Decameron

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Giovanni Boccaccio. Decameron

PROEMIO

GIORNATA PRIMA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA SECONDA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA TERZA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA QUARTA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA QUINTA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA SESTA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA SETTIMA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA OTTAVA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA NONA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

GIORNATA DECIMA

INTRODUZIONE

NOVELLA PRIMA

NOVELLA SECONDA

NOVELLA TERZA

NOVELLA QUARTA

NOVELLA QUINTA

NOVELLA SESTA

NOVELLA SETTIMA

NOVELLA OTTAVA

NOVELLA NONA

NOVELLA DECIMA

CONCLUSIONE

CONCLUSIONE DELL’AUTORE

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Quantunque volte, graziosissime donne, meco pensando riguardo quanto voi naturalmente tutte siete pietose, tante conosco che la presente opera al vostro iudicio avrà grave e noioso principio, sì come è la dolorosa ricordazione della pestifera mortalità trapassata, universalmente a ciascuno che quella vide o altramenti conobbe dannosa, la quale essa porta nella sua fronte. Ma non voglio per ciò che questo di più avanti leggere vi spaventi, quasi sempre tra’ sospiri e tralle lagrime leggendo dobbiate trapassare. Questo orrido cominciamento vi fia non altramenti che a’ camminanti una montagna aspra e erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia reposto, il quale tanto più viene lor piacevole quanto maggiore è stata del salire e dello smontare la gravezza. E sì come la estremità della allegrezza il dolore occupa, così le miserie da sopravegnente letizia sono terminate. A questa brieve noia (dico brieve in quanto in poche lettere si contiene) seguita prestamente la dolcezza e il piacere il quale io v’ho davanti promesso e che forse non sarebbe da così fatto inizio, se non si dicesse, aspettato. E nel vero, se io potuto avessi onestamente per altra parte menarvi a quello che io desidero che per così aspro sentiero come fia questo, io l’avrei volentier fatto: ma per ciò che, qual fosse la cagione per che le cose che appresso si leggeranno avvenissero, non si poteva senza questa ramemorazion dimostrare, quasi da necessità constretto a scriverle mi conduco.

Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn’altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza: la quale, per operazion de’ corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, quelle d’inumerabile quantità de’ viventi avendo private, senza ristare d’un luogo in uno altro continuandosi, verso l’Occidente miserabilmente s’era ampliata.

.....

A cui Guiglielmo, udendo il suo mal conveniente parlare, rispose: «Messere, cosa che non fosse mai stata veduta non vi crederei io sapere insegnare, se ciò non fosser già starnuti o cose a quegli simiglianti; ma, se vi piace, io ve ne insegnerò bene una che voi non credo che vedeste giammai.»

Messere Ermino disse: «Deh, io ve ne priego, ditemi quale è dessa», non aspettando lui quello dover rispondere che rispose.

.....

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