Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3
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Giannone Pietro. Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3

LIBRO OTTAVO

CAPITOLO I. Ottone riordina il Regno d'Italia: sue spedizioni contra i Greci; ed innalzamento del contado di Capua in Principato

CAPITOLO II. Ottone II succede al padre; disordini nel Principato di Salerno, nel quale finalmente vi succede Pandulfo

§. I. Cognomi di famiglie restituiti presso di noi, che per lungo tempo erano andati in disuso

§. II. Spedizione infelice d'Ottone II contro a' Greci, e morte di Pandulfo Capo di ferro

CAPITOLO III. I Greci riacquistano maggior vigore nella Puglia e nella Calabria; ed innalzamento del Ducato di Bari, sede ora de' Catapani

CAPITOLO IV. Ottone III succede nel Regno, e nell'Imperio: nuove rivoluzioni accadute per ciò in Italia, ed in queste nostre province; e sua morte

CAPITOLO V. Instituzione degli Elettori dell'Imperio; ed elezione d'Errico Duca di Baviera

CAPITOLO VI. Politia ecclesiastica di queste nostre province per tutto il decimo secolo insin alla venuta de' Normanni

Principato di Capua

Principato di Benevento

Principato di Salerno

§. I. Disposizione delle Chiese sottoposte al greco Imperio, restituite poi da' Normanni al Trono romano. Puglia

Calabria

Otranto

Ducato di Napoli, e di Gaeta

Ducato d'Amalfi, e di Sorrento

LIBRO NONO

CAPITOLO I. Fondazione della città d'Aversa, ed istituzione del suo Contado nella persona di Rainulfo Normanno I, Conte d'Aversa

§. I. Venuta de' figliuoli di Tancredi Conte d'Altavilla. Morte di Corrado il Salico e sue leggi

CAPITOLO II. Conquiste de' Normanni sopra la Puglia

§. I. Di Guglielmo Bracciodiferro I Conte di Puglia, creato l'anno 1043

§. II. Di Drogone II Conte di Puglia

§. III. Prime investiture date dall'Imperadore Errico a' Normanni

CAPITOLO III. Origine delle nostre papali investiture: spedizione infelice di Lione IX contro i Normanni: sua prigionia e morte

CAPITOLO IV. Conquiste de' Normanni sopra la Calabria: Papa Stefano successor di Lione vi si oppone; ma morto opportunamente in Firenze, vengon rotti i suoi disegni

§. I. Roberto Guiscardo è salutato I. Duca di Puglia e di Calabria

CAPITOLO V. Il Principato di Capua tolto a' Longobardi, passa sotto la dominazione de' Normanni d'Aversa

LIBRO DECIMO

CAPITOLO I. Il Ducato di Bari passa sotto la dominazione de' Normanni

CAPITOLO II. Conquiste de' Normanni sopra la Sicilia

CAPITOLO III. Conquiste di Roberto sopra il Principato di Salerno ed Amalfi

CAPITOLO IV. Il Principato beneventano passa interamente sotto la dominazione de' Normanni, e la città di Benevento alla Chiesa romana

CAPITOLO V. Litigi, ch'ebbe l'Imperador Errico con Papa Gregorio, il quale ricorre al Duca Roberto, che lo libera dall'armi dell'Imperadore

§. I. Investitura data da Gregorio VII al Duca Roberto

CAPITOLO VI. Conquiste del Duca Roberto in Oriente: sua morte, seguita poco da poi da quella di Gregorio VII

CAPITOLO VII. Boemondo travaglia gli Stati di suo fratello; Amalfi e Capua si sollevano; ed origine delle Crociate

CAPITOLO VIII. Urbano II fa suo Legato il Conte Ruggiero, onde ebbe origine la Monarchia di Sicilia

§. I. Concilio tenuto da Urbano in Bari, e sua morte, seguita poco da poi da quella del Conte Ruggiero, e d'altri Principi

CAPITOLO IX. Litigi, ch'ebbe l'Imperador Errico IV con Papa Gelasio II. Investiture date da questo Pontefice a' nostri Principi normanni; e scisma fra Calisto II e Gregorio VIII

CAPITOLO X. Lotario Duca di Sassonia succede nell'Imperio di Occidente per la morte d'Errico; ed unione di tutte queste nostre province nella persona di Ruggiero Gran Conte di Sicilia, per la morte di Guglielmo Duca di Puglia

CAPITOLO XI. Leggi longobarde e feudali ritenute da' Normanni. Le discipline risorgono nel Regno loro per gli Monaci Cassinensi; e per gli Arabi in Salerno

§. I. Prime raccolte delle leggi longobarde; e loro Chiosatori

§. II. Le discipline risorgono fra noi per opera de' Monaci Cassinensi

§. III. Della Scuola di Salerno famosa a questi tempi per lo studio della filosofia e della medicina introdotte quivi dagli Arabi

CAPITOLO XII. Politia ecclesiastica di queste nostre province per tutto l'undecimo secolo, insino a Ruggiero I Re di Sicilia

§. I. Monaci, e beni temporali

LIBRO UNDECIMO

§. I. Investitura d'Anacleto data a Ruggiero I Re di Sicilia

CAPITOLO I. Papa Innocenzio II collegatosi coll'Imperador Lotario move guerra al Re Ruggiero. Il Principe di Capua, ed il Duca di Napoli s'uniscono con Lotario, sono disfatti, e Ruggiero occupa i loro Stati

§. I. Lotario cala la seconda volta in Italia, ed abbatte le forze di Ruggiero

CAPITOLO II. Ritrovamento delle Pandette in Amalfi; e rinovellamento della giurisprudenza romana, e de' libri di Giustiniano nell'Accademie d'Italia

CAPITOLO III. Il Re Ruggiero prosiegue la guerra con Innocenzio: morte d'Anacleto, seguita poco da poi da quella di Lotario Imperadore, e di Rainulfo Duca di Puglia: Ruggiero ricupera le città perdute; e tutte queste province col Ducato napoletano al suo Imperio si sottomettono. Innocenzio è fatto prigione, e pace indi seguita tra lui e 'l Re, al quale finalmente concede l'investitura del Regno

§. I. Il Ducato napoletano, Bari, Brindisi, e tutte le altre città del Regno si sottomettono al Re Ruggiero

CAPITOLO IV. Il Regno è stabilito, e riordinato con nuove leggi ed Ufficiali

CAPITOLO V. Delle leggi di Ruggiero I, Re di Sicilia

§. I. Delle leggi feudali particolari del Regno

CAPITOLO VI. Degli Ufficj della Corona

§. I. Del Gran Contestabile

§. II. Del Grand'Ammiraglio

Delle leggi navali

§. III. Del Gran Cancelliero

§. IV. Del Gran Giustiziero

§. V. Del Gran Camerario

§. VI. Del Gran Protonotario

§. VII. Del Gran Siniscalco

CAPITOLO VII. Spedizione di Ruggiero in Affrica; sue virtù, e sua morte

§. I. Coronazione di Guglielmo I, e morte di Papa Eugenio e dell'Imperador Corrado, a cui succedette Federico Barbarossa

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Mentre l'Italia sotto la tirannide dell'ultimo Berengario e di Adalberto suo figliuolo gemeva, gl'Italiani ridotti nell'ultime miserie, pensarono di ricorrere ai soccorsi di Ottone figliuolo d'Errico Re di Germania, il quale avendo domati i Sassoni ed i Schiavoni, aveasi per le sue gloriose gesta acquistata fama non minore di quella di Carlo M., e s'era renduto per tutta Europa celebre e rinomato. Accelerò l'invito Adelaide vedova di Lotario, la quale possedendo la città di Pavia assegnata a lei per dote dal marito Lotario[1]; ed essendo ancor giovane e d'avvenenti maniere, fu fatta dimandare da Berengario per isposa di suo figliuolo Adelberto: ma ricusando ella lo sposo, sopra il suo rifiuto, Berengario la assediò in Pavia, la prese e la mandò prigione nel castello di Garda: ella ebbe talento di fuggirsene, ed implorò il soccorso del Re Ottone, offerendogli di prenderselo in isposo e di cedergli le sue ragioni sopra il Regno d'Italia. Adelaide, Porfirogenito[2], Luitprando[3] ed altri comunemente la riputano figliuola di Berta e di Rodolfo Re della Borgogna; ma Lione Ostiense[4] dice esser discesa da' Proceri della Toscana, ed il nostro Anonimo Salernitano[5] la fa sorella di Gisulfo Principe di Salerno: checchè ne sia, Ottone, a cui non erano ignote le sue virtù ed avvenenza, tosto venne in suo soccorso, calò in Italia con potente esercito, la liberò dall'oppressione di Berengario, ed invaghitosi della di lei grazia e venustà, la sposò in moglie, e seco in Alemagna la condusse, lasciando Corrado Duca di Lorena a perseguitar Berengario e suo figliuolo, i quali furon costretti ad andare a ritrovar Ottone in Alemagna e sottomettersi alla sua volontà[6]. Ottone avendo ricevuto da essi il giuramento e l'omaggio, gli restituì ne' loro Stati, eccettuato il Veronese e 'l Friuli, che furono da esso dati a suo fratello Errico Duca di Baviera. Ma Berengario ed Adelberto appena restituiti ne' loro Stati, cominciarono a cospirare contro Ottone, e malmenare i suoi sudditi: affliggevano l'Italia con inudite oppressioni, e maltrattavano il Papa, e tutti gli altri Vescovi e Signori d'Italia. Portarono perciò eglino le loro querele e' lamenti ad Ottone, e lo pregarono della sua protezione, invitandolo a calar di nuovo in Italia per discacciarne questi tiranni. Il Papa ed i Romani gli offerirono il Regno e la Corona imperiale: Valperto Arcivescovo di Milano gli offerì parimente di volerlo incoronare ed ungerlo Re d'Italia; e gli spedirono perciò una magnifica legazione.

Ottone assicurato del concorde animo di tutti gli Italiani, non volle trascurare occasione così opportuna: ed avendo tenuta una Dieta in Vormes, fece coronare in Aquisgrana Re di Germania Ottone II suo figliuolo, che non avea più di sette anni; ed egli, stabilite le cose d'Alemagna, avendo raunato un numeroso esercito, tosto traversando la Baviera, per la via di Trento, insieme con Adelaide sua moglie, in Italia portossi. Fu ricevuto dagl'Italiani con universale applauso, e quantunque Adelberto avesse proccurato d'opporsegli con considerabili forze, nulladimanco abbandonato da' suoi, abbandonò anch'egli l'impresa, e fuggendo, non ebbe altro scampo, se non di ricovrarsi nell'isola di Corsica[7]. Entrato per tanto Ottone senza contrasto in Pavia, costrinse Berengario a fuggirsene con Villa sua moglie e con tutta la sua famiglia: indi passando in Milano fu ricevuto con incredibile giubilo da tutti i Milanesi. Allora l'Arcivescovo Valperto memore della promessa fattagli, avendo convocato un Concilio di Vescovi, al cospetto di tutta la città, ed in presenza di tutti, fu Berengario con Adelberto privato del Regno, ed Ottone per Re d'Italia proclamato: indi condotto nella chiesa di S. Ambrogio con grande apparato e con solenne cerimonia, concorrendovi tutto il Popolo, lo unse, e così consecrato sopra il suo capo pose la Corona del ferro: così Ottone, che ora lo diremo Re di Germania insieme e d'Italia, avendo in quest'anno 961 con tanta prosperità acquistato un tanto Regno, con solenni giuramenti promise di voler difendere Italia con tutti i suoi sforzi contro l'invasione di qualunque tiranno. Indi tornato in Pavia si condusse nel seguente anno 962 coll'Arcivescovo Valperto in Roma e con fioritissimo esercito, per ricevere dal Papa la Corona imperiale: portò anche seco Adelaide, e fu da' Romani ricevuto con non minore applauso ed allegrezza, che fu Carlo M. in quella città introdotto. Pari fu il giubilo ed il concorso e l'ardente desiderio de' Popoli di acclamarlo Imperadore d'Occidente: siccome eguali furono le solenni cerimonie che Papa Giovanni XII volle usar con Ottone, niente dissimili da quelle che praticò Lione con Carlo M. Egli incontrato da Giovanni entrò nella chiesa del Vaticano, ove essendo pronto ed apparecchiato tutto ciò che a sì augusta cerimonia richiedevasi, fu dall'Arcivescovo Valperto presentato al Pontefice, il quale tosto lo unse, e finalmente gli pose il diadema imperiale, gridando intanto tutto il Popolo ivi accorso felicità e vittoria ad Ottone Augusto Imperador Romano[8]: da poi avendo egli solennemente giurato difender l'Italia contro i sforzi di Berengario, e di chi avesse tentato perturbarla, in Pavia fece ritorno. Carlo Sigonio narra, che Ottone fece ancora restituire al Papa alcune terre della Chiesa, che nelle precedenti rivoluzioni d'Italia gli erano state occupate; rapportando appresso, che Ottone III confermò le donazioni, che da Carlo M. e da Lodovico Pio erano state fatte alla Chiesa di Roma; onde mal fa il Chioccarelli[9], attribuendo questo privilegio di confermazione ad Ottone I non al III, come fece il Sigonio.

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Ecco la disposizione delle Chiese delle nostre province cominciata a questi tempi nel declinar del decimo secolo, e perfezionata poi nel principio della dominazione de' Normanni; la quale siccome ha tutto il rapporto alla presente, che vediamo a' tempi nostri, così in niente corrisponde alla disposizione e politia temporale delle nostre province, per cagion che quando fu fatta la nuova distribuzione delle province di questo Regno, multiplicate poi in dodici, siccome ora veggiamo, v'erano già stabilite le Metropoli, le quali secondando la politia dell'Imperio, quella forma e disposizione presero, nella quale trovarono allora gli Stati quando e dove furono stabilite; e quantunque molte città cangiassero poi fortuna, e da grandi divenissero piccole, ovvero da piccole grandi, nulladimanco i Pontefici romani non vollero mutar la disposizione delle Metropoli già stabilite, così perchè si ritenesse il pregio dell'antichità, come anche per non far novità, cagione di qualche disordine. Empierono bensì di più Vescovi il Regno; con ergere molte Chiese in Cattedrali, che prima non erano, per quelle cagioni che saranno altrove rapportate ad altro proposito, ma non mutarono la disposizione de' Metropolitani. S'aggiunge ancora, che, come diremo al suo luogo, la nuova distribuzione delle nostre province in dodici, principalmente fu fatta per distribuir meglio l'entrade regali, e da Ministri che si destinarono, chiamati Tesorieri, per l'esazione di quelle, si multiplicò il numero; tanto che fu veduto nell'istesso tempo il numero de' Governadori, ovvero Giustizieri, essere molto minore di quello de' Tesorieri, e negli ultimi tempi furon fatti pari: ed i luoghi destinati per la loro residenza furon sempre varj, spesso mutandosi, secondo il bisogno del regal Erario, ovvero l'utilità pubblica richiedeva; onde questa nuova disposizione non potè portare alterazione alcuna alla politia dello Stato ecclesiastico.

In questo stato di cose trovarono i Normanni queste nostre province, quando vennero a noi. Altra forma fu data alle medesime, quando passarono sotto la loro dominazione, e quando uniti tutti questi Stati, ch'erano in tante parti divisi, nella persona d'un solo stabilirono il Regno in una ben ampia e nobile Monarchia.

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