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Capitolo Due

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Quando la giovane donna si inginocchiò per portarsi al livello di Rachel, il suo viso apparve accattivante come quello della bambina. Il volto serio e pensieroso dell'adulto è stato completamente cancellato e apparentemente dimenticato. Prima pensavo fosse bellissima, ma ora era solare, simpatica, quasi angelica.

“Ciao,” disse Rachel.

La giovane donna sorrise a Rachel e toccò Hero con la mano, e lui subito si buttò a terra sulla schiena per farsi massaggiare. La donna rise e lo accontentò.

“Cosa è successo alla tua gamba?” Chiese Rachel in portoghese quando la donna si chinò per accarezzare Hero.

La donna sorrise a Rachel, scosse la testa e alzò le spalle. Rachel fece la stessa domanda in francese, ma la donna ancora non capiva. Imperterrita, provò con il linguaggio dei segni. La donna fece dei segni di risposta.

Stavano avendo una conversazione silenziosa, ma non avevo idea di cosa stessero dicendo.

Ci raggiunse Kaitlin, e vidi il sopracciglio destro di mia sorella alzarsi e un piccolo sorriso arricciare le sue labbra mentre mi fissava. Forse avevo ancora il segno della mano sulla guancia.

Quando la giovane donna si alzò, stavolta senza prendermi la mano per aiutarsi, la sua espressione cambiò di nuovo. Era piuttosto cupa mentre guardava da mia sorella a me e di nuovo a Kaitlin.

“Lei è mia mamma,” disse Rachel in portoghese, la lingua più comoda per noi.

Kaitlin era la copia adulta di Rachel; riccioli biondi, occhi grigi, snella. Suppongo che si possa descrivere mia sorella come formosa, ma con i suoi pantaloni cargo e la camicetta di cambric ampia - le tasche sul petto gonfie di penne, matite, blocchetti per appunti, repellente per insetti e una lente d'ingrandimento - era difficile vedere la sua figura.

La giovane donna guardò Rachel e con un'espressione interrogativa le disse qualcosa.

“Madre,” spiegò Rachel.

La donna aggrottò le sopracciglia, ovviamente non capendo.

Il suo nome è Kaitlin.” disse Rachel. “Mia madre. Unì le braccia, le dondolò come una culla, poi indicò se stessa.

Questo mi fece sorridere. Molte volte in passato ci siamo scontrati con le barriere linguistiche. Qualche mese fa, nella città di Antalaha in Madagascar, stavamo provando a comprare del manzo in un affollato mercato della carne. Dopo dieci minuti passati a usare tutte le parole e i segni che conoscevamo, Rachel muggì come una mucca. Tutti si fermarono in silenzio a guardare la ragazzina che faceva strani suoni. Il volto del macellaio si illuminò mentre snocciolava poche parole nella sua lingua, poi anche lui muggì come una mucca. I suoi clienti scoppiarono a ridere e molti di loro vennero in nostro aiuto con suggerimenti al macellaio su vari tagli di carne che ci sarebbero piaciuti. Contento, il macellaio portò bistecche, carne macinata e petto per mostrarcele.

La giovane donna notò la mia espressione divertita e mi lanciò uno sguardo duro.

“Lui è mio zio Saxon,” disse Rachel indicandomi. “Il mio nome è Rachel,” disse mettendosi una mano al petto. “E questo è Hero,” disse inginocchiandosi accanto al cane.

La donna si inginocchiò, il visso un po illuminato. Poi indicò Hero e alzò le sopracciglia.

“Hero,” disse Rachel.

“Hero?,” chiese la donna, e il cane subito si alzò per leccarle la faccia. “Hero,” disse di nuovo e rise, poi diede una pacca sulla spalla di Rachel e la guardò interrogativa.

“Rachel,” disse Rachel.

“Rabel,” disse la donna.

“No,” disse Rachel, “Ra-CHEL.”

“Ah,” disse lei, “Ra-CHEL.”

Rachel annuì vigorosamente, la donna si alzò e diede una pacca sulla spalla di Kaitlin guardando la ragazza.

“Madre. Voglio dire, Kaitlin, “ disse Rachel. “Il suo nome è Kaitlin.”

La donna ci riuscì dopo qualche tentativo. Mia sorella posò lo zaino sul mano, le diede la mano e se le strinsero. La donna mi guardò senza toccarmi.

“Lui è mio zio Saxon,” disse Rachel.

“Unel Sexton,” disse lei.

Rachel rise. “Zio Saxon,” disse, “ma puoi chiamarlo Saxon.”

“Zio Saxon,” disse. “Zio Saxon.”

“Come ti chiami?” Chiese Kaitlin dandole una pacca sulla spalla.

Disse una frase con una parola alla fine che suonava come “See-ann.” Ripeté la parola.

“Cian?” Disse Kaitlin.

Lei sorrise e disse di nuovo, “Cian”.

Ebbi l’impressione- non so perché- che non capisse la nostra relazione; io e Kaitlin eravamo fratello e sorella, non marito e moglie. Ma cosa importava?

Mi rivolsi a mia sorella. “Sono sicuro,” dissi, “che Alichapon-tupec sia a non più di un giorno o due da qui. Le nostre provviste dovrebbero bastare per fare andata e ritorno.”

“Questo lo dici tu.” Kaitlin mi diede uno sguardo già visto prima; dubitava delle mia capacità di analizzare nel dettaglio un problema.

“Questa donna...” provai a ricordare il suo nome.

“Cian,” disse Kaitlin.

“Cian ha studiato la mia mappa, e se riesci a convincerla a guidarci, possiamo trovare le tue erbe esotiche ed essere in viaggio per Rio entro mercoledì.”

“Saxon”, mi disse Kaitlin, “non manchi mai di stupirmi con il potere del tuo immenso intelletto.”

“Davvero?” Dissi sogghignando.

* * * * *

Nel primo pomeriggio, lasciammo Manaus e remammo a monte. Eravamo in cinque sulla lunga piroga; Cian, la nostra nuova guida, a prua, con il cane Hero seduto accanto a lei, seguito da mia sorella Kaitlin, poi Rachel vicino al centro della barca. I nostri zaini stivati dietro Rachel. Io sedevo a poppa. Cian e io remavamo.

Non appena ci siamo allontanati dal molo, abbiamo manovrato verso il centro del fiume, cercando la parte più debole della corrente. Cian remava da un lato davanti, io dietro remavo dall’altro lato. Di tanto in tanto, si fermava e osservava la direzione della barca; Penso che stesse aspettando di vedere se potevo mantenerci sulla rotta. Mentre remava, potevo vedere i muscoli delle sue spalle e della schiena flettersi sotto la sua morbida abbronzatura mentre i suoi capelli scorrevano avanti e indietro. Continuò per circa dieci minuti, senza rallentare il ritmo. Ho immerso la pagaia in profondità nell'acqua marrone vorticosa e mi sono assicurato che potesse sentirmi spingere la barca avanti. Lo fece e si rilassò un po, lasciandomi fare la maggior parte del lavoro.

Quando Cian tolse il remo dall’acqua per riposarsi, remai ancora più forte per mantenere la velocità. Prese i suoi lunghi capelli lucenti, li separò in tre spesse ciocche, poi li avvolse e li intrecciò dietro la testa, fissandoli con il filo di cuoio del suo amuleto. Vidi il sudore luccicare sul suo corpo, e mentre si lavorava sui capelli, un piccolo rivolo si raccolse lungo la schiena verso la cintura della gonna.

Se Cian pensava che io e Kaitlin eravamo sposati, come potevo spiegarle come stavano le cose? Volevo bene a mia sorella ed ero felice di darle quel poco aiuto che potevo con la sua ricerca, anche se il mio contributo non era molto più che lavoro manuale.

Kaitlin aveva studiato etnobotanica, io ero un marinaio. Oh, non solo un rematore di canoe; sono stato marinaio per molti anni e speravo presto di avere i documenti da primo ufficiale. Dopodiché, lavorerei per ottenere una licenza da capitano. Ma a questo avrei pensato dopo che Kaitlin avesse finito il suo progetto.

Cian

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