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Prima Parte

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“Inaspettatamente”

22 gennaio-1981 -2nd Avenue Downtown- New York

Guardò l'orologio. Erano le 09.00, “Accidenti!” mormorò tra sé e sé. Aveva quindici minuti di ritardo e il traffico stava aumentando attimo dopo attimo.

Era in coda a “Le petite café " un frequentatissima Caffetteria dove servivano dell'ottimo caffè accompagnato da deliziosi dolci. Ma quella mattina era di fretta e avrebbe ordinato solo una tazzina di caffè italiano dall’aroma deciso. In attesa del suo ordine, il telefono cominciò a vibrare in borsa per qualche istante, dall'altro capo del telefono c’era Christopher, il marito, che innervosito lasciò un messaggio in segreteria:

“Vivienne, sto andando in aeroporto a recuperare mia madre. La riunione di questa mattina è stata rimandata alle 11.00”.

Il chiasso nel locale si mescolava alla musica di Bob Dylan che veniva trasmessa alla radio. Era quasi arrivato il suo turno, quando una signora di fronte a lei cominciò a prendere un numero smisurato di ordini che la fece spazientire ancora di più. Picchiettava le dita esili sulla 24 ore che aveva tra le mani cercando di stemperare il nervosismo che cresceva al solo udire la voce roca della donna, incurante della coda che stava creando.

“ Mi scusi Signora vado di fretta, le dispiacerebbe cedermi il posto?” chiese cortesemente mostrandole un sorriso.

La donna la osservò da capo a piedi e notò i preziosi anelli che portava al dito sinistro.

“ Oh.. mia cara credo che una donna come lei possa attendere qualche minuto in più”

“ Cosa sta insinuando?”

“ Deduco dal suo stile elegante, dall'impeccabile modo di porsi e dai suoi gioielli costosi che se solo volesse potrebbe comprarsi l'intera caffetteria” maleducatamente le voltò le spalle infischiandosene della sua gentile richiesta.

Vivienne si infuriò a tal punto che non riuscì a trattenne le critiche e riversò un velenoso commento.

“ Già potrei farlo e potrei anche limitare il numero di ordinazioni che lei sta sfacciatamente richiedendo senza un briciolo di cortesia”

“Sta dimostrando di essere lei la maleducata. Inveire così contro una povera vecchia. Ora credo che possa tornare in fila e aspettare il suo turno. Potrei chiederle di farmi le sue scuse ma visto che è così in ritardo, non le farò perdere altro tempo prezioso”.

Vivienne si sentì profondamente in imbarazzo sapendo che molte persone avevano ascoltato la sua discussione con la vecchia signora. Nonostante il suo tenore di vita non si sentiva una privilegiata ma una donna perspicace che era stata in grado di costruirsi la sua vita cavandosela da sola e senza dover chiedere aiuto a nessuno. Sposò Christopher Cox all’età di ventisette anni, dopo tre anni di

fidanzamento. Si erano conosciuti in un locale di Manhattan dove una serie di sguardi aveva fatto nascere una simpatia reciproca ma questo di certo non bastava per una relazione. Vivienne manteneva una distante cortesia e a Christopher questo suo atteggiamento intrigava molto.

Galeotto fu un libro di poesie di Walt Whitman che entrambi adocchiarono su una bancarella durante un Festival della letteratura americana che li portò ad una serie di lunghe uscite terminate tutte in una piacevole passeggiata per Central Park dove le carezze si alternavano ai dolci baci.

Amava Christopher ma in un modo tutto suo. La vita che aveva vissuto sin da bambina era stata a dir poco fuori dal comune. Non aveva mai conosciuto realmente cosa fosse l'amore, lo aveva desiderato cercando conforto tra le braccia materne, ma rimase sempre delusa per la poca affettività che la madre provava nei suoi confronti.

Spesso si domandava se nel suo corpo si celasse qualche anima oscura, perché negare un gesto d'affetto ad una figlia? Dentro la sua mente abitò per lunghissimo tempo questo tarlo del quale non ebbe mai risposta, solo ipotesi vaghe alle quali poter dare spiegazioni poco chiare.

Vivienne prese la tazza di caffè bollente facendo attenzione a non scottarsi le dita e uscì scuotendo la testa. Riprese il suo ombrello e lo aprì. Una pioggerellina sottile si posava sulla strade e i marciapiedi. Respirò affondo, ma l’aria pesante della città le fece salire alle narici un cattivo odore di smog.

Bevve un sorso di caffè e con lo sguardo cercò di adocchiare un taxi libero. Ne avvistò uno e con un cenno della mano impegnata a trattenere l'ombrello lo fermò.

Corse per un breve tratto, quando improvvisamente si scontrò con un uomo rovesciando il bicchiere di caffè sui suoi vestiti.

“Dannazione cos'altro deve succedere questa mattina!”.

Il telefono squillò nuovamente, questa volta in modo più insistente. Chiuse l'ombrello e lo gettò nel taxi infradiciando i sedili.

“Ora chi diavolo sarà?”. Esclamò con tono d’ira.

L'uomo la guardò sentendosi in colpa per l'incidente “ Sono mortificato”, la donna non badò alle sue scuse lanciandogli uno sguardo spazientita. Salì sul taxi.

“ Mi porti alla W8th Street”.

Una serie di auto della polizia viaggiavano con le sirene accese al massimo volume. L'uomo abbassò il volto come se volesse nascondersi e si sistemò il cappuccio del giubbotto sulla testa per evitare di bagnarsi il capo. La pioggia si fece sempre più fitta e il traffico era diventato ancora più caotico. Clacson che rumoreggiavano, le chiacchiere confuse dei passanti che parlavano per lo più ai cellulari, discutendo di chissà quali problemi.

***

Christopher e la madre Danielle, furono i primi ad arrivare in ufficio. Sanchez, il nuovo socio, li stava aspettando da qualche minuto. Mostrò anticipatamente le sue idee di modo tale che i due potessero prendere visione ed essere preparati alla riunione che si sarebbe tenuta a breve.

Inserire un nuovo investitore sarebbe stato utile ad entrambi, avere maggiore capitale avrebbe permesso di azzardare qualche passo in più per poter così raggiungere obiettivi che si erano prefissati.

Un’aria di preoccupazione si celava nei loro volti. Christopher si sentiva sottomesso nel suo incarico di amministratore delegato perché il nuovo socio aveva preso una decisione senza consultarlo e oltretutto non aveva idea di chi fosse questo Nathan Johnson, non ne aveva mai sentito parlare. Avrebbe dovuto fidarsi di un estraneo che nemmeno aveva visto in faccia?

Danielle era dello stesso parere, ma si limitò soltanto a vagliare i pro e i contro che avrebbero potuto far fallire o portare al risuccesso la loro azienda. Era combattuta perché le possibilità di scelta non erano negoziabili. Sanchez fu chiaro per arrivare ad un accordo, Nathan doveva essere incluso.

La mattinata frenetica portò Vivienne ad arrivare in ufficio con qualche minuto di ritardo.

“ La città stamattina è invivibile! Sono dovuta tornare a casa perché un idiota mi ha versato una tazza di caffè addosso” notò il silenzio che incombeva nella stanza. “Ma che succede?” disse chiudendo la porta.

“ Questa sarà una riunione di grandi cambiamenti, aspettati di tutto Tesoro!” esclamò sconfortato Christopher mentre accendeva il suo computer portatile.

Danielle non disse una parola, rimase in silenzio tra i suoi pensieri. Rappresentava la tipica donna in carriera. Aveva trascorso quasi l'intera esistenza ad amministrare l’economia della famiglia.

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