano alla ricisa, dimodochè al più gran bisogno fu Burgoyne lasciato presso che solo colle genti stanziali inglesi e tedesche.

In questo medesimo tempo gli fu fatto alle spalle da uno spicchio di repubblicani una fazione, la quale, se loro riuscita fosse, gli avrebbe del tutto tagliato i viveri, ed il ritorno al Canadà; e dimostrò almeno il pericolo, ch'egli correva coll'allontanarsi sì lungo tratto con piccolo esercito dai luoghi sicuri dei laghi. Il generale Lincoln con una grossa banda di milizie del Nuovo-Hampshire e del Connecticut entrò in isperanza di poter ricuperare alla lega le Fortezze di Ticonderoga e del monte Independenza, le quali si custodivano con deboli presidj, e per conseguente la signorìa del lago Giorgio. Arrivò egli da Manchester a Pawlet. Divideva le sue genti in tre schiere; la prima guidata dal colonnello Brown doveva condursi al luogo, dove si arripa dal lago Giorgio, poi correre ad assaltar Ticonderoga; la seconda capitanata dal colonnello Johnson cavalcasse il paese verso il Forte Independenza per far diversione, e se l'occasione si ofrisse, tentare altresì questa Fortezza; l'ultima poi condotta dal colonnello Woodbridge andasse ad osteggiare Skeenesborough, il Forte Anna, e perfino il Forte Edoardo. Brown con non minor celerità, che segretezza procedendo sorprese, e s'impadronì di tutti i posti sul lago Giorgio, e sull'emissario per alla via di Ticonderoga, che sono il monte Speranza, il monte Diffidenza, e le fortificazioni francesi. Recò in poter suo dugento battelli, un giunco armato, e parecchie barche da portar artiglierie; fe' non pochi prigioni. Nell'istesso tempo arrivò Johnson sotto le mura del Forte Independenza. Fecero la invitata all'una ed all'altra Fortezza. Ma il brigadiere Powel, che l'aveva in custodia, rispose di volersi difendere. Diedero la batteria per ben quattro giorni continui; ma non avendo artiglierie di grossa passata, e difendendosi quei di dentro gagliardamente, fu vano il conato, ed, abbandonata l'impresa, se ne tornarono alle prime stanze.

Burgoyne intanto continuava ad alloggiare sulla sinistra riva dell'Hudson, e con ogni più diligente opera s'ingegnava a far venire dal Forte Giorgio le munizioni. Avendone finalmente con incredibile fatica e perseveranza ammassato una quantità da poter bastare trenta giorni, si determinò a passare dalla sinistra sulla destra riva per trovarvi e combattere l'inimico ed aprirsi colla vittoria la strada ad Albanìa. E siccome il fiume gonfiato dalle continue piogge aveva portato via il ponte di foderi, un altro ne construì con battelli. Varcò il fiume del Nort verso la metà di settembre con tutto l'esercito, e scendendo per la destra riva andò a pigliare gli alloggiamenti parte nelle pianure, e parte sui colli vicini a Saratoga. Gates stava colle sue genti accampato tre miglia più su di Still-water. Per conseguente i due eserciti fronteggiavano l'un l'altro, e si aspettava una vicina battaglia.

Questo partito di essersi volto alla passata del fiume fu da molti, e molto acerbamente censurato; e si credette, sia stato la principal cagione del fine, che ebbe poi tutta l'impresa. Opinarono alcuni, che sarebbe stato miglior consiglio dopo gli affari di Bennington e di Stanwix, e considerata la forza dell'esercito di Gates, la quale diventava anche tutti i giorni maggiore, che Burgoyne avesse abbandonato il pensiero di recarsi ad Albanìa, e si fosse ritirato di nuovo ai laghi. Della qual cosa però, giusta l'opinione nostra, lo scusa il non aver egli a quel tempo ancor ricevuto nissuna novella, nè della forza dell'esercito lasciato nella Nuova-Jork, nè delle mosse che fosse per fare, o fatte avesse il generale Clinton su per le rive dell'Hudson per alla volta di Albanìa. Aspettava una efficace cooperazione da parte di Clinton. Così portavano ed il disegno ministeriale, e le ricevute istruzioni. E non sarebbe egli stato grandemente da riprendersi, se, ritratto l'esercito verso Ticonderoga, avesse abbandonato Clinton a sè stesso, ed a tutti quei vantaggi rinunziato, che l'arrivo di questi, e la congiunzione dei due eserciti promettevano? Bene ci pare, che vana escusazione sia stata quella, che addusse egli stesso, dicendo, che, se fosse tornato indietro, Gates avrebbe potuto andare a congiungersi con Washington, e tutti e due uniti, opprimendo Howe, il destino di tutta la guerra definire. Conciossiachè non avrebbe mai Gates potuto abbandonar le rive dell'Hudson, finchè si conservava sano e salvo l'esercito di Burgoyne, sia che questi alloggiasse a Saratoga, sia che stanziasse a Ticonderoga. Senza di che consistendo una gran parte dell'esercito di Gates in milizie della Nuova-Inghilterra, queste seguitato non l'avrebbero, quando e' si fosse recato sulle rive della Delawara. Ma se crediamo, che Burgoyne non abbia fatto errore nel voler seguitare l'impresa, ci pare però ch'ei non avrebbe dovuto varcar l'Hudson, ma sibbene rimanersene sulla sinistra riva; poichè in tal caso, o sia che avesse voluto, secondo le circostanze, ritirare l'esercito a Ticonderoga, o sospingerlo avanti sino in Albanìa, ciò poteva molto più facilmente eseguire, trovandosi tra il suo e quello di Gates, già fatto più gagliardo, frapposto il grosso fiume del Nort. Le strade all'insù da Batten-hill sino al Forte Giorgio erano più facili sulla sinistra, che non sulla dritta, ed all'ingiù sino ad Albanìa, se non migliori, certo poco peggiori. Egli è vero che la città di Albanìa è posta sulla destra riva del fiume; ma quando Burgoyne fosse pervenuto rimpetto a questa città sulla sinistra, gl'Inglesi di sotto avrebbero potuto arrivarvi coi battelli loro, e trasportare le genti sulla destra. In ogni caso avrebbero potuto congiungersi con quelle di Clinton. Ma Burgoyne, o troppo confidando ne' suoi soldati, i quali erano in vero una bella e buona gente, o troppo poco conto tenendo degli Americani, dalla quale opinione però avrebbero dovuto rimuoverlo i fatti di Bennington e di Stanwix, amò meglio, lasciato il partito più sicuro, andar a tentar la fortuna col combattere l'inimico, sperando di ottenere colla vittoria, che credeva certa, il fine di tutta l'impresa. Così nell'istessa maniera, che i ministri britannici, male giudicando della costanza de' coloni, si pensarono di fargli calare alle voglie loro colle leggi rigorose, i generali, ingannatisi a gran partito intorno il coraggio di quelli, si fecero a credere di potere solo colla vista, colla voce, e con un po' di romore d'armi fugargli. In tal modo si toccavano le sconfitte per troppa speranza della vittoria, e si perdè la guerra per troppa assicuranza di vincerla.

Ma ripigliando ora, donde lasciamo, il giorno diciannove di settembre era riserbato dai cieli ad un aspro e sanguinoso combattimento, pel quale si doveva definire, se gli Americani potevano solo difendersi dagl'Inglesi dietro i ripari delle Fortezze, delle selve, dei fiumi e delle montagne, siccome alcuni portavano opinione, ovvero se fossero abili ad incontrargli sull'aperta campagna, nelle battaglie giuste ed ordinate. Erasi Burgoyne, superati non senza fatica tutti gli ostacoli dei rotti ponti e delle strade sfondate, condotto vicino a Gates, dimodochè alcuni stretti boschi soltanto s'interponevano tra i due eserciti. Senza fare alcuna dimora l'Inglese trasse fuori il suo in ordinanza, e lo dispose alla battaglia. L'ala sua dritta alloggiava presso certi colli, verso i quali il terreno si innalza graduatamente partendo dal fiume. Essa era fiancheggiata dai granatieri e dai fanti leggieri, i quali occupavano i colli sopraddetti. Poco più avanti in fronte e da fianco di questi stavano, come stracorridori, quegl'Indiani, leali e Canadesi, che rimasti erano nel campo. L'ala sinistra colle genti di più grave armatura e le artiglierie era posta sullo stradone, e nei prati che rasentano il fiume. Era questa capitanata dai generali Philipps e Reidesel. Stava a petto col medesimo ordine schierato dal fiume ai poggi l'esercito americano, Gates sulla dritta, e Arnold sulla stanca. Già seguivano feroci avvisaglie tra i primi feritori dell'uno e dell'altro esercito. Morgan col suo reggimento, ed il colonnello Durbin coi fanti leggieri avevano dato dentro, e volto in fuga i Canadesi e gli Indiani. Ma, venute altre genti in soccorso di questi, furono l'uno e l'altro costretti a cedere, ed a ritirarsi al campo. Intanto Burgoyne, o credendo di girare attorno il fianco sinistro del nemico, o perchè fosse necessitato di così fare per ischivare, passando più in su, i borri dei torrenti che corrono nell'Hudson, si distendeva coll'ala sua dritta su pei poggi, e disegnava di andar a percuotere di fianco ed alle spalle Arnold. Ma quel gioco, che Burgoyne voleva fare all'Arnold, nel medesimo tempo Arnold intendeva di farlo al Burgoyne, senza che l'uno sapesse dell'altro, o l'altro dell'uno per l'interposizione delle selve. Incontraronsi le due schiere. Furono gli Americani ributtati da Frazer. Trovato sì duro incontro sul fianco dritto dell'ala dritta inglese, lasciato sufficientemente guardato questo luogo, si difilarono rattamente verso la destra loro, ed andarono con molta furia ad assaltare il sinistro fianco dell'ala medesima. Quivi Arnold diè pruove di quell'alto e smisurato coraggio, di cui egli era fornito, confortando i suoi colla voce, e più ancora coll'esempio. La battaglia era molto pericolosa. Gl'Inglesi temendo che il nemico, rompendo le fila, non penetrasse tra l'ala loro dritta e la sinistra, il quale si vedeva manifestamente essere il disegno di lui, mandarono nuove schiere in soccorso della parte pericolante. Vennevi Frazer col vigesimo quarto, e con altre genti leggieri, ed i corridori di Breyman. Più sarebbervi venuti dal fianco destro, se non che la necessità di difendere i poggi nol consentì. Nondimeno tanto era il valore e l'ostinazione degli Americani, che già gl'Inglesi incominciavano a disordinarsi. Ma arrivava in questo punto Philipps con nuove genti, e con una parte delle artiglierie; il quale, tosto udito il primo romore, s'era mosso in via, e, traversata con molta difficoltà una selva, si era celeremente condotto al luogo del pericolo. Frenò egli il nemico, e ristorò la fortuna della giornata, che già declinava. Ciò nonostante continuarono gli Americani l'assalto loro con molto valore, sicchè la notte sola pose fine al combattimento. I repubblicani si ritirarono. I reali pernottarono in armi sul campo di battaglia. Mancarono degli Americani tra morti e feriti da trecento a quattrocento. Tra i primi i colonnelli Adams e Coburn. Degl'Inglesi meglio di cinquecento. Morì fra gli altri il capitano Jones, uffiziale di artiglieria molto riputato.

Pretendettero ambe le parti la vittoria. Gl'Inglesi acquistarono il campo di battaglia. Ma siccome l'intenzione degli Americani era di non andare, ma di stare, e quella degl'Inglesi di andare, e non di stare, e che inoltre era agli Americani un vincere il non esser vinti, ognuno può vedere, quale abbia raccolto maggior frutto dalla giornata. Da un altro canto gli Inglesi si persuasero non senza molta diminuzione dell'ardire e delle speranze loro, che avevano a fare con un nemico, il quale anche a viso scoperto sapeva, e poteva tenere loro il fermo.

Il giorno seguente, vedendo Burgoyne che non poteva sperare di cacciar di forza il nemico dai luoghi forti ed affortificati, dove alloggiava, confidandosi forse, che il tempo potesse offerire qualche occasione di far maggior frutto, ed aspettando inoltre di dì in dì le novelle del generale Clinton, delle operazioni del quale egli era tutto al buio, si fermò, e pose il campo a gittata d'artiglieria dagli alloggiamenti americani. Faceva intanto fare sollecitamente grossi ripari, tanto sulla dritta, dond'era venuto il pericolo, quanto sulla sinistra per difender quelle praterìe vicine al fiume, dove aveva i suoi magazzini, e gli ospedali. Un reggimento d'Inglesi, i lanzi d'Hanau, ed alcuni leali furono fatti attendare nelle praterìe medesime per maggior sicurtà. Gates continuò ne' suoi alloggiamenti, affortificandovisi però molto studiosamente sulla sinistra.

Colla miglior fortuna s'accrescevano parimente ogni giorno le forze del suo esercito per l'accozzamento di nuove genti sì stanziali, che cerne. Venne tra gli altri a congiungersi Lincoln con duemila di queste tra Massacciuttesi, Rodiani, Hampshiresi, e Connecticuttesi, tutti soldati buoni ed agguerriti. Usavano gl'Inglesi grandissima diligenza per evitar le sorprese; gli Americani per impedire gl'Inglesi non uscissero a foraggiare. Si facevano in questo mezzo tempo frequenti badalucchi.

Intanto il generale britannico stava con grandissima impazienza aspettando le novelle della Nuova-Jork, e gli pareva mille anni di non riceverne. Finalmente il giorno venti gli pervenne una lettera dei dieci scrittagli in cifera da Clinton, colla quale questi lo avvisava, che verso il giorno venti del mese avrebbe con duemila uomini tentato il Forte Montgommery situato sulla destra riva dell'Hudson alle falde dei colli. Lo accontava nel medesimo tempo, che non poteva far di più, trovandosi molto debole; e che anzi, quando il nemico facesse qualche motivo verso le spiaggie della Nuova-Jork, sarebbe egli costretto di ritornarsene. Mandò tosto Burgoyne un uomo a posta, due uffiziali travestiti, e parecchie altre persone di credenza per differenti strade a Clinton, acciò lo informassero della condizione, in cui si trovava, lo avvisassero e pregassero, procedesse tostamente alla spedizione. Aggiungessero, che in rispetto alle vettovaglie poteva egli, e voleva bastare sino ai dodeci del presente ottobre. Ancorchè l'aiuto che prometteva Clinton, di troppo minor momento fosse, di quanto si era Burgoyne dato a credere dovesse essere, tuttavia sperava, che per l'assalto dato al Forte Montgommery, e pel timore che gl'Inglesi, preso questo, non si aprissero la via su pel fiume, avrebbe Gates, o mutati i suoi alloggiamenti, o mandato qualche grossa banda all'ingiù contro Clinton, e che nell'uno o nell'altro caso si sarebbe offerta la occasione di acquistare qualche vittoria, e perciò di arrivare in Albanìa. Abbenchè, se si consideri, di quanto fosse più gagliardo l'esercito di Gates di quello di Burgoyne, e che il primo nuove forze acquistava ogni dì, si potrà conoscere, quanto vana fosse l'aspettazione del generale inglese. Ei pare adunque, ch'esaminata la debolezza propria, quella di Clinton, e la prepotente forza di Gates avrebbe dovuto pensare a ritirarsi, seppure la ritirata era ancora in facoltà sua; imperciocchè il traversare il fiume, con un sì forte esercito nemico tanto vicino, sarebbe stata impresa troppo pericolosa; e qui si vede ancora, quanto improvvido sia stato il consiglio di averlo la prima volta varcato; conciossiachè da questa passata l'andata ed il ritorno diventarono del pari impossibili.

Sul principiar d'ottobre Burgoyne trovandosi a molto stretti termini condotto, ed ogni giorno diventando più deboli le speranze del soccorso, stimò, fosse necessaria cosa il diminuire le provvisioni giornaliere dei soldati. La qual cosa, quantunque grave, sopportò con molta prontezza l'esercito. Le cose continuarono in questo stato sino ai sette d'ottobre, giorno, in cui avvicinatosi già a quattro o cinque di quello, oltre il quale non si sarebbe potuto durare, il generale inglese si determinò di voler far un motivo sulla sinistra del nemico, a fine di scoprire, se possibile fosse di passare, quando si volesse andar avanti, o di sloggiare l'inimico, quando si volesse dare indietro, o ad ogni modo di uscire alla busca per raggranellar provvisioni. Era forzato per necessità a tentare qualche partito notabile. Fece adunque un nodo di quindici centinaia di buoni soldati stanziali, ai quali comandava egli stesso accompagnato da Philipps, Reidesel e Frazer, capitani tutti di ottima mente e di egregio valore. Aveva con sè due cannoni da dodici libbre di palla, sei da sei, e due obici. La guardia del campo fu commessa sulla dritta verso i poggi ai brigadieri generali Hamilton e Specht, sulla sinistra verso il fiume al brigadiere Gall. Non potè Burgoyne uscire dagli alloggiamenti più grosso, trovandosi così vicino, e tanto superiore di forze l'inimico. Con questa schiera intendeva di cominciar la battaglia. Aveva poi ordinato, che mentre ella dava dentro, alcune compagnie di stracorridori indiani e leali, passando per tragetti, girassero sul fianco sinistro degli Americani, ed andassero a mostrarsi loro alle spalle. Già si era mossa la schiera, ed uscita dal campo, ita era porsi in ordinanza a tre quarti di miglio sulla sinistra del nemico, e faceva le viste di volersi far avanti, e di stendersi per passare oltre il sinistro fianco di lui. Ma Gates, che stava a riguardo, accortosi benissimo del disegno degl'Inglesi, pigliò tosto con molta avvedutezza il partito di dare un improvviso e gagliardo assalto alla sinistra punta della schiera suddetta, sperando in tal modo di separarla intieramente dal rimanente esercito, e di mozzarle la via agli alloggiamenti. Andarono gli Americani all'assalto con incredibile impeto; ma trovarono un duro incontro, perchè il maggior Ackland alla testa de' granatieri gli sostenne molto risolutamente. Gates, veduta la cosa, mandò spacciatamente nuovi rinforzi a' suoi, di maniera che potettero assaltar tutto ad un tempo anche il destro squadrone di quest'ala sinistra della schiera inglese, nel quale si trovavano i lanzi. Quindi è, che non fu fatto abilità al generale britannico di smuovere dal luogo loro, siccome desiderato avrebbe, una parte di questi lanzi per andarne a formare una seconda fila di riscossa dietro quella punta sinistra, che si trovava in maggiore pericolo. Sulla destra della schiera inglese non si combatteva peranco, allorquando i capitani britannici si accorsero, che il nemico con una grossa squadra girava sul loro fianco destro con intenzione manifesta di tagliar loro il ritorno agli alloggiamenti. Per render vano questo pericoloso disegno del generale americano, si ordinò ai fanti leggieri ed al vigesimo quarto, si arringassero, come schiera di riscossa, e per protegger la ritirata, dietro l'ala dritta. Nel mentre che questa mossa si eseguiva, sopravveniva furiando Arnold con tre reggimenti, ed assaltava da fronte quest'ala medesima. Nel medesimo tempo Gates mandava nuovi aiuti a coloro fra suoi, che combattevano contro la punta sinistra inglese. Quivi gl'Inglesi, tenuta un pezzo la puntaglia, finalmente si disordinarono, e voltarono in fuga. Si avviavano a corsa i fanti leggieri, ed il vigesimo quarto per fermar il corso della vittoria al nemico. S'incontrarono nei corridori americani, i quali già inondavano, e ne seguì una feroce mischia con morte di molti da ambe le parti. Morì in questo conflitto il generale Frazer, il quale per la scienza e pel valore teneva luogo fra i primi. In questo momento tutta la schiera inglese si trovava in grandissimo pericolo. Nè minore era quello che correvano gli alloggiamenti; imperciocchè il nemico gagliardo e vittorioso andava per assaltargli, dove, se giunto fosse prima della schiera che si ritirava, poca speranza si poteva avere di difendergli. Adunque Philipps e Reidesel, eseguendo gli ordini del capitano generale, raccolte il meglio, ed il più tosto che potettero, tutte quelle compagnie, che ancora combattuto non avevano, s'ingegnarono di proteggere la ritirata delle genti sconfitte, mentre Burgoyne coll'ala dritta perseguitato fieramente dall'Arnold si ritraeva a grande stento anch'esso verso gli alloggiamenti. Gli uni e gli altri, sebbene a fatica, vi arrivarono, ed entrarono dentro, lasciati però sul campo di battaglia molti morti e feriti, massimamente artiglieri, i quali in questa giornata fecero con non minor gloria loro, che danno dei nemici maravigliose pruove. Vennero anche in poter degli Americani sei pezzi di artiglieria.

Ma qui non ebbe fine il fortunoso combattimento. Appena erano gl'Inglesi entrati negli alloggiamenti loro, gli Americani seguendo l'impeto della vittoria gli affrontarono da diverse parti con incomparabile ardire, malgrado la furiosa tempesta di cannonate a scaglia, e di archibusate che loro piovevano addosso. Arnold sopra tutti, il quale pareva in questo giorno, fosse fuori di sè per l'agonia di menar le mani, ed i pericoli cercasse piuttosto con bestial furore, che con valore umano, abbandonatamente assaltò le trincee in quella parte, dove stavano alla guardia i fanti leggieri inglesi sotto i comandamenti del lord Belcaro. Ma gl'Inglesi con audacia inestimabile si difendevano. La battaglia fu dura, lunga e sanguinosa. Infine, quando già s'abbuiava, Arnold, superati tutti gli ostacoli, si sospinse per maladetta forza dentro il vallo con pochi dei più animosi. Ma in questo punto fu sconciamente ferito in quella gamba medesima, la quale già gli era stata guasta nell'assalto di Quebec. Fu costretto con grandissimo suo cordoglio a ritirarsi. I suoi tuttavia seguitavano a menar le mani, difendendosi però sempre gli Inglesi gagliardamente, e, fatto già notte, anch'essi finalmente si ritirarono.

Ma non si combattè così felicemente pei reali da un'altra parte. Quella squadra di repubblicani, la quale condotta dal luogotenente colonnello Brooks iva allargandosi sull'ala dritta dei regj, dato una gran giravolta, erasi recata ad assaltar il destro fianco degli alloggiamenti, e combattendo ferocemente si sforzava di entrarvi. Stava alla difesa di questa parte del campo Breyman co' suoi lanzi. Questi non mancarono a sè stessi, e con gran valore si affaticarono di risospingere gli assalitori. Ma morto sulle prime Breyman, si disordinarono, e dettero luogo all'impeto degl'inimici. Furono tutti o fugati, o fatti prigionieri, o tagliati a pezzi. Perdettero tutte le tende, le bagaglie e le artiglierie. Entrarono gli Americani, e piantarono gli alloggiamenti loro dentro il campo inglese. Udite Burgoyne le novelle di sì tristo caso, ordinò, si andasse a rincacciar il nemico. Ma o sia la notte, ch'era sopraggiunta, o lo sbigottimento delle genti, che sel facessero, i comandamenti suoi non ebbero effetto, e gli Americani continuarono a dimorare nel luogo, che con tanta gloria acquistato avevano. In tal modo s'erano questi aperto il passo sul fianco destro, ed alle spalle dell'esercito inglese. Le altre schiere americane stettero tutta la notte in armi ad un mezzo miglio distante dal campo inglese. La perdita dei morti e dei feriti fu molto grave da ambe le parti; ma più da quella degl'Inglesi, de' quali ne furon anche fatti prigioni non pochi. Il maggiore d'artiglieria Williams e l'Ackland dei granatieri furono nel numero di costoro. Molti pezzi d'artiglieria vennero in poter dei repubblicani, con tutte le bagaglie dei Tedeschi, e molte munizioni da guerra, delle quali avevano grandissimo bisogno. Aspettavano gli Americani impazientemente il nuovo dì per rinnovar la battaglia. Ma trista, ed oltre ogni dire pericolosa era la condizione dell'esercito britannico, la quale però sopportava con maraviglioso coraggio. Il continuar a starsene in quel sito era un esporsi l'indomani ad una inevitabile rovina. Gli Americani più potenti e più arditi, e per l'adito che già aperto si erano al destro fianco, e per le altre parti ancora poco difendevoli, si sarebbero certamente fatto la via per ogni dove nel campo, e l'esercito inglese sarebbe stato condotto ad un totale sterminio. Pertanto si determinò Burgoyne a mutar gli alloggiamenti; il che eseguì con mirabil ordine, e senza perdita veruna, facendo per a mò di conversione retrograda dell'ala dritta, girando sulla sinistra che stava ferma, ritirare indietro le sue genti presso il fiume su certi poggi, che stavano a sopraccapo all'ospedale. In questa positura aveva le spalle volte al fiume, la dritta all'in su, e la manca in giù della sua sponda.

Aspettavano il giorno seguente nel nuovo campo loro gl'Inglesi la battaglia. Ma Gates da quel capitano sperimentato ch'era, avendo buono in mano, non volle rimescolare, abborrendo dal rimettere in arbitrio della fortuna quella vittoria, che già era sua. Intendeva, godendosi il benefizio del tempo, che la fame, e la necessità delle cose compissero quell'opera che aveva con audace battaglia sì bene incominciata. Seguirono però questo dì frequenti scaramucce di poco conto. In questo istesso dì, la sera si fecero nel campo inglese le esequie al generale Frazer, molto terribili e dogliose pel danno passato, pel pericolo dell'avvenire, pel desiderio del morto, per l'abbuiar della notte, pel balenar continuo, e pel rimbombo dell'artiglierie d'America, le quali strisciando spruzzavano la terra ad ora ad ora sul viso del cappellano che offiziava.

Ma Gates, il quale già prima della battaglia aveva fatto passare al di là del fiume rimpetto Saratoga un grosso squadrone di soldati, acciò ne custodissero il passo, ed impedissero che il nemico non facesse qualche sdrucito da quella parte, ora ne mandò altrettanti anche ad un guado superiore. Intanto avviava all'insù due migliaia di soldati scelti, acciocchè girando sul fianco dritto degl'Inglesi si avvicinassero alla riva del fiume, sicchè in tal modo sarebbero questi stati accerchiati da ogni parte. Accortosi di ciò Burgoyne comandò, si ritraesse prestamente l'esercito a Saratoga, che trovavasi sei miglia più in su sulla medesima riva del fiume. Incominciavano a muoversi alle nove della sera; ma tal era la malvagità delle strade, rese ancor più difficili da una continua pioggia, e tale la debolezza delle bestie da trarre pel difetto degli strami, che non arrivarono a Saratoga, che in sull'oscurarsi dell'aria la sera del seguente giorno, stracchi tutti e malconci dalle fatiche e dai disagi. Lasciarono in poter dei nemici da trecento malati nell'ospedale, e molte trite cariche di munizioni e di bagaglie. Per istrada distrussero le case, ed ogni cosa che loro si era parata davanti. Cessata la pioggia, Gates gli seguitava sempre dietro un alloggiamento, lentamente e colle briglie in mano, per aver gl'Inglesi rotti i ponti, e per non dar loro occasione di appiccare con vantaggio un qualche fatto d'armi. Temendo che Burgoyne con una subita correrìa di soldati leggieri mandasse ad occupar il passo del fiume vicino al Forte Edoardo, inviò certe compagnie di milizie nel medesimo Forte, perchè l'impedissero. Non così tosto vi erano arrivate, che sopraggiungevano i corridori inglesi; ma, trovato, ch'erano state loro furate le mosse, tristi e dolenti se ne tornarono. In questo frattempo il grosso dell'esercito inglese, passata la notte dei nove a Saratoga, ne partì la mattina dei dieci, e varcò il Fish-kill-creek, che corre nell'Hudson a tramontana di questa Terra. Speravano i capitani, che avrebbero quivi potuto ad un solito passo traversar l'Hudson, e trovare scampo sulla sua sinistra riva. Ma primieramente incontrarono una banda di repubblicani sulla stanca di Fish-kill-creek, che già stavano lavorando alle trincee su certi colli; i quali poscia, veduto il grosso numero degl'Inglesi, attraversarono l'Hudson, ed andarono a congiungersi collo squadrone principale, che alloggiava al di là, affine di impedire questo passo.

Perduta la speranza di varcar il fiume ne' luoghi vicini a Saratoga, i capitani britannici voltarono il pensiero all'aprirsi la via sulla destra riva sino di rincontro al Forte Edoardo, e là, sforzato il passo con ributtar le genti, che poste vi erano per difenderlo, valicar sulla sinistra. A questo fine mandarono avanti una compagnia di guastatori con una scorta di un reggimento di regolari, alcuni feritori alla leggiera, e leali, acciocchè racconciassero le strade ed i ponti per al Forte Edoardo. Appena erano costoro partiti, che compariva l'inimico molto grosso sui colli dalla parte opposta del Fish-kill-creek, il quale faceva le sembianze di voler passare per attaccare la battaglia. Richiamaronsi incontanente i regolari ed i feritori. Solo rimasero coi guastatori i leali, i quali pizzicati appena da una piccola banda, che andava ronzando intorno, diedero volta, lasciando soli i guastatori, lavorassero a posta loro. Per la qual cosa disperossi affatto di poter condurre in salvo le bagaglie e le artiglierie.

A tante difficoltà venne anche ad aggiungersi questa, che i repubblicani, i quali stavano attelati lungo la riva sinistra del fiume, ad ogni passo traevano contro i battelli carichi di munizioni e di arnesi da guerra, che avevano, navigando a ritroso, seguitato l'esercito dopo la sua partita da Still-water. Molti di questi battelli erano stati presi, alcuni ripresi con perdita di gente da ambe le parti. Finalmente e' bisognò per minor male sbarcar le munizioni, e ridurle sui poggi; opera, che molto accrebbe di fatica al già tanto stracco esercito.

Ora era giunta al colmo la sfortuna delle genti britanniche, ed altro non s'appresentava alla mente sì dei capitani, che dei soldati, che un totale sterminio, od un pregiudiziale accordo. Il voler passar il fiume così grosso, essendo la sinistra riva con tanta gelosia e da tante genti guardata, e vicino un sì potente nemico gonfiato dall'aura della vittoria, era impresa non che temeraria, disperata. Il ritirarsi per la destra con questo medesimo nemico alla coda, per istrade cotanto difficili ed intricate, era un partito piuttosto impossibile ad eseguirsi, che malagevole. Ogni cosa presagiva una inevitabile catastrofe. Eppure in mezzo a tanta calamità si apriva ag'Inglesi qualche speranza di bene, e l'occasione di poter ad un tratto ristorar la fortuna della guerra. Erano i due eserciti separati l'uno dall'altro solamente dal Fish-kill-creek. La fama, che magnifica tutte le cose, a motivo di quelle poche genti, che stat'erano mandate da Burgoyne per iscorta ai guastatori sulla via al Forte Edoardo, aveva fatto credere a Gates, che tutto l'antiguardo e la battaglia dell'esercito britannico si fossero già buona pezza avviati alla volta di quel Forte, e che solo rimanesse nelle pianure di Saratoga la dietroguardia; la quale venne tosto in isperanza di potere con tutte le forze sue assaltare ed opprimere. A questo fine la mattina degli undici ottobre Gates ogni cosa ordinò all'assalto. Intendeva di pigliar l'occasione di una folta nebbia, la quale in quelle regioni, ed a quella stagione oscura solitamente l'aria sin poco dopo la levata del sole, passare molto per tempo il Fish-kill, assaltar una batteria, che Burgoyne aveva piantato sull'altra riva, e, superatola, correre incontanente contro le genti nemiche. Ebbe Burgoyne certo avviso della cosa, e guernita prima molto bene la batteria, aveva tutte le sue genti affilate, come in agguato, dietro alcune macchie, che ingombravano le rive del fiume. Ordinatosi in tal modo aspettava la vicina battaglia; e stante la vana credenza del nemico, aveva grandissima confidenza della vittoria. Già la brigata del generale americano Nixon aveva guadato il rivo, e seguitava quella del generale Glover. Ma come prima pose questi il piede nell'acqua per passare, ebbe lingua da un disertore inglese, che non già il solo retroguardo, ma tutto intiero l'esercito reale si trovava ordinato alla battaglia sull'altra riva. Intesa la cosa Glover si ristette, e mandò dicendo a Nixon, il quale si trovava nell'imminente pericolo di essere tagliato a pezzi, non istesse a soprastare, ma immediatamente si ritraesse sulla destra riva. Mandò anche informando Gates di quello, che accadeva. Questi rivocò tosto gli ordini, e comandò ritornassero tutti, e stessero ai luoghi loro. Nixon in buon punto ricevè l'avviso di Glover; perciocchè un quarto d'ora dopo stato sarebbe troppo tardi. Indietreggiò spacciatamente; ma non sì, che, dileguatasi la nebbia prima che avesse ripassato, non fosse il suo retroguardo noiato dalle artiglierie inglesi con perdita di alcuni soldati.

Riuscita vana questa speranza, Burgoyne andava considerando, se qualche altra via rimanesse a salvar l'esercito. Fatta una Dieta, deliberarono, si dovesse, marciando velocemente di notte tempo, arrivare al fiume nelle vicinanze del Forte Edoardo, e là con un repentino assalto sforzare il passo, o sotto o sopra il Forte medesimo. E perchè i soldati camminar potessero più speditamente, si risolvettero ad abbandonare le artiglierie, le bagaglie, il carreggio e tutti gl'impedimenti. Portassero i soldati di che logorare per alcuni dì, sinchè arrivar potessero al Forte Giorgio. Ognuno si apparecchiava a mandar ad effetto l'intento del capitano. Ma Gates, che aveva presentita la cosa, ci aveva già fatto contro gli opportuni provvedimenti. Aveva comandato a quelle bande, che guernivano la sinistra riva dell'Hudson, stessero molto vigilanti, ed aveva anche ingrossate le guardie poste ai luoghi, dove Burgoyne disegnava di varcare. Ordinava loro, sostenessero il nemico, fino a tanto che arrivasse egli alle spalle con tutto l'esercito. Oltre a ciò faceva accampare una grossa schiera su certi poggi tra i Forti Edoardo e Giorgio, ed aveva imposto ai Capi, che diligentemente vi si affortificassero.

Aveva Burgoyne mandato avanti ormatori per riconoscere il paese, e soprattutto per esplorare, se si potesse sforzare il passo del fiume al Forte Edoardo. Ritornaron dicendo, che le strade erano oltre ogni credere rotte e difficili; che i nemici erano sì spessi e sì vigilanti sulla sinistra riva, che avrebbero di leggieri ogni mossa osservata, benchè piccola, ch'essi fatto avrebbero sulla destra; e che i passi al Forte erano sì diligentemente guardati, che lo sforzargli senza artiglierie era cosa del tutto impossibile. Dissero ancora del forte campo posto sui poggi tra i due Forti. Queste sinistre novelle, giuntovi eziandio, che Gates col grosso del suo esercito era così vicino, e tanto stava attento alle vedette, che non avrebbero le genti inglesi potuto dare un passo, che subito non le seguitasse, troncarono a Burgoyne ogni speranza di potersi di per sè stesso dalla presente calamità sbrigare. Solo, appiccandosi, come si suol dire, e come si fa nell'estrema disperazione, alle funi del cielo, sperava che sorgesse qualche cosa di verso le parti basse del fiume, e con intensissimo desiderio aspettava l'aiuto di Clinton.

E' non si potrebbe con parole meritevolmente descrivere l'infelice condizione, in cui era riposto l'esercito britannico. Stracche le genti, e quasi vinte dalle continue fatiche, e dai travagli degli aspri combattimenti, abbandonate dagl'Indiani e dai Canadesi, perduti i più valorosi soldati ed i migliori capitani, ridotto tutto l'esercito a cinquemila combattenti di dieci ch'egli erano, fra i quali poco più di tre migliaia d'Inglesi; svanita ogni speranza di ritirata; investite ed accerchiate da tre parti da un nemico quattro volte più numeroso di loro, gonfiato dal favore della vittoria, e che conosciuta la necessità loro ricusava di combattere, e che non si poteva sforzare pei luoghi difficili, ai quali si era riparato; obbligate a star in armi di continuo, la scaglia, e le palle delle artiglierie nemiche spruzzando e strisciando di colpo e di rimando per ogni dove le file, e molti traendo a morte ogni momento, serbavan esse tuttavia la solita costanza; e se cedevano ad una dura necessità, mostravansi però di miglior fortuna meritevoli. Nissun atto, nissuna parola fecero, che degna non fosse d'uomini forti e valorosi.

In fine nessuna novella di soccorso, non che fondata, vana, trapelando da parte nessuna, fu fatta la mattina dei tredici la veduta dei fondachi pubblici, e si trovò, che vi era in munizione da vivere, e ciò molto scarsamente, solo per tre dì. In tale stato l'andare ed il rimanere essendo egualmente fuori della potestà loro, considerato, che quanto più si differiva una deliberazione terminativa, tanto procedeva in maggior precipizio la condizione dell'esercito, convocarono una Dieta generale, alla quale intervennero non solo i primarj uffiziali, ma ancora tutti i capitani delle compagnie. Mentre deliberavano le palle nemiche frullando orribilmente, andavano qua e là traforando la tenda, dove si teneva il Consiglio. Tutti unitamente opinarono, doversi cedere alla fortuna, ed introdurre una pratica d'accordo col generale americano.

Usò Gates modestamente la vittoria. Solo propose, che le genti regie deponessero le armi dentro gli alloggiamenti; la quale condizione parendo loro di troppa iniquità, sdegnosamente rifiutarono gl'Inglesi. Volevano tutti piuttosto esser menati al nemico in una disuguale battaglia, che macchiarsi di una tanta vergogna. Dopo diverse pratiche si accordarono il giorno quindeci gli articoli della capitolazione. Dovevano sottoscriversi da ambe le parti la mattina dei diciassette. La notte arrivò al campo di Burgoyne il capitano Campbell, mandatovi a gran fretta dal generale Clinton, il quale recava le novelle, che questi venuto sopra l'Hudson si era fatto padrone del Forte Montgommery; e che il generale Vaughan colle genti più spedite già si avvicinava ad Esopo. Rinascevano in alcuni le speranze di salute. Furono ricerchi gli uffiziali del parer loro, se i soldati in un caso disperato abili fossero a combattere, e se la fede pubblica fosse impegnata pel verbale accordo. Molti risposero, i soldati infievoliti dalle fatiche e dalla fame non potersi reggere; tutti furono apertamente fautori, essere impegnata la fede pubblica. Solo Burgoyne opinò del no. Ma era obbligato a seguire la pluralità dei suffragi. Gates intanto, conosciute queste mene, e le nuove speranze, donde procedevano, il giorno diciassette molto per tempo ordinò tutto il suo esercito alla battaglia, e mandò dicendo a Burgoyne, giunto essere il tempo prefisso a sottoscrivere; perciò si il facesse immediatamente, o si combatterebbe. Questi non si fe' più pregare. L'accordo fu sottoscritto, il quale intitolarono: convenzione tra il luogotenente generale Burgoyne, ed il maggior-generale Gates. Le principali condizioni, oltre quelle per le provvisioni, ed altre cose da somministrarsi all'esercito britannico durante il suo cammino per a Boston, e la sua dimora in questa città, furono che le genti uscissero dagli alloggiamenti con tutti gli onori della guerra, colle corde accese, coi tamburi battenti, le bandiere spiegate, le artiglierie da campo; deponessero le armi, e lasciassero le artiglierie in un luogo a posta presso un'antica Fortezza; avessero la facoltà d'imbarcarsi liberamente, e di passar in Europa da Boston, con patto però non potessero portar le armi contro l'America durante la presente guerra; non fossero sparpagliate, nè i soldati smembrati dagli uffiziali loro; le chiamate, ed altri uffizj militari fossero permessi; ritenessero gli uffiziali le spade; tutte le robe dei privati fossero salve, le pubbliche si consegnassero di buona fede; non si svaligiassero le bagaglie; tutti coloro, che seguitavano il campo di qualsivoglia condizione, o paese si fossero, godessero il benefizio della capitolazione; e fosse fatto abilità ai Canadesi di ritornarsene alle case loro.

Non solo le condizioni di quest'accordo, se si considera il disperato frangente, a cui si trovava l'esercito britannico condotto, sono molto a questo onorevoli, ma Gates per una somma cortesia, e per un benigno riguardo verso i vinti, fe' ritrarre dentro gli alloggiamenti le sue genti, acciocchè moleste spettatrici non fossero alle inglesi, quando elleno deponevano le armi. La qual cosa gli si dee non solamente ad umanità, ma a sopportazione, e ad altezza d'animo recare; imperciocchè già sapeva egli le inudite depredazioni, che andava facendo all'uso dei Barbari sulla destra riva dell'Hudson il generale Vaughan, e come avesse questi tutto il villaggio d'Esopo inesorabilmente arso e distrutto. Egli è debito nostro di non passar sotto silenzio, che siccome Gates in tutto il corso di questa guerra sulle rive dell'Hudson compì tutte quelle parti, che ad accorto, valoroso e sperto capitano di guerra si appartengono, così medesimamente niuna di quelle lasciò indietro, che adornar sogliono gli animi generosi, onesti e civili. E questa amorevolezza usò verso i sani, ma più ancora verso i malati, che la fortuna dell'armi aveva posto nelle sue mani, ai quali tutti quei soccorsi fe' ministrare, che meglio per la condizione delle cose seppe, e potè. Sommava l'esercito americano il dì dell'accordo a un di presso a quindici migliaia di soldati, dei quali dieci migliaia a circa di stanziali; l'inglese a 5791, cioè 2412 Tedeschi, e 3379 Inglesi tra combattenti, e non combattenti. Acquistarono gli Americani quarantadue pezzi di belle artiglierie tra cannoni, obici, e bombarde, da 4600 archibusi, una quantità notabile di cartocci, di bombe, di palle, di carcasse e di altri instrumenti da guerra.

Cotal fine ebbe la spedizione inglese sulle rive del fiume del Nort, la quale cominciata con grandissima riputazione cadde in tanta difficoltà, che coloro, i quali ne avevano sperato sì prosperi successi ne ricevettero gravissimo danno, e quei che sì grandemente ne avevano temuto, ne riportarono grandissimo benefizio. Certo è, che, se ella fu disegnata prudentemente, siccome a noi pare, fu improvvidamente governata da coloro che dovettero mandarla ad effetto. Conciossiachè il buon successo suo dipendeva in tutto dagli sforzi uniti dei generali, che comandavano su i laghi, e di quelli che amministravano la guerra della Nuova-Jork. Ma invece, procedendo con separati consiglj, quando uno veniva, l'altro se ne andava. Allorquando Carleton si era impadronito dei laghi, Howe non che salisse per l'Hudson alla volta di Albanìa, osteggiò nella Cesarea, e si volse verso la Delawara Quando poi Burgoyne entrò vincitore in Ticonderoga, Howe s'imbarcò per andare ad assaltar Filadelfia, e così l'esercito canadese restò privo dell'aiuto, che aspettava dalla Nuova-Jork. Forse credette Howe, che la presa di Filadelfia, città tanto principale fosse, per isbigottire sì fattamente gli Americani, e tanto i disegni loro disordinasse, che dovessero, o venire a patti, o far debole resistenza. Forse ancora avvisò, che il correre con possente esercito contro le parti di mezzo, e, per così dire, dentro il cuore stesso della lega, fosse un molto efficace mezzo di diversione in favore dell'esercito settentrionale, di maniera che non sarebbe stato in potestà degli Americani il mandar genti sufficienti sull'Hudson a contrastargli. Forse finalmente trasportate dall'ambizione si era fatto a credere da sè solo potere, ed esso solo dover godere la gloria del por fine alla guerra. Ma ella è cosa, che ognuno può di per sè stesso conoscere, che qualunque potesse essere l'importanza dell'acquisto di Filadelfia, non era però da paragonarsi a patto nessuno con quella della congiunzione in Albanìa dei due eserciti canadese e jorchese. Poichè, che l'insignorirsi di quella città dovesse dar vinta totalmente la guerra, era molto dubitabile; la congiunzione degli eserciti verisimile. Senza di che gli Americani sarebbero venuti per impedir questa ad una campale battaglia, l'evento della quale non poteva quasi esser dubbio, nè per la susseguente congiunzione terminativo. Oltreacciò due eserciti, i quali entrambi concorrer debbono allo stesso fine, ciò molto meglio, e più convenientemente possono fare, quando più vicini sono l'uno all'altro, che non quando ne son lontani. Per quanto a noi pare adunque la presente fazione è stata e bene immaginata nel suo principio, e con tutti i convenienti mezzi, eccettuata però quella peste degl'Indiani, dai ministri britannici accompagnata; sicchè, giusta l'opinione nostra, non abbiano essi meritato quei rimproveri, che e nel Parlamento, e dagli scrittori parziali vennero loro in questo proposito fatti. Bene ci sembra, che, forse perchè portassero troppo rispetto alla persona, alla fama, al grado, ed alla militare sperienza di Guglielmo Howe, abbiano commesso errore col non mandargli ordini più risoluti. Perciocchè da quanto noi abbiam potuto spillare ci pare, che gli ordini datigli dai ministri in proposito della cooperazione sua coll'esercito canadese siano stati piuttosto discretivi, che assoluti; e dal difetto di questa cooperazione nacque evidentemente tutta la rovina dell'impresa.

Gates dopo la vittoria mandò speditamente al congresso il colonnello Wilkinson a portar le felici novelle. Arrivato, ed introdotto disse: «Stare l'intiero esercito britannico cattivo a Saratoga; l'americano pieno di sanità e d'ardire aspettar gli ordini loro. Deliberassero i Padri, a quale impresa propizia alla patria dovesse la forza, la virtù e la prontezza sue dirizzare». Il congresso rendè immortali grazie a Gates ed alle sue genti. Decretò, si presentasse Gates con una medaglia d'oro gettata espressamente, tramandatrice ai posteri di così chiara vittoria. V'era in quella coniato il ritratto del generale colle parole intorno: Horatio Gates, Duci strenuo; ed in mezzo: Comitia Americana. Era sul rovescio raffigurato Burgoyne in alto di render la spada, e dietro da una parte e dall'altra i due eserciti d'Inghilterra e d'America. Sopra stavano intagliate queste parole: Salus regionum septentrion., e sotto quest'altre: Hoste ad Saratogam in deditione accepto. Die XVII Oct. MDCCLXXVII.

Se alle novelle di sì felice caso si rallegrassero gli Americani, non è mestier di dirlo. Cominciarono a promettersi maggiori prosperità; ognuno si avvisava, essere sicura la independenza. Tutti sperarono, e non senza molta ragione, che così lieto evento fosse finalmente per indur la Francia, e gli altri potentati che stavano con essa, a scoprirsi in favor dell'America, cessati essendo i dubbj sui futuri accidenti, ed il pericolo di pigliar il patrocinio di una nazione perdente.

Mentre Burgoyne si trovava a sì strette condizioni ridotto, Clinton era partito sul principio d'ottobre dalla Nuova-Jork con poco più di tre migliaia di soldati per recarsi alla sua fazione sull'Hudson in soccorso di quello. Occupavano gli Americani comandati dal generale Putnam le aspre montagne, tra mezzo le quali scorre velocemente il fiume del Nort, e che incominciano ad innalzarsi nelle vicinanze di Peek's-hill. Oltre la fortezza del luogo, essendo in mezzo di queste montagne le rive del fiume ripide, e quasi inaccessibili, avevano gli Americani assicurati i passi in diverse guise. Stavano più in su a sei miglia di Peek's-hill sulla sponda occidentale due Forti chiamati l'uno Montgommery e l'altro Clinton, divisi fra loro da un torrente, che scendendo dalle vicine montagne scorre nel fiume. Eran essi posti su certi colli aspri e scoscesi molto, dimodochè dalle falde loro non vi si sarebbe potuto salire, ed erano del tutto signori di quel fiume. Altra via non v'era aperta al nemico per accostarsi ai medesimi, che quella di entrar fra le montagne più sotto verso Stony-point, e passando per luoghi difficili e stretti riuscir loro a sopraccapo. Ma tali erano queste forre, che, se si fossero convenevolmente guardate, sarebbe stato il passare, non che malagevole, impossibile. Poichè poi il nemico non potesse, navigando, oltrepassargli, s'erano ficcati dentro del fiume triboli, e fatto uno stecconato, protetto eziandio da una grossissima catena di magnifica opera da una riva all'altra. Queste cose si erano fatte con mirabile industria e fatica. Erano difese dalle artiglierie del Forte, da una fregata, e da certe galeotte sorte un poco sopra lo stecconato. Tali erano i ripari, che i repubblicani avevano rizzati sulla destra riva, e dentro le acque dell'Hudson per tener serrati questi passi, dei quali in tutto il corso della guerra erano stati in tanta gelosia; perchè sono essi la sbarra e lo steccato al nemico, che volesse scendere dal Canadà. Sulla sinistra poi sopra un poggio molto elevato, ed a quattro o cinque miglia distante all'insù di quei di Clinton e di Montgommery avevano piantato un Forte, che nominarono Independenza, ed un altro chiamato Costituzione a sei miglia più in su di questo dentro un'isola vicina alla riva sinistra. Anche qui avevano coi triboli, e con uno stecconato interrotta la navigazione del fiume. Stava Putnam alla custodia di questi passi, il quale aveva con sè da seicento stanziali, ed alcune cerne, il numero delle quali era incerto. Un Clinton americano governava nei Forti.

Sapeva benissimo il general britannico, che l'assalire i Forti Clinton e Montgommery di fronte sarebbe stata opera piuttosto impossibile, che difficile. Fece pertanto il disegno di andare all'assalto con riuscir loro a ridosso, entrando nelle forre presso Stony-point. Ma perchè gli Americani non pensassero di mandar grossi rinforzi alle guernigioni, determinò di far le sue determinazioni sulla sinistra del fiume, come se suo intendimento fosse di voler assalire il Forte Independenza. Per la qual cosa sbarcò con tutte le genti il giorno cinque ottobre a Verplanks-point poco sotto a Peek's-hill, dove Putnam aveva le sue stanze. Questi si ritirò più in su a luoghi alti e disagiosi. Gl'Inglesi, imbarcatisi di nuovo la maggior parte la notte, sbarcarono la mattina seguente per tempissimo sulla destra riva a Stony-point, e rattamente entrati nelle strette salivano per alla volta dei Forti. Intanto per le mosse, che andavano facendo le navi inglesi, e per la piccola presa di genti lasciate a Verplanks-point continuava Putnam a credere, che l'assalto fosse diretto contro il Forte Independenza. In questo mezzo camminavano gl'Inglesi per la via delle montagne sollecitamente. Il governator Clinton s'era tardi accorto dell'avvicinarsi dei nemici. Sopraggiunsero contro l'uno e l'altro Forte nel medesimo tempo gl'Inglesi, e fugati di leggieri i primi feritori, ch'erano usciti fuori per intrattenergli, andarono a furore all'assalto. In questo punto era arrivato anche il navilio inglese, e fulminava colle artiglierie. Gli Americani, quantunque si fossero veduti gli avversarj addosso fuori di ogni opinione loro, si difendettero però gagliardamente buon pezzo; ma finalmente non potendo sostenere il ferocissimo impeto degli assalitori, essendo anche troppo deboli per poter acconciamente fornire tutte le fortificazioni, dopo grave perdita di morti e di feriti cedettero, e si ritirarono. Molti, tra i quali il governatore Clinton, essendo pratichi dei luoghi, scamparono. La strage fu grande, irritati gli Inglesi dalla resistenza e dalla morte di alcuni uffiziali. Arsero gli Americani le fregate e galeotte loro. Gl'Inglesi s'impadronirono dello stecconato e della catena.

I Forti Independenza e Costituzione, avvicinativisi gl'Inglesi da terra e da acqua, furono i giorni seguenti votati ed arsi dai difensori. Gl'impedimenti del fiume vennero in mano degli assalitori. Tryon fu mandato il giorno nove a distruggere in fondo una Terra chiamata il villaggio Continentale, nel quale avevano i repubblicani in gran copia ammassate le munizioni.

In cotal modo vennero in poter degl'Inglesi i forti passi delle montagne dell'Hudson, che gli Americani sforzati si erano di assicurare con ogni maniera di fortificazioni. Erano essi riputati meritamente le chiavi della contea d'Albanìa. E si vede, che se i reali fossero stati più grossi, avrebbero potuto porgere un efficace soccorso all'esercito di Burgoyne, e forse far piegare in favor loro tutta la fortuna della settentrionale guerra. Ma non potettero concorrere all'impresa, sia per esser di gran lunga troppo deboli, sia perchè Putnam ingrossatosi fino alle sei migliaia di combattenti per la congiunzione delle milizie del Connecticut, della Nuova-Jork e della Cesarea gli minacciò da fronte ed alle spalle.

Non potendo gl'Inglesi vincere si posero in sul depredare. Il giorno tredici Jacopo Wallace con una armatetta di fregate sottili, ed il generale Vaughan con una grossa presa di soldati salirono pel fiume mettendo a sacco, a fuoco, ed a sangue tutto ciò che loro si parava davanti; barbarie tanto più da condannarsi, quanto più ella non era, nè poteva essere di giovamento alcuno. Si avvicinarono ad una bella e fiorita Terra chiamata Kingston, o Esopo posta sulla riva occidentale del fiume, e scacciati a furia di cannonate i repubblicani, entraron dentro, e tosto vi appiccarono il fuoco da ogni parte. Arse tutta; una sola casa non vi rimase in piè. Arsero medesimamente una considerabile quantità di munizioni da guerra e da bocca. Allegò Vaughan per giustificare sì barbarico furore, che i repubblicani avessero tratto dalle finestre. La qual cosa negaron essi con maggior fondamento di probabilità. Poichè e' pare, che la Terra abbandonassero, tostochè osservarono, che le genti del Re erano sbarcate sulla vicina spiaggia. Queste crudeltà usavano i reali nel medesimo punto, in cui Gates concedeva onorevoli termini al vinto esercito di Burgoyne. L'Americano scrisse una lettera molto grave, e sdegnosa a Vaughan, nella quale, dolutosi prima aspramente dell'arsione di Esopo, e delle orribili devastazioni usate sulle due sponde del fiume, continuò con dire: «in cotal modo sperare i generali del Re le genti convertire alla real causa? Ma le crudeltà loro operare un contrario effetto; l'indipendenza fondarsi sul disdegno universale dei popoli; più abili generali, e più anziani, che non si riputasse il generale Vaughan egli stesso, aver la fortuna della guerra in sue mani posti; poter un dì la condizion loro diventar la sua, ed allora nessuna umana cosa poterlo dalla giusta vendetta di un offeso popolo salvare».

Ma Vaughan e Wallace, udito, che Gates si avvicinava velocemente marciando, non istettero più a soprastare. Smantellati i Forti, e portando seco loro il bottino, si allargarono da quei confini, e se ne tornarono in un colle restanti genti di Clinton più che di passo alla Nuova-Jork. Molto fu notabile il danno che gli Stati Uniti ricevettero da questa correrìa degl'Inglesi su per le rive del fiume Hudson; perchè credendosi universalmente, che quei luoghi alti e scoscesi fossero del tutto inaccessibili alla furia del nemico, vi avevano in grandissima copia ammassato ogni sorta di armi e di munizioni. Di artiglierie, tra quella che guernivano i Forti, e quelle che si trovarono sulle navi arse, o distrutte, o prese, se ne perdettero meglio di cento pezzi di diversa grandezza; quindici a ventimila libbre di polvere, delle palle all'avvenante, ed ogni ordigno atto a fabbricare, od acconciare tutti quest'instrumenti da guerra.

Intanto l'esercito cattivo s'incamminava alla volta di Boston. Partendo da Saratoga passava tra mezzo le fila dell'esercito vincitore, che stava attelato a bella posta lungo la strada, e sui vicini colli da ambe le parti. Si aspettavano i brobbj e gli scherni. Nissuno fiatò; memorabile esempio di temperanza cittadina e di militar disciplina. Per istrada saccheggiarono a rotta ogni cosa, massimamente quei lanzi incorreggibili; onde la gente giudicò, da quello che facevano vinti, a quello che farebbero vincitori. Arrivarono a Boston, ed ebbero gli alloggiamenti nelle baracche di Cambridge. Gli abitatori gli avversavano, non potendo sgozzare l'incendio di Charlestown, e le novissime rapine.

Burgoyne, fatta la capitolazione, provò dal canto dei generali americani ogni sorta di cortesia. Gates lo convitò alle sue tavole. Pareva taciturno e sbattuto. Il conversare era onesto, e nulla si toccò delle disgrazie per non fargli male. Solo gli chiedettero, come gli fosse bastato l'animo di ardere gli abituri del povero popolo. Rispose, sì aver fatto, perchè così gli avevano imposto di fare, o perchè le leggi della guerra per la propria difesa così richiedevano. Quegli uomini linguacciuti della Nuova-Inghilterra se ne empievano la bocca. Ma queste erano intemperanze di plebe. Gli uomini civili lo accarezzavano. Schuyler fra gli altri lo fece gentilmente accompagnare da un aiutante di campo sino in Albanìa, e lo albergò in casa sua, dove la sua donna tutte quelle gentilezze gli usò, che da una gentildonna meglio desiderare si potevano. Eppure Burgoyne nei contorni di Saratoga, dove Schuyler possedeva larghissimi poderi, gli aveva fatto ardere una bellissima magione, di magazzini, e di altri edifizj per un valsente di più di trecentomila franchi. Arrivato poi a Boston il generale Heath, che comandava al Massacciusset, lo accolse in casa sua, e complì con lui con termini di cortesia. Andava a posta sua e veniva per la città, senza che se gli facessero le affoltate intorno per dirgli villanìa.

Ma però gli altri uffiziali non isperimentarono tanta agevolezza. I Bostoniani non gli volevano albergar nelle case loro. Perciò furon fatti alloggiare nelle baracche. Se ne dolse Burgoyne prima col generale Heath, e poi con Gates, allegando, che il mal trattamento, e poco convenevole al grado loro fatto agli uffiziali era un rompimento della fede data nella capitolazione di Saratoga. Si aggiunse a questo, che Burgoyne, dubitando, non arrivassero in Boston, dove l'imbarco doveva aver luogo giusta gli articoli della capitolazione, sì tosto per la malvagità della stagione le navi necessarie per trasportar l'esercito in Inghilterra, aveva ricerco Washington, perchè consentisse, che invece di Boston, s'imbarcassero a Nuovo-Porto nell'Isola di Rodi, od in qualunque altro luogo del Sound. La quale richiesta non credendo Washington aver facoltà nè di negare, nè di concedere, l'avea al congresso trasmessa, perchè definisse egli. Dispiacque grandemente al congresso questo menar per parole; e massimamente quel protestare della rotta fede; pel quale poteva riputarsi Burgoyne sciolto da quella, che egli stesso aveva dato. Parve altresì al congresso, che le navi condotte a Boston pel trasporto delle genti non fossero sufficienti a tanta moltitudine, nè bastantemente provvedute di vettovaglie per un sì lungo tragitto. E finalmente notò che gl'Inglesi non avevano puntualmente osservati i patti nel consegnar le armi, non avendo rimesse le fiaschette da tenervi entro le polveri, ed altri arnesi, i quali, se non sono armi, all'uso di queste però strettamente appartengono. Della qual cosa per altro Gates molto, ed efficacemente giustificava gl'Inglesi. Per la qual cosa il congresso, che voleva la gara, e che cercava le cavillazioni, perchè non avrebbe voluto, che i cattivi s'imbarcassero per timore, che, contro i capitoli, andassero a congiungersi con quelle dell'Howe, od almeno, che arrivando molto per tempo in Inghilterra, avesse il governo inglese facoltà di mandarne tosto altrettante in America, decretò, dovesse Burgoyne fornire al governo americano i ruotoli delle rassegne, dove annoverati fossero per nome, e per grado non solo gli uffiziali, ma ancora i sotto uffiziali, e perfino tutti i gregarj. Parve cosa strana all'Inglese, e perciò si andava divincolando per non fornirgli. Howe poi procedeva con molta grettezza e sofisticheria negli scambj dei prigionieri; il che accresceva vieppiù i disgusti ed i sospetti. Da questa renitenza dell'uno e dell'altro entrò maggiormente in sospetto il congresso; e perciò stanziò, si soprassedesse all'imbarco del Burgoyne, e di tutte le genti cattive, fino a tantochè una chiara ed espressa ratificazione della convenzione di Saratoga non fosse convenevolmente dalla Corte della Gran-Brettagna al congresso notificata. Mandarono nel medesimo tempo al generale Heath, ordinandogli, se alcune navi da servire all'imbarco arrivassero nel porto di Boston, queste dovesse tostamente sforzare a dipartirsene. Provvidero di vantaggio, si moltiplicassero le guardie attorno le genti burgoniane. Rescrisse Burgoyne, giustificandosi con molto efficaci parole, ed affermando, non essersi mai creduto disobbligato dai capitoli di Saratoga, e promettendo, darebbero per iscrittura ciascuno, e singoli gli uffiziali la fede di osservar quei capitoli. Tutto fu indarno. Il congresso non si lasciò svolgere, e fu giuocoforza ai cattivi, se ne rimanessero in America. Cosa, che riusci loro molto grave, e servì di pretesto ai ministeriali per gravar gli Americani colla nota di perfidia. Se poi questi sospetti dal canto degli Americani avessero stabile fondamento, noi lasceremo in dubbio, senza biasimare l'imprudenza di Burgoyne, o lodare le cautele, o condannar la diffidenza del congresso. Certo è bene, che in quei rancori ed alterazioni civili le apparenze diventavano realtà, e le probabilità certezze. Certo è ancora, che a quei tempi molto si richiamarono gli Americani della perfidia inglese, e gl'Inglesi della infedeltà americana.

Veduto Burgoyne, che non poteva impetrare per gli altri, pregò per sè, ed ottenne facilmente di potersene ritornare in Inghilterra. Infatti poco tempo dopo partitosi arrivò a Londra, dove si mise tosto giù a vociferare, ed a tempestare contro quei ministri, dei quali poco prima aveva con ogni studio ricercato il favore, e dai quali, trascurato un antico e provato capitano, aveva ricevuto la opportunità di far chiaro il nome suo con una grande ed onorata impresa. Non mancarono a Burgoyne nè l'ingegno svegliato, nè la scienza, nè l'esperienza dell'armi. Ma uso in quelle guerre germaniche non si muoveva, se non sicuro, e lentamente, e solo quando erano tutte le cose abbondantemente in pronto. Nè andava ad alcuna fazione, se non allora, che tutte le più strette regole della militare arte stat'erano osservate. Male conobbe egli il modo di esercitare la guerra americana, la quale doveva spedita essere, e fatta alla leggiera. In una regione, come l'America è, tanto frequente di passi forti e difficili, e contro un nemico più destro ad affortificarsi, a scorrere in masnade, a dar gangheri, a porre agguati, a mozzar le vie alle vettovaglie, a tagliare i ritorni, doveva meglio usarsi la celerità, che arrecava un pericolo presente, ma evitabile, che la tardanza, la quale colla presente sicurezza arrecava un pericolo futuro ed inevitabile. Si perdè la occasione di vincere, perchè non si volle mai correre il rischio di perdere; e per non essersi voluto por niente in arbitrio della fortuna, non si potè guadagnare il suo favore. Senza di che l'adoperare i Barbari nelle guerre non fu mai principio di buoni e stabili successi; nè fu mai uso dei capitani prudenti il provocar l'inimico colle minacce, od il disperarlo colle arsioni e colle ruberìe.

Mentre verso tramontana si governavano le cose in questa fortuna, veleggiavano per l'alto mare coll'armata loro i fratelli Howe, incerti, a quali dei due partiti si appiglierebbero, o di entrare nella Delawara, ovvero di prendere il cammino pel golfo del Chesapeack, a fine di andar sopra la città di Filadelfia. Stava Washington nella Nuova-Cesarea pronto a soccorrere ai passi dell'Hudson, se l'armata britannica volta si fosse a quei contorni, od a Filadelfia, se alla volta di questa città si fosse incamminata. Intanto, finchè si avessero le novelle certe della via tenuta da quella, e dei disegni dei capitani britannici, sentendosi venir addosso una sì gran piena, faceva tutti quei provvedimenti, che migliori immaginar sapeva per abilitar il suo esercito a sostenere il peso di tanta guerra. Procacciava nuove armi e munizioni; faceva ragunate di milizie da tutte le vicine province, e chiamava a sè tutti quei reggimenti di stanziali, che per la difesa dell'Hudson risparmiare si potevano. Tutte queste genti poi esercitava diligentemente alle mosse, ed alle fazioni militari. Nella qual cosa di grandissima utilità riuscivano, e l'esempio, e gl'insegnamenti degli uffiziali francesi, i quali si erano testè condotti a militare nell'esercito americano. Tra questi, e per la nobiltà del sangue, e per lo splendore della persona, e per la fama dell'onesto costume teneva il primo luogo il marchese de La-Fayette, il quale, siccome sogliono agli animi generosi facilmente riuscir care ed accette le generose imprese, così questa d'America, parendogli, come a quasi tutti gli uomini di que' tempi, e particolarmente ai Francesi, non solo generosa, ma giusta ed alta, grandemente amava e favoriva. Nel che tanto più vivi erano i suoi desiderj, quantochè oltre il candore dell'animo suo, era egli in quell'età constituito, non passando i diciannove anni, nella quale non solo il buono par buono, ma bello; ed in cui l'uomo non solo ama, ma s'innamora. E parendogli mille anni di trovarsi presenzialmente in quei fatti, dei quali sì gran fama suonava in Europa, fin dal 1776 aveva il suo pensiero di volersi in America condurre ai commissarj americani in Parigi disvelato; i quali a ciò fare molto lo confortarono. Avutesi poscia le novelle delle sconfitte della Cesarea, e parendo a quei dì non che pericolante, disperata la fortuna della repubblica, eglino con onesta sincerità dal suo proposito il dissuadevano. Aggiunsero, ch'erano delle cose loro rimasti così bassi per le infelici novelle, che non erano valevoli a noleggiar una nave, la quale il potesse in America trasportare. È fama, che il valoroso giovane rispondesse, esser appunto quello il tempo di servire alla causa loro. Quanto più erano i popoli sfiducciati, tanto maggiori effetti dovere la sua dipartita operare; e poichè procacciar la nave non potevano, una ne noleggerebbe del suo per trasportar sè, e gli spacci loro in America. E come disse, così fece. I popoli molto si maravigliavano, e molti discorsi facevano del consiglio preso da un uomo di sì chiaro nome. La Corte di Francia, o che facesse le viste per non ingelosir l'Inghilterra, o che questo fosse in vero l'intendimento di lei d'impedir questa andata, ordinava a La-Fayette, non istesse a partire. Dicesi, mandasse anche navi a posta per intraprenderlo nelle acque delle Antille. Ciò nonostante, dipartendosi egli dall'amata donna, che garzonissima era, s'imbarcava, e navigato alla larga da quelle isole arrivava in Georgestown. Non omise il congresso nissuna di quelle dimostrazioni, che potessero persuadere al Francese, ed universalmente ai popoli, in quanto grado ei tenesse la sua persona, il suo buon animo, ed i pericoli, che, siccome pareva, aveva corso, e correva tuttavia per esser venuto soccorrere di presenza alla pericolante America. Riceveva egli nel grato animo queste dimostrazioni del governo americano, e prometteva, di voler far tutto quello, che meglio sapeva e poteva. Solo richiedè, gli fosse fatto abilità di servir a proprie spese, e d'incominciar a militare come volontario. Questa generosità e modestia del marchese de La-Fayette riuscì tanto più grata agli Americani, quanto che parecchj fra quei Francesi, i quali condotti si erano ai soldi dell'America, volevano, e grosse paghe tirare, ed i più alti gradi nell'esercito americano riempire. Il Deane era quello, che questi patti era ito facendo in Francia con coloro, i quali volevano agli stipendj americani condursi. La qual cosa molto dispiacque al congresso, e fu causa principale, per cui poco poscia mandò lo scambio a Deane nella persona di Giovanni Adams. Il congresso decretò, che siccome il marchese de La-Fayette pel suo zelo verso la libertà, per la quale gli Stati Uniti combattevano, aveva lasciato la famiglia, i parenti e gli amici, ed era ito a sue spese ad offerir i suoi servigj senza voler trar paga, o altro emolumento godere; e che molto desiderava di spendere la sua vita in difesa loro, così si accettavano i suoi servigj; e per quel riguardo, che si doveva avere alla famiglia, ai parenti e dependenti suoi, avesse ad avere il grado di maggior-generale nell'esercito degli Stati Uniti. Itosene il marchese al campo molto ivi si addomesticò col generale Washington, il quale assai lo onorò, e tenne caro. Nacque allora tra loro due quell'amicizia, la quale durò sino alla morte del generale americano.

Stando l'esercito in questi termini forte di genti, montando la somma, incluse però le milizie poco sperimentate alle battaglie stabili, a quindici migliaia di combattenti, confidente nei Capi, e fatto ardito dalla presenza, dall'esempio, e dai conforti loro, si ebbero le novelle, che l'armata nemica si era scoperta sopra il capo May, posto alle bocche della Delawara, veleggiando verso levante. Entrava tosto Washington in gelosia in rispetto alle rive dell'Hudson, le quali era stato solito avvertir diligentemente fin dal principio della guerra; e mandava a quelle schiere, che lo dovevano venir a trovare nella Cesarea da Peeck's-hill, stessero, ed a quelle che già erano in cammino, facessero alto nei luoghi loro. Compariva di nuovo il giorno sette agosto l'armata britannica a veduta della Delawara; ma spariva di corto, e non se ne sentiva più nuova per molti giorni. L'Americano non poteva apporsi, nè accertarsi del disegno del nemico; stava dubbio, e non si muoveva, non sapendo, dove avesse quel nembo a scoccare. Ma, passati molti dì, la lunghezza dell'indugio gli dava sospetto, che l'intenzione dell'Howe non fosse punto di volersi condurre sull'Hudson; perciocchè soffiato avendo lungo spazio i venti da ostro, se tale fosse stato il disegno del generale Inglese, avvisava benissimo, che già sarebbe al destinato luogo pervenuto. Inclinava dunque a credere, che avessero gl'Inglesi in animo di far impressione in qualche parte delle province meridionali. Dubitava in vero del golfo di Chesapeack; ma essendo questo poco lontano dalle bocche della Delawara, vi avrebbe il nemico già dovuto comparire. Considerate Washington tutte queste cose temeva di Charlestown di Carolina. Ma in questo caso non avrebbe potuto arrivare in tempo coll'esercito per soccorrere a quella città. Oltre a ciò quel paese era mortalissimo per le malattie, massimamente nella stagione che correva. Howe poi avrebbe potuto imbarcar di nuovo le sue genti, e gettarsi improvvisamente a scaricare a Filadelfia, la quale, essendo spogliata di capitano e di gente da guerra, non avrebbe avuto rimedio. Per la qual cosa si risolveva di ristarsi per essere più propinquo alle cose della Pensilvania, lasciando le Caroline totalmente esposte all'impeto delle genti nemiche, e solo fondate in su quelle difese, che di per sè stesse potevano apparecchiare. Ma per compensare i danni, che elleno avrebbero potuto ricevere, si determinava di procedere con tutto l'esercito alla volta del fiume del Nort, per voltarsi quindi, come più convenevole gli parrebbe, o contro Burgoyne verso il Forte Edoardo, o contro Clinton verso la Nuova-Jork sprovveduta della più gran parte de' suoi difensori. Appena aveva fatto questo disegno, che ricevè le novelle essere il nemico comparso con tutte le sue forze nel Chesapeack. Ciò pose fine incontanente a tutte le ambiguità, e l'animo suo dubbio piegò in una certa parte. Mandò spacciatamente ordini a tutte le diverse schiere, venissero a gran giornate a rannodarsi nelle vicinanze di Filadelfia, per quindi procedere alla punta del golfo di Chesapeack. Comandò alle milizie della Pensilvania, della Marilandia, della Delawara, e delle parti più settentrionali della Virginia, corressero alle insegne, ed andassero a congiungersi coll'esercito principale.

Mentre queste cose si procedevano dal canto degli Americani, entrava l'armata inglese a piene vele nel Chesapeack, e navigava col vento in fil di ruota verso la punta di questo golfo, la quale chiamano Elk-head, o sia capo dell'Elk. Aveva quest'armata, subito dopo la sua partenza da Sandy-hook, sperimentato i venti molto contrarj, sicchè penò bene una settimana per girare i capi della Delawara. Avendo quivi i capitani britannici avuto lingua, che avevano gli Americani con tali impedimenti interrotto la navigazione del fiume, che il poter salire sino a Filadelfia era divenuta cosa affatto impossibile (quantunque, secondochè alcuni credono, si sarebbero facilmente potute sbarcare le genti a Wilmington, dond'era uno stradone molto comodo per a Filadelfia), si fermarono di voler procedere al Chesapeack, e l'esercito su di quelle terre della Marilandia sbarcare, le quali vicine essendo al capo d'Elk, sono anche poco lontane da Filadelfia. Ma nella gita dalla Delawara al Chesapeack soffiarono i venti sì fattamente contrarj, che si passò oltre la metà d'agosto prima che potessero entrar in questo golfo. Il quale indugio fu d'incredibil noia alle genti inglesi affoltate e stivate nelle strette navi coi cavalli, e cogli innumerevoli arnesi dell'esercito nella più calda stagione dell'anno. Sarebbe anche stato molto pregiudiziale alla sanità dei soldati, se non che i Capi avevano provveduto di vettovaglie, di camangiari, e di acqua una copia inestimabile. Il mare si mostrò più favorevole nel Chesapeack, e viaggiandovi a golfo lanciato già tenevano le terre della Marilandia. Così si avvicinavano l'uno all'altro i due eserciti con grande aspettazione dei popoli. In questo mezzo tempo fu fatta da Sullivan una rilevata fazione contro l'Isola degli Stati, prospera nel principio, infelice nel fine. Perciocchè sbarcatovi prima, e fattivi molti prigionieri, funne poscia ributtato con non lieve perdita de' suoi. Quindi s'incamminò rattamente alla volta di Filadelfia.

Il giorno 25 agosto sbarcava l'esercito britannico, nel quale si noveravano diciotto migliaia di soldati, non lungi dal capo dell'Elk. Era esso fornitissimo di tutte le cose appartenenti all'uso della guerra. Solo difettava di cavalli, tanto pei soldati, quanto per le salmerìe, essendone morti molti per carestia di strame il precedente inverno, ed alcuni nell'ultimo tragitto dalla Nuova-Jork all'Elk. Il quale difetto non poteva non nuocere grandemente alle genti regie nei luoghi piani della Pensilvania, ed in que' campi atti a ricevere cavalli, ed a maneggiarvisi larga guerra. Il giorno venzette procedette Howe coll'antiguardo a capo d'Elk, ed il dì seguente a Gray's-hill. Là venne poscia a congiungersi con lui Knyphausen col retroguardo, che era stato lasciato indietro, finchè lo sbarco di tutti gli arnesi fosse stato condotto a fine. Tutto l'esercito pigliò gli alloggiamenti dietro il fiume Cristiana, avendo Newark alla dritta, e Pencada, o sia Atkins, alla sinistra. Una colonna condotta da Cornwallis, incontratasi nei corridori di Maxwell gli fugò, cacciandogli sino al di là di White-clay-creek con perdita di alcuni morti e feriti.

L'esercito americano, mostratosi innanzi tratto per la città di Filadelfia per tener in fede gli amici, e per isbigottir gli avversi, acciò non pazzeggiassero, andava, affine di arrestar l'inimico, ad accamparsi dietro il White-clay-creek. Poco poi, lasciati i corridori nel campo medesimo, si ritirava Washington col grosso dell'esercito dietro il Red-clay-creek, alloggiando coll'ala sinistra a Newport presso il fiume Cristiana, e sullo stradone che conduce a Filadelfia, e colla dritta a Hockesen. Ma questa positura di sito malamente era difendevole; e l'inimico, che si era ingrossato per l'accostamento del retroguardo guidato da Grant, tenendo a bada colla sua destra la battaglia degli Americani, faceva le viste di voler girare colla sinistra dietro il loro destro fianco. Considerate queste cose, Washington ritirò le sue genti dietro il fiume Brandywine, e pigliò gli alloggiamenti sui poggi, che da Chadsford si distendono da maestro a scirocco. I corridori di Maxwel ronzavano sulla destra del Brandywine per bezzicare, ed intrattenere all'uopo l'inimico. Le milizie sotto i comandamenti d'Amstrong guardavano un passo più sotto l'alloggiamento principale di Washington, e l'ala dritta più in su guerniva la sponda del fiume a certi luoghi più difficili a varcarsi. Il passo di Chadsford, siccome più agevole di tutti, era custodito dalla più grossa e migliore schiera di tutta l'oste. Ordinato in tal modo l'esercito, aspettava il generale americano l'incontro dell'Inglese. E quantunque il Brandywine, essendo facilmente guadoso qua e là, non potesse servire di sufficiente difesa contro l'impeto del nemico, tuttavia erasi sulle sponde fermato, avvisandosi benissimo, che volere o no, non si poteva evitare la battaglia, e la città di Filadelfia salvare, se non colla vittoria. Howe mosse prestamente la fronte del suo esercito più innanzi, non però senza molta cautela. Arrivò a Kennen-square poco distante dal fiume, e di là mandava i corridori a far cavalcar il paese a dritta verso Wilmington, a sinistra sulla strada per a Lancastro, e da fronte verso Chadsford. I due eserciti si trovavano a sette miglia distanti l'uno dall'altro, scorrendo tra di loro il Brandywine.

La mattina degli undeci settembre in sul far del dì gl'Inglesi andavano alla battaglia. Aveva Howe spartito il suo esercito in due schiere. La dritta sotto gli ordini di Knyphausen, la sinistra sotto quei di lord Cornwallis. L'intendimento suo era, che, mentre la prima facesse sembianza con ogni possibile dimostrazione di sforzare il passo di Chadsford, dimodochè i repubblicani non potessero l'attenzione loro rivolgere ad un'altra parte, la seconda montando su per la riva del fiume, e dando una gran giravolta, lo andasse a passare là, dove, essendo in più rami diviso, è più facilmente guadoso. S'incontrarono i primi feritori inglesi coi corridori del Maxwel, e tostamente gli uni cogli altri si mescolarono. A prima giunta questi eran ributtati indietro; poi ricevuti rinforzi dal campo rincacciarono gl'Inglesi. Ma infine venute medesimamente in soccorso loro nuove genti, e prevalendo i reali di numero, Maxwel con tutti i suoi fu costretto a ritirarsi al di là del fiume. Sopraggiungeva colla sua schiera Knyphausen, ed assaltava molto furiosamente colle artiglierie il passo di Chadsford, e faceva ogni dimostrazione, come se lo volesse sforzare. Si difendevano gagliardamente gli Americani; mandando anche gli armati alla leggiera sulla destra del fiume per noiare gli assalitori sui fianchi. Ma furono tosto a viva forza rincacciati al di là, ed allora Knyphausen instava più che mai per passare il fiume, come se veramente avesse avuto in animo di passarlo; e tempestava, e menava un romore incredibile. In tal modo teneva egli occupatissimo il nemico in questa parte della battaglia.

Intanto iva Cornwallis girando colla sinistra schiera chetamente, e velocemente verso la parte superiore del Brandywine. Arrivava senza essere osservato alla diramazione, e senza ostacolo passava i due rami a Trimbles ed a Jeffery's-ford alle due dopo mezzo giorno. Scendeva quindi frettolosamente sulla sinistra riva del fiume, e difilavasi per la via di Dilworth contro il fianco destro dell'esercito americano. Non tardò il generale repubblicano a ricever la notizia di questa mossa del nemico; e, siccome suole avvenire in somiglianti casi, i rapportatori magnificavano la cosa dicendo, che l'Howe di presenza guidava la schiera. Appigliossi perciò tosto a quel partito, che meglio era conveniente, sebbene pieno di molto ardire. Avvisò adunque di passare con tutta la battaglia e l'ala sinistra il fiume, e con feroce assalto attritare Knyphausen. Pensava ottimamente, che la vittoria avuta sopra la destra del nemico avrebbe abbondantemente compensato il danno, che questi avrebbe potuto fare colla sua sinistra sforzando la dritta degli Americani a ritirarsi. Ordinò pertanto a Sullivan, varcasse il fiume ad un passo superiore colla sua schiera, ed assaltasse la sinistra di Knyphausen. Egli intanto si metteva all'ordine per traghettar più sotto, e fare impressione contro la destra. Già si avviavano gli uni e gli altri alla fazione, quando arrivarono le novelle, esser falso quello ch'era vero, cioè che il nemico non avesse varcato il fiume presso la diramazione, e che non si fosse mostrato sul destro fianco dell'esercito repubblicano. Ingannato dal falso avviso Washington si ristette; e Greene, che già passava colla vanguardia, fu fatto tornare indietro. Mentre si stava con questa incertezza, ecco, che si ebbero le certe novelle, che non solo gl'Inglesi avevano varcato, ma che di più si avviavano grossi, e minacciosi contro il destro fianco. Era l'ala destra degli Americani composta delle schiere dei generali Stephens, Stirling e Sullivan, la prima in un sito più alto su per la via del fiume, e per conseguente più vicina agl'Inglesi; le altre due prossimane per grado, quella di Sullivan essendo la più bassa. Tosto questi allontanandosi dal centro dell'esercito, corse a congiungersi colle due prime, e, siccome più anziano, pigliò il comandamento di tutte tre. Washington accompagnato da Greene si avvicinò anch'esso con due grossi squadroni all'ala destra, e pigliò gli alloggiamenti tra questa e quelle genti, che aveva lasciate di rincontro a Chadsford sotto i comandamenti di Wayne, acciocchè ostassero al passare di Knyphausen. I due squadroni poi guidati da Washington servivano di schiera di riscossa per correre secondo il bisogno in aiuto di Sullivan, o di Wayne.

Intanto, essendo già gl'Inglesi guidati da Cornwallis comparsi a veduta degli Americani, Sullivan metteva i suoi in ordinanza in luogo eminente sopra Birmingham-meeting-house, colla sinistra presso il Brandywine, avendo questa e la destra fasciate da folte boscaglie. Le artiglierie si erano piantate sui vicini colli molto opportunamente. Ma egli pare, che la schiera propria di Sullivan arrivasse, avendo fatto un gran giro, troppo tardi sul campo di battaglia, e perciò non fosse ancora, come si aveva dato ordine, acconciamente posta in ordinanza, quando si incominciò a combattere. Veduto gl'Inglesi la positura delle genti americane, si affilarono, corsero in caccia, e in furia alla battaglia. Incominciò questa con molta foga da ambe le parti alle quattro meridiane. Gli Americani si difendettero valorosamente buon tempo, e crudelmente si sboglientò la battaglia. Ma tanta fu la furia degl'Inglesi e degli Essiani che menavano le mani a gara, che nè l'opportunità dell'alloggiamento, nè le bene poste, e bene amministrate artiglierie, nè la tempesta dell'archibuserìa, nè il coraggio dei soldati potettero reggere contro. I fanti leggieri, i corridori, i granatieri e le guardie inglesi si cacciarono con tanta intrepidità dentro le file repubblicane, che ne furono a viva forza scompigliate e ributtate. Cominciò a piegare, ed a disordinarsi il fianco sinistro, poscia di mano in mano si perturbò ed andò in volta tutta la fila. I vinti si rifuggirono nelle vicine selve. I vincitori gli perseguitarono, e procedettero avanti per la strada maestra verso Dilworth. Appena aveva Washington udito il primo romore, che avvisandosi di quello ch'era, mandò alla schiera di Sullivan i due squadroni soccorrevoli. Approssimandosi al campo s'incontrarono nei soldati di Sullivan, che fuggivano a rotta, e s'accorsero, che niuna speranza rimaneva di ristorar la battaglia. Greene con eccellente industria aprì i suoi ordini per dar luogo ai fuggiaschi, e poscia rannodatigli di nuovo si ritirò coll'ordinanza intiera, ritardando il perseguitar del nemico colle artiglierie, che traevano a ritroso alla coda. Trovato poi una stretta con boscaglie dai due lati vi arringò i suoi, e voltò di nuovo il viso al nemico. Erano Virginiani, e Pensilvanesi. Quivi attestati si difendevano, massimamente i Virginiani capitanati dal colonnello Stevens, disperatamente.

In questo mezzo tempo Knyphausen veduto, che gli Americani avevano alle mani di che fare sulla destra loro, e che le schiere che gli stavano all'incontro dall'altra parte del fiume erano state assottigliate pei soccorsi mandati a Sullivan, si era apparecchiato a mandare ad effetto quello di che fin allora aveva fatto solo sembianza di voler fare, cioè di varcare. Il passo di Chadsford era difeso da una trincea, e da una batteria. Contrastarono un pezzo i repubblicani; ma udito le novelle della sconfitta dell'ala destra, e vedendo comparire sul destro fianco alcuni soldati inglesi, i quali sbrancati, erano trapelati sin là per le folte selve, si ritirarono disordinati, lasciando sul campo le artiglierie e le munizioni, delle quali, varcato il fiume, s'impadronì il generale tedesco. Nella ritirata, o, per meglio dire, fuga loro passarono vicino ed alla coda di Greene che tuttavia si difendeva, e fu l'ultimo a spiccarsi dalla battaglia. Finalmente, fattosi già scuro, anche questi dopo lungo e bravo combattere si ritirò, e tutto l'esercito procedè la stessa notte a Chester, ed il giorno seguente a Filadelfia. Quivi arrivavano ad ogni ora i fuggiaschi condottisi a salvamento per tragetti e vie sconosciute. I vincitori passarono la notte sul campo di battaglia. Se non fosse opportunamente sopraggiunto il buio, egli è molto probabile, che tutto l'esercito americano ne sarebbe stato distrutto. Perdettero i repubblicani in questa giornata da quattordici centinaia di soldati tra morti, feriti e prigionieri, con dieci cannoni ed un obice. De' reali morirono a un dipresso cento, e quattrocento ne furono feriti. Gli uffiziali francesi furono agli Americani di molta utilità, sia nell'ordinar le genti alla battaglia, sia nel riordinarle dopo la rotta. Tra questi il barone de Saint-Ouary fu fatto prigione con gran dispiacere del congresso, il quale lo aveva in grande stima. Al capitano di Fleury, il quale combatteva egregiamente, fu morto sotto il cavallo. Il congresso lo presentò con un altro alcuni giorni dopo il fatto. Il marchese de La-Fayette, mentre si affaticava colla voce e coll'esempio a rannodar i fuggiaschi, toccò una ferita in una gamba. Continuò però a far il debito suo, e come soldato combattendo, e come capitano confortando e riordinando. Combattette anche con molta lode il conte Pulaski gentiluomo polacco, che guidava i cavalleggieri. Lo riconobbe pochi giorni poi il congresso, dandogli le compagnie dei cavalli, ed il grado di brigadiere.

Se tutte le genti americane combattuto avessero nella battaglia di Brandywine col medesimo valore che i Virginiani ed i Pensilvanesi, e che Washington non fosse stato indotto in errore da un falso rapporto, forse che avrebbero esse, nonostante l'inferiorità del numero loro, e l'imperfezione dell'armi, ottenuto la vittoria, o almeno l'avrebbero lasciata più sanguinosa agl'Inglesi. Comunque ciò sia, certo è bene, che l'ordine della battaglia dato dall'Howe è stato eccellente; che le diverse mosse furono eseguite con eguale prudenza e celerità, e che i soldati tanto inglesi che tedeschi combattettero con maraviglioso valore.

La sera, che venne dopo a quella, in cui si combattè la giornata, mandarono i capitani britannici una frotta di genti spedite a Wilmington, luogo posto alla congiunzione della Cristiana e del Brandywine. Quivi fecero prigione il governatore dello Stato della Delawara, e presero a bottino molta moneta, e robe sì pubbliche che private, come pure parecchie scritture pubbliche d'importanza. Seguitarono la fortuna della vittoria le altre Terre della bassa Pensilvania, le quali tutte furono ricevute nell'obbedienza del Re.

Non si sgomentò punto il congresso ad un tanto sinistro di fortuna, e faceva ogni sforzo per persuadere ai popoli, non esser le cose tanto afflitte, nè ridotte in tanto sterminio, che presto non potessero risorgere. Andavasi spargendo, che avevano bene gli Inglesi acquistato il campo di battaglia, ma non già la compiuta vittoria, stantechè la perdita loro altrettanta era, e forse maggiore di quella che gli Americani fatto avevano. Affermavano, che, sebbene disperso in parte, era tuttavia intiero l'esercito loro; e che fra pochi dì sarebbe rammassato, ed in grado di affacciarsi incontro a combattere l'inimico. E perchè quello, che forse non facevano le parole e le esortazioni, se lo facessero le dimostrazioni animose, il congresso non faceva nissuna vista di volersene partire da Filadelfia. Ordinò, che quindici centinaia di regolari si facessero venire da Peek's-hill; che le milizie della Nuova-Cesarea, quelle stesse della città di Filadelfia, quelle del generale Smallwood, ed un reggimento di stanziali, che allora si trovava in Alessandria, venissero rattamente a far capo grosso coll'esercito principale nella Pensilvania. Diè ancora balìa al generale Washington, richiedesse di forza dagli abitatori carri, cavalli e munizioni ad uso dell'esercito, dando loro però le polizze del ricevuto.

Washington parimente tutto era in questo, che si spirasse nuovo coraggio al cuore dei soldati, facendo creder loro, che per niente dimostrati si fossero inferiori ai nemici, e che un'altra volta si sarebbe potuto ottener ciò, che al Brandywine era stato lasciato dubbio. Lasciava intanto riposare un dì gli suoi nel contorni di Germantown, mandando però sulla destra riva dello Schuyl-kill sino a Chester le genti più spedite e più intiere, acciocchè spiassero gli andamenti del nemico, frenassero le sue gualdane, e nel medesimo tempo raccogliessero gli Americani sbrancati, ed erranti alla sfidata. Egli intanto era ito in Filadelfia, dove era sovente col congresso a fine dì accordar con esso lui quello che per rimedio delle cose afflitte fosse da fare. Ma il dì quindici partitosi dalla città, e traversato di nuovo lo Schuyl-kill dalla sinistra sulla destra riva con tutto l'esercito, se ne andò per la via di Lancastro sino a Warren, stabilmente risoluto a combattere un'altra volta il nemico, ovunque il trovasse. Credendo poi, che questi molto fosse impedito dai malati e dai feriti, ordinò a Smallwood, ronzasse coi corridori più lesti sul fianco di lui ed alla coda, e gli facesse tutto quel male che potesse. Scassinavasi nel medesimo tempo il ponte di Filadelfia posto sullo Schuyl-kill, acciocchè all'uopo si potesse rompere del tutto. Il generale Amstrong colle bande pensilvaniche stava alla difesa del fiume, e l'ingegner francese De Portail con molta industria lo fortificava.

Ma Howe, passata la notte degli undici sul campo di battaglia, avviò il giorno seguente un forte squadrone sotto gli ordini del generale Grant a Concordia, al quale venne poscia a congiungersi Cornwallis. L'uno e l'altro procedettero a Chester sulle rive della Delawara, come se fosse per correre improvvisamente a Filadelfia. Howe voltò il grosso dell'esercito alla strada su per Lancastro, e già era arrivato il giorno sedici a Goshen, quando ebbe ad un tratto l'avviso, che Washington si avvicinava con tutte le sue genti per combattere, ed era già arrivato a sei miglia distante. L'una parte e l'altra si apparecchiava alla battaglia, e già i primi feritori si avvisavano; quando ecco, che sopravvenne una sì grave scossa d'acqua, che divenuti molli e fracidi i soldati, il continuar nel combattimento diventò ad ambi gli eserciti cosa impossibile. Gli Americani massimamente ne ricevettero grandissimo danno nelle armi e munizioni loro. I focili degli archibusi, grossamente lavorati, non combaciando davano via all'acqua che trapelava, ed umidiva le polveri sui foconi. Istessamente le fiaschette dove il soldato suol tenere i cartocci, per la mala costruzione loro, non arrestando l'acqua, questi ne furono guasti, e diventarono inabili all'accendersi. Tutte queste cose imponevano a Washington necessità a dover temporeggiare. Perciò ritirò un'altra volta le genti al di là dello Schuyl-kill, passando a Parker's-ferry, e pose gli alloggiamenti lungi il French-creek, o sia Rivo Francese. Ma siccome per questa mossa Smallwood, troppo lontano, rimaneva esposto a qualche fazione improvvisa da parte del nemico, ordinò a Wayne, andasse a scorrazzare con una forte squadra alle spalle di lui, ed ogni ingegno ponesse per accozzarsi con Smallwood. Procedesse però con molta cautela per non aprir niun varco al nemico, onde potesse offenderlo.

La malignità del tempo impedì agl'Inglesi di dar dietro agli Americani. Solo restringevano le genti troppo sparpagliate, ed andavano a campo a Trydruffyn, donde mandarono una frotta a pigliar certe farine ed altre munizioni, che i repubblicani avevano lasciato a Valley-forge.

Howe ebbe spia, che Wayne con quindici centinaia di soldati andava buzzicandosi per le vicine selve sul fianco suo sinistro ed alle spalle. Dubitò perciò di qualche improvviso danno, e si determinò a voler far provare a Wayne quello che questi intendeva di far provar a lui. La notte dei venti mandò il generale Gray con due colonnelli di gente scelta, ed alcuni fanti leggieri a sorprendere l'inimico. Governò Gray l'impresa con molta prudenza e celerità. Passando per tragetti arrivò a un'ora della mattina inosservato vicino al campo di Wayne, e, oppresse le prime sentinelle morte, che stavano alle vedette, si avventò, marciando i suoi soldati al lume dei fuochi che accesi avevano, contro i nemici sonnacchiosi e spaventati. In mezzo a quel buio ne fu fatta grande strage colle baionette. Perdettero gli Americani molta gente con le bagaglie, le armi e le munizioni. Sarebbero anche stati maggiormente consumati, e forse tutta la schiera stata sarebbe tagliata a pezzi, se non che risentitosi finalmente il campo de' repubblicani, e Wayne non punto smarritosi in quell'estremo frangente, furon in fretta posti in ordinanza alcuni pochi reggimenti, i quali valorosamente difendendosi fecero retta contro l'impeto del nemico, sicchè le altre genti ebbero facoltà di potersi salvare. La perdita degl'Inglesi fu di poco o niun rilievo. Mentre così si combatteva nella selva allo scuro, Smallwood, che veniva per congiungersi con Wayne, già era pervenuto ad un miglio vicino al campo di battaglia. E se avesse guidato soldati più valorosi che quelli non erano, che il seguitavano, avrebbe potuto far in modo, che i vincitori si cambiassero in vinti. Ma quelle milizie, le quali, pei romori che correvano nel paese, già stavano coll'animo molto sollevato, udito prima un po' di strepito, e poi vedute comparire alcune frotte di nemici, che perseguitavano le genti di Wayne, non istettero più ad udire o veder altro; ma incontanente si difilarono in rotta.

Assicuratosi con questa vittoria il generale inglese alle spalle, si consigliò di volere, o sforzar l'Americano di venirne ad una battaglia giudicata, od allontanarlo talmente da Filadelfia, che, passato improvvisamente lo Schuyl-kill, potesse alla sicura volgersi a dritta, ed andare ad impadronirsi di questa città. A questo fine iva aggirandosi con varie mosse sulla destra del fiume, molto opportune per far credere a Washington, che l'intento suo fosse di marciare all'insù, e passato il fiume là, dov'era meno grosso, e più facilmente guadoso, spuntar l'ala sua dritta, ed impadronirsi dei magazzini pieni di vettovaglie e di armamento, che si erano fatti a Reading. Per opporsi ad un tanto danno l'Americano ritrasse il suo esercito più in su, ed andò a por gli alloggiamenti a Pottsgrove. La qual cosa intesa, Howe varcò improvvisamente, e senza resistenza alcuna con tutto l'esercito lo Schuyl-kill in due luoghi a Gordon-ford, e più sotto a Fat-land-ford. La notte dei 23 tutto l'esercito inglese alloggiò sulla sinistra riva del fiume, trovandosi tra l'esercito di Washington e la città di Filadelfia. Questa città non aveva più difesa alcuna, e già dovevasi riputare, come se venuta fosse in balìa degl'Inglesi, seppure il generale americano non si determinava a cimentarsi in una battaglia giudicata. Ma egli consigliandosi più colla prudenza, che coi desiderj e le vociferazioni dell'universale, si astenne dal venirne a questo fatale sperimento, giudicando, temerario e precipitoso partito fosse il pericolare lo stato dell'America all'incerto esito di una campale giornata. Aspettavansi di breve le restanti genti di Wayne e di Smallwood, gli stanziali da Peek's-hill, e le bande paesane della Cesarea sotto i comandamenti del generale Dickinson. Erano i soldati non istracchi, ma rifiniti dalle continue mosse, dalle malvage strade, dalla fame, da ogni spezie di patimenti. Fatta una Dieta, e considerata la condizione dell'esercito, tutti deliberarono di rimanersene nei presenti alloggiamenti per concedere qualche riposo alle logore genti, e dar tempo, arrivassero gli aiuti, che di già erano vicini. Deliberò Washington di procedere in ogni cosa con modo cauto e circospetto per prender poi quelle occasioni, che Dio per la gloria della pia impresa, e per lo bene della repubblica gli avesse posto innanzi. Così fu abbandonata del tutto Filadelfia, come sicura preda del nemico.

Quando si ebbero in questa città le nuove della dirotta pioggia, che nella giornata dei sedici aveva impedito i due eserciti dal venirne alle mani, e costretto l'Americano a ritirarsi sulla sinistra dello Schuyl-kill, si era sciolto il congresso, aggiornandosi il giorno venzette a Lancastro. Si votarono nel medesimo tempo con grandissima sollecitudine i magazzini, e gli archivj pubblici, ed il navilio, che presso la vicina spiaggia era sorto, si ritrasse alle parti superiori della Delawara. Si sostennero venti e più gentiluomini, la maggior parte della generazione dei Quaccheri, scopertisi nemici allo Stato, non volendo essi, richiesti, fare il giuramento di leanza. Si mandarono a confine a Stanton di Virginia. Il congresso concedette a Washington, poichè egli aveva eccitalo tale concetto della sua virtù, che pareva, che in lui sicuramente riposar potessero le speranze della repubblica, la stessa autorità dittatoria, che gli era stata concessa dopo le rotte della Cesarea. Poscia, crescendo ogni ora più il romore della venuta degl'Inglesi, abbandonò del tutto la città. Lord Cornwallis il giorno ventisei di settembre entrò in Filadelfia con una coda di granatieri inglesi ed essiani. Il rimanente esercito si lasciò alle stanze di Germantown. Così venne la ricca e popolosa città di Filadelfia, capo di tutta la lega, dopo un aspro conflitto, e dopo molti non meno bene considerati, che penosi avvolgimenti dei due eserciti, in poter dei reali, nella quale i Quaccheri, che rimasti vi erano, e tutti gli altri leali gli ricevettero con grandissime dimostrazioni di allegrezza. Washington calandosi giù per la sinistra sponda dello Schuyl-kill si avvicinò a diciotto miglia di Germantown, e pose gli alloggiamenti a Shippach-creek, avendo nell'animo di accomodare quindi i suoi consiglj ai progressi delle cose.

Insignoritisi gl'Inglesi della città di Filadelfia, dalla perdita della quale gli Americani non solo non si sgomentarono tanto, quanto quelli si erano dati a credere dover avvenire, ma ancora non si perdettero d'animo nè punto, nè poco, applicarono tosto l'animo a piantar batterie sulla Delawara per signoreggiare tutta la larghezza del fiume, proteggere la città da ogni insulto per la via dell'acqua, ed interrompere a' repubblicani la navigazione dalle parti basse alle alte, e dalle alte alle basse. Mentre stavano in tal modo gl'Inglesi lavorando alle batterie, gli Americani colla fregata la Delawara sorta a cinquecento passi di distanza, e con altri legni minori incominciarono a fulminare colle artiglierie loro i palaiuoli e maraiuoli; dal che ne ricevettero essi nelle imperfette trincee, e la città stessa molto danno. Ei pare però che non abbiano saputo acconciamente giovarsi di quella pratica, che avevano dei luoghi nel fiume, dimodochè alla decrescente la fregata rimase nelle secche, e non si potè rimettere a galla. Della qual cosa accortisi gl'Inglesi, incominciarono a trarle contro colle artiglierie, e ciò fecero tanto aggiustatamente, che, abbassata la tenda, si arrendè. Poscia colle medesime artiglierie fecero allontanare e rifuggire all'in su le altre navi minori con perdita di un giunco, che andò a traverso sulla riva.

Avevano gli Americani, dubitando di quello che avvenne, cioè di non poter preservare Filadelfia, interrotto con ogni maniera d'impedimenti il corso della navigazione per la Delawara, affinchè l'armata inglese non potesse per la via del fiume alcuna comunicazione avere coll'esercito, che fosse entrato in quella città. Sapevano che quello di Washington sarebbe per l'accostamento di nuove genti fra poco tempo ingagliardito, e che allora correndo il paese avrebbe impedito le vettovaglie agl'Inglesi. Dal che ne sarebbe nato, che quando non avessero la facoltà del cibarsi per la via del fiume, sarebbero fra breve stati costretti ad abbandonarla. A questo fine avevano costrutto un Forte, e piantato artiglierie su di una isola piana, bassa e maremmana, o per meglio dire uno scanno di mota e di sabbia posto a rincontro delle bocche dello Schuyl-kill nella Delawara, la quale dalla natura sua chiamano Mud-island, che vuol dire Isola della Mota. Sulla opposta riva della Cesarea in luogo chiamato Red-bank avevano rizzato un altro simil Forte, e munitolo di grosse artiglierie. In mezzo poi alle acque navigabili del fiume avevano affondato parecchie file di quei triboli tra l'un Forte e l'altro, dei quali già altre volte abbiam favellato. Tre miglia più sotto avevano parimente ficcato altre somiglianti file di triboli, e sulla vicina riva della Cesarea in un sito chiamato punta di Billing fatto larghe trincee, le quali, quantunque ancora non fossero a fine condotte, potevan però, già guernite di artiglierie essendo, grandemente noiare il nemico, che si attentasse di scostare dal luogo loro i triboli. Sopra poi, e presso all'una e l'altra fila di questi triboli, stanziavano molte galere fornite di grossi cannoni, due batterie galleggianti, e molti altri legni minori, tutti bene armati con alcuni brulotti.

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3

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