Читать книгу Dannato Malloppo! - Mario Micolucci - Страница 8
ОглавлениеRiconoscenza.
Hugg Badfinger e il figlio si affrettarono con i preparativi per lasciare il villaggio. Per non dare troppo nell'occhio, distribuirono il bottino tra le tasche dei gilet e le sacche appese alle selle dei due cavalli: la nuova recluta e il buon vecchio Frik. Quest'ultimo era un ronzino orribile, quasi un mulo sia nell'aspetto che nel portamento, però era affidabile e faceva sempre il suo con assoluta dedizione. Ovviamente, non bisognava pretendere troppo dai suoi modesti mezzi fisici. Inoltre, la sua bruttezza era un ottimo deterrente per i ladri: se si voleva rubare un cavallo, tanto valeva procurarsi una gran bella bestia. Ad ogni modo, nonostante anni di onorato servizio, il suo padrone non ci pensò un secondo a scaricarlo a favore del bel sauro appena rimediato. Frik fu lasciato a Donnola che, comunque, gradì l'offerta.
Di fatto, disponevano di due cavalcature e ciò rendeva decisamente più piccolo il deserto che li circondava; tuttavia mezzogiorno era passato da poco e attraversarlo a quell'ora non sarebbe stato comunque piacevole. Magari, sarebbe stato più agevole attendere un paio d'ore, per poi raggiungere il paese più vicino al calar della notte. Meglio ancora, partire prima dell'alba e arrivare con il sole già alto, ma non ancora davvero rovente. Inoltre, così facendo, avrebbero sfruttato il favore delle tenebre per lasciare il villaggio e non esporsi al tiro di quei pezzenti che avevano per vicini. Certo, non è che si sparassero tra loro a ogni occasione, ma quel curioso fagotto e la loro improvvisa sortita avrebbero potuto stuzzicare le brame di qualcuno, e la strada per assecondarle, spesso e volentieri, passa per una cinquantina di grani di polvere nera, un po’ di piombo e una canna fumante.
Tutte valide considerazioni, ma l’evidenza meno trascurabile era che, assai probabilmente, degli spietati professionisti avrebbero potuto farsi vivi da un momento all’altro e se avessero intuito qualcosa, magari, avrebbero pure organizzato una bella festa in paese. Una festa di spari, fuoco e morte.
L’alternativa alla fuga poteva essere quella di nascondere il cadavere e depistare gli eventuali inseguitori: sarebbe stata, senza ombra di dubbio, la via più comoda e sicura, se non fosse stato per il fatto che generare un tale allarmismo tra i suoi concittadini avrebbe spazzato via ogni loro dubbio sulla cospicua consistenza della refurtiva. In tal caso, le sopracitate brame sarebbero divenute inevitabilmente incontenibili così come il desiderio di soddisfarle...
Badfinger giunse alla conclusione che, come sempre, la via suggerita dal cinismo era quella da seguire. Il suo malloppo valeva troppo, valeva molto più delle misere esistenze di un manipolo di straccioni. La vita di nessuno, a parte la sua, era più preziosa di quel bottino. Se quegli ipotetici fuorilegge avessero fatti fuori tutti quei pezzenti, gli avrebbero persino fatto un favore: si riduceva il numero di potenziali testimoni. Quella roba era sua. Sua e basta! Ne era geloso e non sopportava l’idea di condividere con alcuno neanche il segreto della sua esistenza. Non lo sopportava al punto che sopì a stento pensieri malsani in merito alla sorte del suo stesso figliolo.
A Hugg bastò un’occhiata e Donnola capì subito come agire. Montarono in groppa e schizzarono fuori dalla stalla a spron battuto. Così facendo, non concessero a nessuno il tempo di organizzare le idee e agire di conseguenza.
«Pa’, se sfianchiamo così i cavalli, non ce la faranno mai ad attraversare il deserto!» obiettò il ragazzo, mentre Frik ansimava e sbuffava per tenere il passo del sauro. Il ronzino reggeva il confronto, solo perché l’altra cavalcatura era provata per il viaggio appena affrontato.
«Non stiamo attraversando il deserto, ci stiamo nascondendo. Taci e seguimi, cretino!» I modi irosi e la brutalità potevano farlo apparire come il classico uomo senza cervello, che faceva affidamento sulla sola violenza; ma Finn sapeva benissimo che suo padre non era affatto uno sprovveduto. Anche stavolta, aveva optato per la soluzione migliore.
Spronarono i cavalli fino a sparire dietro un’altura dando, così, l’impressione di inoltrarsi nel profondo del deserto. Una volta lontani da sguardi indiscreti, cambiarono direzione e risalirono un alto colle dal fianco meno impervio. L’altro suo versante, quello visibile dal villaggio, era invece caratterizzato da uno strapiombo tipico dei canyon. Lì, il terreno era calcareo e caratterizzato da innumerevoli grotte e anfratti: il luogo perfetto dove celarsi o celare ed era anche il posto ideale da cui osservare senza essere visti.
Nascosero la refurtiva in una piccola cavità naturale che si curarono di occultare con delle fronde e legarono i cavalli in una caverna, poi strisciarono fino all’argine del burrone per seguire le sorti di Little Pit.
«Partiremo per Agua Dulce prima che albeggi» stabilì Hugg.
«Non capisco pa': visto che è a due passi da lì, perché non andiamo direttamente a El Paso? E’ una città, e un paio di gringo in più non si notano. Ad Agua Dulce sono quattro gatti e ci metteranno subito gli occhi addosso. Sei stato tu a insegnarmelo!»
«Non credere che, adesso che hai una pistola, possa permetterti di darmi dei consigli! Se sono stato io a insegnarti quelle cose, vuol dire che so qualcosa più di te. Molte delle persone dirette a El Paso fanno una sosta a Agua Dulce per rinfrescarsi e per abbeverare i cavalli. Quindi, pulcioso insolente, passeremo piuttosto inosservati anche lì. Inoltre, come hai appena detto, non sono che quattro gatti e ciò significa che riduco il rischio di imbattermi in un fottuto cacciatore di taglie che conosca la mia faccia. Sai? Quella bagascia di tua madre e l’altro imbecille di tuo fratello non sono le uniche persone che si sappia abbia ammazzato.»
«Perdonami, ho ancora molto da imparare.» Negli occhi di Donnola divampò una fiamma fugace. Però, il suo sguardo era basso, come sempre d’altra parte; così l’uomo non ebbe modo di notarlo.
Calò la notte e con essa, il gelo. Quel dannato deserto era sempre così: ti arrostiva di giorno per poi assiderarti dopo il tramonto; tuttavia i due abitavano lì da anni e non viaggiavano mai senza portarsi dietro una coperta. Anche Finn ne aveva una tutta sua: certo, era mezza tarlata e ospitava più di qualche pidocchio, ma era calda e ciò era sufficiente.
Non attesero molto. Nella piana sottostante si palesò, alla luce della luna, un gruppo di otto individui. Fermarono i cavalli a una certa distanza dal paese e mandarono in avanscoperta uno di loro. L'uomo, liberatosi della giacca, si rotolò nella polvere e procedette a piedi. A quanto pareva, dovevano essere a conoscenza della curiosa accoglienza che Little Pit era usa praticare con gli ospiti che recavano con sé doni appetitosi. Il tizio, così conciato, appariva come un malcapitato di nessun interesse e ciò gli avrebbe consentito di attingere indisturbato acqua dal pozzo e indizi dai suoi stessi occhi.
Giunse in paese e subito fu approcciato da Studd Mash, detto Saloon. L'uomo aveva una gamba più corta: ebbero modo di riconoscerlo da quella distanza e alla penombra, proprio, grazie alla caratteristica postura inclinata da un lato e all'andatura sbilenca che lo facevano assomigliare all'insegna penzolante della vecchia locanda di Joe su cui, appunto, pareva ci fosse scritto "Saloon". Videro lo storpio avvicinarsi all'ospite, perquisirlo per poi andarsene scuotendo le braccia in segno di frustrazione. Nell'allontanarsi, gli cadde il copricapo a terra e lo raccolse.
«Pa', quel fesso porta il cappello del nostro generoso finanziatore!»
«Per l'alito di Giuda, figliolo! Come fai a vederlo!»
«Non l'ho visto, l'ho intuito. Il suo non sarebbe mai caduto a terra perché ha un nastrino che glielo assicura al mento. Ce l'ha messo per non stare sempre a raccoglierlo. Quel poveraccio, non riesce proprio a stare con la testa dritta.»
«Penso che tu abbia ragione: solo Studd è così idiota da fare sfoggio di un oggetto appena rubato con il primo sconosciuto che gli capiti a tiro. Be', a questo punto, penso che la festa sia inevitabile.»
L'esploratore in incognito si sedette a terra con la schiena contro una parete di legno fingendo di riposarsi. Passato un po' di tempo, si alzò guardingo e sparì dietro il granaio. Un istante dopo, divampò un incendio: doveva aver nascosto l'olio infiammabile nell'otre. Quello era anche il segnale. Mentre gli abitanti del villaggio si riversavano sullo spiazzo per cercare di domare le fiamme, il gruppo di fuorilegge si lanciò al galoppo. Giunsero cogliendoli di sorpresa e, come un'onda di morte, spararono all'impazzata facendo strage di tutti coloro che ebbero l'impudenza di estrarre l'arma. Bastarono pochi concitati attimi e già i pochi abitanti di Little Pit, quelli superstiti, erano stati disarmati e allineati per essere interrogati. Degli assalitori, solo uno sembrava averci rimesso le penne.
Nel frattempo, alcuni di quei professionisti si prodigarono a ripulire le sparute abitazioni per evitare di essere cecchinati alle spalle. Il rischio era reale. Infatti, prima che potessero abbatterlo, qualcuno aveva sparato un paio colpi di fucile dalla casa di Sean. Il primo dei due era andato a segno facendo fuori un altro aggressore.
«Ora, ne rimangono sei» constatò Hugg.
«Ti sbagli! Non hai contato me.»
Clack
L'inconfondibile rumore del cane che veniva armato gli mandò di traverso le parole che aveva in bocca e gli fece contorcere le budella.
Padre e figlio alzarono le mani e si voltarono lentamente. Un uomo magro e dallo sguardo malizioso li teneva sotto tiro. Con quei baffetti appena accennati e quel sorriso strafottente, era un'autentica faccia da schiaffi; tuttavia stava dal lato giusto della pistola, quindi, aveva ragione lui. Pertanto, Hugg, quella faccia lì, doveva farsela piacere per forza: così, si limitò a fare una smorfia e sputare a terra.
«Ero salito su questo colle per avere una buona visuale sullo scenario. Sapete? Non ci piace avere brutte sorprese. E guarda che ci trovo appollaiati sulla cima: due brutti avvoltoi pronti a far festa con i cadaveri.» L'uomo si passò la lingua sulle labbra. «Forza! Che fate lì impalati! Slacciatevi i cinturoni e lanciateli sotto i miei piedi. Provate a fare scherzi e vi ritroverete una pallottola tra gli occhi!»
C'era poco da fare, dovettero ubbidire.
«Bene! Ora bestione, dai un calcio a quella vecchia carabina e mandala di sotto.»
Non era una carabina, era un fucile, e di quelli buoni! Hugg esitò per un attimo, cercò istintivamente conforto nello sguardo del figlio, ma non lo intercettò, poiché il ragazzo si guardava i piedi. Era come se gli avessero chiesto di calarsi le brache: senza il suo Jagy si sentiva nudo come un verme. L'indice del suo aguzzino cominciò a fare pressione sul grilletto e anche stavolta, dovette eseguire l'ordine. Mandò l'arma, la sua amata arma, a fracassarsi sulle rocce sottostanti. Se fosse sopravvissuto a quel fatto, avrebbe, come prima cosa, dovuto procurarsi un fucile o, perlomeno, una buona carabina.
«Forza, ragazzi! Sbrigatevi a raggiungere gli altri al villaggio: non vorrete perdervi la festa!» Badfinger si rese conto di odiare la voce di quel ceffo più della sua faccia.
«Non è che, per caso, nel corso della giornata, vi siete imbattuti in un pistolero a cavallo? Sapete? Abbiamo attraversato il deserto per trovarlo? Ci teniamo tanto a lui...» indagò l’aguzzino nel discendere l’acclive. Camminava dietro di loro tenendoli sotto tiro.
In quei casi, la cosa migliore da fare era stare zitti e infatti, i due tacquero.
«Ho capito: non volete cantare, d'altra parte, non mi risulta che gli avvoltoi lo facciano. Certo, è davvero triste dover partecipare a una festa senza poter stornellare. Ma non disperate: una volta là sotto, vi presenterò Lane, e vi assicuro che saprà farvi cantare come fringuelli.»
Eh sì, parlava decisamente troppo. Ad ogni modo, Hugg sentì il sangue gelarsi nelle vene alla prospettiva di andare incontro a delle torture.
Quella giornata era iniziata nel migliore dei mondi, ma si avviava a concludersi nella maniera peggiore.
Bang!
«Voi due! Giratevi lentamente.» Decisamente, la voce non era quella di prima.
Il loro precedente aguzzino fissava la volta celeste da un ripiano roccioso diversi piedi giù dal sentiero. Lo faceva con gli occhi sbarrati e un buco in fronte. Un uomo dallo sguardo di ghiaccio e con abiti da viaggio relativamente curati li scrutava da dietro una Colt. Aveva un’altra rivoltella sul lato sinistro del cinturone lungo il quale si notava una batteria di tamburi già carichi. Il tizio aveva l'aria di uno sbirro.
«Sono Cardigan Smith e sono un Texas Ranger. Mi dite cosa ci facevate in compagnia di quel criminale?» Era proprio uno sbirro e di quelli pericolosi. Non si trattava del solito pallone gonfiato con i gradi: era un ranger, quindi, un abile pistolero o un ex cacciatore di taglie che aveva deciso di lavorare per lo Stato. Il braccio operativo della legge.
«Grazie di averci salvati, Signor Tenente. Noi non siamo che povera gente, contadini in questa terra maledetta» esordì Hugg.
«Non sono un tenente... magari. Comunque, continua.»
«Sì, Signore. Abitiamo qui vicino, a Little Pit. Lì su, ho sepolto la mia amata moglie e l'altro mio figlio quando morirono di vaiolo.» Hugg indicò un'altura vicina dove sapeva che effettivamente ci fossero due tumuli senza iscrizione. I corpi della sua coniuge e la sua prole, invece, li aveva lasciati a marcire nella vecchia dimora in Louisiana: commesso il delitto, era fuggito per darsi alla macchia. Strozzò un singhiozzo, finse di pulirsi una lacrima e continuò: «Oggi sarebbe stato l'anniversario del nostro matrimonio, sedici anni. Così, io e il mio figliolo siamo andati lì per stare tutti insieme... in famiglia. Al calar della notte, ci siamo riavviati verso casa, ma abbiamo visto del fumo levarsi dal nostro villaggio. Temendo il peggio, abbiamo risalito questo monte per accertarci di cosa fosse accaduto. Purtroppo, quell'uomo ci ha teso un agguato. Voleva sapere da noi notizie su di un pistolero: proprio non ho capito cosa intendesse. Noi non sapevamo cosa rispondergli, allora ha detto che ci avrebbe portato da un certo Lane che ci avrebbe fatto cantare.» Una mezza verità era sempre meglio di una bugia.
«Lane, Lane Sadlann, suppongo. Allora, finalmente, ci siamo!» disse tra sé.
«Come? Non ho capito?» cercò di speculare Hugg.
«No, nulla che vi riguardi. Grazie, mi hai risparmiato di dover recuperare il cadavere di quel fuorilegge lì sotto: ho già appurato ciò che mi serviva. La vostra faccia, non mi sembra che sia tra i ricercati, almeno tra quelli che ricordo. Comunque, non mi fido ancora di voi: quindi, dovrete venire con me all'accampamento della mia squadra. Se siete ciò che dite di essere, non avete nulla da temere. Dove avete messo i cavalli?»
«Ma Signore, noi non possediamo cavalli! Magari averne uno: potremmo attraversare questo dannato deserto in poche ore.»
«Lo immaginavo. Maledizione, a piedi impiegheremmo troppo a raggiungere gli altri a Cactus Cross!» L'uomo temeva che potessero essere in combutta con la banda di fuorilegge a cui dava la caccia e quindi, onde evitare che facessero scherzi, avrebbe preferito portarli con sé. Tutte le evidenze facevano pensare che non fosse così, ma in certi casi, la prudenza non è mai troppa. D'altro canto, intendeva raggiungere al più presto la sua compagnia d'armi per ottenere i rinforzi necessari. Se fosse stato il cacciatore di taglie di una volta, nel dubbio, li avrebbe fatti fuori per avere campo libero; tuttavia era ormai un uomo di legge e aveva messo da parte un gran parte del suo cinismo.
«Ragazzo, lega tuo padre a quell'albero» ordinò lanciandogli una corda. Quando vide il giovane esitare aggiunse: «Non preoccupatevi, è solo una precauzione: devo prima sbrigare una faccenda, poi verrò a liberarvi. Guardate, vi presto anche la mia coperta per ripararvi dal freddo.»
Mestamente, Donnola eseguì.
«Ora devo legare anche te. Mi raccomando, non fare idiozie e non provare a dartela a gambe.»
«Non scapperò! Voglio restare col mio pa'!» piagnucolò emulando la voce di quel cetrullo di Denner, l'altro ragazzo di Little Pit.
Lo sbirro rinfoderò la pistola e lo prese per un braccio con l'intento di legarlo. All'improvviso, Donnola gli piantò un tacco sul piede e fece per fuggire; tuttavia la presa dell'uomo era salda. L'unica cosa che ottenne fu strappargli un'imprecazione, oltre che, naturalmente, distrarlo per quell'attimo necessario al padre per fracassargli il cranio con una pietra. Il ragazzo era abilissimo con i legacci, e il falso nodo era la sua specialità.
«L'hai ucciso, pa'?»
«Ti sembra vivo?» Per l'impatto, il bulbo oculare del malcapitato era fuoriuscito dall’orbita.
«Potevi tramortirlo. In fondo, ci ha salvato la vita.»
«Certo, e siccome tu gliene sei così riconoscente, andrai ad avvertire i suoi compari al posto suo. Da queste parti, non mi conoscono in molti, ma ciò non significa che non mi conosca nessuno.» Qualora i ranger avessero fatto fuori quei fuorilegge, avrebbe definitivamente scongiurato il rischio che qualcuno lo potesse braccare per la refurtiva.