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LE SFIDE DELLA REGIONE PANAMAZZONICA:

COOPERAZIONE NECESSARIA TRA GLI

ORGANISMI INTERNAZIONALI E LA CHIESA

CATTOLICA E LEADERSHIP ETICA

Pedro Ricardo Barreto Jimeno

Fratelli e sorelle, distinte Autorità. Buonasera!

Desidero toccare tre punti, che esprimono anche ciò su cui stiamo riflettendo nel Sinodo a partire dai popoli indigeni amazzonici.

In primo luogo, le voci dell’Amazzonia. Le sfide della Regione Amazzonica esigono una cooperazione necessaria tra le Organizzazioni internazionali e la Chiesa cattolica perché viviamo in un’emergenza locale, regionale e globale. La mia intenzione, in questo intervento, non è di fare una lezione scientifica o accademica sulla situazione della Panamazzonia, – questo lo hanno fatto altri, e in maniera magistrale – desidero solamente evidenziare la situazione di urgenza che si sperimenta in questi territori socioculturali e che coinvolge i governi, le loro istituzioni tutelari, la stessa Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, per rispondere a questa problematica socio-ambientale, ciascuno per la sua visione e responsabilità specifica. Per questo sono necessari l’ascolto, il discernimento e l’azione consensuale e congiunta di tutti gli attori sociali, per ascoltare il grido dei poveri e dei popoli, che è allo stesso tempo il grido della Madre Terra. Ascoltare il grido della nostra «Casa comune» presenta alcuni aspetti che tutti conosciamo. Io desidero solamente evidenziarne alcuni: la contaminazione e il degrado socio ambientale, la distruzione degli equilibri climatici, la crescente perdita della biodiversità, che sono conseguenza dell’attuale sistema tecnocratico. Come ha detto Papa Francesco nella riunione dei Movimenti Popolari a Santa Cruz de la Sierra: «Questo sistema non ce la fa più». Queste sono ragioni, tra le molte altre, per sensibilizzare e mobilitare i principali attori che costituiscono la società, come la FAO, l’IFAD, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose, e tutte le persone che, come scrive Papa Francesco nella Laudato si’: «abitano nella nostra Casa comune».

Dobbiamo al tempo stesso ascoltare il grido dei poveri, che si manifesta in domande vitali per la sopravvivenza dell’umanità e che in modo speciale colpisce coloro che stanno al margine, gli scartati, quelli che vivono nella «periferia» e specialmente in Amazzonia. Sentiamo alcuni segni di questo grido dei poveri nella poca o nessuna disponibilità di acqua potabile, e anche nella carenza di acqua nel mondo per lo scioglimento dei ghiacciai, in conseguenza al cambiamento climatico. Vi sono anche l’insicurezza alimentare e la limitazione della produttività agricola, il diffondersi di malattie nelle persone e negli animali, l’instabilità politica dei nostri Paesi amazzonici, i flussi migratori causati dai problemi socio-ambientali e politici. Davanti a questa drammatica situazione, che riguarda principalmente la Regione Amazzonica, è urgente una stretta collaborazione tra le istituzioni e le Chiese, per cercare una soluzione integrale e in questo modo salvare la vita e frenare un’inevitabile estinzione biologica del nostro Pianeta, come suggerisce la Lettera Enciclica Laudato Si’ del nostro «amato fratello Francesco», così chiamato dai fratelli e sorelle indigeni amazzonici.

In secondo luogo: l’urgenza di formare leader etici, per guidare e difendere la vita nella nostra «Casa comune». Il contributo della Chiesa cattolica, la collaborazione inter-istituzionale e il dialogo interreligioso, possiedono radici etiche che permettono di cercare un nuovo modello di sviluppo umano integrale, alternativo all’attuale. In accordo con Papa Francesco, affermiamo che «tutto è connesso», in ciascuno di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri Paesi, nei nostri continenti e nella nostra «Casa comune». Nel corso del Sinodo, abbiamo evocato qui a Roma il cammino della croce di Cristo nei popoli originari dell’Amazzonia. Abbiamo ricordato i tanti e le tante martiri di ieri e di oggi, conosciuti e dimenticati, ma soprattutto quelli che attualmente vivono e accompagnano la vita di donne e uomini minacciati. Il filo conduttore di questa riflessione è il cammino di «rivelazione» iniziato dal Concilio Vaticano II e che ci ha illuminato attraverso San Giovanni XXIII, San Paolo VI, San Giovanni Paolo II e il Papa emerito Benedetto XVI. In questo passaggio attraverso il tempo e lo spazio, l’acqua, simbolo della vita, scorre abbondante nel Rio delle Amazzoni e anche nella Chiesa, grazie a Cristo: «Io sono l’acqua viva che zampilla per la vita eterna». Il Rio delle Amazzoni raccoglie piccoli e grandi affluenti, così noi andiamo verso la foce per espandere senza limiti gli orizzonti di vita piena che ci offre Gesù. Siamo riuniti come Chiesa, popolo di Dio, in questo cammino sinodale, in comunione con il successore dell’apostolo Pietro, Papa Francesco, e con i nostri fratelli e sorelle, vescovi e anche con i membri dei popoli originari dell’Amazzonia.

Terzo e ultimo punto: valorizzare la cultura come azione dinamica della saggezza ancestrale dei popoli originari. Al termine di questo incontro assisteremo a uno splendido concerto musicale, un segno della cultura indigena originaria della popolazione di Sant’Ignazio de Moxos, in Bolivia. Per questo, nello spirito di San Francesco d’Assisi, che è un mistico e un pellegrino che viveva in semplicità in una meravigliosa armonia con Dio, con noi, con la natura e con se stesso, dobbiamo riaffermare quanto il Santo Padre Francesco disse lo scorso febbraio nell’incontro con l’IFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo): «Sempre, la centralità della persona umana! Ricordando che i nuovi processi che si vanno sviluppando, non sempre possono essere incorporati in schemi stabiliti dall’esterno, ma devono partire dalla stessa cultura locale».

Concludo dicendo che la speranza ci invita a riconoscere che c’è sempre una via d’uscita, che possiamo sempre riorientare il cammino, che possiamo fare sempre qualcos’altro per risolvere i problemi vitali dell’umanità. E – come Papa Francesco – diciamo che le nostre lotte e le nostre preoccupazioni per questo Pianeta non ci devono rubare la gioia e l’allegria della speranza! Grazie!

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