Читать книгу La Sua Omega Insolente - Kristen Strassel - Страница 6

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Uno

Dagger

Mi trovavo nel bel mezzo delle Badlands – di quello che ne restava – e osservavo le rovine davanti a me. L’accecante sole del deserto splendeva alto nel cielo, mettendo in evidenza le baracche demolite, i recinti carbonizzati, i beni devastati che gli abitanti avevano messo da parte per i giorni disperati. Con o senza il sole, non potevo evitare le persone smarrite che si aggiravano attorno a me.

Perse. Anche io sembravo perso, ai loro occhi?

Quella terra, che confinava a sud con Luxoria, ospitava gli omega, la classe più bassa di mutaforma tra il popolo dei Weren.

No. Non la più bassa. Non più.

Non da quando Re Adalai aveva preso un’omega come Regina, e aveva dichiarato finita la Divisione.

Niente più segregazione, niente più branco spaccato in due. Adesso eravamo un unico popolo. Alfa, beta e omega, tutti sullo stesso piano.

Avrei dovuto esserne felice, come tanti degli altri. Come Evander e Cassian. Nemmeno Solen si era messo a sputare nel piatto del Re, per come erano andate le cose. Oltretutto, in quei giorni c’era un’atmosfera più leggera in città, anche se gli omega si guardavano ancora intorno con occhi sbarrati.

Ma io non ero contento di ciò che stava capitando.

C’era un posto per tutto e per tutti. Il posto degli omega era nelle Badlands. Il mio era... era stato... al fianco del Re. Comandante del Confine Meridionale. Supervisore delle Badlands. Non più. Spogliato del mio titolo, ero solo un altro Alfa in lizza per un posto nel mondo. Non avevo niente e nessuno, a quel punto.

Tranne la mia missione.

Re Adalai mi aveva ordinato di ritrovare gli omega che erano stati rapiti dalle Badlands negli ultimi anni. Le denunce delle persone scomparse non erano giunte nuove alle mie orecchie, ma non le avevo mai prese sul serio. Le Badlands erano... beh, terre cattive, letteralmente. Aveva senso che alcuni mutaforma disperati tentassero di andarsene, in cerca di qualcosa di meglio. Non lo avrebbero trovato. Chiunque dotato di un po’ di buon senso sapeva che al di là del deserto c’era solo altro deserto.

Ed esseri umani. Umani che da noi volevano determinate cose. Volevano sfruttare le nostre capacità e fare esperimenti su di noi a loro vantaggio. Esseri umani che volevano la nostra tecnologia in modo da poter prosperare in ciò che rimaneva del nostro pianeta, dopo che i brillamenti solari e la Grande Tempesta di Polvere avevano mandato l’umanità nel caos.

Luxoria era un’oasi di cui tutti volevano un pezzo. Aveva senso che gli omega disperati che chiamavano casa le Badlands fossero andati alla ricerca di un altro posto come quello.

Adesso sapevo che non era così.

Gli omega venivano rapiti da anni, uno alla volta, da uomini che li trasformavano in armi viventi. Versioni contorte di loro stessi, bestie metà uomini e metà mutanti, che sbavavano acido e potevano tagliare a metà un lupo con i loro artigli.

Erano venuti per distruggere le Badlands e avevano fatto un ottimo lavoro. L’unica cosa buona della notte appena passata era che nessuno dei mutanti era tornato vivo dagli umani.

Ma il numero degli omega che mancavano all’appello era quasi a tre cifre. Il che significava che c’erano molti altri mutanti – o presto tali – nell’arsenale degli umani. Stava a me trovarli prima che andassero incontro a quel destino.

Ciò che stavo per intraprendere era in parte una punizione per il ruolo che avevo avuto nella distruzione delle Badlands, in parte una missione di salvataggio. L’Alfa che era in me si opponeva a prendersi anche solo un grammo di colpa, ma il Re e gli altri pensavano che avessi trascurato i miei doveri. Facile, da parte loro, visto che erano responsabili dei beta e degli altri Alfa. Era mio il compito di sorvegliare gli omega. I senza legge, i dimenticati. La spazzatura di cui nessuno si interessava. Difficile che qualcuno capisse la situazione in cui mi aveva messo il mio incarico.

Se me ne fosse importato troppo, la mia lealtà verso la corona sarebbe stata messa in dubbio.

Se me ne fosse importato troppo poco... beh, ecco com’era andata a finire.

L’equilibrio che avevo dovuto mantenere era stato impervio e impossibile, ma i miei veri sentimenti erano sempre stati da qualche parte a metà strada. A volte, mi relazionavo meglio con gli omega che con quelli della mia stessa classe. A volte odiavo gli Alfa tanto quanto facevano gli omega.

Odiavo me stesso.

Perché vivevo dall’altra parte dei cancelli, mentre le persone di cui dovevo occuparmi soffrivano, che se lo meritassero o no. Perché sapevo che i bambini morivano di fame mentre i Reali mangiavano a sazietà. Per non aver mai riferito queste cose al Re, che gliene importasse o meno.

Per aver guardato una femmina omega, desiderando che potesse essere mia.

Rimasi immobile quando la vidi in lontananza, sbattendo le palpebre due volte per assicurarmi che fosse davvero lei. Non era sporca come la prima volta che l’avevo vista al castello. E sebbene il suo vestito ora fosse modesto, non era logoro e strappato come prima. Portava i capelli scuri intrecciati dietro la testa, ma non erano più incrostati di fango.

Tavia era diversa ora che sua sorella era la Regina, ma le piaceva ancora fingere di essere una di quei disperati. Mi aveva fatto odiare ancora di più me stesso, e non ne era nemmeno consapevole. Se avessi avuto qualcosa da dire al riguardo, avrei taciuto.

Allontanando gli occhi da lei, mi concentrai sull’orizzonte.

Gli omega erano diventati il mio popolo senza volerlo. Ero io stesso la Divisione, metà devoto a loro e metà al mio Re. La barriera tra loro e la città. Era stato il mio segreto più oscuro e meglio custodito, e sarebbe rimasto tale fino al giorno in cui fossi morto.

Chi cazzo ero io, adesso? Qual era il mio posto in quel nuovo branco unificato per il quale Re Adalai lottava?

Nessuno dei sentimenti che gli omega suscitavano in me contava più della mia posizione. Il posto che mi spettava.

Ora dovevo riguadagnarmelo.

Sarei partito all’alba. Avrei trovato tutti gli omega spariti sotto la mia supervisione e li avrei riportati a casa. E, già che c’ero, avrei ritrovato me stesso. Non sarei mai più stato combattuto tra l’onore e il dovere.

Mai più.

La Sua Omega Insolente

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