Читать книгу Un Lamento Funebre per Principi - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 13
CAPITOLO CINQUE
ОглавлениеLa vedova regina Mary della Casa di Flamberg sedeva nella grande sala dell’Assemblea dei Nobili, cercando di non farsi vedere troppo annoiata sul suo trono al centro, mentre i presunti rappresentanti del suo popolo parlavano e parlavano.
Di solito non avrebbe avuto importanza. La vedova aveva imparato da tempo a padroneggiare l’arte dell’apparire impassibile e regale mentre le grandi fazioni presenti discutevano. In genere lasciava che populisti e tradizionalisti si scannassero prima di parlare lei stessa. Ma quel giorno le cose stavano andando più per le lunghe del solito, il che significava che l’onnipresente tensione che aveva nei polmoni stava crescendo. Se non avesse presto finito con questa cosa, quegli sciocchi avrebbero potuto vedere il segreto che lei si sforzava così tanto di nascondere.
Ma non aveva senso mettere fretta. La guerra era arrivata, e questo significava che tutti volevano la loro possibilità di parola. Peggio, parecchi di loro volevano delle risposte che lei non aveva.
“Vorrei solo chiedere ai miei onorabili amici se il fatto che i nemici siano approdati sulle nostre coste sia un indicatore di una più ampia politica di governo volta a trascurare le capacità militari della nostra nazione,” chiese Lord Hawes di Palude di Rovo.
“L’onorabile lord è ben consapevole del motivo per cui questa Assemblea è stata diffidente nei confronti di un esercito centralizzato,” rispose Lord Branston del Vereford Superiore.
Continuarono a farfugliare, rinfacciando vecchie battaglie politiche mentre quelle presenti e tangibili si stavano facendo sempre più vicine.
“Se potessi dichiarare la mia situazione, così che questa Assemblea non mi accusi di trascurare il mio dovere,” disse il Generale Guise Burborough, “le forze del Nuovo Esercito sono approdate sulle nostre coste sudorientali, superando molte delle difese che avevamo posizionato per prevenire questa possibilità. Sono avanzati a rapido passo, sopraffacendo quei difensori che hanno tentato di fermarli e bruciando i villaggi al loro passaggio. Ci sono già numerosi rifugiati che sembrano pensare che noi dovremmo fornire loro una sistemazione.”
Era divertente, pensò la vedova, che quell’uomo potesse far apparire la gente che scappava alla ricerca della salvezza come parenti indesiderati determinati a fermarsi troppo a lungo.
“Cosa diciamo dei preparativi attorno ad Ashton?” chiese il Marchese dell’Argillite. “Ipotizzo che si stiano dirigendo da questa parte. Possiamo sigillare le mura?”
Quella era la risposta di un uomo che non sapeva nulla di cannoni, pensò la vedova. Avrebbe riso ad alta voce se ne avesse avuto il fiato. In quel momento tutto quello che riuscì a fare fu mantenere la sua espressione impassibile.
“Sì,” rispose il generale. “Prima della fine del mese, potremmo trovarci a doverci preparare per un assedio, e sono già in corso i lavori ai terrapieni per evitare questa possibilità.”
“Stiamo considerando di far evacuare la gente lungo la via dell’esercito?” chiese Lord Neresford. “Dovremmo avvisare la gente di Ashton perché fugga a nord per evitare i combattimenti? La nostra regina, almeno, dovrebbe considerare di ritirarsi nelle sue proprietà?”
Era buffo: la vedova non lo aveva mai preso per uno interessato al suo benessere. Era sempre stato veloce a votare contro qualsiasi proposta avanzata da lei.
Decise che era ora di parlare, mentre ancora poteva. Si alzò in piedi e nella sala calò il silenzio. Anche se i nobili avevano lottato per la loro Assemblea, ascoltavano ancora quello che lei diceva là dentro.
“Ordinare un’evacuazione darebbe il via al panico,” disse. “Ci sarebbero saccheggi nelle strade, e uomini forti che potrebbero difendere le loro case finirebbero invece per fuggire. Anche io resterò qui. Questa è casa mia, e non mi si vedrà scappare da essa di fronte a una marmaglia di avversari.”
“Non è per niente una marmaglia, vostra Maestà,” sottolineò Lord Neresford, come se i consiglieri della vedova non le avessero detto con precisione dell’estensione della forza di invasione. Forse dava semplicemente per scontato che, essendo donna, non avesse sufficiente conoscenza delle cose di guerra per capire. “Anche se sono sicuro che tutta l’Assemblea sia felice di udire i vostri piani per sconfiggerla.”
La vedova lo fissò dall’alto in basso, anche se era cosa difficile a farsi quando i suoi polmoni sembravano poter esplodere in un eccesso di tosse da un momento all’altro.
“Come sanno gli onorabili lord,” disse, “ho deliberatamente evitato un ruolo troppo vicino agli eserciti del regno. Non vorrei mettervi tutti a disagio sostenendo di mettermi ora al comando.”
“Sono certo che per questa volta potremmo perdonare,” disse il lord, come se avesse il potere di perdonarla o condannarla. “Qual è la vostra soluzione, vostra Maestà?”
La vedova scrollò le spalle. “Pensavo di iniziare con un matrimonio.”
Si alzò in piedi, aspettando che il clamore calasse, con le varie fazioni dell’Assemblea che urlavano una contro l’altra. I monarchici erano contenti ed esultavano a sostegno, gli anti-monarchici si lagnavano dello spreco di denaro. I membri militari immaginavano che li stesse ignorando, mentre coloro che venivano da più lontano nel regno volevano sapere cosa questo potesse significare per la loro gente. La vedova non disse nulla fino a che non fu sicura di avere la loro attenzione.
“Ma sentitevi, blaterate come bambini spaventati,” disse. “I vostri tutori e le vostre governanti non vi hanno insegnato la storia della nostra nazione? Quante volte gli avversari stranieri sono venuti a pretendere le nostre terre, gelosi della loro bellezza e ricchezza? Devo farvi l’elenco? Devo raccontarvi dei fallimenti della flotta da guerra di Havvers, dell’invasione dei Sette Principi? Anche nelle nostre guerre civili, gli avversari che sono venuti dal niente sono sempre stati respinti. Sono passati mille anni da quando qualcuno ha conquistato questa terra, e ora andate nel panico perché una manciata di nemici hanno scavalcato la nostra prima linea di difesa?”
Si guardò attorno nella stanza, facendoli vergognare come bambini.
“Non posso dare molto alla nostra gente. Non posso comandare senza il vostro supporto, e va bene così.” Non voleva che si mettessero a discutere del suo potere qui e adesso. “Posso dare loro speranza, però, che è il motivo per cui oggi, in questa Assemblea, desidero annunciare un evento che offre speranza per il futuro. Desidero annunciare le imminenti nozze di mio figlio Sebastian con Lady d’Angelica, Marchesa di Sowerd. Qualcuno di voi cercherà di sollevare obiezioni sulla questione?”
Non lo fecero, anche se lei sospettava che fosse più che altro perché erano stupiti dall’annuncio. Alla vedova non interessava. Uscì dalla stanza, decidendo che i suoi preparativi erano più importanti di qualsiasi affare si fosse concluso in sua assenza.
C’era ancora così tanto da fare. Doveva assicurarsi che le figlie dei Danse fossero state fermate, doveva andare avanti con i preparativi del matrimonio…
La crisi di tosse la colse all’improvviso, sebbene se la fosse aspettata per la maggior parte del suo discorso. Quando ritirò il fazzoletto macchiato di sangue dalla bocca, la vedova capì di aver esagerato per quella giornata. E poi le cose stavano procedendo più rapidamente di quanto avrebbe mai voluto.
Avrebbe terminato le cose qui. Avrebbe assicurato il regno per i suoi figli, contro ogni minaccia, interna ed esterna. Avrebbe visto la continuazione della sua linea. Avrebbe fatto eliminare i pericoli.
Ma prima di tutto questo, c’era qualcuno che doveva vedere.
***
“Sebastian, mi spiace così tanto,” disse Angelica, e poi si fermò con la fronte accigliata. Non andava bene. Doveva provare di nuovo. “Sebastian, mi spiace così tanto.”
Meglio, ma non ancora bene. Continuò a provare mentre percorreva i corridoi del palazzo, sapendo che quando fosse giunto il momento di dirlo davvero sinceramente, avrebbe dovuto apparire perfetto. Doveva far capire a Sebastian che sentiva il suo dolore, perché quel genere di empatia era il primo passo per entrare in possesso del suo cuore.
Sarebbe stato più facile se avesse provato qualcosa di diverso dalla gioia al pensiero di Sofia morta. Solo il ricordo del coltello che le scivolava dentro le portava un sorriso che non poteva mostrare davanti a Sebastian quando fosse tornato.
Non mancava molto. Angelica era arrivata a casa prima di lui cavalcando velocissima, ma non aveva alcun dubbio che Rupert, Sebastian e tutto il resto sarebbero presto tornati. Doveva essere pronta quando fossero arrivati, perché non aveva senso levare di mezzo Sofia se non poteva approfittare del vuoto rimasto.
Per ora però Sebastian non era il membro di quella famiglia di cui lei doveva preoccuparsi. Si trovava fuori dalle stanze della vedova, e fece un profondo respiro mentre le guardie la osservavano. Quando aprirono le porte in silenzio, Angelica preparò il suo sorriso più radioso e si avventurò all’interno.
“Ricorda che hai fatto quello che voleva,” disse a se stessa.
La vedova la stava aspettando, seduta su una comoda sedia mentre beveva un qualche genere di tè d’erbe. Angelica ricordò il suo profondo inchino questa volta, e sembrò che la madre di Sebastian non fosse dell’umore giusto per fare giochetti.
“Per favore alzati, Angelica,” disse con un tono che era sorprendentemente mite.
E comunque aveva senso che fosse contenta. Angelica aveva fatto tutto ciò che le era stato richiesto.
“Siedi qui,” disse la donna indicando un posto accanto a sé. Era meglio che doversi inginocchiare davanti a lei, anche se ricevere ordini a quel modo era pur sempre un piccolo pezzo di sabbia abrasiva che le grattava contro l’anima. “Bene, raccontami del tuo viaggio a Monthys.”
“È fatta,” disse Angelica. “Sofia è morta.”
“Ne sei sicura?” chiese la vedova. “Hai controllato il corpo?”
Angelica si accigliò di fronte alla nota inquisitoria presente nella voce della vedova. A quella donna non andava mai bene niente?
“Sono dovuta fuggire prima, ma l’ho pugnalata con uno stiletto impregnato del più potente veleno che avevo,” disse. “Nessuno avrebbe potuto sopravvivere.
“Bene,” disse la vedova. “Spero tu abbia ragione. Le mie spie dicono che è arrivata sua sorella?”
Angelica sentì gli occhi che si dilatavano leggermente davanti a quell’affermazione. Sapeva che Rupert non era ancora tornato, quindi come faceva la vedova ad aver sentito così tanto e così rapidamente? Magari aveva inviato un uccello messaggero.
“Sì,” rispose. “È salpata insieme al cadavere di sua sorella, su una barca diretta a Ishjemme.”
“Diretta verso Lars Skyddar, non c’è dubbio,” mormorò la vedova. Fu un altro piccolo shock per Angelica. Come potevano mai delle paesane come Sofia e sua sorella conoscere qualcuno come il governatore di Ishjemme?
“Ho fatto quello che volevate,” disse Angelica. Anche a lei il tono parve sulla difensiva.
“Ti aspetti un premio?” chiese la vedova. “Magari una ricompensa? Un qualche inutile titolo da aggiungere alla tua collezione, magari?”
Ad Angelica non piaceva che le si rivolgessero a quel modo. Aveva fatto tutto ciò che la vedova le aveva chiesto. Sofia era morta, e Sebastian sarebbe stato presto a casa, pronto ad accettarla.
“Ho appena annunciato le vostre nozze all’Assemblea dei Nobili,” disse la vedova. “Pensavo che sposare mio figlio fosse una ricompensa sufficiente.”
“Più che sufficiente,” disse Angelica. “Ma questa volta Sebastian accetterà?”
La vedova allungò una mano e Angelica dovette sforzarsi di non rabbrividire mentre la donna le accarezzava una guancia.
“Sono certa di aver detto che questo era parte del tuo lavoro. Distrailo. Inginocchiati davanti a lui e imploralo se devi. I miei resoconti dicono che è avvolto nel dolore mentre viene a casa. Il tuo lavoro sarà di fargli dimenticare tutto. Non il mio lavoro, ma il tuo. Fai un buon lavoro, Angelica.” La vedova scrollò le spalle. “E ora esci. Ho delle cose da fare. Devo assicurarmi che tu abbia effettivamente finito Sofia, tanto per cominciare.”
Il congedo fu tanto improvviso da potersi considerare maleducato. Con chiunque altro, sarebbe stato sufficiente per chiedere una retribuzione. Con la vedova, non c’era nulla che Angelica potesse fare, e questo rendeva solo peggiori le cose.
Lo stesso avrebbe fatto quello che la vecchia donna chiedeva. Avrebbe fatto Sebastian suo non appena fosse tornato a casa. Sarebbe presto diventata una dei reali sposandolo, e quella salita sociale sarebbe stata più che una ricompensa.
Nel frattempo l’incertezza della vedova sulla sorte di Sofia la angustiava. Angelica l’aveva uccisa, ne era certa, ma…
Ma non avrebbe fatto alcun male vedere cosa poteva apprendere degli eventi a Ishjemme, giusto per esserne certa. Del resto aveva almeno un amico lì.