Читать книгу Storia vecchia: Commedia in due atti - Giacosa Giuseppe - Страница 2
ATTO PRIMO
ОглавлениеSalotto nel castello di Terroni
SCENA I
Alfonso, il Servo, poi Manfredo
ALFONSO (al Servo)
Direte che scendano le mie robe.
SERVO
Il signor duca parte oggi?
ALFONSO
Parto oggi.
MANFREDO (entrando)
Senza remissione?
ALFONSO
Ho promesso. (Il servo esce).
MANFREDO
Non insisto perchè tu rimanga. Suppongo che potendo lo faresti.
ALFONSO
Hai un'aria strana oggi. Che cos'hai?
MANFREDO
Quale aria?
ALFONSO
Non saprei… Ti scappa il trionfo per tutti i pori, gli occhi ti sfavillano di contentezza. Sembri un raggio di sole.
MANFREDO
Mi congratulo colla mia aria.
ALFONSO
Ed io con te… Ti si direbbe un collegiale alla prima avventura. Racconta.
MANFREDO
Già tu sei il mio confidente antico, e mi potrai anche giovare coi tuoi consigli. Figurati che alla mia età, con moglie… e…
ALFONSO
Ci siamo. Non sei un collegiale alla prima avventura, sei un dissoluto all'ultima. Avanti.
MANFREDO
Ho ricevuto questa lettera.
ALFONSO
Sa di dama un miglio lontano. (Legge) «Caro marchese. Il perdono è così dolce e santa cosa, che proprio non ci resisto. Supplicate e credo vi sarà concesso. Guglielmo.» (Guarda Manfredo) Guglielmo?
MANFREDO
È il suo nome.
ALFONSO
Di battaglia. Traduzione alla lettera: «Caro marchese. Mi annoio orribilmente. Sofia.»
MANFREDO
Come ne sai il nome?
ALFONSO
Con me firmava Battista. Ci vai?
MANFREDO
Eh! sfido…
ALFONSO
E tua moglie?
MANFREDO
Come si fa a dire di no… ad una lettera cosiffatta?
ALFONSO
Non si dice. E tua moglie?
MANFREDO
Fammi il moralista, bravo!
ALFONSO
Ti ricordi quando m'hai parlato la prima volta del tuo matrimonio che io ti dicevo che non c'eri nato, che quello del marito è un sacerdozio e che ci vuole una vocazione, e che tu non l'avevi; te ne ricordi?
MANFREDO
Sì… e con ciò? Vorrei vederti nei miei panni. Certe cose un gentiluomo, un uomo di mondo, non le può fare. Mi scrive un biglietto…
ALFONSO
Dirai che non l'hai ricevuto…
MANFREDO
Lo ha portato… un palafreniere…
ALFONSO
E poi senti, non ti scrive che è così dolce e santo il perdono? Raddoppia la dose. Che t'abbia a perdonare di più, cresci lo zucchero.
MANFREDO
Una donna… che ho amata.
ALFONSO
E non le basta?
MANFREDO
Che mi diede non dubbie prove…
ALFONSO
Sì… anche a me.
MANFREDO
Oh! non me ne importa… non mi fai geloso. Ci vado appunto perchè non ci vedo pericolo.
ALFONSO
No… ci vai perchè ti solletica quel bigliettino, col suo concettino ben tornito… e poi un ritorno… si risuscitano le sensazioni morte. Un anno di abbandono assoluto… gli è come una imbiancatura alla casa, te la rifà nuova agli occhi.
MANFREDO
Insomma, il perchè non monta. Ci vado… È questione di cavalleria.
ALFONSO
Oh! quand'è così… io camminavo a piedi.
MANFREDO
Ora senti. Come devo fare per ottenere un congedo da mia moglie?
ALFONSO
Aggiustati… io non c'entro.
MANFREDO
Uh… la morale… come vi fate vecchi… voi altri… che rigidume! Neppure se ti proponessi una birbonata.
ALFONSO
No, ma vedi… ci sono delle cose che capisco e di quelle che non capisco. Capisco che la signora… Guglielmo, t'abbia scritto, le capisco questa gran smania di perdonare, lei, a cui bisognerà perdonar tanto, capirei che io, ricevuta una lettera consimile, volassi ai suoi piedi; non capisco che tu, con una moglie bella, giovane, che ti adora, che vale tutte le… Guglielmo di questo mondo, ti ci lasci tirare.
MANFREDO
Mi ci lasci tirare!
SERVO
La posta (Entra con una lettera su di un vassoio).
MANFREDO (prende la lettera, il servo esce)
Permetti? (Dopo letta la lettera) Uh!
ALFONSO
Che cos'è? Un'altra avventura?
MANFREDO
No… tranquillizzati. Mi scrive il Terni a nome del ministro, per offerirmi la legazione di Baviera.
ALFONSO
Accetti?
MANFREDO
Oh! Non mi metto al servizio di un governo di cui disapprovo la condotta e combatto i principii.
ALFONSO
Questa è cavalleria e ci sto anch'io. Dio sa se ti vorrei in politica così liberale come sei in amore, ma non deve esser l'offa di un impiego a convertirti.
MANFREDO
Mi sollecita perchè vada a Roma a conferire col ministro. È inutile.
ALFONSO
Oh! già. Dacchè non accetti. A buon conto quella lettera non poteva arrivar più a proposito.
MANFREDO
Cioè?
ALFONSO
Ho detto fin troppo per la morale…
MANFREDO
Ah!.. È vero. Grazie del consiglio.
ALFONSO
Mi è sfuggito.
MANFREDO
Lo colgo al volo e te ne scarico… Mia moglie.
SCENA II
Berta e detti
ALFONSO
Buon giorno, marchesa.
BERTA
Buon giorno, duca. Siete sempre irremovibile?
ALFONSO
Pur troppo. Vado anzi a disporre per la partenza.
BERTA
Si direbbe che vi faccio scappare.
ALFONSO
Oh! si direbbe male (esce).
SCENA III
Berta e Manfredo
BERTA
Quanti ne abbiamo oggi?
MANFREDO
Ventidue… perchè?
BERTA
Perchè questi ultimi giorni di campagna mi corrono a carriera. Vorrei che durassero un mese almeno.
MANFREDO
Non sarebbero più gli ultimi.
BERTA
Oh! è vostra la scoperta? Mi perdonerete la mia schiettezza, ma, sono contenta che il duca se ne vada.
MANFREDO
Perchè?
BERTA
È uno di quei perchè che non si dicono e che dovreste indovinare… E poi… è un originale.
MANFREDO
Alfonso?
BERTA
Ma sì, figuratevi che non mi ha fatto neppure un principio di corte. Niente, proprio niente.
MANFREDO
Glie lo dirò…
BERTA
Non sono poi tanto vecchia ed orribile da toglierne affatto l'idea, vi pare? Che cosa avete? siete preoccupato.
MANFREDO
Io no.
BERTA
Oh! sì. Che cosa avete?
MANFREDO
Nulla.
BERTA
Ebbene, oggi, partito il duca, andremo a passeggio a cavallo fino al Torrione, e così tutte le sere finchè si vada via. Che brutta cosa lasciar la campagna. Vedrete come ho domata la Irga! Ieri l'altro tornando mi fece un salto di paura. Non ve ne siete accorto? Guai se non dite di sì.
MANFREDO
Mi spiace che la montiate quella bizzarra.
BERTA
Oh non c'è pericolo. Ieri ci tornai sola, la ricondussi al luogo dove s'era impennata e riprese, ed io ferma. Si era spaurita di un vecchio tronco segato; ci ripassai tante volte di galoppo, che glie lo feci smettere il grillo.
MANFREDO
Testolina!
BERTA
Sì… risoluta lo sono, è una tradizione di famiglia. Che cosa avete?
MANFREDO
Che cosa ho? Sono diverso dal solito?
BERTA
Spero… Non siete garbato!
MANFREDO
La stagione mi uggisce.
BERTA
No, non lo dite, la più bella stagione dell'anno! Queste brevi giornate di sole sono così sorridenti! (Pausa). C'è bisogno di avere amici in casa!? Io li detesto gli amici. Preferisco un capriccio ad un amico. Sia come non detto.
MANFREDO
Finirete per viziarmi.
BERTA
Gli è che toccherebbe a vossignoria dirmi di queste cose. Non signore, voi vi ingusciate nella vostra dignità d'uomo.
MANFREDO
Io le penso.
BERTA
Proprio?
MANFREDO
Come potrei diversamente?
BERTA
Lo credo io. Tutti i giorni, mi ripeto che non potevate incontrare una moglie migliore.
MANFREDO
Hai ragione.
BERTA
Solo tu, come tutti gli uomini, non conosci le dolcezze del conversare. Non si crederebbe come le occasioni dei più bei momenti vi sfuggono inosservate. Convien dire che l'immaginazione non vi giovi. C'è bisogno di caccia, di corsa, di bigliardo e di giornali? Farne che? Passi in città, e ancora… ma qui… tu seduto lì, io qui, senza pensieri, a dirsi che il tempo è bello, che le mie amiche sono insopportabili, che gli amici tuoi sono ridicoli… perchè lo sono ridicoli… il duca, con quella toeletta da Nembrotte incivilito! a parlare dei libri che si leggono, a giudicare i non letti dalla copertina, che so io… a dir nulla, a tacere… Per esempio… sei contento tu… di essere al mondo?
MANFREDO
Sentiamo prima il tuo parere.
BERTA
Grazie… Io, malgrado la sorte mi abbia destinato un marito… come lei… io non mi lagno… Vuoi che te ne dica il perchè?
MANFREDO
Sentiamo.
BERTA
I perchè sono molti. Prima, perchè mi piaccio; sono svelta, elegante, bella, buona, buona!.. e poi mi chiamo Berta, mentre potevo chiamarmi Carlotta… figurati… se mi chiamassi Carlotta! e poi sono marchesa… e ci tengo… e poi, tu hai un castello grandioso, ed io ho un quartierino simpatico in città… Se l'avessimo a Firenze il castello! che bella cosa… con tanta distesa di campagna dattorno!
(Manfredo sorride)
BERTA
Tu hai qualche cosa.
MANFREDO
Perchè?
BERTA
Perchè non hai sorriso bene. Dunque… A che ora parte il tuo duca?
MANFREDO
Alle tre.
BERTA
E non verrà più nessuno?
MANFREDO
Credo di no… tanto più…
BERTA
Tanto più?..
MANFREDO
Tanto più che probabilmente devo partire ancor io.
BERTA
Perchè?
MANFREDO
Ho ricevuta una lettera… che mi chiama a Roma.
BERTA
A far che?
MANFREDO
Il ministro mi vuole.
BERTA
Perchè ti vuole il ministro?
MANFREDO
Per mandarmi in Baviera.
BERTA
A far che in Baviera?
MANFREDO
Ministro.
BERTA
Che bisogno hanno di un ministro quelli là? E tu ci vai?
MANFREDO
Non so.
BERTA
Colle tue opinioni?
MANFREDO
Che sai tu delle mie opinioni?
BERTA
So che la tua opinione sono io. Ecco la tua politica…
MANFREDO
Insomma, no, non ci andrò.
BERTA
Ah!
MANFREDO
Non andrò in Baviera, ma a Roma…
BERTA
Dacchè ricusi…
MANFREDO
Non importa… non posso scrivere un no, così asciutto asciutto.
BERTA
Non si scrive asciutto.
MANFREDO
Uh!.. Giudica tu stessa, ti darò la lettera del Terni. (Trae di saccoccia parecchie lettere).
BERTA (è appoggiata allo schienale della scrannadove lui è seduto)
Quanta roba avete sempre in saccoccia, voi altri uomini!
MANFREDO (non trova la lettera)
Dove sia?
BERTA
Ed io a vedere tante carte… mi sento nascere una curiosità… Oh!
(Manfredo nasconde la lettera di donna)
Perchè hai coperta subito quella soprascritta?
MANFREDO
Io?!
BERTA
Sì tu… Era una scrittura di donna.
MANFREDO
Oh!.. che!
BERTA
Sì sì sì… (Manfredo le mostra le soprascritte, tenendole in mano