Читать книгу La Verticale del Ruolo - Jurij Alschitz - Страница 6

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2. Un diverso modello di attore

Essere un Artista significa, prima di tutto, sentire il divino, e realizzare poi il divino stesso attraverso il proprio “Io”. Direi che sono due condizioni fondamentali e che la seconda è interamente connessa alla capacità di sentire se stessi. Oggi, questa capacità, lungi dall’essere sviluppata, viene spesso negli attori del tutto sradicata. Ho notato che quanto più il regista riesce a delegare all’attore, tanto più quest’ultimo riesce ad avere fiducia in sé stesso; quanto più l’attore coltiva il proprio lavoro individuale, tanto più

riesce a sviluppare e rafforzare la propria individualità artistica. Al contrario, più è manipolato dal regista, più diventa debole come artista, meno interessante è lavorare con lui.

Quando mi riferisco all’auto-preparazione dell’attore, non intendo soltanto la sua auto-formazione, ma soprattutto l’ indipendenza del suo pensiero artistico. Che l’attore debba essere una persona colta e riflessiva, sembra ormai una verità scontata, e m’ imbarazza quasi ripeterla. Nonostante questa sia una realtà ancora lontana, il problema sta altrove: oltre ad essere una persona intelligente e istruita, l’attore deve diventare un artista indipendente, un maestro, un creatore. L’attore della prossima generazione, a mio avviso, dovrà essere in grado di scegliere e di creare il proprio ruolo da solo . In questo caso nessuno, tranne l’attore stesso, può rispondere del suo lavoro, della sua vita, e ancor meno della sua felicità. Eppure, essere felici è lo stimolo più importante e persino l’essenza della professione dell’attore.

L’auto-preparazione non va intesa come un semplice trasferimento delle prove dal teatro a casa propria: si tratta infatti del trasferimento del lavoro nel territorio dell’attore.

Esso richiede all’attore una diversa forma mentis, chiama in causa la sua personale visione del mondo e del personaggio. La costruzione del ruolo può essere frutto non dei suggerimenti altrui, ma della maturazione di principi ed idee personali dell’attore. Questo modello di teatro non si basa su un sistema universale, capace di soddisfare più personalità; anzi, esso mette al centro la creatività dell’artista,

che elabora un proprio sistema, proporzionato al suo talento, alla sua maestria e alla sua maturità spirituale.

L’auto-preparazione richiede all’attore la capacità di lavorare in solitudine (come l’artista nel suo atelier), senza farsi coinvolgere troppo dalle circostanze, da “amici” o “nemici”. Contemporaneamente, essa esige una grande capacità di apertura nei confronti del partner, oltre alla continua crescita spirituale, intellettuale ed artistica. In cambio, l’attore acquista un indispensabile senso di responsabilità nei confronti della vita del proprio personaggio, diventandone il suo vero autore. Grazie a tale stretta relazione, l’ iniziativa passa, sin dall’ inizio, all’attore e rimane nelle sue mani durante il processo creativo. (Se si perde questa chance, diventa poi molto difficile ridare l’ iniziativa all’attore: essa passa al testo, al carattere del personaggio, alle circostanze della parte, alle fantasie del regista e non appartiene pienamente all’attore. L’attore senza iniziativa non è che uno strumento, più o meno accordato. Ma non riuscirà mai ad innalzarsi al livello di artista). Un attore libero ed indipendente detiene i “diritti d’autore” del ruolo da lui creato. Egli discerne e penetra l’essenza del proprio ruolo, scoprendone il codice genetico. Non ha più paura, perché ormai “esiste”. Quando arriva alle prove in teatro ha già le sue proposte da Artista e non domanda al regista, con fare da lacchè: “Cosa desidera il maestro?”. Si sente pronto ad affrontare il lavoro collettivo, a mettersi in discussione, ad andare pazientemente alla ricerca di soluzioni migliori.

Vedo in questa auspicabile capacità dell’attore di lavorare individualmente una garanzia per la sopravvivenza della sua professione e per la vita spirituale del teatro tout court. Per questo motivo considero opportuno proporre ai pedagoghi, agli studenti delle scuole teatrali, agli attori ed ai registi una determinata metodologia di auto-preparazione dell’attore che ho definito come la “verticale”

del ruolo.

La Verticale del Ruolo

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