Читать книгу Orlando Furioso - Lodovico Ariosto - Страница 13

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e ben di questo e d'ogni male indegna,

chi è quel crudel che con voler perverso

d'importuno livor stringendo segna

di queste belle man l'avorio terso? —

Forza è ch'a quel parlare ella divegna

quale è di grana un bianco avorio asperso,

di sé vedendo quelle parti ignude,

ch'ancor che belle sian, vergogna chiude.

99

E coperto con man s'avrebbe il volto,

se non eran legate al duro sasso;

ma del pianto, ch'almen non l'era tolto,

lo sparse, e si sforzò di tener basso.

E dopo alcun' signozzi il parlar sciolto,

incominciò con fioco suono e lasso:

ma non seguì; che dentro il fe' restare

il gran rumor che si sentì nel mare.

100

Ecco apparir lo smisurato mostro

mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.

Come sospinto suol da borea o d'ostro

venir lungo navilio a pigliar porto,

così ne viene al cibo che l'è mostro

la bestia orrenda; e l'intervallo è corto.

La donna è mezza morta di paura;

né per conforto altrui si rassicura.

101

Tenea Ruggier la lancia non in resta,

ma sopra mano, e percoteva l'orca.

Altro non so che s'assimigli a questa,

ch'una gran massa che s'aggiri e torca;

né forma ha d'animal, se non la testa,

c'ha gli occhi e i denti fuor, come di porca.

Ruggier in fronte la ferìa tra gli occhi;

ma par che un ferro o un duro sasso tocchi.

102

Poi che la prima botta poco vale,

ritorna per far meglio la seconda.

L'orca, che vede sotto le grandi ale

l'ombra di qua e di là correr su l'onda,

lascia la preda certa litorale,

e quella vana segue furibonda:

dietro quella si volve e si raggira.

Ruggier giù cala, e spessi colpi tira.

103

Come d'alto venendo aquila suole,

ch'errar fra l'erbe visto abbia la biscia,

o che stia sopra un nudo sasso al sole,

dove le spoglie d'oro abbella e liscia;

non assalir da quel lato la vuole

onde la velenosa e soffia e striscia,

ma da tergo la adugna, e batte i vanni,

acciò non se le volga e non la azzanni:

104

così Ruggier con l'asta e con la spada,

non dove era de' denti armato il muso,

ma vuol che 'l colpo tra l'orecchie cada,

or su le schene, or ne la coda giuso.

Se la fera si volta, ei muta strada,

ed a tempo giù cala, e poggia in suso:

ma come sempre giunga in un diaspro,

non può tagliar lo scoglio duro ed aspro.

105

Simil battaglia fa la mosca audace

contra il mastin nel polveroso agosto,

o nel mese dinanzi o nel seguace,

l'uno di spiche e l'altro pien di mosto:

negli occhi il punge e nel grifo mordace,

volagli intorno e gli sta sempre accosto;

e quel suonar fa spesso il dente asciutto:

ma un tratto che gli arrivi, appaga il tutto.

106

Sì forte ella nel mar batte la coda,

che fa vicino al ciel l'acqua inalzare;

tal che non sa se l'ale in aria snoda,

o pur se 'l suo destrier nuota nel mare.

Gli è spesso che disia trovarsi a proda;

che se lo sprazzo in tal modo ha a durare,

teme sì l'ale inaffi all'ippogrifo,

che brami invano avere o zucca o schifo.

107

Prese nuovo consiglio, e fu il migliore,

di vincer con altre arme il mostro crudo:

abbarbagliar lo vuol con lo splendore

ch'era incantato nel coperto scudo.

Vola nel lito; e per non fare errore,

alla donna legata al sasso nudo

lascia nel minor dito de la mano

l'annel, che potea far l'incanto vano:

108

dico l'annel che Bradamante avea,

per liberar Ruggier, tolto a Brunello,

poi per trarlo di man d'Alcina rea,

mandato in India per Melissa a quello.

Melissa (come dianzi io vi dicea)

in ben di molti adoperò l'annello;

indi l'avea a Ruggier restituito,

dal qual poi sempre fu portato in dito.

109

Lo dà ad Angelica ora, perché teme

che del suo scudo il fulgurar non viete,

e perché a lei ne sien difesi insieme

gli occhi che già l'avean preso alla rete.

Or viene al lito e sotto il ventre preme

ben mezzo il mar la smisurata cete.

Sta Ruggiero alla posta, e lieva il velo;

e par ch'aggiunga un altro sole al cielo.

110

Ferì negli occhi l'incantato lume

di quella fera, e fece al modo usato.

Quale o trota o scaglion va giù pel fiume

c'ha con calcina il montanar turbato,

tal si vedea ne le marine schiume

il mostro orribilmente riversciato.

Di qua di là Ruggier percuote assai,

ma di ferirlo via non truova mai.

111

La bella donna tuttavolta priega

ch'invan la dura squama oltre non pesti.

— Torna, per Dio, signor: prima mi slega

(dicea piangendo), che l'orca si desti:

portami teco e in mezzo il mar mi anniega:

non far ch'in ventre al brutto pesce io resti. —

Ruggier, commosso dunque al giusto grido,

slegò la donna, e la levò dal lido.

112

Il destrier punto, ponta i piè all'arena

e sbalza in aria, e per lo ciel galoppa;

e porta il cavalliero in su la schena,

e la donzella dietro in su la groppa.

Così privò la fera de la cena

per lei soave e delicata troppa.

Ruggier si va volgendo, e mille baci

figge nel petto e negli occhi vivaci.

113

Non più tenne la via, come propose

prima, di circundar tutta la Spagna;

ma nel propinquo lito il destrier pose,

dove entra in mar più la minor Bretagna.

Sul lito un bosco era di querce ombrose,

dove ognor par che Filomena piagna;

ch'in mezzo avea un pratel con una fonte,

e quinci e quindi un solitario monte.

114

Quivi il bramoso cavallier ritenne

l'audace corso, e nel pratel discese;

e fe' raccorre al suo destrier le penne,

ma non a tal che più le avea distese.

Del destrier sceso, a pena si ritenne

di salir altri; ma tennel l'arnese:

l'arnese il tenne, che bisognò trarre,

e contra il suo disir messe le sbarre.

115

Frettoloso, or da questo or da quel canto

confusamente l'arme si levava.

Non gli parve altra volta mai star tanto;

che s'un laccio sciogliea, dui n'annodava.

Ma troppo è lungo ormai, Signor, il canto,

e forse ch'anco l'ascoltar vi grava:

sì ch'io differirò l'istoria mia

in altro tempo che più grata sia.

Orlando Furioso

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