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PROLOGO

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All'alzar della tela entra FULVIO. L'attor comico BARDI è già seduto per far colazione ed ha in mano un giornale. Un terzo avventore è immerso nella lettura di giornali e si alza ogni tanto a razzolare tutti i fogli che trova sui tavoli.

BARDI.

(a Fulvio che entra)

Ciao Fulvio...

FULVIO.

(va alla casella delle lettere, non trovando nulla, ne chiede al Cameriere)

Per me lettere?

CAMERIERE.

Nessuna.

FULVIO.

(al Cameriere che lo interroga tacitamente sull'ordinazione)

Il Trovatore.

CAMERIERE.

E... d'altro?

FULVIO.

Un bicchier d'acqua.

(va a sedersi, legge, cava delle carte e scrive)

CAMERIERE.

(Che perla d'avventore!)

BARDI.

(dal suo tavolino, al Cameriere)

Neh! questa carne è legno. Qui ci si rompe il dente.

CAMERIERE.

O se il signor Lombardi[1] l'ha trovata eccellente!

BARDI.

Vuol dir che il sor Lombardi avrà i denti migliori

Dei miei. Già, dover sempre trattar con certi autori...

Neh, Fulvio, senti un po' se questa è carne...

FULVIO.

(si leva dal suo posto, va da Bardi, e prende sul suo piatto per assaggio un boccone grosso)

Oh Dio!

(mangiando a bocca piena)

Ma questa è pietra calcare!

BARDI.

N'è ver? lo credo anch'io...

FULVIO.

(al Cameriere)

Cameriere, non vedi?

(prende sul piatto di Bardi e assaggia un altro boccone grosso)

Fa sangue!

CAMERIERE.

Vedo, vedo!

Che lei è un sanguinario!...

FULVIO.

E poi... aspetta...

(taglia un altro boccone e lo mangia)

... io credo

Che sia roba d'ier l'altro...

(assaggia un quarto boccone)

Sicuro! è lo stufato

D'ier l'altro!...

(a Bardi)

Non mangiarlo.

(Fulvio non ha lasciato quasi più nulla sul piatto. Bardi lo guarda un po' sconcertato. Fulvio se ne va, per tornare al suo posto, poi torna indietro e si versa da bere, nel bicchiere di Bardi, dalla bottiglia di lui)

Scusami, m'hai guastato

La bocca.

(beve e se ne va ripetendogli)

Non mangiarlo.

(torna al suo posto forbendosi la bocca)

BARDI.

(con rassegnazione al Cameriere)

Porta dell'altro e fa

Presto, che ci ho la prova.

FULVIO.

E dunque come va

Con la Lea?

BARDI.

S'è provata fin qui tre volte appena...

Ma sabato al più tardi andrà, credo, in iscena.

FULVIO.

(al Cameriere)

Ehi, dammi un cappuccino... e il numero passato dell'Arte.

(Cameriere la cerca e la vede in mano a Bardi)

CAMERIERE.

L'è in lettura.

FULVIO.

(si alza e va da Bardi)

Scusami, hai terminato?

BARDI.

Cioè...

FULVIO.

(senza lasciarlo finire, glie la leva di mano e torna al suo posto. L'altro rimane male)

Grazie.

(sorseggiando il cappuccino)

BARDI.

(lo guarda sconcertato)

Bel tipo!

FULVIO.

Camerier!

(Cameriere accorre)

Ma qui c'è

Troppo latte. Ci aggiungi un sorso di caffè.

(Cameriere eseguisce con gesti d'impazienza)

FULVIO.

E dunque, dimmi un poco, della Lea come sei

Contento? Che pronostichi?

BARDI.

Eh, proprio non saprei...

Alla lettura, ai comici piaciuta è immensamente.

FULVIO.

(sorseggiandosi il cappuccino)

Allora è un fiasco in regola.

BARDI.

E infatti, veramente,

Critici che l'han letta dicono che in coscienza

L'è una tale scempiaggine da perder la pazienza;

E che sul palcoscenico voleranno le mele...

FULVIO.

Oh, oh! dunque è probabile che vada a gonfie vele.

(Alcune figure mute — fattorino del telegrafo — venditore ambulante di zolfanelli, di cravatte — entrano nel caffè e vanno il fattorino al banco a portar dispacci, il merciaio a offrir la roba agli avventori: il Cameriere lo manda via)

(Fulvio dal suo posto, al Cameriere)

Ehi là, lo fai apposta? Ora è tutto caffè...

Mettici un po' di latte...

(gesto d'impazienza del Cameriere)

Il Secolo?

CAMERIERE.

(impazientito)

Non c'è.

FULVIO.

(addita un terzo avventore)

Se ce l'ha quel signore!

CAMERIERE.

Vede ben ch'è impedito.

FULVIO.

(va all'avventore)

La scusi, con suo comodo, quando lei ha finito...

(l'altro sentendosi parlare interrompe la lettura, per rispondere, Fulvio ne approfitta per levargli gentilmente e prestamente il foglio di mano)

Grazie.

AVVENTORE.

(Stupefatto)

Perdoni, io stavo leggendo...

FULVIO.

(ritornando col giornale al suo posto)

Oh non fa niente.

Grazie. Leggo da me.

AVVENTORE.

Ti pigli un accidente!

(entrano dall'ingresso interno, che dà alla sala da bigliardo, due giovani autori, discorrendo e gesticolando tra di loro vivamente)

1.º AUTORE.

(con uno scartafaccio aperto in mano, mentre confabula con l'altro)

Credi quell'uomo è meglio levarcelo d'attorno.

Dammi retta, ammazziamolo.

(si volge, nel dir questa parola, al Cameriere che la crede a sè diretta)

CAMERIERE.

(spaurito)

Eh?

1.º AUTORE.

(al Cameriere)

Due cognac.

(agli altri presenti)

Buon giorno!

2.º AUTORE.

Bene, ammazzalo tu.

1.º AUTORE.

Non mi sento.

2.º AUTORE.

Perchè?

1.º AUTORE.

Quegli altri due assassinj gli hai già lasciati a me...

Se devo fare io tutto... tutto io...

FULVIO.

(interloquendo dal suo posto)

Tanto più quando

In galera ci è posto per tutti e due.

1.º AUTORE.

(non avendo ben inteso)

Che?... quando?

Cosa?

FULVIO.

Dicevo, quando accoppati se n'è

Già un paio, è più economico spedirne almeno tre.

(fa cenno al Cameriere di portare tre bicchierini invece di due)

1.º AUTORE.

La finisci?

FULVIO.

Ho finito.

1.º AUTORE.

(al Cameriere che ha portato tre bicchierini)

Perchè tre bicchierini?

FULVIO.

(alzandosi e prendendone uno)

È il mio. Grazie. Ehi bottega!

(accenna al Cameriere i due Autori)

Pagano i due assassini.

1.º AUTORE.

Cioè...

FULVIO.

Zitti. È qui Bardi, che ci ha da dir sincera

La sua intorno alla Lea.

(gesti vivissimi di attenzione dei due)

BARDI.

Che ho a dir? dopo ieri sera

Non giuro più di niente. Quando una porcheria

Di quella fatta il pubblico ti manda in frenesia...

C'è da perder la testa...

1.º AUTORE.

Sfido! con quel po' po'

Di claque! Saranno stati, paganti, sì e no

Duecento...

2.º AUTORE.

Ed aver faccia tosta la Direzione

Di affiggere: esauriti i palchi e le poltrone!

1.º AUTORE.

Però del resto hai visto staman la Lombardia

Come ben te lo concia?!

2.º AUTORE.

(vivamente)

Ah proprio?

1.º AUTORE.

In fede mia,

Quello sì ch'è un articolo! Te lo stronca il lavoro

In un modo! in un modo!... Leggilo. Val tant'oro.

2.º AUTORE.

Questo però non toglie che ci sarà una piena

Questa sera... vedrai...

1.º AUTORE.

Che vuoi farci? La scena

L'hanno ancora in man loro, queste mummie impagliate

Di rètori e romantici, fin quando avrem spazzate

D'Augìa le stalle e l'arte dalle loro imposture,

Del Ver noi campion giovani, con la face e la scure.

2.º AUTORE.

E dire che, se invece d'arte moderna e vera,

Noi due pur fatto avessimo un dramma di maniera,

Al posto della diagnosi del novo io femminino

Stemprando azzurro e zucchero, come questo cretino,

Vedevi che successo di repliche entusiaste...

E invece...

(sospira)

FULVIO.

(interloquendo dal proprio posto, mentre legge)

Invece furono tórsoli e mele guaste.

1.º AUTORE.

(volgendosi indispettito)

Almen noi non si ruba! E le commedie mie,

(il collega gli fa un gesto di rimostranza, ed egli corregge il mie)

Le tue, nostre...

FULVIO.

Son vostre, sebben sian porcherie.

2.º AUTORE.

Crepa.

1.º AUTORE.

Lascialo dire.

(pigliando a parte, sotto braccio, il compagno, gli dice sotto voce con aria di mistero)

Somarelli ha trovato

Un libro da cui tutto il dramma fu rubato

Di peso, tale quale...

2.º AUTORE.

(vivissimo gongolante)

Davver? L'hai letto?

1.º AUTORE.

No,

Ma doman Somarelli mel porta e te lo dò.

2.º AUTORE.

Bisogna pubblicarlo... Proprio, dici... tal quale?

1.º AUTORE.

Se ti dico... due gocciole!... Il terz'atto, il finale

I dialoghi...

2.º AUTORE.

(fregandosi le mani)

Oh bellezza!

1.º AUTORE.

Zitto, c'è qui l'Autore.

(L'Autore della Lea entra dall'ingresso che dà sulla via)

2.º AUTORE.

(guardandolo di traverso)

(Plagiario!)

AUTORE.

Buon dì a tutti.

1.º e 2.º AUTORE, BARDI.

Gloria al trionfatore!

1.º AUTORE.

(solenne e commosso va ad abbracciarlo, come se la commozione gli togliesse la parola)

Si parlava di te. Già non ti dico niente...

2.º AUTORE.

(stessa mimica)

Nemmen io. Bevi e tocca! Corpo d'un accidente!

Si chiamano, eh, successi!...

AUTORE.

Non mi lagno.

1.º AUTORE.

Davvero?

2.º AUTORE.

(offrendogli un bicchierino)

Mi devi un par di guanti. Tocca!

AUTORE.

Grazie! Sincero

Dimmi: che te ne par?

1.º AUTORE.

Non dico niente. Sei

Tu e basta. Solamente... io forse ne farei

Quattro atti e non tre soli...

AUTORE.

Eh?

1.º AUTORE.

Già. L'azion mi pare

Troppo stretta. A poterla in quattro sviluppare...

AUTORE.

Vedrò.

2.º AUTORE.

(pigliandolo sotto braccio e tirandolo da parte)

Scusa: permetti un sol parere a me?

Io già in due atti soli vorrei ridurre i tre.

Serberei la gran scena del duel — quella è arte! —

E taglierei di pianta la scena delle carte.

AUTORE.

Se al pubblico è piaciuta!

2.º AUTORE.

Piaciuta qui... ma aspetta

Che la diano a Torino... e poi mi darai retta.

AUTORE.

(volgendosi all'altro dei due autorelli)

Senti Oreste!... Merlini qui dice che la scena

Delle carte...

1.º AUTORE.

È stupenda, sicuro. Però qui, da fratello,

Io taglierei di pianta la scena del duello.

AUTORE.

(Eccomi orizzontato!) Grazie!...

(cambiando discorso)

Ed a che ne siamo

Della commedia vostra?

1.º AUTORE.

Merlini ed io ci stiamo

Dividendo il lavoro. Andiam nelle idee d'arte

Tanto d'accordo...

AUTORE.

Vedo!

1.º AUTORE.

Che ognun fa la sua parte

Quasi senza bisogno dell'altro. Scusa sai...

(lo lascia per volgersi al suo compagno)

Finiam la divisione...

AUTORE.

Oh fa pure! fai! fai!

Ohe, là, Bardi! E la prova?

BARDI.

Manca men di mezz'ora.

AUTORE.

Bravo, per quei due tagli, possiam combinar ora.

(L'autore va a sedersi al tavolino di Bardi, estrae il copione e tra di loro due vi riscontrano e segnano a matita i tagli)

1.º AUTORE.

(nel lato opposto della scena seguendo a confabular col suo compagno, sulle mosse entrambi per andarsene)

Sicchè dunque io m'incarico... dei caratteri...

2.º AUTORE.

Bene!

1.º AUTORE.

Dell'intreccio?...

2.º AUTORE.

Benissimo...

1.º AUTORE.

Del taglio delle scene?...

2.º AUTORE.

Perfettamente...

1.º AUTORE.

(un po' sorpreso guardandolo)

E... d'altro?

2.º AUTORE.

... Del dialogo se vuoi...

È un lavor materiale per me seccante...

1.º AUTORE.

E poi?

2.º AUTORE.

Quanto ai finali d'atto, sai che ho fiducia in te...

1.º AUTORE.

(sconcertato)

O allora?

2.º AUTORE.

... Tutto il resto lo lasci fare a me.

(esce precedendo il compagno)

1.º AUTORE.

Ma come?...

(va dietro al compagno)

FULVIO.

(fermandolo)

Ma è giustissimo! mi pare un patto onesto.

Tu intreccio, scene, dialoghi, finali — e lui fa il

resto.

1.º AUTORE.

Ma io...

FULVIO.

Ma tu stai zitto. E prima che tu vada,

Se prometti esser savio ti conto una sciarada.

1.º AUTORE.

Ah! ah! le tue sciarade...

FULVIO.

Stai zitto. Ce ne' ho qui

Una che non la sciogli nemmanco in cento dì.

Io Sulamita, dei canti sposa,

Vo' dei capelli primi orgogliosa:

Io son la fine: la fine è il nulla:

Io sono il tutto sin da la culla.

Chi la indovina è bravo!...

1.º AUTORE.

E s'io te la indovino?

FULVIO.

Scommettiamo.

1.º AUTORE.

Eh?

FULVIO.

Da bere — giusto ho sete.

1.º AUTORE.

Adagino.

La Sulamita biondi capei dovrebbe avere

... Il primo è biondi.

FULVIO.

(trionfante)

Bestia! hai perso.

(al Cameriere)

Ehi là! da bere.

1.º AUTORE.

(si batte la fronte correggendosi)

— Ah! il primo è fulvi... e il nulla..., la fine, è un o che è zero...

Io il tutto — tu sei Fulvio... eh già: Fulvio è l'intero.

Ah, ah!

(tutti canzonan Fulvio)

Ci siam?

FULVIO.

(sospirando)

Da bere.

(al Cameriere)

Chartreuse di quella verde...

1.º AUTORE.

Che tu...

FULVIO.

(terminandogli rapidamente la frase)

Che tu mi paghi... Scusa, chi vince perde.

Grazie! alla tua salute.

(beve)

Come presto l'hai sciolta!

(assaporando la Chartreuse)

Se vuoi scioglierne un'altra...

1.º AUTORE.

(vivissimo)

No, grazie, un'altra volta.

(scappa via)

(Tra il dialogo dei due autori, e il successivo fra Bardi e l'autor della Lea, intercede qui una piccola scena muta. Una figurina elegante di donna, apparentemente una qualche attrice, guarda dietro i vetri della porta d'ingresso; il Cameriere corre a lei, parla seco, rientra sorridendo con malizia e va a riporre nel casellario vicino al banco una lettera consegnatagli; l'altro avventore ch'era in bottega si alza, s'accosta al Cameriere e con gesti gli domanda chi è quell'attrice; saputolo, le corre dietro. Il padrone del caffè, stando al suo banco, vede che l'avventore è corso via senza pagare, ne fa cenno al Cameriere che corre al vassojo dell'avventore, verifica infatti che non c'è il danaro e corre all'avventore dietro. Ritorna di lì a un momento mortificato, con gesto espressivo accennando al padrone che non lo ha potuto raggiungere e soggiunge)

CAMERIERE.

(al padrone)

Noti trenta!

PADRONE.

(dal banco prendendo il mastro e annotando con dispetto)

Notare sempre... pagare mai!

(fra sè scrivendo nel mastro)

Trenta... e dieci di coda... quaranta! Imparerai!

(chiude il mastro dispettosamente, e va via per l'ingresso interno che mette al bigliardo)

AUTORE.

(a Bardi nel correggere assieme il manoscritto)

Così ti par che vada?

BARDI.

Sì, sì... mi par... Però

S'intende, questa parte, ricordati, io la fo...

Per favore a te solo... Queste parti, noi, vedi,

Le chiamiam con un nome... lasciamo lì... ma credi

Che se non eri tu...

AUTORE.

Ti ringrazio.

BARDI.

Vuol dire

Che vedrai nei giornali di farlo ben capire...

Non ch'io ci tenga... Ma...

AUTORE.

Sta tranquillo.

BARDI.

(consulta l'orologio)

Ora vo

Alla prova...

(s'avvia)

AUTORE.

Anch'io vengo.

FULVIO.

(che stava leggendo o scrivendo, a questo punto si alza e ferma l'autore che sta per uscire)

C'è tempo. Aspetta un po'.

Quando va questa nuova?

AUTORE.

Va sabato — speriamo.

FULVIO.

E nemmeno a me proprio ne vuoi dir nulla? Andiamo!

Via!

AUTORE.

Ma lasciami.

FULVIO.

Il tema almen. Di me

Ti puoi fidare. Dopo dirotti anche il perchè.

AUTORE.

(impazientito)

Uff! La mia Nicarete l'hai vista sulle scene?

FULVIO.

Lea: dramma in tre atti in prosa con un prologo in versi

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