Читать книгу Dopo La Caduta - L.G. Castillo, L. G. Castillo - Страница 6

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Il mantello di Rachel fluttuava mentre si affrettava lungo il tunnel nell’oscurità. Lui era lì. Se lo sentiva.

Tremando, strinse il pesante tessuto più vicino al corpo. Dalla bocca le uscivano nuvolette bianche mentre ansimava, cercando di riprendere fiato. Ad ogni passo era come se i suoi poteri di angelo venissero prosciugati. Si fermò e si appoggiò al muro umido della caverna, senza la forza di fare un altro passo. Ce la poteva fare? Anche se fosse riuscita a raggiungerlo, avrebbe avuto ancora poteri sufficienti per salvarlo?

Gabrielle l’aveva avvisata che sarebbe stato così, ma Rachel non le aveva dato retta, specialmente quando era entrata per la prima volta all’Inferno. Era uguale a casa! Prati rigogliosi e fiori fragranti coprivano il panorama fino all’orizzonte. Montagne con i picchi ricoperti di neve facevano da sfondo ad un cielo limpido e azzurro—persino il ruscello si trovava nello stesso identico posto del Paradiso. Se non fosse stato per la sensazione di ansia che le prendeva lo stomaco e i peli che le si drizzavano dietro al collo avrebbe giurato di essere a casa.

Considerato che Lucifero teneva i propri prigionieri al Lago di Fuoco, aveva presupposto che l’Inferno fosse una vasta landa deserta caratterizzata da un calore soffocante. Finché non aveva trovato la caverna nascosta dietro a una cascata non aveva pienamente capito cosa intendesse Gabrielle quando le aveva detto di non abbassare mai la guardia. La caverna era gelida. L’aria ghiacciata sembrava entrarle nei pori e nelle ossa, facendole battere i denti in maniera incontrollabile.

Avrebbe voluto che Gabrielle le avesse fornito maggiori informazioni su cosa aspettarsi. Si sarebbe messa abiti più pesanti. Gabrielle c’era stata una volta sola, ed era rimasta all’esterno della caverna. Secondo lei, una volta era stata più che sufficiente. Le ci erano voluti giorni interi per riprendersi dall’esperienza.

Solo Raphael sapeva esattamente come fosse l’Inferno. Aveva chiesto a Gabrielle di aspettarlo mentre lui si addentrava coraggiosamente nelle profondità della caverna per raggiungere il lago. Era l’unica persona che Rachel conoscesse ad essere sceso e poi tornato—vivo.

Se solo avesse potuto chiedere a Raphael cosa aspettarsi e come prepararsi. Sospirò. Se l’avesse fatto, non avrebbe poi avuto modo di sgattaiolare via senza farsi notare. Sarebbe stato fatto rapporto a Michael e molto probabilmente sarebbe stata messa sotto sorveglianza fino a quando non sarebbe stato troppo tardi.

Le sfuggì un singhiozzo al pensiero che lui potesse morire. Si mise una mano sulla bocca, terrorizzata nel sentire che il suono creava un’eco nella caverna, rimbalzando sui muri. Cominciò a tremare mentre lottava con il pensiero di perderlo. Doveva riprendere il controllo. Se fosse stata catturata, sarebbe stata la fine per entrambi.

Fece un respiro profondo per farsi forza e si staccò dal muro. Ce la posso fare. Non lo perderò.

Trascinando i piedi sul pavimento della caverna continuò ad arrancare nell’oscurità. Girato un angolo, si trovò davanti a due tunnel.

Da che parte devo andare? Gli occhi le si riempirono di lacrime e si morse il labbro, frustrata. Era stanca, così stanca. Se avesse scelto il tunnel sbagliato, non sapeva se poi sarebbe stata in grado di percorrere anche il secondo. Il tempo stava per scadere. Doveva fare una scelta, adesso!

Stava per avventurarsi lungo il sentiero alla sua sinistra quando sentì un gemito provenire da destra.

È lui!

Cominciò a correre in quella direzione con rinnovata energia e in pochi minuti si ritrovò in una grande caverna. Sentì un forte calore sul corpo, che la fece ritrarre per il dolore dovuto all’improvviso sbalzo di temperatura. Si fermò di botto, cercando di bilanciarsi con le braccia per non cadere nella lava liquida che era apparsa davanti ai suoi occhi e che rischiava di ustionarle la punta dei piedi.

Il lago!

Un calore indicibile le offuscò la vista e si strofinò gli occhi. Tutto ciò che riusciva a vedere era un mare di calore rosso infuocato. Lui dov’è?

Cercando di vedere attraverso la foschia, scorse una figura indistinta, immobile. Sbatté nuovamente gli occhi e riuscì a mettere a fuoco l’immagine.

No! Non può essere lui.

Dall’altra parte del lago, incatenato al muro, nudo, si trovava l’unica persona al mondo di cui lei non poteva fare a meno. L’unica persona per cui avrebbe sfidato gli ordini dei più importanti Arcangeli se questo avesse significato poterlo salvare.

Uriel.

Le cominciarono a scendere grosse lacrime sulle guance infuocate mentre osservava il suo corpo, una volta splendido, bruciato dalla lava che gli schizzava addosso. Le sue belle ali candide erano adesso di un colore nero grottesco. Ad ogni movimento che faceva, le piume si riducevano in cenere e fluttuavano a terra senza più vita.

“Uriel” disse con voce rauca.

Lui sollevò la testa e la guardò con occhi pieni di sofferenza, di un blu stupefacente rispetto allo sfondo del suo viso annerito. “No” gemette. “Vattene. Vattene subito. Lui sta per—”

La caverna rimbombò, e la lava fece un guizzo nell’aria. Uno spruzzo del liquido ustionante lo colpì al petto. Inarcò la schiena e lanciò un grido.

“Sto arrivando, Uriel!” Rachel si tolse il mantello e aprì le ali.

“È troppo tardi per me” le disse con voce stridula. “Non farlo.”

“No, non è vero. Non mi interessa ciò che dicono gli altri. Ti sei redento. Meriti un’altra chance.”

Lui la guardò dritto negli occhi. “Perdonami. Non sono degno di te.”

“Non c’è niente da perdonare. Io ti amo.”

Rachel si guardò intorno, alla ricerca disperata di un modo per arrivare a lui. Deglutì con sforzo mentre spalancava le ali e, con tutta la forza che aveva, si sollevò in aria. Riuscì ad alzarsi solo di qualche centimetro dal terreno. Era come se una barriera invisibile la trattenesse a terra. Freneticamente, cercò intorno a sé un altro modo per raggiungerlo e vide uno stretto sentiero di pietra lambito dalla lava. Non esisteva altro cammino.

Facendo appello a tutte le proprie forze si spinse verso l’alto, cercando di rimanere a distanza dal liquido ardente. La caverna rimbombò di nuovo, e un’onda di lava sbatté contro le pareti, mandando gocce infuocate nell’aria e sulle sue ali.

Lanciò un urlo di dolore e cominciò a cadere.

“No, Rachel. Torna indietro” gemette Uriel.

Prima che Rachel potesse rispondergli che non l’avrebbe lasciato per nessun motivo, sentì un soffio d’aria sul collo. Un braccio le circondò con forza la vita e la trascinò lontano dal lago, lontano da Uriel.

“Prendila . . . Gabrielle” ansimò Uriel. “Tienila . . . al sicuro.”

“Hai la mia parola” rispose Gabrielle stringendo Rachel con forza ancora maggiore.

“No!” gridò Rachel, lottando contro la stretta d’acciaio di Gabrielle. “Lasciami andare. Lasciami andare!”

Rachel allargò le braccia, come se questo potesse aiutarla ad avvicinarsi a lui. “Uriel! Uriel!”

Mentre Gabrielle usciva in volo dalla caverna, un forte tuono scosse le pareti, e il suono delle urla di Uriel la lacerarono, unendosi alle sue.

Poi, il silenzio.

Se n’era andato.

Si lasciò cadere senza forza fra le braccia di Gabrielle mentre volavano a ritroso lungo il tunnel glaciale. Il gelo si diffuse al suo viso, alle mani, e poi si intrufolò fino al cuore e fino al profondo della sua anima finché non rimase altro che un oscuro torpore. Non aveva importanza. Niente aveva più importanza oramai.

Quando uscirono dalla cascata nella luce del sole, Rachel guardò quasi senza vederle le nuvole che si muovevano pigramente nel cielo. E sebbene il sole le splendesse sul viso, non riusciva a sentirne il calore. Il vuoto e il gelo nel suo cuore non se ne sarebbero mai più andati, perché Uriel era morto.


“Aspetta un attimo! Uri è morto? Ma proprio morto morto? Nel senso che non esiste più, morto?” Naomi guardò Rachel con gli occhi sgranati e poi si rivolse a Uri. Mentre lui sorrideva sul suo mento si evidenziò la sua tipica fossetta. “Ma tu sei . . . sei qui.”

Rachel guardò in lontananza con un’espressione triste come se si fosse ancora trovata nella caverna.

“Rachel? Stai bene?” Naomi le scosse le spalle, la fronte aggrottata per la preoccupazione. Non era abituata a vedere l’amica così triste. Fra tutti gli angeli che aveva conosciuto nel suo breve tempo in Paradiso, Rachel era la più allegra, sempre indaffarata a diffondere pettegolezzi sugli altri angeli. Naomi avrebbe voluto non averle domandato come avesse incontrato Uri. Non aveva idea del loro passato tragico o che Rachel e Uri fossero mai stati separati. Uri, che aveva abbreviato il nome da Uriel, era sempre al fianco di Rachel.

Quando Naomi l’aveva incontrato per la prima volta, era stata colta di sorpresa dal modo in cui le sorrideva scherzosamente e la prendeva in giro. Ed era uno a cui piacevano gli abbracci, come Rachel. Naomi aveva pensato che Lash sarebbe stato geloso del modo in cui Uri flirtava con lei. Ma poi si era accorta che si comportava in quella maniera con tutti, anche con Gabrielle.

In Paradiso non c’era carenza di angeli belli da togliere il fiato. Sebbene l’aspetto scuro e tenebroso di Lash rispondesse di più ai suoi canoni di bellezza, doveva ammettere che Uri era attraente. Portava i capelli biondo scuro tagliati corti con dei ciuffi che gli ondeggiavano sulla fronte, evidenziando i suoi scherzosi occhi blu. Ciò che più colpiva erano le sue labbra carnose, che sembravano sempre pronte per dare un bacio. La maggior parte degli angeli femmina si scioglievano ogni volta che Uri baciava loro la mano per salutarle o quando lanciava loro un sorriso. E se Uri voleva proprio farle impazzire, accentuava il suo accento russo.

Malgrado tutta l’attenzione che attirava, era chiaro che il suo cuore apparteneva a Rachel. Ogni volta che lei entrava in una stanza il suo viso si accendeva e diventava ancora più meravigliosamente bello. Era come se tutta l’energia che irradiava fosse dovuta a lei.

Rachel sbatté gli occhi un paio di volte e scosse la testa, come se volesse ritornare al presente. “Certo, scusa. Mi sono persa nei ricordi per un attimo. Cosa stavi dicendo?”

“Ah, amore mio, lasciami spiegare a Naomi i dettagli della mia miracolosa risurrezione” disse Uri a Rachel.

Si allungò sul tavolo e prese la mano di Naomi fra le sue. Fece una pausa e guardò verso Lash. “Posso?”

Lash annuì e si sedette più comodamente. “Finché tieni sotto controllo un po’ del tuo fascino.”

Naomi levò gli occhi al cielo. “Mi sta solo tenendo la mano. Ma perché mi stai tenendo la mano, Uri?”

“Dimmi, bellissima Naomi. Cosa senti?” le chiese Uri facendo l’occhiolino a Rachel.

Naomi sbatté gli occhi, confusa. “Uh, beh, sento la tua mano.”

“Sì, senti la mano di Uri” disse, stressando la pronuncia della “r”. “Ma chi è Uri?”

“Cosa?” Naomi guardò verso Lash, non sapendo cosa pensare. Lui scrollò le spalle.

“Questo è Uri, in carne e ossa?” Passò la mano di Naomi sul suo braccio muscoloso. “O Uri è questo?” disse mettendole la mano sul suo petto scolpito.

Lash si alzò di scatto sulla sedia. “Hey, attento adesso.”

“Shh.” Naomi lo silenziò con la mano. “Credo di stare capendo qualcosa.”

“A me pare che tu stia palpeggiando Uri” borbottò Lash.

Rachel fece una risatina e raccolse le carte dal centro del tavolo. “Naomi ha ragione. Sei carino quando sei geloso.”

“Non sono . . . aw, dammi le carte.” Le strappò il mazzo di mano.

Naomi poteva sentire Lash che metteva il muso mentre mischiava le carte. Voleva tranquillizzarlo, ma era vicina a capire ciò che Uri cercava di spiegarle. Era a un passo dal capirlo.

“Stai dicendo che è cambiato solo il tuo corpo?”

Uri le sorrise. “Molto bene. Questo”—indicò il proprio petto con la mano di Naomi—“è un Uri nuovo e migliorato. Ti piace?” Le fece l’occhiolino.

“Sì.”

Lui fece un largo sorriso, e Rachel rise sotto i baffi.

Naomi si sentì arrossire mentre toglieva la mano dal suo petto. “Voglio dire . . . sei un . . . buon amico” balbettò.

Fece un respiro e cercò di riportare la conversazione sull’argomento principale. “Quindi, stai dicendo che il tuo vero io, la tua anima, non è mai morto. Era ancora vivo.”

“È in gamba, vero?” disse Uri a Lash.

Lui fece un grugnito.

“Lo prendo per un ‘sì’.” Naomi riportò l’attenzione sul gioco che stavano facendo. Tolse i fagioli dalla scheda della tombola e ne cercò un’altra. Quella che stava usando doveva essere iellata. Non aveva vinto neanche una volta in tutta la serata.

Aveva insegnato la tombola messicana a Uri e a Rachel poche settimane prima, sperando di potersi divertire un po’ nelle pause fra un allenamento e l’altro. Rachel la adorava—probabilmente perché vinceva quasi sempre—e per questo lei e Uri venivano a giocare tutte le sere.

“Imparo qualcosa di nuovo ogni giorno. Non sapevo che gli angeli potessero morire, o perlomeno i loro corpi. Deve essere stato un sollievo sapere che Uri sarebbe tornato” disse Naomi.

Nella stanza si fece silenzio.

“Non tutti tornano indietro” disse Rachel a bassa voce. Il suo sorriso onnipresente era scomparso.

“Oh, ma io l’ho fatto.” Uri si alzò dal tavolo, sollevò Rachel dalla sedia, e se la mise in grembo. “Ci sono voluti molti anni, ma sono tornato da te, mia amata.”

“Tremila trecento ottantasei anni, cinque mesi, due giorni, quarantotto minuti e ventitré secondi” disse Rachel sottovoce.

Naomi sussultò. Era mancato così a lungo? Sentì il petto stringersi guardando Uri che asciugava teneramente una lacrima dalla guancia di Rachel. Se gli angeli potevano morire, allora questo poteva succedere anche a Lash, e non c’era la certezza che sarebbe risorto. Per tutto questo tempo aveva pensato che niente avrebbe potuto separarli. Aveva pensato che avrebbe avuto l’eternità da trascorrere insieme a lui.

“Quando sei morto?” chiese.

“Nel 1400 a.C. E non sono tornato fino al. . . hmm, fammi vedere, il 1967 o giù di lì, quando sono rinato in un corpo umano. In un modo non molto diverso da come tu sei nata nel tuo.”

“Solo che lui era a Chernobyl invece che in Texas.” Rachel diede una pacca sul petto a Uri. “L’ho finalmente incontrato quando ha compiuto 19 anni.”

“Chernobyl negli anni ‘80” sospirò Lash. “Me ne ricordo.”

“Anch’io” disse Rachel. “Non ero mai stata tanto felice e frustrata allo stesso tempo in tutta la mia vita. Credimi, Lash, capisco perfettamente quello che hai passato quando sei stato assegnato a Naomi.”

“Uri è tornato nei panni di un umano?” Naomi si girò verso di lui. “Non sapevi di essere stato un angelo, prima?”

“No. Rachel ha dovuto faticare per convincermi. A differenza di te, io non ero proprio il più, come dire, corretto degli umani.” Uri le fece l’occhiolino. “Naturalmente, Rachel ha cambiato tutto questo per me, e finalmente ci siamo ritrovati di nuovo insieme.”

“Ma tremila anni. Io non potrei mai . . .” Guardò verso Lash e prese un respiro profondo per calmarsi. “Non riesco neanche a immaginarlo.”

“Hey” Lash si sporse verso di lei e le diede un bacio sulla guancia. “Va tutto bene. Io sono qui” le disse come se potesse leggerle nel pensiero e sentire le sue paure riguardo ad una vita senza di lui. Come aveva fatto Rachel? Tutti quegli anni senza Uri, vedendolo morire così come era successo, non sapendo se sarebbe mai tornato.

“Perché non me l’hai mai detto?”

“Non si è mai presentata l’occasione.” Le tolse la tessera della tombola dalle mani e le prese nelle sue. “Non hai niente di cui preoccuparti. La situazione di Uri è assolutamente inusuale. Senza offesa, Uri.”

“Nessuna offesa, amico mio” disse Uri. “Naomi, Lash non è l’angelo più ribelle qui dentro, anche se lui vorrebbe farlo credere.” Sorrise, mostrando le fossette. “Ci sono cose peggiori che uno può combinare oltre a fare un po’ di scenate e incasinare gli incarichi.”

Lash fece una smorfia. “Non le chiamerei scenate.”

“Cosa hai fatto?” Naomi non riusciva ad immaginare che Uri avesse combinato qualcosa di tanto grave da essere punito con l’Inferno. Non sembrava il tipo. “Non sapevo che gli angeli potessero ricevere questa punizione.”

“Non sono stati gli arcangeli a punirlo.” Rachel guardò la tessera di Uri, fece una smorfia, e ne prese un’altra dal centro del tavolo. “Non l’avrebbero mai fatto.”

“Oh, io mi posso benissimo immaginare Gabrielle che ordina una cosa del genere” disse Lash.

“Lash” lo avvisò Naomi. Gabrielle era ancora un punto dolente per lui. Rachel le aveva raccontato come Gabrielle e Lash non andassero d’accordo. Quindi, quando Gabrielle era stata designata per essere il suo supervisore, aveva pensato che sarebbe stato difficile lavorare con lei. Al contrario, lei mostrava molta pazienza con Naomi e le dava anche del tempo extra per completare alcuni addestramenti. Naomi aveva notato che Gabrielle era molto professionale e non interagiva mai con gli angeli a livello personale. Poteva capirlo. Doveva essere difficile per lei essere la seconda in comando dopo Michael. Naomi non lo aveva ancora incontrato, ma tutti parlavano di lui con riverenza, anche Lash. Gli unici momenti in cui Gabrielle sembrava abbassare la guardia era quando si trovava con Raphael. Se Naomi non avesse saputo come stavano effettivamente le cose, avrebbe pensato che Gabrielle fosse innamorata di lui.

“Cosa?” Lash la guardò innocentemente. “È vero. Se si trattasse di me, lo farebbe in un batter d’occhio.”

“Gabrielle a volte può essere un po’ . . . rigida, ma le sue intenzioni sono buone.” I grandi occhi castani di Rachel brillavano di lacrime mentre guardava in lontananza; sembrava stesse ricordando qualcosa. “Ha rischiato la sua vita per venirmi a cercare, e non era tenuta a dirmi come arrivare al Lago di Fuoco.”

“Uh, huh.” Lash la guardò con scetticismo per un attimo e poi rivolse nuovamente l’attenzione a Uri. “E quindi? Cosa hai combinato?”

“Non lo sai?” gli chiese Naomi, sorpresa. Immaginava che, visto che Lash e Rachel erano buoni amici, ne avessero già parlato.

“Lash sa che sono stato ucciso e poi riportato indietro. Però non ho detto a nessuno il perché” disse Uri, scombussolato. Guardò nervosamente verso Rachel prima di continuare. “Vedete, ero una persona molto diversa allora. Nel 1400 a.C. sono andato nella Città di Ai con Raphael e Luci—”

“Oh, non vogliono sentire tutte queste cose noiose.” Rachel saltò giù dalle sue gambe. Fece passare fra le mani le varie tessere della tombola soffermandosi attentamente su ognuna di esse, evitando il contatto visivo mentre parlava. “Uri è stato fatto prigioniero da Lucifero e Saleos. E a causa di, uh, circostanze speciali, gli arcangeli hanno deciso di, uh, lasciarlo”—sprofondò nella sedia e deglutì—“morire.”

“Questo è crudele.” Naomi non poteva immaginare cosa potesse aver combinato di così grave da far sì che sia lui che Rachel soffrissero in quel modo. Osservò Rachel attentamente, e lei mostrò di essere a disagio per questo scrutinio. Le stava nascondendo qualcosa. A parte Lash, Rachel era diventata una delle sue migliori amiche, come una sorella, con cui condivideva tutto—fino ad allora.

“La Città di Ai” disse Lash. “Mi suona familiare. Dove l’ho già sentita?”

Naomi fu sorpresa dall’improvvisa risatina isterica di Rachel. “Guarda questa carta, Naomi. La Muerte” lesse, e poi le passò la carta che raffigurava uno scheletro con una scimitarra in mano. “Non assomiglia per niente a Jeremy. Mancano i suoi nuovi stivali di coccodrillo. Non è vero, Uri?”

Uri corrugò la fronte poi, cogliendo l’invito di Rachel, disse: “Sì, i suoi stivali. Molto carini.”

Naomi vide che Lash si irrigidiva e si bloccava nel mescolare le carte alla menzione del nome di Jeremy. Quest’ultimo era sparito il giorno successivo al ricongiungimento fra Lash e Naomi. Lei aveva saputo della loro lite e ne aveva sofferto molto. Aveva chiesto a Raphael notizie di Jeremy, sperando di poter fare qualcosa per favorire la riconciliazione fra i due amici fraterni. Raphael si era limitato a scuotere la testa e a dirle che Gabrielle l’aveva mandato a svolgere un incarico di lungo termine e di non sapere quando sarebbe tornato.

“Quindi Jeremy è tornato” disse Lash con voce provata, riprendendo a mescolare le carte.

Rachel guardò prima Lash e poi Naomi, gli occhi pieni di pena. Poi si girò verso Lash con un sorriso forzato. “L’ho visto stamattina. Magari tu, Jeremy, e Uri potreste ricominciare a giocare a poker.”

Lash serrò la mascella. Guardò le carte mentre le faceva passare fra le dita. Diede un colpetto al mazzo sul tavolo e ricominciò a mescolare senza dire una parola.

L’atmosfera si fece sgradevole con Lash che continuava ad evitare di rispondere.

“È un’ottima idea” disse Naomi, sforzandosi di dare alla propria voce un tono allegro. Guardò Rachel e Uri, vide gli sguardi che si scambiavano, e sospirò. Ancora altri misteri. Ma quanti segreti c’erano in questo posto? Non era abituata a persone che le nascondessero le cose, specialmente dopo che Lash le aveva finalmente rivelato di essere un serafino e Raphael le aveva comunicato che lei era il settimo arcangelo.

Lash le aveva anche raccontato della sua conversazione con Raphael e di aver saputo che Rebecca, l’angelo custode di sua nonna, era sua madre e Raphael suo padre. E quando le aveva detto che Jeremy era il suo fratello maggiore, Naomi aveva pensato che i segreti fossero finiti lì . . . ma a quanto pare non era così. Che frustrazione! Per forza Lash era lunatico quando l’aveva incontrato la prima volta. Non gliene poteva certo fare una colpa.

“Spiegami di nuovo questa cosa: perché dobbiamo usare i fagioli?” chiese Lash prendendone una manciata.

Stava chiaramente cercando di cambiare argomento. Naomi fece un sospiro. Forse era meglio continuare a giocare a tombola.

“Non dobbiamo necessariamente usare i fagioli. Andrebbero bene anche le pedine da tombola. A Welita però piaceva usare i fagioli.” Sentì un dolore al petto, cosa che succedeva ogni volta che pensava alla nonna e al cugino, Chuy.

Quando Naomi era appena arrivata in Paradiso, era andata a controllarli nelle pause fra un allenamento e l’altro. Ma ogni volta che l’aveva fatto era diventato sempre più difficile staccarsi dal ponte sul ruscello, l’unica finestra da cui poteva osservare il loro mondo. Gabrielle si era accorta della sua incapacità di concentrazione dopo queste visite e le aveva ordinato di evitare il ponte finché il suo addestramento non fosse stato completato.

Inizialmente era arrabbiata per il fatto che Gabrielle stesse sostanzialmente chiedendole di dimenticarsi della propria famiglia. Lash, ovviamente, si era indignato e si era offerto di parlarne con Michael, sostenendo che lei stava lavorando duramente e che tenere d’occhio la famiglia la aiutava ad adattarsi meglio alla transizione per il Paradiso. Dopo essersi calmata si era però resa conto che Gabrielle aveva ragione. La sua nuova vita e la sua nuova famiglia erano qui con Lash, e il modo migliore per adattarsi era abbracciare il proprio ruolo come arcangelo.

“Naomi” disse Lash toccandole gentilmente la spalla. “Stai bene?”

“Sì, stavo solo pensando a Welita. Lei e Chuy mi mancano.”

“Anche a me . . . e Bear” disse Lash riferendosi al Chihuahua della nonna. “Pazza palla di pelo.”

Naomi si chiese cosa stessero facendo in quel momento. Si chiese se fosse tarda serata come lo era in Paradiso. In che fascia oraria si trovava il Paradiso?

Chuy e il suo migliore amico, Lalo, erano probabilmente seduti a cena in questo istante, avendo lasciato da poco il lavoro. Chuy stava quasi certamente servendosi un secondo piatto e Lalo un terzo. Lalo era come un membro della famiglia, e chiamava persino la nonna “Welita” anziché Anita, il suo nome proprio.

Naomi riusciva a vedere, nella sua mente, Lalo che dava di nascosto pezzetti di pollo a Bear, mentre Welita era indaffarata a pulire la cucina.

Rachel fece uno sbadiglio rumoroso e si alzò in piedi, spostando la sedia. “Sono stravolta. Forza, Uri, andiamo a casa. Perché non giochiamo da noi domani?”

“Non ve ne dovete andare” disse Naomi.

Rachel le andò vicino e la strinse in un abbraccio. “Lo so. Ma tu e Lash dovreste stare un po’ da soli. Hai lavorato così duramente negli ultimi tempi. Fra l’altro, Uri ha detto di avere una sorpresa speciale per me stanotte.”

“Ogni notte è speciale con te.” Uri la prese fra le braccia e aprì le ali.

“Uri!” squittì Rachel. “Cosa stai facendo? Ho anch’io le ali, sai.”

Uri camminò intorno al tavolo e andò in sala, dove una parete di vetro guardava sulla valle. Tutte le finestre erano aperte e lasciavano entrare una brezza fresca.

“Lash, sei stato furbo a lasciare la residenza condivisa e a traslocare in una casa tutta tua.” Si avvicinò alla finestra centrale e guardò giù. “La vista da quassù è spettacolare. Ma perché così lontano da tutti?”

Per quanto Naomi amasse vivere con Lash, nella sua vecchia stanza si stava un po’ stretti. Lash aveva immediatamente risolto il problema costruendo un piccolo cottage sulla cresta di una montagna che sovrastava le residenze degli angeli. Ancora più importante, dalla casa Naomi poteva vedere il ponte, a ricordarle che Welita si trovava a pochi minuti di distanza. Lei lo adorava. Ma, nella parte più recondita della mente, si chiedeva se ci fosse un’altra ragione perché lui voleva vivere lontano dagli altri—o magari da una persona in particolare.

Lash circondò Naomi con le braccia e le diede un bacio sul collo. “Oh, diciamo che volevamo un po’ di privacy.” Sentì il suo respiro caldo sul suo orecchio mentre sussurrava: “E spazio per delle attività extra.”

Dopo La Caduta

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