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ATTO PRIMO
SCENA II

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PAOLINA e detti

Paolina

(entra.) (È una ragazza sui quindici anni, ma l'età non ha connotati evidenti in quella figurina di piccola zingara dalla sudicia vestetta sbrandellata, dai piedini scalzi e infangati, dai capelli corvini e abbondanti che le si arruffano sulla fronte, sulla nuca e sugli orecchi, e dai grandi occhi neri estatici, pieni di una malinconia, di cui il sorriso non luminoso dell'ignoranza bestiale, errando talvolta sulle labbra sottili e smorte, rivela l'incoscienza. Ella, come un'ombra, si insinua leggera tra i tavolini, atteggiando il viso a implorazione e stendendo a qualcuno che le sembri meno distratto la sua manina di mendicante.)

Il 3º Avventore

(che è seduto non lontano dal comptoir, si rivolge a Emilia:) Che pago qua, eh? (Pausa.) (Ancora a Emilia, che non ha sentito:) Dico, signora, che pago, io?

Emilia

(discende e va a riscuotere.)

(Indi, l'AVVENTORE esce.)

Franz

(che ha continuato a far conversazione qua e là, ode la musica e commenta:) Ah! Questa è una bella opera: la Traviata del maestro Verdi. Io, una volta, l'ho sentita proprio a teatro. Mi trovavo di passaggio a Corfù. E la cantante era una grandissima celebrità. Un pezzo di donna, per farvi capire, che al principio dell'ultimo atto, quando stava per morire, stesa sul letto, pareva una nave corazzata.

Ida

(tuttora vicina a Nunzio) Bravo, professore!

Il 2º Marinaio

(si accosta all'altro come per dirgli: «è ora d'andare».)

Il 1º Marinaio

(guardando l'orologio che è sulla porta) Va bene, Franz, il vostro orologio?

Franz

Va molto benissimo; ma, dico la verità, indietreggia un poco.

Il 1º Marinaio

Caspita! Sono già le due!

(I due Marinai si alzano, accendendo la sigaretta, e vanno al comptoir. Pagano, escono.)

Il 2º Avventore

(al suo vicino:) Sentite come s'illanguidisce il cieco!

Franz

(all'avventore, che ha parlato:) Ma bisogna dirlo francamente: questo pezzo lo suona magnifico!

Cardone

(si accomiata da Emilia, e, scambiando con lei occhiate e sorrisi, esce.)

(Cessa la musica.)

Il 2º avventore

(a Paolina, che gli ha stesa la mano in silenzio:) E non seccate! Neanche qui si sta tranquilli!

Paolina

(con vocetta lamentosa, quasi cadenzata) Un soldo. Per voi non è niente. Me ne compro pane.

Franz

(a Paolina:) Va via, sacrebleu! Lo sai che qui dentro non ti ci voglio!

Ida

(facendo un cenno alla piccola mendicante) Vieni qua.

Paolina

(le si accosta sogguardando Franz.)

Ida

(dolcemente) Come ti chiami?

Paolina

Paolina.

Ida

Prendi. (Le mette qualche soldo nella mano.)

Franz

E scappa subito, se no, con un calcio, per farti capire, ti mando dritto all'ospedale dei Pellegrini! (La insegue minaccioso.)

Paolina

(fugge di qua e di là fra i tavolini e le sedie sempre inseguìta da Franz, e poi sparisce.)

(Gli avventori cominciano ad andarsene. – Un po' di cicaleccio confuso. – Emilia, dal comptoir, piegando il capo, saluta con sussiego coloro che se ne vanno. Da qualcuno, nondimeno, si lascia stringere la mano.)

Franz

(seguitando a ciarlare, s'interrompe, strisciando riverenze e salutando ossequiosament.) Io, l'elemosina, la comprendo e ci sto. Il mendicante lo rispetto per legge e regola e l'ho rispettato anche all'estero, dove l'accattone, per farvi capire, è un cittadino come tutti gli altri e non si distingue neppure dal vestito… (A qualche avventore che se ne va:) Servo, signore! Buon riposo!.. (Seguitando a discutere) Ma come esercente di pubblico locale, io ho la responsabilità dinanzi ai bravissimi galantuomini che mi onorano della loro consumazione. Il pubblico locale, capite bene, è la casa umilissima dei consumatori, ed io, che sono il padrone, sono l'ultimo di tutti, e me ne vanto… (A qualche altro che va via:) Buona notte, signore! Grazie e a ben rivederla. (Indicando un avventore che aspetta in piedi) Emilia, vedi qua che paga.

Emilia

(svogliatamente esegue.)

Don Achille

Professore, un galoppo finale non ce lo regalate?

Nunzio

(immediatamente attacca un galoppo.)

Don Achille

(al suo amico:) Ci siete, voi, don Lorenzino?

Don Lorenzino

Sì, ci sarei, ma, mio caro don Achille, è tardi.

Don Achille

Appena le due.

Don Lorenzino

E alle sette in punto devo trovarmi al Cimitero: sono di guardia io alla sala di deposito.

Don Achille

Un giretto solamente.

(Nunzio suona stringendo il tempo. I due uomini, un po' per la musica vertiginosa, un po' per gli urti della gente che se ne va, si confondono in tentativi vani.)

Franz

(al 2º Avventore, che s'avvia per uscire:) I miei complimenti, signore. E non dubiti, chè mendichi qua non faranno più apparizione. Già, se io fossi il governo, con la debita civiltà e considerazione, li impiccherei tutti!.. A rivederli, signori… Buon riposo!..

Ida

(che è l'ultima ad uscire ed è sola, passando per vicino la coppia, batte lievemente con la mano sulla spalla di Don Lorenzino) A rivederci, don Lorenzino!

Don Achille

Maestro! Maestro!.. (Va verso il Cieco per insegnargli il tempo, cadenzandolo con le mani.)

Nunzio

(s'interrompe.)

Don Lorenzino

(a Ida:) Io non vi conosco.

Ida

Non importa. Può essere che mi rivedrete presto.

Don Lorenzino

E dove?

Ida

(uscendo) Al Cimitero: nella sala di deposito.

Don Lorenzino

Be'!

Nunzio

(riattacca il galoppo.)

Don Achille

(riafferrando per la vita Don Lorenzino e cercando di prendere l'aire) Questo è il momento: taran, taran, taran…

Franz

(a mezza voce, assestando un pugno sul dorso di Nunzio) E finiscila, che non c'è più nessuno!

Nunzio

(cessando di suonare) M'era parso che…

Franz

(bruscamente) Che t'era parso, imbecillissimo?!

Don Achille e Don Lorenzino

(non sentendo più la musica, siedono, aspettando che ricominci.)

Nunzio

(discende dalla pedana, e resta con gli occhi spalancati, senza sguardi, senza colore, senza lucentezza, con l'espressione vaga e tetra di due simboli del vuoto.)

Emilia

(sul comptoir, sonnecchia.)

Franz

(non si cura dei due uomini e comincia in fretta a sbarazzare i tavolini, riunendo bicchieri e bottiglie vuote sulla credenza, posando qualche bottiglia di liquore, qualche piatto di pasticcini sul comptoir.) Così non si può marciare in avanti. Si scombussola tutto il macchinario, e l'onore del locale diventa schifosissimo! Parlo con te, professore dei miei stivali! L'avventore paga il suo denaro, e vuole trovarci il suo tornaconto, che è nostro dovere di fornire.

Emilia

(in tono pigro, sbadigliando) Se non hai amor proprio tu, ne abbiamo noi.

Nunzio

(umile) Le canzonettiste le ho accompagnate sempre abbastanza bene.

Franz

Le canzonettiste cantano con le gambe, e ognuno è buono ad accompagnarle con qualunque sinfonia. Ma la musica danzante? Là si vede il cervello del maestro! E tu la musica danzante non la sai maneggiare. E mi lasci anche il pianoforte aperto, animale! Non lo sai che se ci entra l'aria, si sfiata e perde ogni particolarità?

Nunzio

(rimonta sulla pedana, chiude il pianoforte e ridiscende.)

Franz

(ora smorza i lumi, lasciandone solo uno acceso. Si toglie la giacca e mette le sedie sui tavolini per poi spazzare.)

Don Achille

(che è rimasto finora stupidamente imbambolato) Dunque, professore, questo galoppo?

Franz

(pone una sedia capovolta sul tavolino presso cui sono seduti i due uomini.)

Don Achille

(a Franz:) Che c'è?

Franz

(continuando a sollevare seggiole) Si fa pulizia e poi si va a cuccia.

Don Achille

Non c'è più musica?

Franz

Sicuro! (Affaccendatissimo) Domani sera.

Don Achille

Curioso! (A Don Lorenzino:) Dobbiamo andare?

Don Lorenzino

Per forza.

Don Achille

(mettendosi lentamente il cappello a tuba e una breve mantellina a pipistrello) E il nostro professore non viene?

Franz

Il professore resta qui.

Don Lorenzino

(con la stessa calma di Don Achille si mette un cappelluccio floscio e un lungo paltò.)

Don Achille

(a Franz:) Già, intendo… (Si tocca gli occhi con un dito come per indicare d'aver capito che Nunzio è cieco.) Voi fate una bell'azione!.. Bravo! Bravo!.. (Si avvia.)

Don Lorenzino

(mettendo una mano sulla spalla di Nunzio con curiosità gaia) Cieco nato?

Nunzio

(con un cenno della testa risponde di no.)

Don Lorenzino

(seguendo Don Achille) Eh eh! Quanti brutti scherzi fa la natura!

Don Achille e Don Lorenzino

(passando dinanzi ad Emilia si tolgono il cappello) Signora! – Signora!

Emilia

(dorme.)

Don Achille

Buona notte, Franz.

Don Lorenzino

Buona notte, Franz.

Franz

(abbreviando) Buona passeggiata! Buona passeggiata!

(I due escono.)

Sperduti nel buio: Dramma in tre atti

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