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La verità sul massacro Gli antefatti
ОглавлениеTutto cominciò nel 1869, quando fu ultimata la transcontinentale nello Utah, la Pacific Transcontinental, fiore all’ occhiello di un gigante piano di ricostruzione da parte del Governo degli Stati Uniti, per incrementare l’economia dopo il disastro della Guerra di Secessione.
Le transcontinentali, cioè l’unione delle Coste del Pacifico con l’Atlantico, significavano commercio, espansione e ricchezza in un periodo in cui le grandi ferrovie cominciavano timidamente a diffondersi in Europa. . L’impresa Americana fu di tutto rispetto e mastodontica, in linea col suo costume, e fu modello per il Sistema Capitalista che da lì si diffuse. Chiaramente per un affare del genere era necessario investire tanto tanto denaro e il Governo fece un enorme debito pubblico, contando sul fatto che sarebbe rientrato nelle spese con la vendita dell’oro grazie al sistema del New York Gold Exchange , che aveva il compito non solo di favorire il mercato aperto ma anche di calmierare il valore dell’oro e mantenerlo stabile. Ciò ingolosì un bel gruppetto di speculatori, nelle persone di James Fisk e Jay Gould e di altri farabutti loro pari, i quali armeggiarono intorno all’ allora Presidente Ulysses Grant affinchè affidasse il compito primario di acquisto e vendita del biondo metallo ad un loro compare, tale Generale Daniel Butterfield, che quindi divenne tesoriere capo degli Stati Uniti. Costui convinse Grant che era necessario che il Governo acquistasse oro, il quale poi doveva essere rimesso in circolazione affinchè l’economia si mantenesse stabile. Tuttavia Butterfield non lo vendette ma anzi lo acquistò a nome di Gould e Fisk , e ciò causò un forte aumento dei prezzi e una pericolosa inflazione.
Accortosi della truffa il Governo allora vendette quattro milioni di dollari in oro in 24 ore, causandone così il crollo del valore. Chiaramente l’infame meccanismo è molto più complicato, ma mi auguro che questa semplice narrazione dei fatti renda l’idea della tremenda crisi economica che generò, aggravata dal successivo scandalo della Pacific Trascontinental Rairoad, che si scoprì aveva a sua volta speculato sulle sovvenzioni Statali gonfiando enormemente i rendiconti delle spese, e stabilendo un vero e proprio monopolio sui territori di sua competenza da cui aveva tagliato fuori lo Stato.
La crisi portò fior di investitori sul lastrico, bloccò le industrie e costrinse migliaia di aziende a chiudere; tra i vari Stati la California , che aveva appena terminato la sua ferrovia lasciando migliaia di disoccupati in strada, fu uno dei più colpiti. La maggior parte di questi lavoratori erano Cinesi, assunti in massa dalle Compagnie grazie alle spinte Governative, che come abbiamo visto organizzava fior di traffici dalla Cina accaparrandosi lavoratori a basso prezzo. Costoro, insieme ai disoccupati della ferrovia dello Utah, si riversarono chiaramente in Chinatown, unico posto in America in grado di accoglierli, dove la Mafia provvedette a sistemarli e a farli entrare nella propria compagine. Fatta eccezione per il mercato clandestino e l’import dei prodotti Orientali , tuttavia, lavoro in giro ce n’era pochino; gli unici a sopravvivere, ancora una volta, erano i Cinesi, che si adattavano a lavorare 15 ore al giorno per pochi spiccioli.
Inaugurata nel 1869 La Pacific Railroad fu un’impresa colossale, che coinvolse due grandi compagnie nate all’ uopo, la Union Pacific e la Central Pacific, ma impegnò moltissimo anche il Governo degli Stati Uniti. La costruzione della ferrovia, che univa due punti strategici per i commerci Americani, e cioè la costa Atlantica con la California e il Pacifico, rappresentò l’inizio dell’era moderna non solo per l’America ma per il mondo intero, dando il via al sistema delle ferrovie. Fu un’impresa mastodontica, ma lo scandalo che ne conseguì sui preventivi ” gonfiati ” e le sovvenzioni Statali per poco non generò il crollo del sistema democratico Americano, dato il provato coinvolgimento del presidente Ulysses Grant.
Pochissimi in America erano a conoscenza delle grame condizioni in cui erano costretti questi moderni schiavi, rapiti dalla loro Patria spesso per conto degli Stati Uniti o immigrati in America per sfuggire alla fame. Con la famiglia in ostaggio in Cina e le Leggi Americane che , con la scusa di frenare l’introduzione clandestina di donne destinate alla prostituzione vietava alle mogli di raggiungere i propri mariti, questi poveracci non avevano una vita propria e si trovavano di fatto tra tre fuochi: la madrepatria, l’America e la Mafia, che lavoravano all’ unisono per sfruttarli meglio. La prosperità delle botteghe di Chinatown era spesso fittizia e pochissimi realmente ne beneficiavano; gli incassi del gioco d’azzardo, delle case dell’oppio e dei liquori passavano direttamente nelle mani della mafia, che a sua volta ne versava una buona fetta alle Autorità locali. L’America stessa si ingrassava con il commercio dei prodotti Cinesi, che nel 1870 arrivarono a comprendere anche frutta verdura pesce e generi di prima necessità che venivano ” acquisiti ” oltreoceano a bassissimo costo, mandando sul lastrico le aziende locali che non riuscivano a competere coi prezzi. Intorno al 1880 l’intera economia nazionale iniziò a dipendere dall’ import- export con la Cina la quale, sulla base di una filosofia del tutto orientale per la quale “se non puoi abbattere il nemico dall’ esterno fallo dall’ interno ” impose un Commissariamento per verificare ” le condizioni dei suoi sudditi in Patria straniera “. In pratica, grazie alla sua Mafia ,si assicurò il controllo completo dell’immigrazione Cinese in America, per super affollarla di Cinesi e mantenere gli States in una sorta di sudditanza occulta. Per parare il colpo e riprendere il controllo sul proprio Paese senza perdere i benefici dei traffici con la Cina ecco allora che furono promulgate le famose Leggi Razziali , a cui seguì tutta l’ondata di libri, manifesti e seminari sul “ Pericolo Cinese”
Pungente e acuto, Thomas Nast criticò apertamente il sistema politico Americano e le sue leggi razziali, su uno dei giornali più quotati dell’epoca l’ Harper’s Weekly.
Ecco qui uno dei suoi disegni intitolato Go West- Go East – dove espone d’impatto le rovinose leggi Jim Crow .
Fidando nel congenito desiderio di manipolazione del popolo Americano e del suo radicato razzismo il Governo definì precisamente i Cinesi come ” indesiderabili “, privandoli di qualsiasi personalità giuridica e concedendo piena immunità al singolo, che quindi si sentì autorizzato a ” farsi giustizia da solo “.
Il massacro di Los Angeles fu diretta conseguenza di questo perverso meccanismo : come al solito in tempi di crisi sono gli stessi Governi che , per coprire le proprie colpe, indicano il capro espiatorio e gli unici che alla fine traggono beneficio dalle guerre tra poveri.
L’ incendio di Chicago dell’8 ottobre 1871 completò il quadro: si trattò di uno dei disastri più tragici dell’ America, nel quale l’intera città fatta di legno fu rasa al suolo lasciando per terra i corpi carbonizzati di 300 persone, in strada 110.000 senza tetto e nella memoria 18.000 edifici dei quali rimase un unico muro. L’inchiesta che ne seguì determinò che si trattò di uno di quegli eventi nefasti scatenati unicamente dall’ ira di Dio e, dopo aver steso un velo pietoso sulla bufala della mucca
( Irlandese ) che avrebbe appiccato casualmente il fuoco facendo cadere per terra una lampada, il caso fu archiviato.
In realtà molte voci sussurrarono che NON FU la mano del destino bensì quella umana a originare l’incendio, e per i soliti sporchi motivi di denaro e di potere.
Molte cose non quadrano di quell’ incendio, come ad esempio l’intervento dei Vigili del Fuoco, il cui corpo eroico era considerato un esempio di organizzazione e di vigilanza per gli Stati Uniti, impegnato com’ era a difendere dal fuoco una città di legno e in pieno sviluppo in cui la media degli incendi era di…2 al giorno! Il Dipartimento era attrezzatissimo: nel 1866 vantava undici camion completi, due impianti estintori manuali, tredici carrelli flessibili, un camion elevatore con scala,120 vigili di ruolo,125 volontari e 53 cavalli. Nel 1871 inoltre era stato dotato, unico nel suo genere, del Knocke-Pattent Hose Elevator, una torre d’acqua in grado di generare e indirizzare un getto d’acqua di elevata potenza. Ciò a significare quanto esperto e attrezzato fosse il Corpo dei Vigili del Fuoco che la notte dell’8 ottobre 1871 si trovò a sedare le fiamme del famoso incendio. Tuttavia si segnalano almeno due grossolani e imperdonabili errori del Dipartimento, tali poi da far perdere completamente il controllo sulle fiamme.
Il grande incendio di Chicago costò all’America circa 200 milioni di dollari dell’epoca. Ecco un’immagine tratta da Harper’s Weekly disegnata da John Chapin, che mostra il ponte in Randolph Street completamente distrutto dalle fiamme.
Il primo riguarda il Pronto Intervento: si sa che i Vigili si attivarono SOLO 2 ore dopo la prima segnalazione, e unicamente perchè alla prima se ne aggiunsero molte altre.
Il Dipartimento si giustificò adducendo il fatto che ” pensavano che la nube di fumo segnalata appartenesse ad un altro incendio, sedato nella stessa zona il giorno prima “.
Molto strano e quasi grottesco, per Pompieri esperti. Inoltre negli annuari del Dipartimento non si fa menzione di un incendio simile che, ancora più strano, si era originato in un deposito di legnami.
L’errore successivo è assurdo: comprendendo che si tratta di un nuovo incendio il Dipartimento invia le pompe…ma in tutt’ altra direzione! Si parlò di ” errore di comunicazione” tra gli addetti, cosa incomprensibile per gente avvezza a scambiarsi velocemente e con precisione un tale tipo di informazione! Inoltre, e questo mi puzza, per tutta la mattinata il Dipartimento era intervenuto a sedare quattro piccoli incendi di natura dolosa proprio in quella stessa zona, per cui la conosceva molto bene. COME può non aver pensato che anche il quinto fuoco della giornata potesse essersi sviluppato LI’?
Comunque sia gli errori furono fatali e, malgrado i successivi sforzi e la collaborazione da parte delle città vicine, la furia dell’incendio distrusse tutto, e quando arrivò a bruciare anche l’acquedotto la popolazione comprese di avere perso la sua battaglia contro il fuoco. A questo punto ci si chiede : se davvero l’incendio fu doloso CHI e PERCHE’ avrebbe fatto questo?
Ecco una rara foto del corpo dei Vigili del Fuoco di Chicago con una delle varie stazioni attrezzate, nel 1871, pochi mesi prima del grande incendio. L’attrezzatura era modernissima e all’ avanguardia per quei tempi. Ci si chiede COSA possa avere originato quei grossolani errori che risultarono fatali per la città.
Dovete sapere che la stragrande maggioranza degli edifici nel cuore della vecchia Chicago era fatiscente, di ghetto, e occupata abusivamente dalla cosiddetta feccia, cioè tutti qui poveracci di etnìe diverse che lì trovavano rifugio. In questi edifici il vizio, la mafia, la prostituzione erano di casa e spesso in mano ai Clan Irlandesi, che erano molto odiati e temuti.
Frederick Law Olmsted , padre dell’architettura di New York, arricciava il naso davanti agli edifici di Chicago , definendola ” città retrograda fatta di immigrati, bar e case di legno, affogata nelle sue manie di grandezza che la porta a costruire giganteschi palazzoni dal gusto grossolano e discutibile “.
( the Nation,1870) Inoltre Chicago risultava molto indietro nella Industrializzazione, penalizzando gli Stati Uniti. Come all’ epoca di Nerone l’ incendio permise di spazzare via tutto ciò che di brutto, indesiderabile e promiscuo frenava Chicago nella sua corsa verso la modernità e di cui, senza quell’ evento fortuito , non avrebbe mai potuto liberarsi in maniera neutrale. Alla fin fine l’incendio rappresentò un affare per la città, che godette dell’ausilio economico dello Stato e dei privati che la ricostruirono da capo a piedi e che lo stesso anno ospitò la prima scuola di Architettura degli Stati Uniti ( i cui esponenti di spicco appartenevano al Genio Militare della Guerra di Secessione) arrivando infine ad inaugurare nel 1885 l’ Home Insurance Building, , il primo grattacielo d’America!
Ecco in tutta la sua maestosità il primo grattacielo Americano, l’ Home Insurance Building, terminato a Chicago nel 1888. Opera magna di William LeBaron Jenney inaugurò la moda degli edifici altissimi, simbolo della potenza Americana.
Comunque sia i tre infausti eventi crearono quel substrato favorevole alla tragedia del 24 ottobre 1871, alla quale partecipò attivamente più della metà della città già rosa dai propri malumori nei confronti degli immigrati Cinesi, presentati ormai all’ opinione pubblica come crumiri.
Quella notte, al di là delle dichiarazioni dei protagonisti come Bilderraine che ritrattarono e modificarono le loro versioni più e più volte, le cose andarono così.
Bilderraine, armato fino ai denti e insieme ad un drappello di altri sorveglianti ( badate bene NON POLIZIOTTI ma semplici cittadini autorizzati a mantenere l’ordine dallo sceriffo locale) si intrufolò nel vicolo di Negro Alley in direzione della casa e del negozio di Yuen. Alcune fonti citano la presenza dello stesso Hing con loro, probabilmente come guida. L’intenzione chiara di Bilderraine era infatti quella di trafugare l’oro nascosto in un tronco, di cui tutti erano venuti a conoscenza solo la mattina. Il drappello si trovò davanti le guardie del corpo di Yuen, che come sappiamo era un mafioso; i guerrieri Tong cominciarono quindi a sparare per difesa e, come da regole già definite tra la stessa mafia e la polizia locale, senza mai uscire dal vicolo. Le rese dei conti private, infatti, erano all’ ordine del giorno e per questo regolamentate: il senso della cosa era “ sparatevi pure addosso ma fatelo a casa vostra ” e in Negro Alley QUOTIDIANAMENTE le cose andavano così. Vigeva inoltre una sorta di coprifuoco per tutti gli abitanti di Chinatown, che comunque preferivano starsene ben chiusi in casa dopo le 20,00. Rimanevano aperte solo le botteghe del vizio, e anche lì si accedeva in base ad altre regolamentazioni atte a preservare l’incolumità degli avventori.
I Cinesi, per loro pace e perchè non erano stupidi, difficilmente trasgredivano queste regole che consentivano a tutti una pacifica , seppur difficile, convivenza. Non a caso l’intrusione dei sorveglianti fu organizzata intorno alle 20.30 anche se al processo inizialmente si parlò delle 18.00 e perfino delle 16.00…. per ovvie ragioni. Tuttavia la verità sull’ orario venne fuori quasi subito, anche grazie alla testimonianza diretta di un cronista e avvocato di Los Angeles, tale Horace Bell, che tuttavia non fu ammessa agli atti. Bell scrisse vari articoli sulla questione, sempre rigettati dagli storici come
” non attendibili “. dati i suoi trascorsi non certo edificanti. Tuttavia Bell continuò a sostenere la sua versione, descrivendo con sostanziosi particolari la collusione tra il capo della Polizia Baker e la Mafia Cinese, oltre all’ asservimento stesso delle Autorità Locali ad una politica decisamente marcia. Solo la documentazione tirata fuori 140 anni dopo suffraga finalmente la sua testimonianza.
Horace Bell nel 1880. Si tratta di una personalità davvero interessante: vi invito a leggere la sua storia sul web.
Bilderraine fu quindi colpito alla spalla e cadde in ginocchio soffiando nel suo fischietto per chiedere rinforzi; nel frattempo il gruppo, vista la mala parata, aveva fatto marcia indietro. Neanche per uomini addestrati era consigliabile trovarsi faccia a faccia con dei guerrieri Tong, soprattutto a casa loro.
Tuttavia Bilderraine affermò che Thompson, eroicamente, impugnata la pistola e alla stregua del
” giustiziere della notte ” sembra abbia detto ” Vado io !” mentre dall’ angolo dell’edificio Coronel il poliziotto Celsis gli stava gridando ” Attento, sono armati!” Sprezzante del pericolo Thompson si infilò DA SOLO nel vicolo buio, aprì la porta dell’abitazione da cui provenivano gli spari e qui si beccò una bella pallottola al petto, che lo condusse alla morte circa due ore dopo. A questo punto i poliziotti Celis e Kerren, facendosi largo tra i proiettili, tirano fuori dal vicolo il corpo esanime di Thompson e lo portano in strada al fine di prestargli le pietose cure. La notizia del ferimento e della successiva morte dell’uomo sembra poi abbia inasprito la folla che quindi dette il via al massacro. Il resto è storia. Questa fu la versione ufficiale portata al processo, e l’UNICA alla quale i Giudici dettero credito , benchè molte testimonianze di cittadini rispettabili l’abbiano sconfessata più volte.
E’ evidente che si tratta di un resoconto di comodo, che giustifica in pieno l’operato dei poliziotti e scagiona la furia omicida della folla, permettendo l’archiviazione dell’increscioso fatto come “ una pazzia collettiva dovuta al grave periodo di crisi economica e alla concorrenza sleale dei Cinesi “.
Ma è altrettanto facile dimostrare che le cose andarono molto diversamente.
Innanzitutto le testimonianze; protagonista assoluto ed eroe pubblico fu Bilderraine, che in sede di processo affermò di ” avere visto chiaramente Thompson aprire la porta e stramazzare al suolo col proiettile in petto”. Nulla di più falso: da sua stessa dichiarazione, poi modificata, Bilderraine si trovava all’ imboccatura del vicolo quando chiamò i soccorsi, mentre l’abitazione di Yuen da cui partirono i colpi era proprio dentro Negro Aley, in una zona non visibile dal vicolo. Inoltre, a meno che Bilderraine non fosse dotato di vista ad infrarossi, non era materialmente possibile vedere alcunchè in Negro Alley visto che la zona… non era illuminata. Anche per questo la Polizia si guardava molto bene da intervenire in caso di sparatorie e quando lo faceva andava lì attrezzata di lumi.
Ciò che suona decisamente strano è l’intervento di Celis e Deck, a cui era stato ordinato di non muoversi dal Coronel. Si dirà che hanno trasgredito l’ordine per salvare l’amico ma anche così non quadra: in genere le guardie colpite venivano abbandonate per terra, soprattutto se nella zona si sparava. Inoltre non dimentichiamo che Thompson NON ERA un poliziotto bensì un sorvegliante, per di più un pezzo di farabutto, e normalmente non correva buon sangue tra le forze dell’ordine e i cittadini improvvisati sorveglianti. In genere la Polizia ci teneva a mantenere una certa distanza tra loro, e con sommo disprezzo: è impensabile quindi che i due abbiano violato un ordine rischiando le proprie vite per salvare un tale che probabilmente gli stava pure sui cosiddetti, per portarlo in strada a vederlo morire. E’ presumibile invece che i due abbiano assassinato Thompson oppure che lo abbiano spinto direttamente in bocca ai mafiosi, sparando essi stessi per primi per stimolare il fuoco diretto senza coprirgli le spalle. Alcune testimonianze citano anche un terzo poliziotto, di nome Richard Kerren, che sembra fosse appostato nel vicolo davanti alla bottega di Yuen. In seguito, quando il processo fu archiviato, molti testimoni oculari ricordarono di averlo visto schizzare fuori dal vicolo subito dopo i primi spari gridando ” Hanno ammazzato Thompson ! ” Pochi istanti dopo ecco apparire Celis e Deck con al collo l’uomo gravemente ferito; i due quindi erano DENTRO Negro Alley e non sono accorsi DOPO, richiamati dagli spari, come invece testimoniarono. Non dimentichiamo infine che proprio in zona erano presenti anche i due poliziotti eroici Harris e Gard, che avevano proprio il compito di piantonare l’edificio. Com’ è possibile che in cinque non siano stati capaci di difendere Thompson, che fu sparato per due volte in pieno petto e a distanza ravvicinata?
Tutto fa pensare dunque che l’omicidio di Thompson fu un evento pretestuoso atto a giustificare un massacro previsto ed organizzato, che coinvolse sicuramente anche una folla di balordi ma che agì sotto gli occhi consapevoli della Polizia e di molti notabili del Paese, che anzi quella notte si trovavano tra le sue stesse fila e che in un modo o nell’ altro nutrivano vecchi rancori nei confronti dei commercianti Cinesi. Moltissimi imprenditori furono accusati dal Coroner di aver preso parte ATTIVAMENTE al massacro e fra questi uomini di spicco come il consigliere comunale
George Fall, che fu visto chiaramente spaccare in testa a due Cinesi prima una lastra di legno e poi una mazza di ferro. La folla inferocita era formata per lo più da onesti padri di famiglia che esercitavano i mestieri più disparati e più in competizione coi Cinesi come il contadino, l’allevatore di bachi da seta, il commerciante di spezie e l’agricoltore, ma non mancavano fabbri, falegnami, macellai e gestori di saloon che in un modo o nell’ altro avevano avuto rapporti diretti d’affari con i mafiosi Cinesi. Si stima che circa 500 persone parteciparono al massacro, un decimo della città. Le azioni condotte hanno un sapore vagamente militare: non si trattò infatti di esaltati che, armati di fucili e forconi, penetrarono in massa in Negro Alley tirandone fuori i Cinesi a forza, ma un assalto organizzato e gestito da pochi e che quindi , contrariamente a quanto il comandante Baker affermò al processo,poteva essere facilmente sedato dalle Forze dell’Ordine. Subito dopo la morte di Thompson, che NON FU soccorso ma unicamente portato in strada agonizzante perchè tutti lo vedessero, un drappello di uomini esperti penetrò in Negro Alley sparando per attirare l’attenzione dei mafiosi ma mantenendosi a distanza di sicurezza. Ciò permise ad altri di salire sul tetto dell’edificio Coronel, di posizionarvi delle assi di legno atte a permettere agli spari dei fucili di fare buchi nel catrame e di fare fuoco diretto sui Cinesi all’interno , che quindi furono falciati abbastanza agevolmente dalla raffica dei proiettili. Il fuoco continuo durò una decina di minuti, poi qualcuno gridò dal tetto ” E’ fatta, entriamo! ” A quel segnale la folla si precipitò nell’ edificio e per i vicoli debolmente illuminati dalle lampade Cinesi, abbattendo a forza le porte delle case in cui la popolazione impaurita si era barricata.