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PROLOGO

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La tenuta del Conte di Townsend si trovava vicino alle decadenti spiagge di Saint Ives, in Cornovaglia. Lady Delilah Everly aveva sempre adorato la sua casa avita. Aveva passato lì i primi nove anni della sua vita. Quando il padre era morto e il titolo era passato a suo cugino, Oscar Everly, si era lamentata del fatto che non poteva più rimanervi a lungo. Anche sua cugina non era molto più grande di lei: era maggiore di cinque anni e frequentava ancora Eton ma sua madre, l’avida strega, voleva immediatamente prendere possesso di tutto. Le piaceva il suo ruolo di madre di un Conte. Per fortuna il tutore di sua cugina era un brav’uomo e aveva permesso loro di rimanere lì fin quando ne avessero avuto bisogno. Sua madre era determinata a fare un’altra partita per la sua scalata sociale. Per lei non era abbastanza essere la moglie di un Conte. Desiderava un giorno diventare Duchessa e avrebbe fatto qualsiasi cosa per raggiungere il suo scopo. Lady Penelope, sua madre, aveva puntato gli occhi su qualcuno che potenzialmente avrebbe potuto ereditare un ducato: era il meglio che poteva sperare, da vedova. Il povero Lord Victor Simms non aveva capito a cosa avesse destinato la sua famiglia e al futuro che il figlio Ryan avrebbe avuto, grazie alla madre di Delilah! Qualche volta Delilah si era chiesta se sua madre non avesse aiutato suo padre a morire prima del tempo. Aveva cominciato a temerlo nel profondo della sua anima quando il patrigno era defunto nello stesso modo in cui era morto suo padre. Di sicuro non poteva essere una coincidenza! Pur di sopravvivere Delilah aveva indurito il suo cuore e sfoderato tutte le sue armi: sua madre non era una persona facile con cui convivere. Era capace di usare chiunque, perfino le sue figlie. Sua sorella Mirabella era troppo delicata e non era adatta alle mire di sua madre: quindi Delilah si sentiva in dovere di trovare lei un marito e sfuggire così entrambe al comportamento perverso di sua madre. Ma aveva solo sedici anni e non c’era molto che potesse fare. Non nelle terre selvagge del Dorset, e nemmeno tornando a Saint Ives, ma lei aveva scritto al cugino chiedendo il suo aiuto. Adesso era lui a possedere il controllo sull’intera proprietà e avrebbe potuto dare loro una mano più agevolmente. Ma suo cugino non le aveva risposto e ora dubitava che l’avrebbe mai fatto.

“Delilah – urlò in quell’istante sua madre – venite subito qui!" Ho bisogno che accendiate il fuoco!”

Ryan era stato relegato a fare il servo di sua madre. Quando il nonno era venuto a prenderselo per portarlo via questo ingrato compito era passato a Delilah. Mirabella aveva sempre la testa tra le nuvole o, per meglio dire, sui libri. Anche se ormai non aveva più molto da leggere. Il denaro scarseggiava ed erano stati costretti a vendere tutto ciò che non era inchiodato. Delilah non aveva idea di quanto tempo potevano ancora sopravvivere. Avevano un unico servitore: la cuoca. Senza quell'anziana donna sarebbero letteralmente morti di fame. Nessuno di loro era capace di usare il forno o anche solo scaldare l’acqua per il the! Rabbrividì a questa idea. Delilah scese le scale ed entrò in salotto. Almeno erano fortunati ad avere un posto in cui vivere. Il castello era di Ryan e lui avrebbe anche potuto ordinare loro di andarsene. Un giorno lo avrebbe ringraziato per la sua generosità, lui avrebbe dovuto odiarli tutti per il modo in cui era stato trattato. Raggiunto il salotto si asciugò le mani sul vestito logoro e si avvicinò a sua madre.

“Avete gridato ?” La donna aggrottò la fronte.

“ Non perdete altro tempo, ragazza – la rimproverò sua madre, agitando una mano verso il camino. Non una ciocca dei suoi bruni capelli era fuori posto. Il suo vestito, per quanto vecchio e consumato, era impeccabile. A Lady Penelope non piaceva essere in disordine o sporcarsi le mani con il lavoro.

“Accendetelo voi". Ho freddo – rispose Delilah, nel contempo stringendosi le braccia intorno al corpo per un maggiore effetto.

“Non ne sono capace – rispose la madre – Nessuno di noi ha mai saputo come si fa.”

Ryan era andato via da soli due giorni e stavano già sprofondando, e anche malamente. Se non avessero presto imparato a prendersi cura di loro stesse non ci sarebbe stato un futuro. Non era certo una bella situazione.

“Siete una persona inutile – la rimbeccò la donna – Andate a chiamare la cuoca e provate a imparare come si fa, mentre lei accende il fuoco.”

Delilah alzò gli occhi al cielo e fece come sua madre le aveva ordinato. Entrò in cucina e disse alla cuoca, Freya Mac Tavish:

“Per favore, m'insegnate come si accende il fuoco?" Improvvisamente ebbe un’intuizione: ben presto con le loro magre finanze avrebbero dovuto privarsi anche di lei. “ E m'insegnereste anche a cucinare?”

“Certo – rispose Freya – venite con me.” E si avviò lentamente verso il salotto. Delilah poteva sentire letteralmente le sue ossa scricchiolare ad ogni passo che faceva. Doveva avere più o meno settant’anni. Lady Penelope avrebbe dovuto da tempo licenziarla con una congrua pensione ma sua madre, fedele al suo modo di essere, la stava spremendo fino all’osso. Una volta in salotto la cuoca prese la scatola dell’acciarino e la porse a Delilah:

“Aprite mia cara." Lei eseguì.

“E ora cosa devo fare ? – chiese, tendendo la scatola aperta alla cuoca.

“Tirate fuori la molla d’acciaio e la pietrina. Date un colpo secco fino a che non farà la scintilla.”

Freya prese un pugno di paglia accendi fuoco e lo appoggiò accanto alla legna nel camino. Delilah prese il tirante d’acciaio e lo sfregò sulla pietrina, proprio sopra la paglia.

“Dovete fare più forte per ottenere le scintille".

Delilah scosse la testa e riprovò con più forza: subito dall’acciarino si levarono delle scintille e la paglia prese fuoco.

“Ci sono riuscita! – esclamò allegramente la bambina. Non era mai stata così felice di essere riuscita in qualcosa, prima d’ora!

“Brava! – si congratulò Freya.

“Era ora! – la redarguì invece sua madre – Ora servite subito il the.”

Delilah guardò sua madre, ma tenne la bocca ben chiusa, altrimenti la donna l’avrebbe usata molto meglio contro di lei. Magari avrebbe preso un bastone, per punirla della sua maleducazione: e non sarebbe stata la prima volta. Penelope esigeva sempre obbedienza.

“Sì, madre . – rispose, ma con tono sgarbato.

“No, non voi, ma Freya. Voi sedetevi qui. Dobbiamo parlare del vostro futuro.”

Era quello che sperava da tempo di evitare: ora che aveva compiuto sedici anni sua madre avrebbe provato a farla maritare e a lei la cosa non andava a genio. Non che odiasse il matrimonio. Erano le scelte di sua madre che temeva! Delilah guardò con la coda dell’occhio Freya, che le fece un cenno del capo di rimando.

“Venite da me, quando avrete finito – le sussurrò l’anziana donna. La cuoca aveva afferrato al volo senza bisogno di parole. Anche lei era stata spesso vittima degli umori di Lady Penelope.

Delilah si sedette accanto a sua madre, ma a sinistra. Se si fosse trovata più a portata di mano sua madre avrebbe potuto mollarle uno schiaffo, cosa che desiderava evitare. Sua madre, quando era arrabbiata, diventava anche molto manesca. Spesso aveva schiaffeggiato sia lei che sua sorella.

“Di cosa volete parlarmi? – chiese. Teneva la testa bassa, in segno di sottomissione. Sua madre non avrebbe accettato un comportamento diverso… a meno che non si trovassero in pubblico. In quel caso il suo atteggiamento con le figlie era nettamente diverso.

“E’ ora che vi sposiate. – cominciò la donna. Era quello che Delilah temeva. “Mi aspetto che facciate un buon matrimonio. Avete abbastanza qualità da riuscire ad accalappiare un uomo abbastanza ricco da mantenere anche me e vostra sorella.” Sbuffò con disgusto. “Quella non è buona a niente!”

Povera Mirabella! Quando c’era ancora Ryan, la madre sfogava le sue ire su di lui. Partito il cugino, doveva trovare qualcun altro su cui sfogarsi. Ryan per un po’ aveva fatto da tampone e Mirabella era un bersaglio troppo facile per Lady Penelope. Non aveva una gran forza di carattere e poche armi per difendersi. Perciò nella maggior parte dei casi era Delilah la preda preferita di sua madre.

“Capisco – rispose. E in effetti era così. Sapeva che si ritrovavano in ristrettezze economiche e che per uscirne sua madre era disposta a vendere le sue figlie al miglior offerente. Tremò al pensiero di sapere chi avesse scelto Penelope per lei! “Cosa volete che faccia?”

“Voi e vostra sorella dovete accomodare tutti i nostri abiti, in modo che siano più adeguati alla moda.” Sua madre tamburellò nervosamente con le dita sulla sedia. “Sto per farvi fare la vostra entrata in società. Come sapete le nostre finanze sono limitate. La bella stagione sta per iniziare e sono fiduciosa che , prima dell’anno nuovo, avrete trovato un buon partito con cui accasarvi.. Ho già scritto a vostro cugino,che ci ha permesso a tale scopo di usare la villa di Londra.”

Oscar aveva risposto a sua madre e non a lei? Delilah non si era mi sentita così tradita in vita sua! Il cugino sarebbe dovuto stare dalla parte della sua famiglia d’origine piuttosto che di quella acquisita!

“Ah sì? – esclamò, incapace di nascondere la sua sorpresa – Non credevo che voi e il Conte vi scriveste!” Sua madre non faceva altro che lamentarsi di non avere avuto un figlio maschio in grado di ereditare la Contea di Townsend!

“Certo che sì! – rispose lei – Sono la Contessa vedova! Il mio matrimonio non ha mai annullato la volontà di vostro padre! Abbiamo diritto ad una retta trimestrale e mi tocca spesso di ricordare a vostro cugino che siamo ancora vive!”

Sicuramente aveva anche provato a mungerlo più del dovuto, pensò Delilah. Non riusciva mai a controbattere per bene alle parole di sua madre. Riparare gli abiti non sarebbe servito a molto: erano comunque vestiti vecchi, da persone povere, e loro lo erano malgrado l’entrata in società. Sicuramente sua madre aveva un piano migliore.”

“Va bene – rispose alla fine – vedrò di farmi aiutare da Mirabella. Dai suoi abiti e i miei assemblati insieme vedremo di tirar fuori qualcosa alla moda.” In realtà ci sarebbe voluto un miracolo. I loro vestiti erano tutti molto vecchi e per la maggior parte del tempo erano stati chiusi a prender polvere in un baule in soffitta. Era convinta che appartenessero alla madre di Ryan.

“Brava ragazza – le disse sua madre. Ma Delilah non si sentì confortata dalle sue parole. E non si aspettava nemmeno che sua madre lo capisse. Quando sua madre sorrideva a quel modo era più per falsità che per affetto. “Siete sempre stata la mia figlia preferita.. e la più carina.” Lo diceva solo perché fisicamente Delilah le assomigliava, mentre Mirabella era più simile a suo padre.

“Sì, madre – rispose la ragazza stancamente – Posso andare adesso? “

“Certo – esclamò sua madre, con fare sprezzante. Delilah fece un profondo respiro e si alzò; poi prese a camminare con calma, mentre usciva dalla stanza. Se fosse stata troppo veloce o se addirittura si fosse allontanata di corsa la madre l’avrebbe richiamata per tormentarla. Era meglio che la donna non capisse quanto quella conversazione l’avesse invece sconvolta.

“A proposito, mia cara – la richiamò la madre, quando Delilah era già fuori della porta. Lei si voltò.

“Sì, madre ?“

“Vi prego di non metterci troppo tempo, con quell’ammodernamento.” Il suo sorriso era diventato minaccioso. “ Partiremo per Londra a brevissimo.”

Maledizione! E sicuramente si aspettava che avessero finito tutto entro una settimana! Quindi, considerando i tempi per andare e tornare, avrebbero avuto molto meno di sette giorni per sistemare gli abiti!

“Saremo pronte, madre.“ Delilah digrignò i denti e infine uscì dalla stanza. Voleva a tutti i costi sfuggire alle grinfie di sua madre, ma non a costo di sposare un vecchio satiro, e i suoi soldi non le sarebbero stati comunque utili. Avrebbero solo garantito maggior potere a sua madre, e quella era l’ultima cosa di cui Lady Penelope aveva bisogno! No, Delilah avrebbe cercato un altro modo. In un mondo immaginario avrebbe desiderato di portarsi via con sé anche Mirabella, anche se non era sicura che la sorella fosse della stessa idea. Ella sperava e pregava di sottrarla al dominio di quella strega di sua madre. Nessuno meritava di essere trattato come uno zerbino su cui pulirsi continuamente i piedi! La prima cosa era imparare velocemente tutto ciò che Freya fosse stata in grado di insegnarle. Se fosse riuscita a provvedere a se stessa da sola, allora uno scenario infinito di possibilità le si sarebbe aperto davanti! La cosa più importante era mettere da parte un po’ di soldi. Cercava di risparmiare ovunque potesse, e soprattutto senza dire niente alla sua avarissima madre. Sperava un giorno di poter iniziare una nuova vita, e si augurava che fosse presto: non poteva aspettare! Di una sola cosa era sicura: piuttosto che sposare un uomo imposto da sua madre sarebbe rimasta zitella a vita! I prossimi mesi sarebbero stati i più difficili, ma c’era un modo sicuro per far desistere qualsiasi gentiluomo da eventuali proposte: descrivere loro come era realmente sua madre in privato, e sarebbero tutti fuggiti a gambe levate! In pubblico quella donna era affabile e gentile come ci si aspettava che fosse una persona normale. Quella bella facciata aveva già ingannato due poveracci, che probabilmente si erano amaramente pentiti di averla sposata..fino alla morte. Delilah non aveva voglia di fregare nessuno e nemmeno di giocare al rialzo.

“Eccomi qui – disse Delilah a Freya entrando in cucina – Sono pronta. Insegnatemi quel che sapete.”

La cuoca sorrise e le porse una ciotola. Poi cominciò a istruirla su come fare il pane. Non ci volle molto perché Delilah facesse un bel panetto, pronto a lievitare. La ragazza si scostò i capelli dalla faccia e rimirò quello che era riuscita a fare. Era coperta di farina dalla testa ai piedi e non si era mai sentita tanto sporca e in disordine, ma era felice. Il suo piano avrebbe funzionato. Delilah sorrise dentro di sé: sua madre non l' avrebbe mai capito, ma era riuscita fare della figlia un temibile avversario e avrebbe presto compreso le conseguenze della sua crudeltà.

Eternamente Il Mio Duca

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