Читать книгу Cyberbullismo - Juan Moisés De La Serna, Dr. Juan Moisés De La Serna, Paul Valent - Страница 10

Capitolo 2. Cos’e il Cyberbullismo?

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Il termine Cyberbullismo, conosciuto anche con il termine inglese cyberbullying, e un’estensione del bullismo compiuto attraverso mezzi tecnologici, via telefono o Internet, con il quale una persona (molestatore) cerca di indebolire e distruggere l’autostima dell’altra persona (molestato o bullied), inviando messaggi minacciosi, intimidatori o ricattatori utilizzando servizi email o di messaggeria istantanea (tipo chat e messenger), S.M.S o social network.

Prima che si diffondesse l’uso della tecnologia, il fenomeno del bullying o aggressione prevedeva l’incontro faccia a faccia tra il molestatore e il molestato, corredato da insulti, minacce e scherni, con la possibilita che questo sfociasse nell’aggressione fisica come modo per il prevaricatore di ottenere quello che voleva.

Alcuni esperti operano una distinzione tra il termine Cyberharassment, considerato come quello che si compie con l’uso delle nuove tecnologie, e Cyberbullismo, nel quale rientrerebbero unicamente i casi nei quali l’aggressione avviene tra minori e con l’uso di mezzi tecnologici.

Particolarmente preoccupante e il crescente numero di casi tra gli adolescenti, ad esempio in Spagna quasi un terzo dei minori di 17 anni afferma di essere stato vittima di Cyberbullismo e addirittura il 19% confessa di aver insultato qualcuno in rete. In Sudamerica, secondo dati dell’U.N.E.S.C.O, piu del 50% degli alunni di scuola elementare e stato vittima di bullismo a scuola, un pericolo il cui potere aumenta nella rete.

Una realta, segnalata da diversi studi, per uno studente su tre al di sopra dei 17 anni negli Stati Uniti; la cifra a livello mondiale va dal 17 al 48%.

Nonostante la sua gravita, soprattutto quando ad essere coinvolti sono i minori, non viene considerato tra i reati informatici piu dannosi e comuni, come lo sono il furto di identita o gli spammer…

Ricordo ancora, in occasione di uno dei miei soggiorni di ricerca all’Universita di Guadalajara (Messico) che alla bacheca degli annunci accanto all’entrata vi era sempre affisso un avviso che informava che, nel caso si fosse ricevuta una e-mail da parte di Banamex (una delle banche piu grandi ed estese del Messico) non si sarebbe dovuto rispondere.

Spiegavano infatti che nella mail richiedevano la password per la riattivazione del conto e che, per questo, era necessario introdurre i dati del conto, oltre a quelli personali.

La “trappola” consisteva nel fatto che gli utenti venivano ridirezionati, tramite un link che si apriva una volta cliccato sulla mail, in una pagina falsa ma identica a quella ufficiale.

Una volta inseriti i dati personali, quelli del conto corrente e aver cliccato su “invia”, si riceveva un messaggio in cui vi era scritto che era tutto regolare e che si poteva continuare ad usare il conto corrente.

Cio che non si sapeva era che quella mail non era mai stata inviata dalla banca e che i dati inseriti “volontariamente” erano diventati accessibili ai ladri di identita e ai criminali cibernetici.

Un reato che prima veniva commesso tramite posta, quando venivano richiesti i dati per l’abbonamento a una rivista o a un giornale e che oggi si continua a compiere per strada, dove una persona, che si spaccia per un membro di qualche istituzione di ambito solidale, richiede dati personali e del conto corrente per un presunto abbonamento, quando in realta quella istituzione non aveva mai assunto tale persona affinche raccogliesse quei dati.

Il risultato finale e lo stesso, vengono forniti “volontariamente” dati personali e bancari ma senza sapere come verranno poi utilizzati.

A differenza di altri reati informatici, in cui l’aggressore cerca di non lasciare “traccia” delle sue azioni, per esempio, sostituendo l’identita di qualcuno, o accedendo alle informazioni personali e al numero di conto corrente; nel caso del Cyberbullismo, siamo di fronte ad un confronto diretto tra la vittima e l’aggressore, nonostante il secondo mantenga l’anonimato, questo perche l’aggressore vuole che la sua vittima sappia di esserlo, di non poter fare nulla per evitarlo, come forma di intimidazione e di punizione, e una manifestazione di potere.

E raro che il Cyberbullismo provenga da piu di una persona, a differenza del bullismo in generale o in ambito scolastico e persino delle molestie sul posto di lavoro che possono essere opera di due o piu persone.

Un’altra differenza tra il Cyberbullismo e l’aggressione diretta e che, nel secondo caso, gli altri, siano essi i compagni di scuola o i colleghi di lavoro, possono costituire una fonte di appoggio, di sostegno alla situazione diventando cosi molto piu che dei semplici testimoni delle angherie. In molte situazioni infatti, questi partecipano fomentando l’aggressore o addirittura giustificandolo, cosi che questi si sente legittimato nel compiere le sue azioni non ricevendo alcun tipo di rimprovero o reazione di rifiuto da parte del gruppo.

D’altra parte, nei casi di Cyberbullismo, “l’altro” non esiste, cosi come non c’e un desiderio di notorieta o di mettersi in mostra davanti agli altri da parte del vessatore, l’altro semplicemente scompare, di modo che il comportamento aggressivo si mantiene e alimenta con la sensazione di potere che si prova al sentire di star facendo del male ad una persona.

<<Quando e come la polizia deve agire nei casi di Cyberbullismo?

Quando si e sicuri del fatto che una persona e stata o e vittima di una situazione di questo tipo, come gia detto in precedenza, e necessario presentare alla polizia le prove pertinenti affinche venga emessa una segnalazione nei confronti della persona o del profilo della persona che ha ricevuto l’intimidazione. Devono essere descritti gli atti vessatori o le intimidazioni a cui la persona e stata sottoposta, oltre a stabilire il periodo in cui tali azioni sono state eseguite.>>

Pilar Vecina, Direttrice del Dipartimento di Neuropsicologia dell’Instituto di Investigacion y Desarrollo Social de Enfermedades Poco Frecuentes.

Esistono delle differenze nella soluzione dei casi bullismo e Cyberbullismo; nel primo caso, la denuncia a un capo o, nel caso della scuola, al professore, puo essere sufficiente per interromperlo, mentre nel secondo non esiste un’autorita definita che possa frenare tale reato.

Per questo molti governi stanno implementando nuove politiche, nel tentativo di frenare questo tipo di azioni, soprattutto quelle nei confronti di minori da parte di adulti, i quali cercano di ottenere molto di piu che la semplice umiliazione della vittima, cosa che puo spingere al suicidio coloro che non sono in grado di sostenere il peso del ricatto al quale sono sottoposti.

Sono diverse le proposte sul tavolo dei vari governi, dalla creazione di un corpo di polizia specializzato, incaricato di identificare gli aggressori, al fine di interrompere il loro anonimato in rete, o leggi penali, create appositamente per trattare questo tipo di casi, nelle quali si arriva a stabilire addirittura una condanna al carcere per i cyberbullo, come modo per “scoraggiare” questo comportamento, ma anche come punizione per i recidivi.

Da quanto detto fino ad ora, e chiaro che il meccanismo per fermare il Cyberbullismo e molto piu complesso del comportamento stesso, ecco perche la denuncia dovrebbe essere fatta il prima possibile, cosi che le autorita competenti possano agire ed evitare in questo modo danni maggiori.

<<Quando e come devono agire i tribunali nei casi di Cyberbullismo?

In questo caso dipende dalla gravita e dalla portata dei fatti. Si sa che, a partite dai 14 anni, i minori sono imputabili, pertanto i provvedimenti da parte della giustizia dipenderanno anche dall’eta degli aggressori. Nel caso, per esempio, del fenomeno del gromming, adescamento di minore da parte di un adulto (che si spaccia per un minore), per stabilire un vincolo socio-emozionale e abusare di lui, le sanzioni sono diverse, poiche un adulto e responsabile delle azioni intimidatorie, molto piu gravi se le paragoniamo a un adolescente di 16 anni che ha inviato qualche tipo di foto erotica della vittima.

Cyberbullismo

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