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III

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In faccia alle pianure sterminate della Patagonia, un ufficiale del Beagle domandava al Darwin da quanti secoli quelle pianure fossero nello stato in cui le vedevano, per quanti secoli ancora sarebbero state per durare in tal modo. Il naturalista rispose colle parole del poeta Shelley:

Nissuno sa. Tutto ora sembra eterno.

Parla il deserto un suo linguaggio arcano

Che insegna dubbi spaventosi....

La immobilità e il dubbio colpirono il giovane naturalista in quelle terre desolate soprattutto nel contemplare il proprio simile, l'uomo, in così miseranda condizione e fuori d'ogni progresso.

Quando nella Terra del Fuoco il Darwin vide per la prima volta quegli indigeni, non poteva dar fede ai proprii occhi.

«Non potevo credere che la differenza fra l'uomo selvaggio e l'uomo incivilito fosse tanto grande; essa è maggiore ancora di quella che passa fra l'animale domestico e l'animale selvatico, per la ragione che nell'uomo v'ha una più grande potenza di miglioramento. L'oratore principale era vecchio, e pareva essere il capo della famiglia; gli altri erano giovani robusti, alti circa un metro e ottanta centimetri. Le donne e i bambini erano stati mandati via. Questi abitatori della Terra del Fuoco sono una razza molto differente da quei rachitici, meschini, miserabili che stanno più all'occidente; e sembrano più strettamente affini ai famosi Patagoni dello stretto di Magellano. Il loro unico vestimento consiste in un mantello fatto colla pelle del guanaco, colla lana al di fuori; lo portano gettato sulle spalle, lasciando le loro persone tanto coperte quanto scoperte. La loro pelle è di color rame rosso sudicio. Il vecchio aveva una rete di piume bianche intorno al capo, che in parte tenevano indietro la sua nera, ruvida e arruffata capigliatura. Il suo volto era attraversato da due larghe striscie trasversali; una tinta di un bel rosso brillante andava da un orecchio all'altro inchiudendo il labbro superiore; l'altra, bianca di calce, si estendeva sopra e parallelamente alla prima, per cui anche le sue palpebre erano in tal modo colorite. Gli altri due uomini erano adorni di righe di polvere nera fatta con carbone. Tutta la comitiva rassomigliava molto ai demonii che vengono rappresentati in opere come il Freischutz.

«Il loro aspetto era basso e triviale, e l'espressione del loro volto era la diffidenza, la sorpresa, e lo sgomento. Dopo che noi avemmo loro regalato qualche pezzo di panno scarlatto, che si ravvolsero immediatamente intorno al collo, si fecero subito famigliarissimi. Il vecchio mostrava ciò battendosi sul petto colla mano, mandando un suono chiocciante, come fanno alcuni quando danno da mangiare ai pulcini. M'incamminai col vecchio, e questa dimostrazione d'amicizia fu ripetuta parecchie volte; e fu conchiusa con tre forti percosse che mi furono date sul petto e sul dorso contemporaneamente. Egli allora si scoperse il petto onde potessi rendergli il complimento, ciò che feci con sua grande soddisfazione. Il linguaggio di questo popolo, secondo le nostre nozioni, non merita quasi il nome di articolato. Il capitano Cook lo ha paragonato al suono che fa un uomo rischiarandosi la voce; ma certamente nessun europeo si è mai rischiarato la voce mandando suoni così aspri, gutturali e chioccianti. Sono eccellenti mimi; appena qualcheduno di noi tossiva o sbadigliava, o faceva un qualche movimento strano, essi immediatamente lo imitavano. Taluno della nostra comitiva cominciò a guardar biecamente e far smorfie; ma uno dei giovani indigeni (il volto del quale era tinto di nero, tranne una striscia attraverso agli occhi) riuscì a far smorfie ancor più brutte. Ripetevano correttissimamente qualunque parola di ogni frase che noi rivolgevamo loro, e per un certo tempo si ricordavano quelle parole. Tuttavia noi europei sappiamo quanto sia difficile distinguere bene i suoni di un linguaggio forestiero. Chi di noi, per esempio, potrebbe tener dietro ad un indigeno americano in una frase che avesse più di tre vocaboli? Tutti i selvaggi sembrano avere in un grado non comune questa facoltà d'imitazione. Mi fu detto, quasi colle stesse parole, che questo curioso costume esiste fra i cafri; parimente gli australiani sono da un pezzo conosciuti per la facoltà che hanno d'imitare e di descrivere l'andatura di taluno in modo da farlo riconoscere. Come si può spiegare questa facoltà? È dessa una conseguenza di maggiore acutezza nei sensi, comune a tutti gli uomini nello stato selvaggio, paragonati con quelli degli uomini civili?»

Della parte occidentale della Terra del Fuoco era anche più miserando lo spettacolo che gl'indigeni presentavano al navigante.

«Un giorno, dice il Darwin, mentre andavamo a terra presso l'isola Wollaston, passammo vicino a una barchetta con sei indigeni. Queste erano le creature più abbiette e miserabili che io avessi mai vedute. Sulla costa orientale, gli indigeni, come abbiamo detto, hanno vestimenta di guanaco, e sulla costa occidentale posseggono pelli di foca. Fra queste tribù centrali gli uomini generalmente hanno una pelle di lontra, o qualche simile cencio largo appena come un fazzoletto, che non basta quasi a coprir loro le spalle fino ai lombi. È tenuto con cordicelle che attraversano il petto, e secondo la parte d'onde soffia il vento è fatto girare da un lato all'altro. Gli indigeni della barchetta erano al tutto nudi, e anche nuda era una donna che si trovava con essi. Pioveva dirottamente, e l'acqua dolce unita alla salata loro sgocciolava sul capo. In un altro porto non molto lontano, una donna, che allattava un bambino nato da poco tempo, venne un giorno vicino alla nave e vi rimase un certo tempo per semplice curiosità, mentre il nevischio cadeva e s'induriva sul suo petto nudo e sulla pelle del suo nudo bambino! Questa povera gente appariva stentata nel crescere, i suoi orridi volti erano imbrattati di pitture bianche, la pelle sucida e untuosa, i capelli arruffati, la voce discorde e i gesti violenti. Guardando quella sorta di uomini non si poteva quasi credere che fossero nostri simili e abitanti dello stesso mondo. È argomento comune di congettura pensare quale piacere possano godere nella vita gli animali inferiori: quanto più ragionevolmente si potrebbe fare la stessa domanda rispetto a questi barbari! La notte, cinque o sei esseri umani, nudi e appena protetti dal vento e dalla pioggia di questo tempestoso clima, dormono sul terreno umido raggomitolati come bestie. Quando l'acqua è bassa, d'inverno o di estate, di notte o di giorno essi debbono alzarsi per staccare le conchiglie dalle rocce; e le donne allora si tuffano per raccogliere ricci di mare, oppure stanno pazientemente nelle loro barche e con una lenza adescata senz'amo, fanno saltar fuori i pesciolini con una sferzata. Se una foca viene uccisa, o il carcame galleggiante di una balena putrefatta viene scoperto, allora si fa festa; a questo miserabile cibo vengono aggiunte alcune insipide bacche e funghi.

«Sovente soffrono la fame; ho udito il signor Low, navigatore maestro, il quale conosce intimamente gl'indigeni di questo paese, dare una curiosa relazione dello stato di cento cinquanta indigeni della costa occidentale, i quali erano magrissimi e in grande miseria. Una serie di uragani aveva impedito alle donne di raccogliere molluschi sulle rocce, ed essi non potevano uscire colle barche per prender foche. Una piccola brigata di questi uomini partì per un viaggio, e gli altri indigeni gli dissero che erano andati per un viaggio di quattro giorni in cerca di cibo; al loro ritorno Low andò a incontrarli, e li trovò eccessivamente stanchi; ogni uomo portava un gran pezzo quadro di balena imputridita con un buco nel mezzo, pel quale avevano passato la loro testa, come fanno i gauchos nei loro mantelli. Quando il pezzo di balena era in un wigwam, un vecchio lo tagliava in fette sottili, e brontolandovi sopra le faceva arrostire per un minuto, e le distribuiva alla famelica brigata, che durante questo tempo conservava un profondo silenzio. Il signor Low crede che quando una balena vien gettata sulla sponda, gli indigeni ne seppelliscono grossi pezzi nella sabbia per adoperarli poi in tempo di carestia; e un fanciullo indigeno che egli aveva a bordo trovò una di queste provviste sepolte. Le differenti tribù quando fanno guerra sono cannibali. Secondo concorrente testimonianza del fanciullo preso dal signor Low e di Jemmy Button, è certamente vero che quando in inverno sono stretti dalla fame, uccidono e divorano le loro vecchie donne prima di uccidere i loro cani; il fanciullo al quale il signor Low domandò perchè facessero questo, rispose:—I cani prendono le lontre; le vecchie no.—Questo fanciullo descriveva il modo in cui sono uccise, essendo tenute sopra il fumo e in tal modo soffocate; egli imitava per scherzo le loro grida, e descriveva le parti del corpo che sono considerate migliori da mangiare. Per quanto orribile debba essere la morte ricevuta dalle mani degli amici e dei parenti, i terrori delle vecchie quando la fame comincia a farsi sentire sono ancora più dolorosi da immaginare; ci fu detto che sovente esse fuggono via nei monti, ma che sono inseguite dagli uomini e ricondotte indietro per essere macellate nelle loro proprie case!

«Le varie tribù non hanno nessun governo e nessun capo; tuttavia ognuna è circondata da altre tribù nemiche che parlano differenti dialetti, e sono separate fra loro soltanto da una landa deserta o da un territorio neutrale: la causa della loro guerra sembra essere il modo di sostentamento. Il loro paese è una massa rotta da aspre rocce, da alte colline e da intatte foreste, e queste si vedono in mezzo alle nebbie e alle infinite burrasche. La terra abitabile è ridotta ai ciottoli della spiaggia; per cercarsi il cibo essi sono obbligati a girare continuamente da un luogo all'altro, e la costa è così scoscesa che non possono muoversi se non nelle loro miserabili barchette. Non possono conoscere il piacere di avere una casa ed ancor meno quello degli affetti domestici; perchè il marito è per la moglie padrone brutale di una laboriosa schiava. Si vide mai un fatto più mostruoso di quello che vide Bynoe, di una povera madre che raccolse il suo bambino morente e coperto di sangue, che il marito aveva spietatamente slanciato contro le rocce per aver lasciato cadere un cestino di ricci di mare! Quanto poco possono le più alte facoltà della mente venir poste in giuoco! che cosa vi è qui perchè l'immaginazione possa dipingere, perchè la ragione possa comparare, perchè il giudizio possa decidere? Staccare una conchiglia dalla roccia non richiede la più piccola maestria, il più piccolo lavoro mentale. La loro abilità può essere per alcuni rispetti comparata agli istinti degli animali; perchè non è migliorata dalla esperienza; la barchetta, l'opera loro più ingegnosa, per quanto povera, è rimasta la stessa, come vediamo da Drake, durante questi ultimi duecento cinquanta anni. Osservando questi selvaggi si può domandare: d'onde sono venuti? Che cosa può aver tentato, o qual mutamento può avere obbligato una tribù di uomini ad abbandonare le belle regioni del nord, a scendere le Cordigliere, la spina dorsale dell'America, a inventare e fabbricare barche che non sono adoperate dalle tribù del Chilì, del Perù e del Brasile, e poi entrare in una delle più inospitali contrade del mondo? Quantunque queste riflessioni debbano a prima vista occupare la mente, possiamo esser certi che sono in parte erronee. Non vi è ragione per credere che gli abitatori della Terra del Fuoco diminuiscano di numero; perciò dobbiamo supporre che godano di una certa tal quale felicità, qualunque essa possa essere, che rende loro cara la vita. La natura facendo l'abitudine onnipotente, e i suoi effetti ereditarii, ha reso l'abitatore della Terra del Fuoco acconcio al clima e alle produzioni del suo miserabile paese.»

Tre indigeni della Terra del Fuoco, un uomo adulto, un giovinetto e una giovinetta, s'erano imbarcati sul Beagle in Inghilterra. Il capitano Fitz-Roy era già stato una volta, nel 1826, in quelle regioni, aveva portato con sè quelle persone, le aveva fatte ammaestrare e quanto meglio fosse possibile incivilire, e le riportava ora a casa loro. Lo studio fisico e morale che fa il Darwin di quei fuegiani a bordo insieme agli inglesi, e i fatti che racconta seguiti dopochè essi furono riportati a casa loro, costituiscono uno dei brani più piacevoli e ammaestrativi di questo suo libro che io non so ripetere abbastanza quanto per ogni verso sia ammaestrativo e piacevole.

Prima di lasciare l'Oceano Atlantico per passare nel Pacifico, per due volte il Beagle approdò alle isole Falkland, e il Darwin, secondo il suo consueto, fece lunghe e fruttuose escursioni nell'interno, e la parte del suo viaggio che si riferisce a questo arcipelago non è meno delle altre ricca di cognizioni importanti e di giusti apprezzamenti sull'uomo e sulla natura.

Carlo Darwin

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