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ATTO PRIMO

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Salotto nel castello di Terroni

SCENA I

Alfonso, il Servo, poi Manfredo

ALFONSO (al Servo)

Direte che scendano le mie robe.

SERVO

Il signor duca parte oggi?

ALFONSO

Parto oggi.

MANFREDO (entrando)

Senza remissione?

ALFONSO

Ho promesso. (Il servo esce).

MANFREDO

Non insisto perchè tu rimanga. Suppongo che potendo lo faresti.

ALFONSO

Hai un'aria strana oggi. Che cos'hai?

MANFREDO

Quale aria?

ALFONSO

Non saprei… Ti scappa il trionfo per tutti i pori, gli occhi ti sfavillano di contentezza. Sembri un raggio di sole.

MANFREDO

Mi congratulo colla mia aria.

ALFONSO

Ed io con te… Ti si direbbe un collegiale alla prima avventura. Racconta.

MANFREDO

Già tu sei il mio confidente antico, e mi potrai anche giovare coi tuoi consigli. Figurati che alla mia età, con moglie… e…

ALFONSO

Ci siamo. Non sei un collegiale alla prima avventura, sei un dissoluto all'ultima. Avanti.

MANFREDO

Ho ricevuto questa lettera.

ALFONSO

Sa di dama un miglio lontano. (Legge) «Caro marchese. Il perdono è così dolce e santa cosa, che proprio non ci resisto. Supplicate e credo vi sarà concesso. Guglielmo.» (Guarda Manfredo) Guglielmo?

MANFREDO

È il suo nome.

ALFONSO

Di battaglia. Traduzione alla lettera: «Caro marchese. Mi annoio orribilmente. Sofia.»

MANFREDO

Come ne sai il nome?

ALFONSO

Con me firmava Battista. Ci vai?

MANFREDO

Eh! sfido…

ALFONSO

E tua moglie?

MANFREDO

Come si fa a dire di no… ad una lettera cosiffatta?

ALFONSO

Non si dice. E tua moglie?

MANFREDO

Fammi il moralista, bravo!

ALFONSO

Ti ricordi quando m'hai parlato la prima volta del tuo matrimonio che io ti dicevo che non c'eri nato, che quello del marito è un sacerdozio e che ci vuole una vocazione, e che tu non l'avevi; te ne ricordi?

MANFREDO

Sì… e con ciò? Vorrei vederti nei miei panni. Certe cose un gentiluomo, un uomo di mondo, non le può fare. Mi scrive un biglietto…

ALFONSO

Dirai che non l'hai ricevuto…

MANFREDO

Lo ha portato… un palafreniere…

ALFONSO

E poi senti, non ti scrive che è così dolce e santo il perdono? Raddoppia la dose. Che t'abbia a perdonare di più, cresci lo zucchero.

MANFREDO

Una donna… che ho amata.

ALFONSO

E non le basta?

MANFREDO

Che mi diede non dubbie prove…

ALFONSO

Sì… anche a me.

MANFREDO

Oh! non me ne importa… non mi fai geloso. Ci vado appunto perchè non ci vedo pericolo.

ALFONSO

No… ci vai perchè ti solletica quel bigliettino, col suo concettino ben tornito… e poi un ritorno… si risuscitano le sensazioni morte. Un anno di abbandono assoluto… gli è come una imbiancatura alla casa, te la rifà nuova agli occhi.

MANFREDO

Insomma, il perchè non monta. Ci vado… È questione di cavalleria.

ALFONSO

Oh! quand'è così… io camminavo a piedi.

MANFREDO

Ora senti. Come devo fare per ottenere un congedo da mia moglie?

ALFONSO

Aggiustati… io non c'entro.

MANFREDO

Uh… la morale… come vi fate vecchi… voi altri… che rigidume! Neppure se ti proponessi una birbonata.

ALFONSO

No, ma vedi… ci sono delle cose che capisco e di quelle che non capisco. Capisco che la signora… Guglielmo, t'abbia scritto, le capisco questa gran smania di perdonare, lei, a cui bisognerà perdonar tanto, capirei che io, ricevuta una lettera consimile, volassi ai suoi piedi; non capisco che tu, con una moglie bella, giovane, che ti adora, che vale tutte le… Guglielmo di questo mondo, ti ci lasci tirare.

MANFREDO

Mi ci lasci tirare!

SERVO

La posta (Entra con una lettera su di un vassoio).

MANFREDO (prende la lettera, il servo esce)

Permetti? (Dopo letta la lettera) Uh!

ALFONSO

Che cos'è? Un'altra avventura?

MANFREDO

No… tranquillizzati. Mi scrive il Terni a nome del ministro, per offerirmi la legazione di Baviera.

ALFONSO

Accetti?

MANFREDO

Oh! Non mi metto al servizio di un governo di cui disapprovo la condotta e combatto i principii.

ALFONSO

Questa è cavalleria e ci sto anch'io. Dio sa se ti vorrei in politica così liberale come sei in amore, ma non deve esser l'offa di un impiego a convertirti.

MANFREDO

Mi sollecita perchè vada a Roma a conferire col ministro. È inutile.

ALFONSO

Oh! già. Dacchè non accetti. A buon conto quella lettera non poteva arrivar più a proposito.

MANFREDO

Cioè?

ALFONSO

Ho detto fin troppo per la morale…

MANFREDO

Ah!.. È vero. Grazie del consiglio.

ALFONSO

Mi è sfuggito.

MANFREDO

Lo colgo al volo e te ne scarico… Mia moglie.

SCENA II

Berta e detti

ALFONSO

Buon giorno, marchesa.

BERTA

Buon giorno, duca. Siete sempre irremovibile?

ALFONSO

Pur troppo. Vado anzi a disporre per la partenza.

BERTA

Si direbbe che vi faccio scappare.

ALFONSO

Oh! si direbbe male (esce).

SCENA III

Berta e Manfredo

BERTA

Quanti ne abbiamo oggi?

MANFREDO

Ventidue… perchè?

BERTA

Perchè questi ultimi giorni di campagna mi corrono a carriera. Vorrei che durassero un mese almeno.

MANFREDO

Non sarebbero più gli ultimi.

BERTA

Oh! è vostra la scoperta? Mi perdonerete la mia schiettezza, ma, sono contenta che il duca se ne vada.

MANFREDO

Perchè?

BERTA

È uno di quei perchè che non si dicono e che dovreste indovinare… E poi… è un originale.

MANFREDO

Alfonso?

BERTA

Ma sì, figuratevi che non mi ha fatto neppure un principio di corte. Niente, proprio niente.

MANFREDO

Glie lo dirò…

BERTA

Non sono poi tanto vecchia ed orribile da toglierne affatto l'idea, vi pare? Che cosa avete? siete preoccupato.

MANFREDO

Io no.

BERTA

Oh! sì. Che cosa avete?

MANFREDO

Nulla.

BERTA

Ebbene, oggi, partito il duca, andremo a passeggio a cavallo fino al Torrione, e così tutte le sere finchè si vada via. Che brutta cosa lasciar la campagna. Vedrete come ho domata la Irga! Ieri l'altro tornando mi fece un salto di paura. Non ve ne siete accorto? Guai se non dite di sì.

MANFREDO

Mi spiace che la montiate quella bizzarra.

BERTA

Oh non c'è pericolo. Ieri ci tornai sola, la ricondussi al luogo dove s'era impennata e riprese, ed io ferma. Si era spaurita di un vecchio tronco segato; ci ripassai tante volte di galoppo, che glie lo feci smettere il grillo.

MANFREDO

Testolina!

BERTA

Sì… risoluta lo sono, è una tradizione di famiglia. Che cosa avete?

MANFREDO

Che cosa ho? Sono diverso dal solito?

BERTA

Spero… Non siete garbato!

MANFREDO

La stagione mi uggisce.

BERTA

No, non lo dite, la più bella stagione dell'anno! Queste brevi giornate di sole sono così sorridenti! (Pausa). C'è bisogno di avere amici in casa!? Io li detesto gli amici. Preferisco un capriccio ad un amico. Sia come non detto.

MANFREDO

Finirete per viziarmi.

BERTA

Gli è che toccherebbe a vossignoria dirmi di queste cose. Non signore, voi vi ingusciate nella vostra dignità d'uomo.

MANFREDO

Io le penso.

BERTA

Proprio?

MANFREDO

Come potrei diversamente?

BERTA

Lo credo io. Tutti i giorni, mi ripeto che non potevate incontrare una moglie migliore.

MANFREDO

Hai ragione.

BERTA

Solo tu, come tutti gli uomini, non conosci le dolcezze del conversare. Non si crederebbe come le occasioni dei più bei momenti vi sfuggono inosservate. Convien dire che l'immaginazione non vi giovi. C'è bisogno di caccia, di corsa, di bigliardo e di giornali? Farne che? Passi in città, e ancora… ma qui… tu seduto lì, io qui, senza pensieri, a dirsi che il tempo è bello, che le mie amiche sono insopportabili, che gli amici tuoi sono ridicoli… perchè lo sono ridicoli… il duca, con quella toeletta da Nembrotte incivilito! a parlare dei libri che si leggono, a giudicare i non letti dalla copertina, che so io… a dir nulla, a tacere… Per esempio… sei contento tu… di essere al mondo?

MANFREDO

Sentiamo prima il tuo parere.

BERTA

Grazie… Io, malgrado la sorte mi abbia destinato un marito… come lei… io non mi lagno… Vuoi che te ne dica il perchè?

MANFREDO

Sentiamo.

BERTA

I perchè sono molti. Prima, perchè mi piaccio; sono svelta, elegante, bella, buona, buona!.. e poi mi chiamo Berta, mentre potevo chiamarmi Carlotta… figurati… se mi chiamassi Carlotta! e poi sono marchesa… e ci tengo… e poi, tu hai un castello grandioso, ed io ho un quartierino simpatico in città… Se l'avessimo a Firenze il castello! che bella cosa… con tanta distesa di campagna dattorno!

(Manfredo sorride)

BERTA

Tu hai qualche cosa.

MANFREDO

Perchè?

BERTA

Perchè non hai sorriso bene. Dunque… A che ora parte il tuo duca?

MANFREDO

Alle tre.

BERTA

E non verrà più nessuno?

MANFREDO

Credo di no… tanto più…

BERTA

Tanto più?..

MANFREDO

Tanto più che probabilmente devo partire ancor io.

BERTA

Perchè?

MANFREDO

Ho ricevuta una lettera… che mi chiama a Roma.

BERTA

A far che?

MANFREDO

Il ministro mi vuole.

BERTA

Perchè ti vuole il ministro?

MANFREDO

Per mandarmi in Baviera.

BERTA

A far che in Baviera?

MANFREDO

Ministro.

BERTA

Che bisogno hanno di un ministro quelli là? E tu ci vai?

MANFREDO

Non so.

BERTA

Colle tue opinioni?

MANFREDO

Che sai tu delle mie opinioni?

BERTA

So che la tua opinione sono io. Ecco la tua politica…

MANFREDO

Insomma, no, non ci andrò.

BERTA

Ah!

MANFREDO

Non andrò in Baviera, ma a Roma…

BERTA

Dacchè ricusi…

MANFREDO

Non importa… non posso scrivere un no, così asciutto asciutto.

BERTA

Non si scrive asciutto.

MANFREDO

Uh!.. Giudica tu stessa, ti darò la lettera del Terni. (Trae di saccoccia parecchie lettere).

BERTA (è appoggiata allo schienale della scrannadove lui è seduto)

Quanta roba avete sempre in saccoccia, voi altri uomini!

MANFREDO (non trova la lettera)

Dove sia?

BERTA

Ed io a vedere tante carte… mi sento nascere una curiosità… Oh!

(Manfredo nasconde la lettera di donna)

Perchè hai coperta subito quella soprascritta?

MANFREDO

Io?!

BERTA

Sì tu… Era una scrittura di donna.

MANFREDO

Oh!.. che!

BERTA

Sì sì sì… (Manfredo le mostra le soprascritte, tenendole in mano

Storia vecchia: Commedia in due atti

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