Читать книгу Don Pietro Caruso - Bracco Roberto - Страница 2

ATTO UNICO

Оглавление

Una stanzetta poveramente ammobigliata. In fondo, nel centro, una porta grande, e, a qualche distanza, una finestra. A destra, una specie di basso focolare rusticano con la gran cappa affumicata, il quale serve anche da caminetto. A sinistra, una porticina. Quasi davanti al focolare, una scrivania con su carte in disordine e l'occorrente per scrivere. Una credenza, una tavola rotonda, poche seggiole sciancate, un bacile sopra un treppiede di ferro, una brocca di acqua, un asciugamani. Fra la porta d'ingresso e la finestra, un umile lettuccio con su un materasso avvoltolato. Sulla credenza, la statuina colorata d'un santo con innanzi una lampada a olio.

(È giorno, ma durante l'azione l'aria andrà lievemente oscurandosi.)

SCENA I

MARGHERITA E FABRIZIO

Fabrizio

(è seduto, con le braccia incrociate, con la faccia buia.)

Margherita

(è alla finestra, e parla a voce alta con una vicina.)Grazie, signora Punzo! (Poi, rivolgendosi pianissimo a Fabrizio) Scusa. È la signora Punzo qui accanto che mi ha avvertita di tirar su le lenzuola, ch'erano a prendere aria. (Da una funicella esteriore, ritira due lenzuola e le piega, seguitando a parlare con la vicina.) Se non mi aveste chiamata voi, io non me ne sarei nemmeno accorta del cattivo tempo.

Fabrizio

(tentenna il capo.)

(Lampeggia un poco e si ode qualche tuono.)

Margherita

(alla vicina) Ci siamo, eh!

(Pausa.)

La voce della vicina

Il babbo è in casa?

Margherita

Nossignora, sono sola… come sempre.

La voce della vicina

Stanotte, ho sognato un bue a tre corna e un morto con la gobba. Volevo consultare Don Pietro, che di queste cose se ne intende.

Margherita

Eh! Quando tornerà… (Chiudendo la finestra)Permettete. (A Fabrizio, riponendo le lenzuola piegate sul materasso) Sono per il letto del babbo. Mi dispiaceva che si bagnassero. (Un silenzio. – Ella guarda Fabrizio, gli si accosta alle spalle e gli circonda il collo con le braccia, baciandogli i capelli.)Dunque, è uno scherzo…1

Fabrizio

(liberandosi dalle braccia di lei) Non è uno scherzo, Margherita. Con te, non ho mai scherzato. Prima di risolvermi, ho molto riflettuto. Ed ho sofferto. Ora, sono irremovibile.

Margherita

Ma io che male ti ho fatto?

Fabrizio

Nessuno.

Margherita

Ti sono di peso?

Fabrizio

No.

Margherita

Ti guasto la vita? Ti distraggo? T'importuno?

Fabrizio

No, no! E questo ti prova appunto che io agisco esclusivamente a vantaggio tuo. Continuando, che ci rimetterei, io?

Margherita

Non lo so; ma il certo è che per tenerti legato a me, io non avrei dovuto…

Fabrizio

(interrompendola) T'inganni!

Margherita

No, non avrei dovuto fare… quello che ho fatto. Credi ch'io sia tanto stupida da non capirlo?

Fabrizio

Tu non capisci niente.

Margherita

Il capriccio t'è passato.

Fabrizio

Eccoci al solito capriccio!

Margherita

Capriccio! Capriccio! Se fosse stato amore…

Fabrizio

Va' là che non s'è ancora saputo se l'amore sia un capriccio che dura troppo, o se il capriccio sia un amore che dura troppo poco… Non capisci niente, ti dico. Io sento per te, oggi, ciò che sentivo un mese fa.

Margherita

Si vede!

Fabrizio

Non si vedrà, pazienza! Ma è così. E perchè dovrebb'essere altrimenti? Tu sei diventata anche più bellina, più graziosa, più docile. E, anzi, è la tua stessa docilità quel che maggiormente mi fa paura. Sì, il venire qui, di nascosto, come ho fatto finora, a guisa di un mariuolo o di uno sciocco, per una persona della mia posizione sociale non è bello; e il rischio di trovarmi tra i piedi un uomo della risma di tuo padre non è mica divertente: ma, via, non di questo mi preoccupo… perchè non sono un egoista. Io mi preoccupo di te, Margherita, di te. Tu ti sei lasciata andare senza prevedere le conseguenze. Cerchiamo di prevederle almeno ora. C'è tanti guai da evitare. Evitiamoli. Se stringessimo di più i nostri vincoli, non ne saresti tu, poverina, l'unica vera vittima? (Pausa.)Tutto quello che è accaduto tra noi non lo metteremo in piazza nè tu nè io. E, facendo il sacrifizio di separarci – ed è per me un gran sacrifizio, Margherita – ce la saremo cavata il meglio possibile.

Margherita

Si direbbe che non mi conosci, Fabrizio! Tu credi, senza dubbio, di parlare con un'altra donna, con un'altra Margherita. Dici che io sarei l'unica vittima? Ma di chi? Ma di che cosa? Io non sarò vittima di nessuno e di nulla se tu non mi abbandoni; e una tua parola, una tua parola affettuosa, un tuo bacio, una mezz'ora della tua presenza potranno farmi sopportare allegramente tutti i guai che tu temi, tutte le conseguenze che prevedi.

Fabrizio

È inutile: non mi convinci.

Margherita

Io ti risparmierò qualunque imbarazzo, qualunque noia, qualunque fastidio…

Fabrizio

Ed io invece ho il dovere di risparmiarti la pubblicità del fallo… e… chi sa… molte sofferenze morali… e… materiali… di cui tu non hai neppure una vaga idea.

Margherita

Ma giacchè io sono pronta a tutto, perchè te ne preoccupi tu?

Fabrizio

Perchè non voglio avere altri scrupoli di coscienza!

Margherita

E se non vuoi avere altri scrupoli di coscienza, non devi lasciarmi morire di crepacuore!

La voce del portinaio

(viene di giù, dal cortile, fioca e cadenzatamente stentorea) Signorina Margherita… signorina Margherita!..

Fabrizio

Auff! Che c'è ancora?

Margherita

È il portinaio che mi chiama. (Rassegnata, riapre la finestra e si ode il rumore della pioggia. Ella si mette un fazzoletto sulla testa e si affaccia.)

La voce del portinaio

Il signor Chianese, può salire?

Margherita

Non lo sapete che sono chiusa in casa?

Fabrizio

Bada che mi ha visto entrare.

Margherita

(a Fabrizio) Che novità! Lo so; ma le mance perchè le piglia?

La voce del portinaio

Credevo che Don Pietro fosse rincasato.

Margherita

No, non è rincasato.

La voce del portinaio

Il signor Chianese vuole quella lettera che Don Pietro gli aveva promessa. A me non ha dato niente. L'avrà dimenticata sulla scrivania.

Margherita

Vedrò. (Cerca sulla scrivania inutilmente. Torna alla finestra.) Sulla scrivania non c'è nessuna lettera.

La voce del signor Chianese

(un po' balbuziente) Allora, dite a Don Pietro, da parte mia, che è un furfante e un mancatore di parola.

Margherita

Di queste imbasciate non gliene faccio, al babbo. (Chiude in fretta la finestra.)

(Un silenzio.)

Fabrizio

Io me ne vado, Margherita. Tuo padre poco può tardare e una sorpresa proprio all'ultimo sarebbe un bel grattacapo per tutti e due. Questa è la chiave (cavando una chiave da una saccoccia e mettendola sulla tavola) che è stata, disgraziatamente, la nostra complice; e io te la consegno, vedi, per non avere più la tentazione di venire a trovarti in segreto. Buttala via, o nascondila. Io ti auguro… che nessun altro debba servirsene.

Margherita

Fabrizio!..

Fabrizio

Eh, mia cara, soltanto chi è bestialmente fatuo può credere di essere il solo a meritare una donna! (Pausa.) Io tornerò più tardi per aggiustare certe faccende con Don Pietro. Il suo lavoro elettorale mi è stato disastroso, ma io non me ne lamenterò, e c'intenderemo egualmente… (Indi, prendendo il cappello) Sicchè… addio Margherita…

Margherita

Fabrizio, riprenditi quella chiave.

Fabrizio

Margherita, non tentarmi…

Margherita

Riprendila… riprendila… Non togliermi ogni speranza.

Fabrizio

No… no… Bisogna troncare!

Margherita

(afferrandogli le braccia e trattenendolo) Senti, Fabrizio… ti voglio dire un'altra parola… Senti…

Fabrizio

È tardi… Lasciami… Ne riparleremo…

Margherita

Ma quando, ma come ne potremo riparlare?

Fabrizio

Ne riparleremo… ne riparleremo… (Si svincola ed esce richiudendo la porta.)

Margherita

(piange silenziosamente. Poi, balbetta singhiozzando:) Sì, sì, «ne riparleremo»… Parole!.. Parole!.. (Piange ancora, prende la chiave e la intasca. Indi, versa dell'acqua nel bacile, si lava gli occhi e se li asciuga. Apre la credenza, ne trae una tovaglia e dei piatti e comincia ad apparecchiare la tavola.)

SCENA II

MARGHERITA, PIETRO

Pietro

(è su per le scale, cantando rocamente l'aria del «Trovatore» e intercalandovi molte pause:)

Sconto col sangue mio…


Margherita

(tra sè) Il babbo…

Pietro

(la cui voce va avvicinandosi)

L'amor che pósi in te!

Non ti scordar di me!

Non ti scordar di me!


La voce della vicina

(chiamando:) Ohè, Don Pietro! Don Pietro!.. Siete voi?

Pietro

Pare. In che posso servirvi, signora Punzo?

La voce della vicina

Favorirmi sempre. Volevo pregarvi: stanotte, in sogno, un morto con la gobba e un bue a tre corna. Che mi dite? Che numeri devo giocare?

Pietro

È chiaro: il morto con la gobba 47 e 57, il bue 77, e metteteci il 3… per le corna.

La voce della vicina

Grazie!

Pietro

Niente, per ora. Ma raccomandatevi ai santi protettori del lotto pubblico…: devono essere parecchi: e ci rivedremo a vincita fatta! (Ricomincia a cantare, ripigliando il motivo press'a poco dove l'ha interrotto:)

Non ti scordar di me!

E.. le.. o.. noo… ra!

E… le… o… nora…


(Si sente un poco il rumore della chiave nella serratura. La porta si apre subito. Egli entra.)

Eleonora, addio!


(Richiude la porta col lucchetto, e si avanza a passi gravi, solennemente comico. Il lungo soprabito col frusto bavero alzato e l'unto cappello a tuba grondano acqua. Ugualmente inzuppati sono i calzoni dagli orli rossi e le scarpe scalcagnate.)

Margherita

In quale stato!

Pietro

In quale stato?

Margherita

Sei fradicio, babbo!

Pietro

Lo credo, io! Non senti che pioggia?!.. Brrrr…

Margherita

E il tuo ombrello? E il tuo pastrano?

Pietro

Prima di tutto, ragioniamo. (Il verbo «ragionare» gli corre spesso alla bocca, pronunziato lievissimamente come se gli scivolasse dalle labbra.) Appena ho messo la chiave nel buco della serratura, la porta si è aperta. (Quasi serio, mostrando la chiave che ha in mano) Come va questa faccenda?

Margherita

(con simulazione) Come vuoi che vada? Quando sei uscito, avrai dimenticato di chiudere bene. Sei così distratto!

Pietro

Anche questo può darsi. Brrr… L'umido mi penetra nelle ossa…

Margherita

Mio Dio!

Pietro

Ci hai delle legna per fare un po' di fuoco?

Margherita

Non so… (Esce a sinistra.)

Pietro

(agitando il cappello affinchè l'acqua possa colare – riflette:)Anche questo può darsi. La distrazione è il solo connotato che distingua l'uomo dalla bestia!

Margherita

(di dentro) Per fortuna, ce n'è delle legna.

Pietro

(continuando tra sè:) Difatti, la capra, la volpe, il cavallo, l'asino sono mai distratti? Nossignore! (Dopo avere asciugato il cappello con un fazzoletto, mette l'uno e l'altro sul cornicione della cappa.)

Margherita

(entra con le legna e si adopera ad accendere il fuoco.)

Pietro

(togliendosi il soprabito) Brava la mia Margherita!

Margherita

Sono ancora i resti della panchetta fracassata.

Pietro

E allora, siano benedette le spalle sulle quali la fracassai! (Distende il soprabito sulla spalliera di una seggiola accanto al fuoco.)

Margherita

(ginocchioni, intenta alla bisogna) Ma del pastrano e dell'ombrello, babbo, che ne hai fatto?

Pietro

Sei un gran tipo, tu! Quando sono uscito, pioveva, forse? No. E dunque che bisogno ne avevo?

Margherita

Per altro, hai portato via ombrello e pastrano.

Pietro

Naturale! (Prende dall'attaccapanni una lunga giacca vecchia, tutta sudiciume e tutta rappezzature.)

1

Fin qui, la scena deve procedere lentamente, con mollezza tutta napoletana.

Don Pietro Caruso

Подняться наверх