Читать книгу Una Linea Sottile - Oreste Maria Petrillo - Страница 13

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Lo straniero

(Ferrari)

La mattina, come di consueto prima di un appuntamento importante, mi alleno. Tiro di boxe al sacco e ho la mia seduta con i pesi.

Indosso, per l'occasione, il mio abito migliore. Voglio fare colpo sull'avvocato inglese, del resto l'Inghilterra mi ha sempre affascinato così come la sua cultura.

Ricordo quando, molto giovane, soggiornavo da amici dei miei genitori a Cambridge. Il mio primo viaggio in Inghilterra fu una sorpresa: pensavo di recarmi in un paese ostile, freddo di clima e di persone e in cui non mi sarei divertito, invece, le mie impressioni furono ben altre... avevo conosciuto persone educatissime, rispettose e serie e avevo visto con i miei occhi che il sistema anglosassone funzionava per tutto, dal primo lavoro, all'acquisto di una casa. Lo stato non lasciava mai il cittadino, ex suddito, da solo. Visitai anche numerosi college e l'università di giurisprudenza nonché quella di criminologia. Ne rimasi colpito.

Quando tornai in Italia il mio primo pensiero fu un paragone ingiusto con le nostre strutture. Ho iniziato a studiare legge un po' per tradizione familiare, un po' per passione, ma soprattutto perché attirato dalla figura americana dell'avvocato, persona ammaliante e molto rispettata. La realtà italiana mi avrebbe presentato ben altre sorprese! Una cosa certa che desideravo avere dai miei studi era di non farmi fregare da nessuno nella vita. Illuso. Già nei banchi universitari vi era chi rubava gli esami e chi i cellulari. Constatai con amarezza che avrei dovuto, innanzitutto e subito, difendermi dai miei colleghi. Fu così che abbandonai le lezioni da corsista e studiai per lo più a distanza, recandomi in facoltà poche volte e per gli esami.

Ma torniamo ad oggi. Si sta facendo tardi e devo sbrigarmi. Come al solito, mi alzo in anticipo e arrivo in ritardo. Questa volta, però, non posso fare brutta figura, devo essere puntuale. Entro in auto per combattere col traffico cittadino che di inglese ha solo la guida a destra sempre in fase di sorpasso nella corsia che dovrebbe essere quella "lenta".

Napoli è una città bellissima ma incoerente. Si atteggia a metropoli avanzata ma, in essa, convivono scene di illegalità divenute ormai consuetudine. Quando mi affaccio dal balcone dello studio posso osservare la fiera di personaggi che caratterizzano questo poliedrico angolo di mondo. Capaci di grosse bellezze ma anche di enormi nefandezze. Trovi il parcheggiatore abusivo e a lato il vigile urbano. Trovi il poliziotto di quartiere e gli storici "giocatori delle tre carte". Insomma, dove mi trovo ad esercitare è un mondo in cui ci si può imbattere in clienti di ogni genere. Non credo che un inglese possa mai abituarsi a questo modo di vivere.

Arrivo puntuale all'albergo, Excelsior, uno splendido albergo a 5 stelle plus situato sul lungomare. Si tratta bene l'inglese!

Mi annuncio alla receptionist che mi introduce nella sala riunioni appositamente noleggiata e preparata con un rinfresco per l'occasione. Mi accomodo sulla sedia di fronte all'ingresso principale per notare chiunque entri e aspetto. Dopo circa 10 minuti arriva.

Devo dire che la prima impressione non è molto positiva.

Indossa un elegante abito blu notte in perfetto stile inglese con gilet e soprabito attillati e cravatta perfettamente intonata. Scarpe lucidissime di cuoio nero. Quello che mi colpisce è, però, il suo sguardo: altezzoso, superbo e compiaciuto. Sembra guardare il mondo dall'alto in basso, quello che Paul Ekman definisce come “sguardo da disprezzo sociale”: labbra lievemente serrate e naso leggermente arricciato. Può darsi che mi sbaglio ma, se è guerra che cerca, può esserne certo, ne troverà più di quanto a lui necessita. Mi alzo e vado a stringergli la mano.

Una Linea Sottile

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