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Capitolo Sei

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Quando le tre figure a cavallo giunsero al ranch dei Ryan, il sole al tramonto gettava un’ombra dorata sul terreno. Passando sotto un arco in ferro battuto, Molly lesse: SR Ranch.

«Che cosa significa SR?» chiese.

Matt rallentò l’andatura e si portò al suo fianco. «Sono le iniziali di mia madre, Susanna Ryan» rispose. «E il marchio del nostro bestiame. Non eri mai stata qui?»

Molly scosse la testa. «A mamma non piaceva allontanarsi troppo. Credo che la sua regola fosse dieci miglia o meno perciò, no, non ricordo di essere mai stata qui.» Fece una breve pausa, quindi aggiunse: «O al ranch dei Walker.»

«Quella proprietà è cresciuta negli ultimi anni» disse Matt. «Adesso Davis gestisce circa trentamila capi di bestiame su cinquantamila acri di terra.»

«Si fa fatica a immaginare» intervenne Claire. «Quanto è grande questo ranch?»

«Contiamo quasi cinquantamila capi. Mio padre ha esteso gli acri dell’SR fino a quasi ottantamila.»

«Come fate a gestirlo?» chiese Molly.

Matt sorrise, scrutando tutt’intorno. «Tra allevatori si discute la possibilità di segnare i propri confini con un nuovo tipo di recinzione chiamata filo spinato, ma il mio vecchio non è convinto. Impedirebbe il furto degli animali e terrebbe alla larga occupanti abusivi, ma c’è qualcosa di particolare negli spazi aperti che proprio non ti va di limitare.»

Sullo sfondo apparve una grande casa a due piani, gli esterni di legno imbiancato in luminoso contrasto con il nuovo prato primaverile che cresceva intorno alla porzione principale. Alti pioppi circondavano la veranda panoramica, nonché l’edificio dei mandriani sulla destra. Accanto a un enorme granaio c’erano poi un ampio recinto per il bestiame ed uno più modesto con una dozzina di cavalli. E più a sud altri recinti e parecchi edifici in legno.

Molly osservò il tutto, leggermente turbata da quella vista. Il ranch dei Ryan sembrava immenso e animato, con uomini a cavallo e a piedi che si davano da fare. Lei era solita stare con se stessa. Era abituata alla solitudine.

Una brama improvvisa le gonfiò il petto. Voleva delle radici, una casa vera, sentirsi al sicuro. E da qualche parte, nei recessi più bui della mente e tra i desideri celati nel cuore, voleva anche una famiglia.

Lanciò un’occhiata a Matt, la cui presenza lì di fianco era una distrazione, e comprese che non voleva più essere sola. Voleva dei figli. Ma per averli le sarebbe servito un marito, giusto?

Quel pensiero la sorprese. Se ne avesse voluto uno non avrebbe dovuto far altro che pregare Corre Coi Bisonti di lasciarla restare con i Comanche e sposare Mangiaserpenti. Vero, lei non sapeva molto di quanto accadeva tra un uomo e una donna, ma di una cosa era certa: il mondo della moglie di Mangiaserpenti sarebbe stato più piccolo di quello che lei aveva già abitato. E poi, nonostante lo stuolo di ammiratrici che i bei lineamenti del suo viso avevano richiamato nel campo, il guerriero Comanche non aveva suscitato alcuna attrazione fisica in lei.

Matt.

Da piccola aveva accarezzato il pensiero di sposarlo. Fantasie semplici e innocenti nate tanto dall’affetto che provava per lui quanto dalle canzonature di sua sorella Mary. Ma essendo allora una bambina e lui quasi un uomo, aveva accettato l’impossibilità di quel destino.

E adesso? Sebbene l’idea di sposarlo sembrasse del tutto improbabile, non poteva fare a meno di sperare che tornassero amici. Ma in tutti quegli anni lui l’aveva creduta morta e Molly non era tuttora sicura che fosse finalmente convinto della sua identità. Dubitava che le circostanze tra di loro sarebbero mai state le stesse di un tempo.

D’improvviso le lacrime le bruciarono gli occhi. Nulla sarebbe mai stato uguale. Imponendosi di non piangere, sbatté decisa le palpebre.

«Tutto bene?» s’informò Matt. Smontando dalla sella si era girato a guardarla e adesso camminava tenendo per le redini il cavallo di lei.

Molly tossì e si guardò le mani. «Sì. Solo un po’ di polvere negli occhi.»

Stava smontando a sua volta, imitata da Claire, quando un uomo tarchiato con barba e baffi grigi spuntò da dietro la casa.

«Ehilà, Matt. Ci si chiedeva dove fossi finito ieri sera.»

«Mi ha sorpreso la tempesta, Dawson. Mio padre?»

L’uomo lanciò una sbirciatina alle due giovani e sorrise. «È andato a controllare la mandria sul pianoro a nord. Tua madre è in casa.»

«Grazie. Molly e Claire, questo è Randall Dawson, il nostro caposquadra.»

«Piacere d’incontrarvi, signorine. Chiamatemi pure Dawson.»

Lieta per la distrazione, Molly sorrise.

«Matthew?» Una donna uscì dalla porta d’ingresso. «Mi sembrava di aver sentito la tua voce…» Si fermò di scatto. «Non mi ero accorta avessi portato ospiti.» Un’espressione deliziata le attraversò fugace il viso.

Non avendola vista che una manciata di volte, Molly aveva solo un vago ricordo della madre di Matthew.

Alta, snella e sorprendentemente femminile per una donna che viveva in una terra tanto selvaggia, aveva gli stessi lineamenti del figlio: naso lungo e sottile, occhi leggermente a mandorla e capelli scuri, sebbene i suoi fossero spruzzati di argento e raccolti in un nodo sulla testa.

«Te le presento subito» disse Matt, facendo segno a Molly e Claire di precederlo in casa. «Ma prima entriamo.»

«C’è qualche problema?» chiese la madre.

«No, ma forse è meglio che ti sieda.»

Lei increspò lievemente la fronte, quindi si rivolse alle due giovani. «Nonostante lo strano comportamento di Matthew, siete entrambe le benvenute qui.»

«Grazie, signora Ryan» rispose Molly.

La donna le sorrise. «Mi ricordate qualcuno...»

Entrarono in casa e Matt fece subito strada verso un’ampia zona salotto. Un divano con piedi a rocchetto in tappezzeria rosso cupo e un paio di poltrone imbottite di colore simile al precedente erano sistemati le une di fronte all’altro, mentre un largo camino in pietra dominava la parete opposta. L’arredamento era rustico e maschile, e a Molly piacque.

Si tolse il cappello, come fece anche Claire, e d’un tratto fu conscia di quanto sudicia e stanca per la cavalcata dovesse apparire. Nonostante l’aspetto altrettanto sozzo e spossato, infatti, i capelli dell’amica erano ancora luminosi, pensò meravigliata. La sua chioma bionda, raccolta in un’unica treccia, scendeva lungo la schiena e splendeva nella luce dei due lumi a olio sulla mensola del camino, contro il cielo via via più scuro e ben visibile da una larga finestra che si apriva sulla veranda.

Matthew lanciò il cappello su un tavolinetto e fece cenno a Claire di accomodarsi sul lungo divano. «Questa è Claire Waters.»

«Piacere di fare la vostra conoscenza, signora» disse la giovane, con una buona dose d’imbarazzo.

«Vi prego, chiamatemi entrambe Susanna. Come avete incontrato Matthew?»

Molly andò a sedersi accanto all’amica che intanto chiedeva silenziosamente aiuto a Matt.

«La risposta sarà un po’ difficile da accettare» rispose lui per loro.

Incrociando il suo sguardo, Molly si sentì un fascio di nervi. Dopo dieci anni erano tutti cambiati, lei più degli altri, e questo ritorno si faceva ancor più imbarazzante di quanto avesse immaginato.

«Ricordi quando gli Hart furono uccisi?» chiese Matt a sua madre.

«Certo che lo ricordo.» Un’espressione addolorata attraversò il viso di Susanna Ryan.

«E quando Cale trovò il corpo di Molly?»

«Sì. Ma perché ne parli proprio adesso?»

«Sembra che in tutti questi anni ci siamo sbagliati. Non era il suo quello che trovò.»

Confusa, Susanna guardò il figlio. «Non capisco.»

«È ancora viva.» Matt esitò. «Questa è Molly.»

Gli occhi della donna, sbarrati per lo stupore, cercarono veloci quelli della giovane. «Buon Dio» sussurrò.

Indecisa su come reagire, Molly non si mosse. Doveva offrire prove? Forse, per convincerla della propria identità, avrebbe potuto raccontarle qualcosa di dieci anni prima. Ma non le tornava in mente nulla.

«Certo» disse infine Susanna. «Somigli così tanto a tua madre.» Con gli occhi colmi di lacrime, si alzò e attraversò la stanza. «Molly, mia cara bambina.»

Istintivamente, la giovane scattò in piedi e si lasciò avvolgere dall’abbraccio di Susanna.

«Non riesco a crederci» continuò quella, traboccante di emozione. «È un miracolo. Dopo l’accaduto eravamo tutti così sconvolti, e soprattutto per aver perso proprio te

Fece un passo indietro e le toccò piano il viso.

Non sapendo ancora una volta come reagire, Molly rispose con un timido sorriso.

«Com’è accaduto?» volle sapere Susanna.

La giovane lanciò uno sguardo a Matt, ma gli occhi chiusi erano imperscrutabili. «Decidi tu quanto ti va di raccontare» le disse piano.

Molly inspirò a fondo. «Gli uomini che ci attaccarono quella sera mi rapirono e furono poi assaliti da una banda di Comanche che mi portò via con sé. Con noi c’era un’altra bambina, più o meno della mia età. Fu lei quella uccisa, ma per qualche ragione tutti voi pensaste che fossi io.»

«Oh Molly» rispose Susanna, mortificata «sei rimasta con i Comanche tutto questo tempo?»

«Per un periodo, poi fui venduta a un trafficante che a sua volta mi vendette a un minatore. Rimasi con lui per due anni. Sono riuscita a tornare solo di recente. Fino a due settimane fa non sapevo che i miei erano stati uccisi.»

«Mi dispiace così tanto» sussurrò Susanna. «Non posso crederci. Come ha fatto Matthew a trovarti?»

«È successo ieri, al ranch degli Hart» rispose lui.

Susanna fissò il figlio. «È meraviglioso» disse, quindi tornò a guardare Molly. «Non riesco neanche a immaginare quello che devi aver passato. Sarai esausta. Vi aiuto a sistemarvi» concluse, rivolgendosi anche a Claire.

«Vi siamo molto grate per la vostra ospitalità» disse Molly.

«Vado a cercare papà» s’intromise Matt. «Logan è in giro?»

«No. È andato a controllare il confine a sud. Non so bene quando tornerà, forse non stasera.»

Matt prese il cappello e si diresse verso la porta. «Non aspettare per la cena. Di sicuro Molly e Claire non mangiano qualcosa di decente da chissà quanto.»

Gli occhi di Molly incrociarono i suoi per un istante, poi lui uscì e lei provò l’irrazionale desiderio che restasse.

Stanca e affamata com’era, si concentrò sulla piacevole idea di dormire in un vero letto, il che non le capitava da molto tempo. Dieci anni, per l’esattezza.


Nell’udire il lieve colpo alla porta, Molly andò ad aprire.

«Ti ho portato una camicia da notte e un cambio d’abiti» disse Susanna, porgendole gli indumenti.

«Grazie» rispose la giovane con un passo indietro. «Anche per l’offerta di trascorrere qui la notte.»

Susanna entrò e prese a piegare il copriletto. «Puoi restare quanto vuoi. E anche Claire. Tra qualche giorno i lavori nelle camere da letto al piano di sopra saranno completati e potrete trasferirvi entrambe lassù.» Sprimacciò i cuscini. «Come vi siete conosciute?»

«Poco fuori Albuquerque, qualche mese fa.» Non sapendo se Claire avrebbe voluto che rivelasse ad altri le circostanze di quell’incontro, non aggiunse altro.

«Povera ragazza, dev’esserle accaduto qualcosa di terribile» disse Susanna, finendo di preparare il letto. «E posso solo immaginare cosa.» Si spostò dall’altra parte della stanza e tirò le tende marrone chiaro dell’unica finestra presente.

Molly intanto guardava la tinozza, con il vapore che saliva dall’acqua, e non vedeva l’ora d’immergersi in quel lusso. Lanciò un’altra occhiata alla stanza così maschile. Era quella di Matt. Susanna aveva insistito che lei rimanesse lì perché a suo figlio non sarebbe dispiaciuto dormire altrove, mentre Claire avrebbe occupato la camera accanto, quella di Logan.

«Adesso vado» disse la donna «così potrai lavarti e riposarti. Claire dorme già.»

«Mi chiedevo se sapeste qualcosa delle mie sorelle.»

Sebbene avessero consumato una cena veloce in compagnia di Susanna, le due giovani non avevano conversato granché. Troppo presa dal cibo – un semplice stufato con del pane caldo – Molly non era riuscita a concentrarsi sulle parole. Quand’era stata l’ultima volta che aveva consumato un piatto tanto gustoso? Il solo profumo era uno dei migliori che avesse inalato dalla volta in cui sua madre aveva preparato i biscotti alla cannella. E Claire? Beh, era bastata un’occhiata a tradire una fame pari alla sua.

Molly si era rimpinzata, e per questo provava imbarazzo, ma Susanna non aveva fatto commenti. Invece, aveva offerto a entrambe una seconda porzione e diverse fette di pane, quindi aveva insistito affinché facessero un bagno e andassero a letto.

«Oh, ma certo che sì. Mi dispiace di non averne parlato prima.» Susanna le strinse le mani e l’attirò a sedere sul bordo del letto.

«Matt dice che andarono a vivere a San Francisco con zia Catherine.»

«Sì. E Catherine ha avuto la bontà di restare in contatto. La verità è che le avrei tenute con me. Ero così affezionata a voi ragazze. Ma vostra zia insistette perché lasciassero il Texas. Non pensava fosse un buon posto in cui crescere.» Susanna fece una pausa. «Ed era giusto, naturalmente. Lei avrebbe potuto offrirgli molto di più. Mary dovrebbe avere ventiquattro anni, adesso. Avrei voluto assistere alle sue nozze, quattro o cinque anni fa – Jonathan era pronto ad accompagnarmi – ma accadde tutto così in fretta che non ci fu tempo. Suo marito gestisce un ranch vicino Tucson, nel territorio dell’Arizona. Sai, tua sorella partorì poco dopo il matrimonio. Catherine non ne fece mai parola, ma sospetto che la ragione delle nozze affrettate sia stata proprio quella.»

Molly non riuscì a nascondere lo stupore. «Mary?»

«Già, proprio lei.» Susanna rise. «Ti confesso che rimasi sorpresa anch’io. Era sempre così attenta a seguire le regole e salvare le apparenze.»

«Maschio o femmina?»

«Un figlio. E anche una figlia, di circa tre anni. Ho ricevuto una sua lettera qualche mese fa. È di nuovo in attesa e dice di stare bene. Suo marito si chiama Tom Simms e sembra siano alquanto felici insieme. So che sarà sorpresa quanto noi di saperti ancora viva, Molly, ma so anche che vorrà rivederti al più presto.»

Lei annuì, scaldata dalla notizia di un nipote, una nipote e un’altra creatura in arrivo. «Dovrò trovare la maniera di andare da lei.»

«Possiamo scriverle domani» disse Susanna. «In quanto a Emma, vive ancora con tua zia. Dovrebbe avere diciotto anni, credo. A giudicare dalle lettere di Catherine, le ha dato non pochi pensieri. C’è stato un periodo in cui era molto preoccupata per lei: si era fatta così introversa. Ma di recente mi ha scritto che va molto meglio. Si direbbe che, ultimamente, Emma sia carica di determinazione, proprio come il ricordo che ho di te.»

Gli occhi di Susanna brillarono e Molly sorrise.

«Tua zia dice che è molto graziosa ma non particolarmente interessata ai giovani che le ronzano intorno. A quanto pare avrebbe sviluppato un atteggiamento un po’ gitano e non credo Catherine sia disposta a tollerarlo. Le ho suggerito di lasciarla venire qui da noi. E, naturalmente, adesso che ci sei anche tu, non dubito che Emma vorrà tornare. Domani scriveremo anche a loro.»

«Vi sono davvero molto grata.»

«Non devi ringraziarmi. È un tale miracolo tu sia ancora viva… non riesco ancora a crederci.» Susanna la strinse in un abbraccio. «Adesso fa’ un buon bagno e poi cerca di dormire. Ne parleremo ancora domani.»

La donna uscì e Molly sentì la stanchezza pervaderle le ossa. Si spogliò in fretta e s’immerse nella tinozza, quindi, una volta finito, indossò la lunga camicia da notte che Susanna le aveva portato.

Qualche minuto dopo, però, decise che era troppo scomoda e prese a rovistare nel cassettone di Matt in cerca di qualcos’altro da indossare. Trovò una camicia bianca, la infilò senza indugio e l’abbottonò. Come il letto, aveva il suo profumo: una potente combinazione di muschio, cuoio e sapone. Chiuse gli occhi e si addormentò con la sensazione di essere al suo fianco.

Un pensiero confortante e al tempo stesso inquietante.

Lo Scricciolo

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