Читать книгу In Ginocchio Da Te - Shanae Johnson - Страница 7

Capitolo Quattro

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“Le ho concesso di restare con due cani, quando le regole ne permettono chiaramente uno solo e piccolo. Negli ultimi due anni, lei ha totalizzato quattro cani e solo due di loro sono piccoli.”

Maggie cullava uno dei cagnolini tra le braccia, mentre il suo padrone di casa parlava. Soldier aveva perso la zampa anteriore dopo essere stata colpita da un'automobile. Lei l'aveva portata alla clinica veterinaria durante il suo primo mese lì. Era riuscita a curarla, amputandole la zampa martoriata e insegnandole a camminare sulle altre tre. La cagnolina si era ripresa, ma nessuno era venuto a reclamarla né l'aveva accolta in una nuova casa. La sua soppressione era stata programmata, ma in qualche modo la bestiola era scomparsa magicamente prima dell'appuntamento con la morte.

Maggie mise giù Soldier sul pavimento di parquet nell'ingresso. Le unghie della cagnolina ticchettarono, mentre lei attraversava lentamente il pavimento: era evidente che non amasse la compagnia del signor Hurley più di quanto lui amasse la sua.

Gli altri tre cani ai quali si riferiva il suo padrone di casa mantenevano le distanze. In genere erano un bel gruppo, che amava dare il benvenuto agli estranei e farsi nuovi amici umani, ogni volta che qualcuno si presentava alla porta o che uscivano in pubblico. Tuttavia sapevano per istinto che il signor Hurley non era un tipo amichevole.

“E adesso ne sta aggiungendo un quinto?” chiese.

Il quinto cane era accucciato sotto il tavolino da caffè di Maggie. Si era ripreso bene dall'intervento e il giorno successivo era sveglio e curioso. Maggie lo aveva equipaggiato di una sedia a rotelle per cani che aveva ideato lei stessa. Il cane ci aveva messo solo un giorno a padroneggiare l'apparecchiatura e ora stava volando attraverso il piccolo appartamento. Maggie lo aveva chiamato Spin.

Maggie si avvicinò e sollevò il cagnolino, poi si voltò ad affrontare il padrone di casa con il suo sorriso più convincente. Era tutto quello che si poteva permettere, visto che non aveva più un impiego per pagare l'affitto. Sperava che il muso dolce del piccolo Irish terrier avrebbe convinto il signor Hurley.

“Non le hanno mai dato problemi,” disse strofinando il naso su un lato del muso di Spin. Il cane le diede una leccata di apprezzamento, poi nascose la testa sotto il mento della ragazza. “Si accorge a malapena che sono qui.”

I suoi cani non abbaiavano molto. Maggie immaginava che avessero imparato che alzare la voce poteva portare a uno sciopero da parte di un umano. Quindi, erano quasi sempre tranquilli.

Non parlò del fatto che Stevie, il suo Rottweiler parzialmente cieco, aveva graffiato i mobiletti del bagno. O che Sugar, il suo Golden Retriever diabetico, aveva vomitato talmente tante volte che Maggie aveva perso la capacità di essere insensibile a quell'odore.

Ma non fu necessario. Il signor Hurley non si lasciò commuovere da nessuno di quegli occhi da cucciolo. “Questo è irrilevante. Sta infrangendo le regole. Avrei lasciato perdere con due cani, ma non con cinque. Se non seguirà le regole e non terrà solo un cane piccolo, dovrà trovare un altro posto in cui vivere.”

“Non può dire sul serio! Non posso scegliere tra i miei cani.”

“Trovi loro una bella casa presso altre famiglie.”

Non aveva funzionato, la prima volta. Era per quello che si trovavano tutti lì. La maggior parte dei professionisti single e delle famiglie con bambini non era interessata ad accogliere un animale anziano o ferito. Volevano solo dei cuccioli appena usciti dal ventre della madre, che corressero in giro su tutte e quattro le zampe e avessero energia sufficiente per prendere una palla.

Inoltre, sapeva per esperienza di non poter lasciare i cani in un ricovero, mentre lei cercava una nuova casa. Sarebbero stati soppressi prima della fine della settimana. Cioè, se fosse mai riuscita a trovare un nuovo lavoro per mettere un tetto sulle loro teste, del cibo nelle loro scodelle e delle medicine nei loro corpi.

Cosa doveva fare?

Il signor Hurley se ne andò senza aggiungere una parola, sordo alle sue proteste.

Era un colpo basso. Uno che lei si era aspettata. Era un po' di tempo che infrangeva le regole, ma non aveva creduto che lui l'avrebbe veramente cacciata di casa. Ora capiva che il suo tempo era scaduto. Non aveva un lavoro e adesso non avrebbe avuto un posto in cui vivere.

Ma non avrebbe rinunciato. Lei non rinunciava mai, per quanto la situazione potesse essere triste. C'era sempre una soluzione.

Maggie caricò uno per uno i cani sul retro del suo furgone. Li doveva sistemare dentro a delle casse mentre guidava, perché non si ferissero ulteriormente. Soldier, la Chihuahua, Star, il Carlino e Spin andarono dietro. Spin non era del tutto felice di essere confinato e iniziò subito a mugolare. Maggie si prese un momento per calmarlo con un giocattolo da mordicchiare, poi sistemò Sugar, il Retriever, sul sedile posteriore dell'abitacolo e guidò Stevie, il Rottweiler parzialmente cieco, nel retro.

Dopo aver caricato tutta la banda, avviò il motore e si diresse verso l'unico posto al quale riusciva a pensare. La chiesa. Aveva bisogno di un miracolo per tirarsi fuori da quel pasticcio.

L'edificio era nascosto in un angolo remoto della città, come se fosse un segreto. Tuttavia la congregazione era piuttosto ampia, lo era sempre stata, da quando Maggie aveva iniziato a frequentarla da adolescente. Nelle immediate vicinanze si trovava la casa comune fredda e grigia nella quale Maggie aveva trascorso la maggior parte della giovinezza. Sembrava una sorella sciatta e poco attraente, accanto ai mattoni rossi e alle finiture bianche della chiesa.

Quello era il posto in cui Maggie aveva trovato conforto nelle notti tristi. Aveva pregato Dio di riportarle indietro i suoi genitori. Quando quelle preghiere non erano state esaudite, aveva pregato di avere una nuova mamma e un nuovo papà, che la amassero. Quando neppure quelle suppliche erano andate a buon fine come lei aveva sperato, Maggie non si era arresa, perché a un certo momento, mentre era in ginocchio sul banco, si era guardata intorno ed aveva capito che la gente della chiesa era diventata la sua famiglia.

Maggie entrò nel posteggio vicino al retro dell'edificio. Portò fuori i cani uno ad uno e li fece passeggiare nel cortile erboso, dove erano stati organizzati molti picnic estivi. Il pastore David era un amante dei cani. Lui e Maggie erano stati uniti dall'amore per gli animali, quando lei era giovane. Aveva sperato che il pastore l'avrebbe adottata, ma non era sposato ed era rimasto celibe per tutta la vita. Eppure, lui lasciava sempre la porta aperta per lei. E quella politica delle porte aperte era andata avanti anche dopo la sua morte.

“Ecco la mia veterinaria preferita.”

Maggie si voltò al suono di quella voce familiare. Il suo sorriso era già largo e le sue braccia spalancate, prima ancora che vedesse il pastore Patel.

“Ecco il mio strizzacervelli preferito.”

I due si abbracciarono. Quando l'abbraccio terminò, Maggie diede all'uomo un'ulteriore stretta. Era passato troppo tempo da quando era stata abbracciata l'ultima volta e quel giorno aveva bisogno di quelle attenzioni.

Il pastore Patel si ritrasse, ma continuò a tenerla vicino a sé. Non le fece nessuna domanda, si limitò a inclinare la testa, guardandola con quegli occhi marrone chiaro, ed aspettò.

“Sto bene.” Maggie scacciò la sua preoccupazione scuotendo la mano, ma le erano già venute le lacrime agli occhi.

Maggie non piangeva mai. In quanto orfanella che viveva in comunità, sapeva che era inutile: non avrebbe ottenuto ulteriori attenzioni. Esattamente come quando era stata data in affido. I suoi genitori adottivi non si preoccupavano di lei, che era solo un assegno in più per loro ed era grande abbastanza da occuparsi del resto della loro nidiata affidataria.

Tuttavia, come il pastore David, anche il pastore Patel si era sempre occupato di lei. Ed era sempre riuscito a spingerla a rivelare i suoi sentimenti.

“Ho appena avuto la settimana peggiore della mia vita,” disse lei. Come se l'avesse sentita parlare di lui, Spin si avvicinò alla sua gamba e la ruota si bloccò quando lui alzò uno sguardo di scuse su di lei.

“Vedo che c'è un nuovo membro nel branco.” Il pastore Patel si chinò e offrì a Spin il dorso della mano. Spin diede alla mano un'annusata, poi una leccata, infine fece dondolare la testa, come se avesse capito che il pastore Patel era una brava persona.

Anche Maggie tirò su con il naso, e le parole le uscirono tutte insieme all'improvviso. “Volevano che lo sopprimessi perché era ferito. Quando ho detto di no, mi hanno licenziata. E adesso il mio padrone di casa dice che mi devo sbarazzare di quattro di loro, se voglio tenere l'appartamento. Come fa la gente ad essere così crudele? Loro sono la mia famiglia. Solo perché sono feriti, non significa che non meritino di essere amati.”

Il pastore Patel abbassò lo sguardo su di lei. I suoi occhi le facevano sempre pensare ad una serena statua di Buddha. Sapeva che lui aveva già capito tutto quanto, prima che lei pronunciasse una sola parola. “Hai proprio ragione, mia cara. Un animale ferito è curato meglio con l'amore.”

“Non sapevo a chi altro rivolgermi,” disse Maggie. “Speravo in un miracolo.”

Il dottor Patel annuì, con gli occhi che brillavano per la rivelazione. “Penso di poterti aiutare.”

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