Читать книгу Arena Due - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 11
CINQUE
Оглавление“BEN!” urlo, alzandomi in piedi.
Ma è troppo tardi. Un attimo topo, ci attaccano.
Uno si lancia verso Ben e lo placca, mentre gli altri due saltano nella nostra barca, che ondeggia violentemente mentre saltano sull’imbarcazione.
Logan si sveglia, ma troppo tardi. Uno degli uomini va dritto verso di lui, con il coltello sollevato e va per pugnalarlo nel torace.
Scattano i miei riflessi. Mi abbasso, prendo il coltello dalla mia cintura, mi sporgo in avanti e lo lancio. Il coltello vola per aria.
Colpo perfetto. Si conficca esattamente nella gola dell’uomo, un secondo prima che trafiggesse Logan. Crolla a terra, morto, addosso a Logan, che si solleva e sposta il corpo, buttandolo in acqua. Fortunatamente, ha la prontezza di estrarre il mio coltello prima di farlo.
Altri due ci stanno arrivando addosso. Man mano che aumenta la luce, riesco a vedere che non sono uomini: sono mutanti. Mezzi uomini, e mezzi non so cosa. Contaminati dalla guerra. Pazzi. Mi vengono i brividi: questi tipi, diversamente da Rupert, sono fortissimi, violentissimi e non hanno nulla da perdere.
Uno di loro si dirige verso Bree e Rose, non posso permetterglielo. Mi tuffo su di lui e lo butto giù.
Sbattiamo a terra violentemente, facendo ondeggiare paurosamente la barca. Con la coda dell’occhio vedo Logan che si è portato sull’altro; gli salta di sopra con forza e lo butta fuori dalla barca.
Ne abbiamo neutralizzati due. Ma c’è un terzo che ci sta venendo addosso.
Quello che avevo placcato mi fa girare e mi blocca a terra. Mi sta di sopra, è forte. Stende il braccio e inizia a prendermi a pugni in faccia, e sento il bruciore sulle guance.
Ragiono alla svelta: sollevo un ginocchio e lo colpisco proprio fra le gambe.
Colpo perfetto. Geme e si accascia; immediatamente alzo un braccio e gli tiro una gomitata in faccia. Sento il rumore del suo naso che si rompe, e lo vedo crollare sulla barca.
Lo scaglio in acqua, fuori dalla barca. È una mossa stupida. Avrei prima dovuto prendergli le armi. La barca oscilla selvaggiamente mentre il suo corpo si allontana.
Mi giro quindi verso l’ultimo rimasto, e lo stesso fa Logan.
Ma nessuno di noi due è abbastanza veloce. Scatta verso di noi, e per qualche motivo, si lancia verso Bree.
Penelope salta in alto, e ringhiando lo addenta al polso.
Lui la scuote come fosse una bambola, cercando di farla staccare. Penelope resiste, fino a quando non la colpisce con forza facendola volare per la barca.
Prima di riuscire a raggiungerlo, si sta già chinando verso Bree. Sento fermarsi il cuore nell’attimo in cui mi rendo conto che non riuscirò a farcela in tempo.
Rose cerca di aiutare Bree e si mette davanti all’uomo. Lui prende Rose, si piega in avanti e affonda i denti nel suo braccio.
Rose lancia un urlo disumano mentre le strappa via la carne a morsi. È una scena orribile e nauseante, che non mi toglierò mai dalla mente.
L’uomo si piega nuovamente per morderla un’altra volta – ma adesso ci sono. Prendo il coltello dalla tasca, stendo il braccio e mi preparo a lanciarlo.
Ma prima che lo faccia, Logan balza in piedi, prende la mira con la pistola e fa fuoco.
Gli spara alla nuca e il sangue schizza ovunque. Crolla a terra sulla barca, Logan va verso di lui e lo getta fuori.
Corro verso Rose, la quale sta urlando tremendamente, e non ho idea di cosa fare per aiutarla. Strappo un pezzo della mia camicia e gliel’avvolgo in abbondanza attorno al braccio sanguinante, cercando di fermare l’emorragia meglio che posso.
Scorgo un movimento con la coda dell’occhio, e mi accorgo che uno dei Pazzi ha bloccato Ben a terra sul molo. Sta per mordere la gola di Ben. Mi giro e lancio il coltello. Vola in aria e si conficca nel collo dell’uomo. Il suo corpo si paralizza e crolla per terra.
Ben si tira su, stordito.
“Tona sulla barca!” grida Logan. “ORA!”.
Sento la rabbia nella voce di Logan, rabbia che provo anch’io. Ben era di guardia e si è addormentato. Ci ha esposti all’attacco.
Ben torna di corsa in barca e appena a bordo, Logan taglia la corda con il coltello. Mentre mi prendo cura di Rose, che urla tra le mie braccia, Logan prende il timone, avvia la barca e dà gas.
Usciamo dal canale mentre sopraggiunge l’alba. Fa bene a partire così. Quei colpi di pistola potrebbero aver messo qualcuno in allarme; e non possiamo sapere quanto eventuale vantaggio abbiamo.
Schizziamo dal canale sotto la luce violacea del mattino, lasciandoci alle spalle diversi cadaveri che galleggiano. Il nostro rifugio si è trasformato in un teatro degli orrori, e spero di non rivederlo mai più.
Torniamo verso il centro dell’Hudson, con Logan che spinge al massimo la barca. Sto all’erta, guardo dappertutto, controllando eventuali segni di mercanti di schiavi. Se si trovano vicini, non abbiamo dove nasconderci: i colpi delle pistole, le urla di Rose e il rumore del motore difficilmente ci fanno passare inosservati.
Spero soltanto che durante la notte siano tornati indietro per cercarci e si siano allontanati verso sud; se è così, si trovano lontano dietro di noi. Altrimenti, ci imbatteremo in loro.
Se siamo davvero fortunati, si sono arresi e si sono ritirati a Manhattan. Ma ne dubito. Non abbiamo mai avuto tanta fortuna.
Come con quei Pazzi. È stato davvero un colpo di sfortuna piazzarci là. Avevo sentito parlare di bande di predoni di Pazzi che erano diventati cannibali, che sopravvivevano mangiandosi a vicenda, ma non ci avevo mai creduto. A stento riesco a crederci adesso.
Tengo stretta Rose, mentre il sangue gocciola dalla sua ferita sulla mia mano; cerco di consolarla. Il bendaggio improvvisato è già rosso, così strappo un nuovo pezzo della mia camicia, lasciandomi lo stomaco esposto al freddo, e le cambio il bendaggio. Non è proprio igienico, ma è il meglio che posso fare, e devo fermare l’emorragia in qualche modo. Vorrei avere medicine, antibiotici, o almeno degli antidolorifici – qualcosa da poterle dare. Mentre le tolgo il bendaggio fradicio, vedo la parte di carne staccatele dal braccio, e do un’occhiata cercando di non pensare al dolore che deve stare provando. È orribile.
Penelope le si mette di sopra, geme, la guarda, cerca anche lei di aiutarla. Bree è nuovamente traumatizzata, tiene la mano a Rose cercando di farla smettere di piangere. Ma è inconsolabile.
Vorrei tantissimo avere un calmante – qualsiasi cosa. E all’improvviso mi viene in mente. La bottiglia di champagne, mezza vuota. Vado davanti, la prendo e torno di corsa da lei
“Bevi questo” le dico.
Rose piange e urla disperata, in preda all’angoscia e al dolore, e non mi riconosce neanche.
Gliela metto tra le labbra e la faccio bere. Quasi si strozza, e ne fa cadere un po’, ma riesce anche a berne.
“Dai Rose, bevi. Ti aiuterà”.
Gliela porto nuovamente alla bocca, e fa un’altra sorsata in mezzo ai lamenti. Non mi piace dare dell’alcol a una bambina, ma spero che l’aiuti a soffocare il dolore, e non so cos’altro fare.
“Ho trovato delle pillole” sento dire.
Mi volto e vedo Ben, per la prima volta presente. L’aggressione a Rose deve averlo risvegliato, forse a causa del senso di colpa per essersi addormentato durante il suo turno di guardia. Ha in mano un contenitore di pillole.
Lo prendo e ci do un’occhiata.
“Le ho trovate in uno scompartimento” dice. “Non so cosa siano”.
Leggo la targhetta: sedativo. Sonniferi. I mercanti di schiavi dovevano usarle per addormentarsi. Che ironia: costringevano gli altri a stare svegli tutta la notte, mentre loro tenevano scorte di sonniferi per sé stessi. Ma per Rose è perfetto, proprio quello che serviva.
Non so quante dargliene, ma devo farla calmare. Le do nuovamente lo champagne, assicurandomi che lo mandi giù, poi le do un paio di pillole. Conservo il resto in tasca, in modo da non perderle, poi tengo Rose sott’occhio.
In pochi minuti, l’alcol e le pillole iniziano a fare effetto. Lentamente, le sue urla diventano lamenti, che poi si vanno attutendo ancora. Nel giro di venti minuti, i suoi occhi iniziano a farsi pesanti, e si addormenta tra le mie braccia.
Aspetto altri dieci minuti, per essere sicura che sta dormendo, poi guardo Bree.
“La tieni tu?” domando.
Bree corre dal mio lato, e mi sollevo lentamente mettendo Rose fra le sua braccia.
Mi alzo, ho i crampi alle gambe, e vado verso la parte anteriore della barca, accanto a Logan. Continuiamo a risalire il fiume, mentre il cielo inizia ad aprirsi, e come alzo gli occhi verso l’acqua vedo qualcosa che non mi piace.
Piccoli pezzi di ghiaccio stanno iniziando a formarsi sull’Hudson. Li sento rimbalzare sulla barca. È l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
Ma mi danno un’idea. Mi sporgo dalla barca, con l’acqua che mi schizza in faccia, e metto le mani nell’acqua gelida. Fa male al tatto, ma mi sforzo d’infilare tutta la mano, e cerco di afferrare un piccolo pezzo di ghiaccio. Siamo troppo veloci però, e non è facile prenderne uno. Mi mancano pochi centimetri.
Alla fine, dopo un minuto di sofferenza, ne prendo uno. Mi asciugo la mano che trema dal freddo, e porgo il ghiaccio a Bree.
Lo prende con gli occhi spalancati.
“Tienilo” le dico.
Prendo l’altro bendaggio, quello insanguinato, e ci avvolgo il ghiaccio. Lo do a Bree.
“Tieniglielo contro la ferita”.
Spero che l’aiuterà a placare il dolore, e magari e fermare l’emorragia.
Rivolgo l’attenzione nuovamente sul fiume e mi guardo attorno, da tutti i lati, mentre il mattino inizia a farsi sempre più chiaro. Stiamo filando verso nord, e sono sollevata nel vedere che non ci sono segni di mercanti di schiavi da nessuna parte. Non sento rumori di motori né scorgo movimenti su nessuna delle due sponde. Il silenzio è inquietante. Ci stanno aspettando?
Vado sul sedile passeggero, accanto a Logan e guardo l’indicatore di benzina. Meno di un quarto. Non è una buona cosa.
“Forse se ne sono andati” azzardo. “Forse sono tornati indietro, hanno smesso di cercarci”.
“Non ci sperare” dice.
Come da copione, improvvisamente, si sente il rombo di un motore. Mi si gela il sangue. È un suono che riconoscerei ovunque al mondo: il loro motore.
Mi volto verso il retro della barca e scruto l’orizzonte: è quasi sicuro che a un miglio di distanza, ci sono i mercanti di schiavi. Stanno venendo verso di noi. Li guardo arrivare, mi sento indifesa. Siamo quasi a corto di munizioni, mentre loro sono ben equipaggiati, con tonnellate di armi e munizioni. Non abbiamo alcuna chance se li affrontiamo, né se proviamo a fuggire: si stanno già avvicinando. Non possiamo neanche provare a nasconderci di nuovo.