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3. La canzone del futuro 14.09.2007

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Per capire un bene serve essere iscritti caro, da ciò serve però esser vivi cioè svegli non dormienti, quindi il seguito… mi stupisco a volte ritrovandomi nel futuro ch’è oggi, guardando la tecnologia che mi trovo, pensando il futuro davvero arriva. Quello per cui si combatte di sicuro si vince, un primo problema resta sempre riuscire a restarci anche noi, corporalmente per vederlo. Tutto sarà finito, così comincia la teoria di una vita migliore, impacchettabile, consumabile, perché noi siamo finiti e compiuti disegni, teorie che impressionano il nostro giorno. Disegni primitivi che hanno dato l’inizio, saranno la traccia di una porta al futuro, una porta ch’elimina il tempo e apre la mente a un attimo, senza la percezione del dolore o del sentimento.

Davvero succede un bene, si realizza l’immagine del nostro sogno… senza tempo si apre la storia, senza invidie o mali di sorta. Trova un linguaggio comune o creati un software, la base di un discorso si costruisce nelle realtà più o meno umane, nel ricordo d’aver avuto degli antenati. Arte non è sofferenza ma una parte della liberazione perché dopo soffrirne, il fastidio non mi è mai stato a genio, nessun dilemma in generale per cominciare le complicazioni sono un disastro, abbiamo fatto cos’era necessario almeno una volta al giorno, se poi per abitudine ti organizzi e vivi nell’anno zero sette, potrai aver fiducia investire, non imbrogliarti con quelle idee, al caso è vero che liberano.

Quando l’acqua sarà finita mi metterò in aspettativa, non si soffre per niente di cumulativo, non ci manca niente sarà solo un illusione blasfema del mondo, hai fatto tutto fidati, non esiste il doppio del nulla in una unità umana, al più sarà una piccola escoriazione poi solo fantasia o depressione, non esistono persone non compensate del giorno, a pensarci bene è una persona o un oggetto a noi vicino, che comprende quello che ci manca, ci vogliono togliere il futuro, l’avvenire o cosa faremo, mi sembrano solo altri modi per farci crepare noi al posto loro. Quante guerre poi la pace non esiste, hai un cronometro per capire da quando ciò che stato non sarà o, non è mai. I problemi sono linee di morte, non avere sarà ancora morte, parole che non si possono usare, sono la morte del pensiero o posti dove ci fanno stare è non puoi dirlo, perché tanto nessuno ci crederà, un classico. Si vede di colpo chi è un male, il dove nessuno può dire d’esser stato, poi non esistono posti dove si è stati che non si possono dire.

“Cosa devi fare, si chiama futuro.” C iao G.

Un Soffitto Di Cenere

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