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Capitolo due

Quando Ezra entrò nel terminal, sentiva le gambe intorpidite. Dannati posti a sedere, troppo stretti per lui. Sicuramente non erano stati progettati per un uomo alto più di due metri.

Dopo aver preso la sua borsa al ritiro bagagli, si diresse verso l’ingresso dell’aeroporto. Non c’era traccia di Wyn. Si portò una mano al viso per grattarsi la barba. Ci fu un attimo di sorpresa quando le sue dita incontrarono la pelle appena rasata. Ridacchiando tra sé e sé, Ezra si incamminò verso il banco informazioni.

«Mi scusi, disturbo?»

L’addetta alle informazioni gli sorrise. «No, posso aiutarla?»

«Qualcuno doveva venire a prendermi, ma non si è vista anima viva. Sarebbe così gentile da chiamare Palmer Wynfield con l’altoparlante?»

«Certo» rispose lei e fece quello che le aveva chiesto.

Ezra si guardò intorno, ma ancora niente. Un colpetto sul braccio attirò la sua attenzione.

«Scusami, sei Ezra James?» chiese un cowboy, alto più o meno un metro e novanta, con i capelli castano scuro e il pizzetto. Ezra era certo di non averlo mai visto prima.

«Sì, sono io» gli rispose.

«Scusa, non assomigli alla descrizione che mi ha dato Palmer. Beh, a parte la stazza, con quella ci ha preso.»

Ezra si passò una mano sul viso. «Sì, beh, ho pensato di fare una sorpresa a Wyn. Dov’è?»

Il cowboy sembrò a disagio per un momento. «Mi dispiace essere io a dirtelo, ma Palmer ha avuto un incidente.»

La mano di Ezra si strinse immediatamente a pugno. «Chi gli ha fatto del male? Li ucciderò.»

L’uomo accanto a lui alzò le mani. «No, stava aggiustando una recinzione e il filo spinato si è tranciato e gli è finito addosso. È sul furgone. Gli hanno dato un bel po’ di antidolorifici.» Il cowboy tese la mano. «Io sono Richard. Mio nonno possiede la fattoria accanto a quella di Wyn.»

«Da che parte è il tuo furgone?» Non è che non apprezzasse che Richard fosse andato a prenderlo, ma aveva bisogno di vedere con i suoi occhi che Wyn stava bene. Aveva visto parecchi cowboy litigare con il filo spinato e non era mai stata una bella scena.

Richard gli fece strada. «Il dottore ha detto che non è nulla di grave. Gli ha dato un sacco di punti, però. Il filo lo ha colpito a una spalla, al collo e al viso. A quanto pare Wyn è molto arrabbiato per i tagli che ha in faccia.»

Mentre attraversavano il parcheggio, Richard continuò a ragguagliarlo. «Ha perso un bel po’ di sangue, ma il dottore ha detto che è arrivato al pronto soccorso in tempo. È stato abbastanza intelligente da venire a casa del nonno prima di svenire.»

Raggiunsero un furgone marrone scassato ed Ezra lanciò la sua borsa sul retro. «Richard aprì la portiera del passeggero e rivolse a Ezra uno sguardo di scusa. «Ho pensato che si sarebbe addormentato, e non volevo che nessuno gli desse fastidio vedendolo così.»

Ezra annuì. «Hai fatto bene.»

Aprendo la portiera, Ezra sentì un nodo in gola alla vista di Wyn. La sua maglietta era stata tagliata a metà, il sangue secco rendeva rigido il cotone altrimenti morbido. Bende di garza bianca sembravano coprirlo dall’ascella fin oltre il viso.

Prendendo un respiro profondo, Ezra sollevò gentilmente Wyn e lo cullò tra le braccia. Poi si accomodò sul sedile con Wyn in grembo. Era certo che Richard avesse da ridire sul fatto che non si fosse allacciato la cintura di sicurezza, ma Ezra gli lanciò un’occhiataccia, sfidandolo a commentare.

Con un’alzata di spalle, il cowboy chiuse la portiera e si avvicinò al lato del guidatore. «Ci metteremo più o meno un’ora ad arrivare, una volta usciti dalla città.»

Ezra annuì ma non disse nulla. Wyn era davvero fuori di testa. Ezra avrebbe voluto baciarlo, ma non era sicuro di come l’uomo alla guida del camion avrebbe reagito a un gesto del genere. Non sapeva perché gli importasse, ma era certo che per Wyn sarebbe stato così.

Richard doveva aver notato la sua preoccupazione. «Sei il ragazzo di Palmer?»

«Non ancora» rispose Ezra. Socchiuse gli occhi guardando Richard. «Problemi al riguardo?»

Richard ridacchiò. «No, ma probabilmente sono l’unico in città a non averne. Non sono cresciuto a Pamona. Sono venuto qui per aiutare il nonno a marchiare e castrare i vitelli nati in primavera.»

Con quelle informazioni, Ezra cedette alla tentazione e baciò la fronte di Wyn. «Mi ha detto che è stato aggredito in città. Ne sai qualcosa?»

Richard annuì. «Ho sentito alcuni ragazzi che ci ridevano su quando sono andato da Jenny’s per colazione.»

«Conosci i nomi dei responsabili?» Nonostante le condizioni attuali di Wyn, Ezra non poté fare a meno di eccitarsi alla sensazione del sedere sodo del ragazzo accoccolato contro la sua erezione.

«Non ne sono certo, a dire il vero. Immagino che dietro ci debba essere Henry Fletcher. Palmer sarà in grado di dirtelo quando si sveglia.»

Ezra memorizzò quel nome per il futuro. Richard continuò a chiacchierare per il resto del tragitto, e lui fu grato del fatto che non si aspettasse sempre una risposta. A un certo punto gli venne in mente una cosa. «Posso chiederti perché non hai problemi con lo stile di vita di Wyn?»

Osservò le mani di Richard stringersi sul volante. «Sono anni che nascondo il mio orientamento sessuale, ormai. Quando ero all’Ohio State University era diverso, ma ho dovuto abbandonare al terzo anno per aiutare mio padre nel suo ranch. La gente qui intorno non capisce, e io non sono coraggioso come Palmer.»

Ezra studiò Richard per alcuni secondi. Sì, conosceva bene il concetto. Anche lui non si era dichiarato per i primi trent’anni della sua vita. «Hai mai sentito parlare di un posto chiamato Cattle Valley?»

«No, è un nome che non mi dice niente.»

Ezra fece un ampio sorriso. Capitava molto spesso. Cattle Valley sembrava essere una sorta di utopia segreta, nota solo a pochi. «È in Wyoming. Il mio ranch si trova lì, e Wyn possiede un negozio di abbigliamento in città. Dovresti farci un salto.»

Richard annuì. «Non si fanno problemi con la nostra sessualità?»

Ezra ridacchiò. «Beh, fammi pensare. Lo sceriffo è coinvolto in un ménage a tre, e il sindaco è in vacanza alle Hawaii, intento a passare una notte bollente dietro l’altra con tutti i surfisti su cui riesce a mettere gli occhi.»

«Accidenti.»

«Vieni a trovarci. È una bella comunità, un luogo in cui essere te stesso.»

Quando svoltarono su una strada sterrata e polverosa, Wyn iniziò ad agitarsi. «Scusami» disse Richard. «Non hanno ancora finito di sistemare le strade, sono ancora malmesse dopo le piogge primaverili.»

Ezra osservò Wyn sbattere le palpebre diverse volte prima di aprire gli occhi. Per un momento sentì quel piccoletto irrigidirsi tra le sue braccia. «Va tutto bene, calmati» lo tranquillizzò Ezra.

«Ezra?» gli chiese Wyn posandogli una mano sul viso. «Sei stupendo.»

Lui sentì il viso arrossire a quel complimento. Era più o meno la stessa reazione che avevano avuto i suoi aiutanti al ranch prima che partisse. Si era quasi dimenticato di essere stato un vero stallone quando era più giovane. Una volta Nancy… Ezra interruppe subito quel pensiero. No, doveva voltare pagina. Vent’anni passati a farsi carico del senso di colpa per la morte di Nancy erano sufficienti.

«Sono qui, adesso, Wyn. Mi prenderò cura di te.»

La mano di Wyn si spostò dal viso di Ezra alle bende che coprivano il suo.

Lui vide la preoccupazione negli occhi di Wyn, e scosse la testa. «Sei ancora un uomo dannatamente bello. Le cicatrici aggiungeranno un po’ di rudezza al tuo bel faccino. Andrà a finire che dovrai scacciare i pretendenti quando torni a casa.»

Wyn sbadigliò mentre entravano in un parcheggio. «Questa è la casa di tuo padre?» chiese Ezra.

Guardando fuori dal finestrino, Wyn annuì. «Questo posto non è bello come il tuo ranch.»

«La mia casa è solo uno specchietto per le allodole. Gli acquirenti tendono a notare cose del genere. È quello che c’è nei fienili e dietro le recinzioni che conta.»

Quando il furgone si fermò, Ezra annuì a Richard. «Apprezzo davvero tanto quello che hai fatto. Passa di nuovo, così ti possiamo offrire una bella cena e una birra.»

Richard sorrise. «Ti prendo in parola. Fammi prendere la tua borsa.»

Portando Wyn su per i gradini del portico, Ezra si spostò di lato in modo che Richard potesse aprire la porta.

«È serrata» borbottò Wyn. «Le chiavi erano nel furgone.»

Richard si frugò in tasca e tirò fuori un portachiavi. «Le ho prese prima di accompagnarti in ospedale. Hai chiuso a chiave la porta? Nessuno da queste parti lo fa.»

«Sono successe un po’ troppe cose da queste parti. Meglio prevenire che curare.»

Richard aprì la porta e mise dentro la borsa di Ezra. Poi gli consegnò un sacchetto bianco con il logo di una farmacia. «Deve prendere un’altra pillola più o meno tra due ore. Io devo tornare prima che il nonno abbia una crisi.»

«Non possiamo permettere che accada» rispose Wyn. «Grazie, Richard.»

«Nessun problema.» Dopo un ultimo cenno della mano, il cowboy salì sul suo furgone e se ne andò.

Ezra fece accomodare Wyn sul divano. «Cosa posso fare per te? Ti porto qualcosa da mangiare o un po’ d’acqua?»

Wyn scosse la testa. «Ho solo bisogno di togliermi questa maglietta.»

Ezra studiò il tessuto insanguinato. «Aspetta, prendo una ciotola con un po’ d’acqua calda, per sciacquare via il resto del sangue.» Aiutò Wyn a togliersi la maglietta, sorpreso di vedere la quantità di muscoli tonici e depilati che c’erano sotto.

La sua erezione rispose immediatamente. Imbarazzato, Ezra si diresse verso quella che sembrava essere la cucina. Cercando negli armadietti, trovò una pentola di grandi dimensioni e la riempì di acqua calda. In un cassetto vicino al lavandino recuperò uno strofinaccio, che gettò nella pentola per poi tornare in soggiorno.

«Dove tieni gli asciugamani?» gli chiese.

«Armadio della biancheria, proprio fuori dalla porta del bagno.» Wyn indicò il corridoio.

Dopo aver preso un asciugamano verde sbiadito dallo scaffale, Ezra si inginocchiò davanti a Wyn. Strizzò il panno e iniziò a pulire il sangue secco. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Wyn che moriva dissanguato con la gola squarciata. «Sei stato fortunato, lo sai? Uomini più forti di te hanno perso la vita a causa di un filo tranciato.»

Guardò il viso di Wyn e fu un po’ sorpreso di vedere i suoi occhi chiusi. Pensò che forse quel piccoletto si fosse addormentato finché non notò il rigonfiamento dietro la lampo dei jeans di Wyn. Bene, allora non era l’unico a subire gli effetti della loro vicinanza.

«Ti senti bene?» gli chiese.

«Mmh, troppo bene» rispose Wyn e poi aprì gli occhi. «Perché non mi hai chiamato dopo il bacio che ci siamo dati la vigilia di Natale?»

Ezra si chiedeva da un pezzo quando quel bacio perfetto sarebbe saltato fuori. Non pensava ad altro da quando Wyn gli aveva telefonato. «Mi sentivo in colpa. Sei la prima persona che bacio in quasi vent’anni.»

Gli occhi di Wyn si spalancarono. «Che cosa?»

Ezra finì di pulire il viso di Wyn e gettò di nuovo il panno nella pentola. «Sono stato sposato con una donna per nove anni. Lo sapevi?»

Wyn scosse la testa, ma non disse nulla.

«Eravamo entrambi piuttosto giovani. Mi vergognavo delle mie pulsioni e cercavo di nascondermi dietro un matrimonio con una donna che non avrei mai potuto amare veramente. Una volta sono andato a una convention di allevatori a San Antonio e ho incontrato un uomo. Abbiamo trascorso l’intera settimana insieme. Quando sono tornato a casa, sapevo che non potevo più vivere nella menzogna. Quando alla fine sono crollato e ho detto a Nancy la verità, non l’ha presa bene.»

«Si è arrabbiata?» gli chiese Wyn.

Ezra scosse la testa. «È caduta in depressione. A quell’epoca avevo comprato un piccolo ranch. Mi trasferii nel dormitorio in modo che lei potesse trovarsi, con calma, un altro posto dove vivere.»

Ezra sbatté le palpebre più volte, cercando di far andare via le lacrime che minacciavano di cadere. Non aveva raccontato ad anima viva quella storia. Se ne vergognava da anni. «Mi hanno chiamato il giorno successivo. La sorella di Nancy l’aveva trovata morta. Aveva ingerito non so quante pillole.»

«Oh... oh, dannazione.» Wyn allungò una mano e la posò dolcemente sulla guancia di Ezra. «Mi dispiace.»

Lui annuì. «Ho venduto il ranch e mi sono trasferito in Wyoming, in una città di cui avevo sentito parlare. Sapevo di non essere pronto per una relazione, ma speravo che forse un giorno...»

«E ci sono voluti vent’anni?»

«Mi sei piaciuto fin dal primo momento in cui sono entrato nel tuo nuovo negozio. Ma quel giorno hai fatto qualcosa che mi ha ferito. Sono abituato alle persone intimidite dalla mia stazza. È così da sempre, ma quando hai posato gli occhi su di me per la prima volta, ti sei tirato indietro. Ne ho sofferto. Ho reagito chiamandoti con quel nomignolo per il quale non mi hai mai perdonato.»

«Damerino» annuì Wyn. «Me lo ricordo. Mi ha fatto male perché era simile a quello con cui la gente di Pamona mi scherniva prima che lasciassi la città.»

«Mi dispiace. Comunque, mi sono tirato indietro, dopo quel giorno. Non mi ero mai sentito attratto da nessun altro, e tu sembravi odiarmi.»

«Era così» confessò Wyn. «Non sto dicendo che anche io non fossi attratto da te, ma sì, mi hai ferito.»

«Possiamo ricominciare da capo?»

«Penso che sarebbe una buona idea.»

Allungò una la mano. «Ciao, io mi chiamo Ezra James.»

Wyn afferrò la mano di Ezra. «E io sono Palmer Wynfield, ma i miei amici mi chiamano Wyn.»

Ezra fu sorpreso quando Wyn lo tirò più vicino a sé e lo baciò. Quel bacio risvegliò in lui una passione come non aveva mai conosciuto. Interruppe il contatto e si tirò indietro abbastanza per poter sussurrare. «Sono molto contento di conoscerti, Wyn.»

Una Cavalcata Selvaggia

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