Читать книгу Il Cane - Guido Pagliarino - Страница 10
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La serata d ell ’inaugurazione del nuovo Teatro Regio, contrariamente ai timori, s’era svolta tranquilla e festosa . A l termine, dopo l’esodo di tutte le autorità con le loro scorte armate, Ada e io erava mo usciti in piazza Castello per tornar cene sveltamente al giornale , relazionare oralmente a l direttore il nulla accaduto e andarcene subito dopo a letto a casa di lei .
Eravamo montati sulla sua auto con trassegnata STAMPA- PRESS , una fuori serie FIAT 500 blu Scioneri , volant e, cruscotto e pomello del cambio in legno e sedili imbottiti particolar mente comodi 9 , che all’arrivo ell’ aveva parcheggiat o in via Po non molto oltre piazza Castello , in direzione del fiume .
Svolta a U e, un cento metri dopo, curva a destra , di nuovo d avanti a l Regio con l’intenzione di compiere, subito dopo, mezzo giro a sinistra attorno al centrale castello Casaforte degli Acaja e a l suo posteriore Palazzo Madama e imboccare quindi, a destra, la via Garibaldi. Q uesta, anche se sarebbe presto divenuta pedonale, nel 1973 poteva ancor percorrer si in auto in entrambi i sensi, pur non essendo molto larga e correndovi sopra doppi binari del tram quasi rasenti a gli stretti marciapiedi. P er via Garibaldi saremmo giunti, tirando dritt o, all’incrocio co i susseguentisi corsi Palestro- Valdocco e qui, svoltando a destra nel secondo , saremmo arrivati, poch e decine di metri dopo, all’ingresso della Gazzetta.
Si dice banalmente che quando un cane mord e un essere umano no n fa notizia mentr e sarebbe pubblicabile, anche se in un mero trafiletto sorridente , il caso d’un uomo che morde sse un cane 10 . Ebbene, come vedremo fra poc hissimo , possono esserci eccezioni: anche un cane che morde un uomo può essere un’importante notizia , anzi molto importante : A vevamo appena iniziat o il giro attorno al complesso architettonico castello Casaforte degli Acaja -palazzo Madama quando, alla nostra sinistra, immobile come le imponenti statue belliche della piazza, avevamo notato un altrettanto appariscente cane seduto immobile innanzi al monumento a Emanuele Filiberto Duca D’Aosta antistante il Regio : si presentava come un temibile molosso ide da combattimento di colore negro , forse un Bandog 11 : a i massicci cani Bandog si addebita va no attacchi brutali a esseri umani e m olti Paesi al mondo, non l’Italia, ne vieta va no detenzione e allevamento. L’animale d oveva essere alto almeno 70 centimetri al garrese e il suo peso non appariva inferiore al mezzo quintale Era seduto pacificamente da solo, ma l ’espressione de l muso era attentissim a, quasi come in attesa d’un ordine d’un in visibile padrone .
Avevo pensato: U n cane smarrito? D a pochissimo però , è molto ben tenuto.
Incuriositi entrambi, Ada aveva rallentato per osservar e meglio l’ animale ; e d ecco, era bastato un solo attimo e il bestione s’era alzato, era scattato di corsa , aveva attraversato velocissimo la strada all’altezza dei portici antistanti la Prefettura e, passandoci davanti , s’era avventato contro un uomo di media altezza magro, sulla cinquantina inoltrata , che appiedato stava marciando nella nostra stessa direzi one verso via Garibaldi , forse diretto a lla propria auto . A un cinque, sei metri alle sue spalle camminava da sola una donna, anch’essa sui cinquanta o poco meno , e, ancor più indietro di qualche metro , muoveva un gruppetto di sei persone , probabilmente uscit e l’una e le altre dal teatro e dirett e alle proprie auto o al vicino parcheggio di taxi. Pure l ’uomo mirato dal cane d oveva aver presenziato all’inaugurazione del teatro, indossava lo smoking, sotto uno leggero soprabito nero tenuto aperto. Un solo altro istante e il cag n accio l’aveva azzannato a morte alla gola. Compiuto il misfatto, la bestia se n’era andat a verso via Garibaldi sbavando sangue .
A ve vo notato che il suo coll are era un’alta gorgiera bitorzoluta le cui protuberanze, verosimilmente metalliche, riflette vano le luci dei lampioni della piazza; e m ’era balzata in mente l’idea che qualcuno, come in certi film gialli vagamente fantascientifici di moda in quegli anni , gli avesse inviato un ordine via etere indirizzandolo a quel bernoccolut o , luccicante collare .
Le persone che stavano camminando dietro all’uomo e altre più lontane e ra no accors e al la salma accasciata s ul selciato , attorniandol a e togliendocene la vista .
Va da sé che n essuno aveva osato bloccar e il cane in allontanamento.
Ada m’aveva detto : “ C erca di capire se quel disgraziato sia una personalità e, insomma, di saper ne il più possibile . P rima di tornar ten e in redazione , telefona ci se hai notizie rilevanti . I o seguo il cane ”
Ero sceso svelto e l a sua 500 era ripartita dietro a l la bestia ch e intanto, giunta a fine piazza davanti alla chiesa di San Lorenzo, a veva svoltato a destra entrando nel l’ampi a cort e pedonale antistante l’ex Palazzo Reale dei Savoi a , divisa dalla piazza da una cancellata, con un passaggio al centro volutamente non largo abbastanza per consenti re il passaggio d’un’auto .
Ada, non avendo potuto entrar e motorizzata nel patio , aveva seguito la bestia cogli occhi . M ’avrebbe informato che , al fondo della corte, l’animale aveva girato a sinistr a ed era sparit o nel passo che la unisce al la piaz za San Giovanni antistante l’omonimo duomo .
U na notizia adesso c’era.
Avevo visto che l ’ auto dell a collega aveva ripreso la marcia verso via Garibaldi. Chiaramente Ada intendeva buttar giù subito qualche rigo per la finestrina di prima pagina, in attesa del mio arrivo con sperabili novità .
D opo aver mostrato il mio tesserino stampa, avevo chiesto al novero che attorniava la povera vittima se qualcuno dei presenti l’ avesse conosciut a : nessuno; o nessuno che volesse esporsi.
E ra intervenuta una squadra di Pubblica Sicurezza 12 , forza pubblica che non aveva ancor abbandonato la piazza sebbene le autorità se ne fossero andate e l’ area stesse ormai del tutto sfollandosi . M ostrato il mio tesserino- stampa anche al comandante degli agenti , un maresciallo , gli avevo chiesto se la vittima fosse stata persona nota, ma ne avevo ricevuto un secco, quasi infastidito, “Non sappiamo.” U n’ambulanza era sopraggiunta , forse chiamata poco prima da que gli stessi poliziotti , forse da civili che avevano assistito alla tragedia . A veva medico a bor d o e il sanitario non aveva potuto che constatare la morte d i quel poveruomo .
N ull a avendo raccolto, m’ero mosso per raggiungere la più vicina fermata dei tram che s correvano allora lungo via Garibaldi e rient r a re così al giornale; ma avevo percorso una trentina di passi quando una voce profonda , lanciatami da dietro , m’aveva bloccato: “S ignor Velli !”