Читать книгу Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia - Dawn Brower - Страница 9

CAPITOLO SECONDO

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Devon fischiò mentre cercava la sala biliardo. Aveva programmato di farsi una partita con Merrifield, dopo che si fossero sistemati al castello. Il maniero era più grande di quanto Devon si aspettasse, e a quanto pare si era davvero perso. Ma era felice che fosse andata così, perché aveva potuto scoprire le deliziose decorazioni appese al soffitto della biblioteca…e un’avvenente cameriera. Era una bellezza mozzafiato che gli aveva agitato il sangue nelle vene. Forse quella permanenza al castello non sarebbe stata così male: avrebbe potuto sedurre la procace Addie e attirarla nel suo letto, un rimedio molto efficace contro la noia.

La ragazza era arrossita, quando lui le aveva fatto delle avances. E la cosa lo aveva eccitato molto: voleva dire che la bella cameriera non era una donna leggera, che concedeva i suoi favori a tutti. Quella caccia si prometteva molto invitante! Devon non aveva dubbi che alla fine sarebbe riuscita a conquistarla. Quella ragazza sarebbe stata una piacevole novità…e un ottimo diversivo alle sue notti fredde.

Girò l’angolo e infine individuò la sala biliardo. Devon aprì la porta ed entrò. Merrifield era dall'altra parte della sala, impegnato in una conversazione animata con un uomo anziano dai capelli biondo dorato legati in un codino con una stringa di cuoio e sorprendenti occhi azzurri. Aveva un’aria vagamente familiare, o forse gli ricordava qualcuno…Devon non ne era molto sicuro. Si avvicinò a loro e si fermò, quando entrambi si voltarono per incontrare il suo sguardo.

"Ah, Winchester - disse Merrifield, con tono estremamente sollevato - Volevo presentarvi al duca di Whitewood." Ah ... quindi era quello, il suo aguzzino! "Vostra Grazia, questo è il mio migliore amico, il conte di Winchester."

Il duca annuì. "Mi auguro che vi abbiano servito bene."

Più che bene! ... Devon sorrise, ricordando il suo incontro con Addie. Se avesse potuto, l’avrebbe inseguita nel ripostiglio delle scale e l’avrebbe presa seduta stante! Ma non si sentiva ancora a suo agio. Magari più in là ci sarebbe stata occasione per sedurre quella cerbiatta senza troppi giochi di parole. Qualcosa gli diceva che era pronta a concedersi, e non avrebbe fatto storie. Ma ci avrebbe giocato un po’, prima: sarebbe stato tutto molto più eccitante…Mentre se la immaginava nuda e gemente sotto di sé incontrò di nuovo lo sguardo gelido del Duca.

"Sì, Vostra Grazia. - rispose con un inchino - Ho avuto un’accoglienza… degna della fama di questo castello.”

Il duca ridacchiò leggermente. "Questo castello è l’orgoglio di mia moglie. Voleva qualcosa di grandioso e io non mi sento in grado di rifiutarle nulla." Diede un leggero schiaffetto sulla spalla di Devon. "Sarà contenta delle vostre parole. Avete usato una frase forbita che di certo la divertirà.”

Devon sentì un leggero sarcasmo nella sua voce. Si chiese se non fosse risultato troppo affettato. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Non aveva ancora incontrato la duchessa, e si augurò di non averla offesa, con la sua audace…e falsissima definizione del castello. Anche se non vedeva l'ora di mettersi sulle tracce di Addie, non voleva in alcun modo urtare i padroni di casa.

"Sembra molto ben allestito per le vacanze di Natale. - continuò, cercando di risultare convincente - Ci sono decorazioni e rami di agrifoglio dappertutto! Lo trovo di un gusto squisito. E poco fa mi sono imbattuto anche nella vostra meravigliosa biblioteca, Vostra Grazia. Sono rimasto a bocca aperta ad ammirare tutti quei libri!”

Il duca ridacchiò. "Allora di sicuro avrete conosciuto mia figlia. La biblioteca è la sua tana, e le decorazioni di questo castello sono tutte opera sua.”

Avrebbe notato la duchessina, se ci fosse stata! S’immaginò una fanciulla rinsecchita e precoce zitella. Un’amante dei libri, figuriamoci! Ma non aveva visto che la bella Addie e un’altra serva.

“Sono spiacente, ma quando sono entrato casualmente in biblioteca la duchessa vostra figlia non c’era. Forse aveva appena terminato e si era ritirata per la colazione. C’erano solo delle cameriere, in sala.”

Lui annuì. "Meglio così, avrete tempo di conoscerla. Ora vi lascio al vostro biliardo. La cena sarà pronta tra un paio d’ore. Divertitevi.” Fece per allontanarsi e gli uomini s’inchinarono per salutarlo, quando il Duca si fermò sulla soglia. “E, Merrifield, riflettete su quanto abbiamo detto prima. Vorrei una vostra risposta prima della fine di queste vacanze di Natale, se possibile.”

Detto questo, lasciò la sala.

"A cosa si riferiva?" chiese Devon. Ricordò la conversazione concitata tra i due poco prima. "Non sembrate molto contento."

"Preferirei non discuterne adesso." Il viso del suo amico era pieno di rabbia. "È assurdo!"

"Davvero? - esclamò Devon, con sarcasmo. - Non eravate voi quello che assicurava che sarebbe stata una vacanza piacevole? Cos’è successo, di preciso?”

"Il peggio del peggio, credetemi…" Merrifield alzò una mano. "Quell’uomo è un vero tiranno!”

"Può darsi, mi fido del vostro giudizio. Tuttavia, sapete che sono curioso. Perché non ne parliamo un attimo? Magari potrei esservi d’aiuto.”

"Mi ha proposto di sposare sua figlia. - esclamò Merrifield, con gli occhi che gli lampeggiavano per la rabbia - Quella ragazza dev’essere un vero scorfano, per arrivare a propormela!”

"La ragazza stupida a cui mi avevi accennato?" Devon scosse la testa, incredulo. "E se vi rifiutate?"

"Non mi ha fatto minacce, se è questo che volete sapere. Ha solo tastato il terreno. Ma come posso dire di no all’uomo che mi tiene per il cordone della borsa? Se rifiutassi, cosa accadrebbe? E’ in condizioni da rendere ancora più miserabile la mia squallida vita!” Mollò un calcio al tavolo. “Ma io non voglio saperne di sposare la sua preziosissima figlia, no, no e ancora no!” Crollò affranto su una poltrona. “Ho bisogno di un drink.”

"Pensate che vi aiuterebbe a schiarirvi le idee?" A Devon non sarebbe dispiaciuto un bel brandy, ma temeva che l’amico si sarebbe ubriacato fino a scoppiare per la disperazione. E non sarebbe stato un bene, per lui. "Forse dovremmo aspettare fino a dopo cena."

Avrebbe preferito mettersi alla ricerca di Addie, ma il suo amico aveva avuto bisogno di lui ed era giusto rimanere al suo fianco. Merrifield fece scorrere le dita lungo il bordo del tavolo da biliardo.

"Avete ragione, naturalmente. Non c’è bisogno che dia spettacolo di me.” Incontrò lo sguardo di Devon. "Voi, piuttosto. E’ da quando siete entrato in questa sala che vi vedo un certo sorrisino negli occhi. Avete fatto una nuova conquista?”

Devon sorrise. “A quanto pare, mi conoscete più di quanto sospettassi. Comunque sì, ho incontrato in biblioteca una deliziosa cameriera e non vedo l’ora di farla mia. Quindi, se permettete e se mi giurate di non fare stupidaggini tracannandovi l’intera cantina del castello, dopo cena sarei leggermente impegnato.”

Merrifield ridacchiò. “Ovviamente avete già trovato una femmina disponibile. Ma, se volete un consiglio, tenete le mani a posto ... “ Scosse la testa. "Comunque, non preoccupatevi per me. Non ho voglia di affogarmi nell’alcool. Andate pure dalla vostra cameriera. Se volete scusarmi, andrò nelle mie stanze: dopo tutto ciò, la voglia di giocare a biliardo mi è completamente passata.”

"Vi vedrò a cena?"

L’uomo scrollò le spalle. "Non vorrei, ma temo di non potermi esimere."

Devon avrebbe voluto sollevare l’amico in qualche modo, ma lasciò che Merrifield uscisse dalla sala biliardo. Forse, aveva bisogno di starsene da solo a riflettere. Più tardi sarebbe andato a trovarlo…ma non prima di avere messo le mani sulla candida, dolce Addie…


Adeline aveva seguito il consiglio di sua madre e aveva fatto un bel bagno…ed era rimasta a mollo più tempo del previsto. Si era addormentata nella vasca e si era svegliata per l’acqua ormai fredda, e la pelle le si era tutta raggrinzita. In breve, piuttosto che farle bene quel bagno si era rivelato un mezzo disastro, e si era dovuta rifugiare sotto le coperte per riprendere calore. Quando si era svegliata, l’ora di cena era passata da un pezzo.

Piuttosto che rivestirsi, si era infilata direttamente la camicia da notte e la vestaglia. Probabilmente sua madre era giù nel salotto a chiacchierare con gli ospiti e i servi erano tutti impegnati. Più tardi sarebbe scesa nelle cucine per farsi servire qualcosa da mangiare: in tal modo avrebbe evitato di dare spiegazioni a sua madre. Scendendo a ora tarda, nessuno le avrebbe chiesto niente e il giorno dopo l’inconveniente sarebbe stato dimenticato. Avrebbe fatto un salto in biblioteca, prima, per andarsi a prendere un buon libro.

Le ore passarono e il suo stomaco cominciò a brontolare. Aveva scritto e letto un po’, ma ora i morsi della fame si erano fatti insistenti. Si coprì meglio con una lunga mantella di velluto rosso, se l’annodò al fianco con un nastro di seta e decise di recarsi nelle cucine, che a quell’ora dovevano essere quasi deserte. Infilò le sue pantofoline da notte, prese un lume e si avviò giù per le scale. La strada fino alla biblioteca era immersa nell’oscurità, malgrado ardessero delle torce ai lati del muro.

Prese le scale della servitù per andare in cucina non vista e si recò subito alla dispensa. Che fortuna! I resti della cena erano in bella vista sul tavolo, ben coperti da tovagliette di tela. C’era della selvaggina, delle verdure fredde e del buon vino. Nel forno, dolcetti e biscotti facevano bella mostra di sé, per la colazione dell’indomani. Si servì abbondantemente, mise tutto su un vassoio d’argento e si recò in biblioteca, dove poteva recarsi anche a occhi chiusi: con quel vassoio pesante non avrebbe di certo potuto prendere il lume! Posò tutto su un carrello da servizio e si recò nella sala. Aprì lentamente la porta della biblioteca e corse davanti al camino, che i servi lasciavano acceso per la notte. Si versò un bel bicchiere di liquore e si sedette soddisfatta sul divano: suo padre, per fortuna, non teneva mai l’alcool sotto chiave. E nemmeno considerava disdicevole che una signora se ne servisse. I suoi genitori erano molto più liberali di quanto si potesse supporre!

Addie cercò a tastoni il candelabro sul tavolo accanto al divano. Accese le candele con un tizzone del camino e sprofondò beata sui cuscini. Iniziò a mangiare, riprese il libro che stava leggendo in quella sala solo poche ore prima e lasciò che la trama del racconto l’assorbisse. Era notte, ormai, e l’intero castello era immerso nel silenzio.

La luce delle candele lampeggiava sul suo libro e lei mordicchiava tranquillamente un pezzo di formaggio. Il calore della stanza si era ormai diffuso sul suo corpo e Addie si mise completamente a suo agio. Chi poteva venire a disturbarla, lì dentro, a quell’ora tarda?

"Bene, bene"… - mormorò la voce di un uomo - Non mi aspettavo di trovarvi qui. Che meravigliosa sorpresa!"

Addie sussultò e quasi lasciò cadere il bicchiere di brandy. Per fortuna era quasi vuoto.

"Devon ..." esclamò, cercando di non gridare per la paura. Se almeno lui le avesse detto il suo nome completo…Rivolgersi così ad un perfetto sconosciuto poteva essere interpretato in maniera equivoca. Lui invece la chiamò per nome senza tanti problemi.

"Addie ..." mormorò, con voce roca e libidinosa. Sembrava quasi assaporare ogni lettera del suo nome…con l’atteggiamento del lupo cattivo che pregusta già la sua preda. Ad Adeline vennero i brividi lungo la schiena.

"Cosa ci fate voi, qui?" sussurrò.

Lui le si avvicinò. "Potrei farvi la stessa domanda." Le prese il bicchiere di mano e bevve il brandy rimasto. Deglutì, e poi disse con voce roca. “Una femmina con dei gusti raffinati, non c’è che dire. Dove posso trovarne altro…di questo?” chiese, indicando il bicchiere vuoto.

Lei andò a prendere la bottiglia. Non aveva intenzione di berne più di un bicchiere, ma l'aveva lasciata su un tavolo vicino, nel caso avesse cambiato idea. "Servitevi pure.” disse.

"Vi trattate molto bene, a quanto vedo! - esclamò Devon, ridacchiando - Addirittura il Brandy del Duca! Lui lo sa che v’intrufolate qui dentro, di notte?”

Adeline scrollò le spalle. "Non saprei." rispose tranquillamente. Suo padre non la teneva d'occhio. Le concedeva tutta la libertà che voleva. "Ma dubito che la sua preoccupazione primaria sia di controllare chi beve il suo Brandy”

Beh, almeno fino a quella sera. Ma di certo, suo padre avrebbe avuto più di qualcosa da dire, se l’avesse vista da sola, di notte e in vestaglia in compagnia di un uomo! Adeline si sarebbe trovata nei guai.

"E…non v’importa nulla, se vi scoprisse…qui, in camicia da notte?” ammiccò Devon

Lei deglutì a fatica. "Beh…Sono sicura che non gradirebbe.” Sollevò il mento in aria di sfida. “Ma…in generale…non temo il suo giudizio.”

Fece una risatina imbarazzata. La situazione stava diventando scottante! Doveva fuggire di lì, subito! Adeline si alzò e Devon approfittò della sua nuova posizione. La prese tra le braccia e si chinò su di lei.

"Siete adorabile."

Il cuore di Adeline batteva all’impazzata. Ritrovarsi così stretta tra le braccia di quell’uomo la faceva sentire eccitata e spaventata nello stesso tempo. Cercò di divincolarsi.

“Lasciatemi andare!” mugolò, quasi senza fiato.

"Davvero vorreste fuggire? - mormorò Devon, al culmine dell’eccitazione - Chissà perché, ma non ci credo…”

Adeline quasi gemette. Come poteva leggerle dentro così facilmente?

"Non importa cosa voglio. Ma non posso rimanere qui con voi, non sta bene per una fanciulla! Lasciatemi andare nelle mie stanze…” mugolò lei.

"Va bene, vi lascerò andare. Ma prima c’è una cosa che voglio fare.” mormorò Devon. Adeline lesse nei suoi occhi un’intenzione malvagia che la turbò.

Ebbe quasi paura di chiedere: "Cosa?"

"Questo. - le sussurrò lui. Premette le labbra contro quelle di lei, in attesa della risposta al suo bacio. Un brivido di piacere scosse Adeline così violentemente che dovette resistere all’impulso di crollare tra le braccia di quell’uomo. Quel bacio la faceva sentire così…penetrata. Sollevò la testa e incontrò lo sguardo di Devon, che la guardava con un sorriso maligno sulle labbra.

"Perdonate, ma non potevo lasciare che tutto questo vischio andasse sprecato. Avete fatto un ottimo lavoro!" La lasciò andare e fece un passo indietro. "Dormite bene, dolce Addie."

Con quelle parole sgusciò furtivamente dalla porta del salone e la lasciò sola.

Adeline non riusciva a capire a che gioco lui stesse giocando: cosa sperava di ottenere, comportandosi così? Stava cercando di sedurla? Ma sapeva chi era lei? Concluse di sì: era l’unica al castello a portare quel nome.

Scosse la testa e si tirò su le gonne, afferrò il lume e uscì velocemente dalla biblioteca: un attimo in più e sarebbe stata perduta! Si precipitò fuori della sala e si rintanò velocemente nella sua camera da letto.

Devon le aveva augurato una felice notte, ma non sapeva cosa era riuscito a scatenarle dentro! Non sarebbe stata una notte tranquilla, ma piena di sogni spaventosi e piacevoli, intrisi di desiderio e di passione…a cui Adeline agognava da sempre. Devon aveva risvegliato il lupo affamato che era in lei e che non sarebbe tornato tanto facilmente alla sua tana. Oh, Dio del cielo! Cosa sarebbe successo, adesso?

Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia

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