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VOLUME DUE: IL MOSTRO NELL’ ARMADIO
Capitolo III

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“METTIMI GIÙ! DOVE MI stai portando?” Phoebe lo colpì sulla schiena solo per accorgersi che l’uomo era nudo quando la sua mano entrò in contatto con un fianco e una natica scoperti. Merda, c’era uno sconosciuto nudo nel mio armadio. Come avevano fatto i poliziotti a non trovarlo? Perché non c’era luce? E perché intorno c’era odore di… minerali? Forse zolfo… Erano in una caverna? E cosa più importante, avrebbe potuto raggiungere l’armadio se fosse andata nella direzione opposta?

Il suo rapitore l’aveva agguantata per il sedere e la stringeva con forza. Phoebe strillava indignata, e questo faceva ridere l’uomo. “Non sdegnare quello che non si desidera avere.” Voltò un angolo e sebbene lei non riuscisse a vedere niente a parte il busto dell’uomo, un debole chiarore davanti a lei aiutava gli occhi a adattarsi al buio. “Ti lascerò con una delle più nuove femmine della nostra tribù. Parla la tua lingua e può aiutarti a ambientarti. Devo sbrigare delle faccende, ma quando sarò di ritorno sono certo che sarai pronta per i sacri rituali.”

Di che stava parlando? “Mi offrirai in sacrificio a un mostro o qualcosa di simile? Ti avverto: non funzionerà. Non sono una vergine e non ho molta carne addosso. Verrò rifiutata immediatamente.” La luce adesso era più vicina, ma il corpo dell’uomo sembrava fondersi con il buio e l’ombra. Riusciva a malapena a distinguere il suo aspetto finché all’improvviso furono circondati di luce.

Un brontolio simile a un ringhiò vibrò attraverso il suo petto mentre la fece scivolare davanti a lui. “Questo mostro qui ti avrebbe divorato nel momento stesso in cui ne avesse avuto l’occasione”, la prese in giro con un tono cattivo.

Phoebe non si diede pena di guardarsi attorno. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. Chiunque fosse, qualunque cosa fosse, sembrava una figura uscita da un mondo di fantasia. Nella luce delicata, la sua pelle appariva del colore del bronzo, i capelli e gli occhi neri come la pece. Due lunghe orecchie a punta spuntavano dai capelli lunghi fino alla vita e uno aveva un piccolo anello di onice. Aveva una maestosa coppia di palchi sulla fronte e le ricordava il dio Celtico, Cerumno. Solo che non era tutto peloso – abbassò lo sguardo – e non aveva zoccoli, grazie al Cielo. Deglutì mentre incominciava a sollevare lo sguardo sul corpo dell’altro. Era nudo, come aveva già appurato, e aveva un piercing anche là sotto. Metteva in mostra anche degli addominali perfettamente modellati sui quali lei si soffermò più di quanto avrebbe dovuto. Quando Phoebe lo guardo di nuovo in faccia, non riuscì a non meravigliarsi di quanto fosse bello. Affascinante e fiero, certamente, ma bello. Cos’era? La creatura/l’uomo sorrise, rivelando dei denti che sembravano un po’ troppo appuntiti intorno ai canini ma non in maniera pronunciata.

“Ti piace quello che vedi?”. Le mise una mano sulla guancia e lei ebbe un brivido al contatto. Chi era? “Ti posso assicurare che ho la stessa sensazione.” Continuava a mostrarle affetto e una specie di…adorazione che non capiva. Si erano appena conosciuti.

Dei passi arrivarono alle sue spalle e una voce femminile sospirò: “Mio signore.”

Phoebe girò il capo e vide una donna con la pelle pallida e dei capelli rosa lunghi fino alle spalle. Faceva un inchino e indosso aveva un abito luccicante di un grigio trasparente e una collana di onice. La donna era scalza.

“Ti puoi alzare, Madison”, disse la creatura maschile. “Questa è Phoebe. Ha bisogno di essere istruita e preparata per i rituali di stanotte. Assicurati che comprenda mentre recupero ciò che emerso quando ero su Midgard.”

La donna, Madison, annuì e l’uomo fece qualche passo come per allontanarsi. Poi si voltò e attirò Phoebe tra le sue braccia.  Prima che lei avesse il tempo di reagire, lui portò le proprie labbra su quelle di lei. Lei inspirò bruscamente al gesto inatteso e lui fece scivolare la lingua per assaporarla. Con gli occhi chiusi, emise un gemito, tirandosi indietro con un passo. “Così voluttuosa. Di certo tutte voi sarete altrettanto dolci.” Le afferrò la mano e si avvicino le nocche alle labbra per un bacio delicato. “Presto.” Questa volta quando si allontanò non tornò indietro, sparendo dietro l’angolo della…

“Oh mio Dio, è una caverna!”

“Si”, disse Madison, mettendosi accanto a lei. “Le caverne di Svartalfheim per esattezza.”

Phoebe l’ascoltò a malapena, guardandosi attorno sbalordita in una caverna decorata con soffici pellicce e cuscini. Grappoli di pallidi cristalli risplendevano su piedistalli ricavati dalla roccia. “Dove?”

“Forse dovremmo sederci.” Madison le mise un braccio attorno le spalle e la condusse a una panchina in una nicchia scavata nella parete e la invitò a sedersi con un cenno. “Dovrei cominciare con la mia storia perché è meno… be’. È di meno. Ci credi che è da un anno che sono stata trascinata sotto il mio letto e portata in queste caverne?”

Phoebe rimase a bocca aperta. “Sotto al letto?”

L’altra donna annuì, ridendo. “Già. Avevo un mostro sotto al letto e io l’ho invitato dentro al mio letto e poi mi ingannata convincendomi a andare a casa sua con lui.”

Stringendo gli occhi, Phoebe disse “Come quando ti chiedono se vuoi andare via immediatamente e poi il tuo armadio diventa una maledetta caverna e vieni trascinata via come un sacco patate a metà prezzo durante una carestia?”

Madison fece una smorfia. “Sono terribili sotto questo aspetto. Non gli piace essere rifiutati, per cui si fanno subdoli. Bisogna sempre fare attenzione a come sono poste le loro domande sì o no prima di rispondere e andrà tutto bene. La felicità è un fattore importante per le loro compagne. Possono essere ingannevoli, ma non sono crudeli.”

“Aspetta, aspetta, aspetta”. Sollevò una mano. “Compagne?” Tutto quello che diceva Madison sembrava sempre più strano, ma quella parola era rimbalzata nella sua mente, praticamente in luci al neon lampeggianti.

“Già. Congratulazioni, Phoebe di Midgard. Ti unirai al re dei Dökkálfar.” Sorrise in maniera calorosa. “Ha cercato una compagna per secoli, a proposito. Aveva quasi rinunciato a creare una famiglia.”

Molte parole di quella affermazione non le suonavano per nulla. Compagna? Re? Una parola straniera che non riusciva nemmeno a capire! “Re di dove? Mi dispiace. Questo è troppo da affrontare.”

Madison fece una risatina, poi notò l’espressione dell’altra e disse: “Scusa. Ma sei lo specchio delle mie stesse reazioni iniziali e mi fa ricordare quanto mi sia risentita di essere venuta qui finché…” Si morse un labbro e distolse lo sguardo.

Incuriosita, Phoebe la punzecchiò: “Be’, non lasciarmi sulle spine. Fino a che…?”

“Okay, per farla breve, i Dökkálfar, gli elfi oscuri, vivono nelle caverne perché il cielo su Svartalfheim è talmente buio che, nei secoli, ha modificato i pigmenti genetici nella loro carnagione da essere praticamente simili a delle ombre in assenza di luce. L’unica luce che non li ferisce proviene da questi cristalli estratti dalle caverne in questo luogo.” Con un gesto indicò i dintorni e si avvicinò, con atteggiamento cospiratorio. “Poiché gli elfi oscuri non possono esporsi alla luce, non sono riusciti a inseguire l’ultima delle loro donne. Dopo un certo periodo non sono più nate femmine di elfo oscuro e i maschi sono stati costretti a prendere donne umane con cui unirsi e accoppiarsi per continuare la loro razza, ma funziona soltanto quando la donna è la compagna giusta.  Una compagna per continuare la razza.”

Madisono si raddrizzò e aggiunse: “Alcuni come il re sono elfi oscuri antichi e di sangue puro. Altri, come il mio compagno, sono mezzi umani. Le donne umane hanno insegnato loro l’inglese. Oh, e quando ci si accoppia con gli elfi, si è legati alla loro forza vitale e si rimane come al primo incontro. Per questo sono rimasta con i capelli rosa… il che è grandioso, a proposito.” Sollevò i capelli color magenta vivo che le erano caduti sulla spalla.

Phoebe aveva ancora difficoltà con una frase: unirsi e accoppiarsi. Chi diavolo credeva che lei fosse questo re, una cavalla da riproduzione? Tentò di replicare, ma venne fuori solo un suono vocalico, per cui chiuse immediatamente la bocca.

“Non è così terribile qui, Phoebe”, affermò Madison. “Tutti sono piuttosto gentili e non c’è una guerra con un altro regno da secoli. Inoltre, alle donne viene insegnato a tirare con l’arco e a lanciare e lottare con i coltelli. È divertente.”

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