Читать книгу Depressione - Juan Moisés De La Serna, Dr. Juan Moisés De La Serna, Paul Valent - Страница 7
CAPITOLO 2. CORDOGLIO
ОглавлениеSi definisce cordoglio la reazione alla tristezza dopo la perdita di una persona amata e la decadenza dell’animo. Questo è un passaggio “normale” nelle persone che hanno un vincolo affettivo con chi viene a mancare.
Una delle discussioni più accese tra i professionisti che si occupano di Salute Mentale quando è stata affrontata la riforma del manuale di riferimento per la diagnosi e la cura (D.S.M.V) [4] ha riguardato il modo di prendere in carico la tematica del cordoglio.
Il D.S.M.-V viene periodicamente revisionato dagli esperti, includendo nuove psicopatologie ed escludendone altre.
Nell’ultima versione, la quinta, i cambiamenti apportati sono stati pochi ma molto polemici. Uno dei più notevoli riguarda la considerazione del cordoglio, come entità propria o come parte della depressione.
Il cordoglio è una tappa, che la persona attraversa quando perde uno dei suoi cari, un tempo in alcuni Paesi si vedeva riflesso in un vestiario diverso e nell’indossare un velo nero.
Il cordoglio ha una parte importante nell’esperienza di vita personale, ma anche sociale, dove si riceve appoggio e consolazione da famigliari e amici, così come le loro condoglianze.
Quando una persona sperimenta il cordoglio, si sentirà triste, senza voglia di fare nulla, perdendo addirittura il senso di ciò che fa … qualcosa di logico e normale all’interno della società.
Il problema è che questi sono anche sintomi di depressione o, come denominato in psicopatologia, Disturbo di Depressione Maggiore.
Alcuni esperti hanno segnalato che, se vengono condivisi gli stessi sintomi, è perché si tratta del medesimo problema di salute. Altri, invece, lo differenziano perché se esiste una “causa che lo giustifica”.
Un’altra delle polemiche a questo proposito è su quanto deve durare il cordoglio. In alcune tradizioni, si stabilisce che il lutto sia per un periodo di un anno, in altre società dura appena sette giorni; ma una cosa è il cordoglio e un’altra il lutto.
Il primo fa riferimento allo stato d’animo del familiare, mentre il lutto è un dimostrazione sociale, che varia da Paese a Paese, e che può arrivare a durare anni. Il lutto di per sé non implica nessun rischio per la salute della persona, per cui il suo prolungamento non implica nessun problema, sempre che si seguano le convenzioni sociali.
Precedentemente al D.S.M.V, si stabiliva che, se il cordoglio supera i due mesi, deve essere curato clinicamente come Depressione Maggiore. Attualmente non si rispetta questo periodo minimo di due mesi, per cui può essere diagnosticato e trattato dal momento in cui compare la sintomatologia della Depressione Maggiore.
Con questo cambiamento si cerca di dare una risposta quanto prima ad un problema di salute mentale così importante e diffuso come la depressione, senza bisogno di attendere i due mesi previsti come si faceva in precedenza.
Per questo, il cordoglio è stato inteso come un “semplice transito” attraverso il quale dobbiamo passare tutti quando perdiamo una persona amata, ma va “monitorato” per verificare che i sintomi non siano tanto importanti da nascondere un vero Disturbo di Depressione Maggiore.
Bisogna tener conto che, in qualsiasi caso, per superare il cordoglio è fondamentale contare sull’appoggio sociale di familiari e amici che capiscano la situazione e si occupino della persona che sta attraversando questa fase, affinché la superi in maniera adeguata.