Читать книгу Il Rancher Si Prende La Sua Sposa Di Convenienza - Shanae Johnson - Страница 7

Capitolo Quattro

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Brenda non aveva una sveglia in camera da letto. Era l’odore del caffè a farle aprire gli occhi. Si era comprata una di quelle fantasiose caffettiere con un timer che magicamente le versava una tazza ogni mattina prima che il sole sorgesse. Il miglior acquisto della sua vita.

Lasciò che l’aroma la conducesse giù per le scale come se due dita la tirassero per il naso. Era sorpresa di non sollevarsi da terra dirigendosi verso la caffettiera automatica in cucina. Prendendo due tazze dal mobile, Brenda versò il caffè in entrambe. Ogni giorno, beveva la prima, lasciando che l’acqua calda le bruciasse la lingua e risvegliasse tutte le sue cellule cerebrali; il tempo di finirla, e la seconda sarebbe stata a temperatura ambiente e pronta da assaporare.

Raggiunse il frigo per prendere il latte, ma rimise a posto il bricco. Invece che quello scremato, avrebbe preso quello che veniva direttamente dalla mucca.

Infine, con la sua doppia dose di caffeina nelle vene, Brenda si passò una spazzola tra i capelli. Aveva perso la battaglia con i nodi, così si raccolse le ciocche in una coda di cavallo. Si infilò una camicia pulita e dei jeans. Indossati gli stivali, uscì dalla porta in anticipo sui primi raggi di sole del nuovo giorno che presto sarebbero spuntati all’orizzonte.

Tirò fuori il taccuino dalla sua tasca posteriore. Lo aprì e passò in rassegna la sua lista. Ogni giorno le sue faccende erano le stesse. C’erano sempre balle da impilare e spostare, mangime da macinare, letame da trasportare, bollette da pagare e un recinto da riparare.

L’unico di cui preoccuparsi quel giorno era quello del suo nuovo toro. Sapeva che quella bestia era impaziente che il lavoro venisse portato a termine. Ma quello avrebbe dovuto aspettare. Doveva svezzare i vitelli e sistemare nel loro pascolo le bestie diventate indipendenti.

Il gallo allungò le sue piume quando Brenda passò davanti al pollaio. Era un fannullone come il resto dei suoi dipendenti del ranch. Nessuno dei quali era ancora arrivato.

Invece di brontolare, Brenda si mise al lavoro. Aveva già spuntato metà delle faccende dalla sua lista ancora prima che il sole facesse balenare un raggio all’orizzonte.

Brenda salì sul trattore. Era un vecchio modello, più vecchio di lei. Ma funzionava bene. Inserì la chiave speciale, meglio conosciuta come cacciavite. La chiave vera e propria era stata persa mesi prima, da qualche parte nella sua vasta proprietà. Il motore si accese immediatamente, e lei si mise al lavoro.

Finito di arare il terreno e riposto il trattore, i dipendenti del ranch erano finalmente arrivati. In ritardo. Di nuovo.

Pensavano di potersi approfittare di lei solo perché era una donna,. E anche perché la stagione era inoltrata e la maggior parte dei braccianti era già stata assunta. A lei erano rimasti gli scarti. Manuel era un reduce dei tempi di suo nonno. Suo nipote era un buon lavoratore quando si guardava dall’ascoltare i consigli di suo zio. Gli altri due erano praticamente inutili al di fuori della capacità di sollevare cose pesanti. Aveva fatto più lei quella mattina che loro quattro messi insieme in tutta la settimana.

Brenda parcheggiò il trattore. Si ricordò della chiave speciale e la usò per la terza volta quella mattina: si attorcigliò la coda di cavallo in uno chignon e si infilò il cacciavite tra i capelli. Per evitare che le finissero sul viso. E sulle spalle. E, sì, poteva anche tornare utile come arma per quello che doveva fare.

“Sei in ritardo,” disse lei. “Di nuovo.”

Manuel sorrise. “Scusami, tesoro. Ma il bestiame non conosce la differenza.”

Brenda strinse i pugni. Ma non prese il cacciavite. Non ancora. Anche se stava immaginando che fosse la testa di Manuel ad aver bisogno di aiuto per partire al posto dell’accensione del trattore. In realtà, quell’immagine non era così lontana dalla realtà. Quell’uomo era bloccato nei secoli bui della gestione di un ranch. Aveva bisogno di uno stimolo. Ma Brenda era sicura che fosse troppo tardi per lui.

“Non sono il tuo tesoro,” gli disse con calma. “Sono il tuo capo. Ma non credo ancora per molto.”

“Non mi dire.” Le sopracciglia folte di Manuel si sollevarono. Un sorriso storto gli ridisegnò il volto rugoso in qualcosa di sgradevole. “Hai deciso finalmente di trovarti un marito?”

I tre uomini più giovani sussultarono. Non c’era da sorprendersi. Loro erano figli di quella generazione, in cui avevano visto le donne esercitare il potere e il rispetto. Manuel stava per avere uno shock temporale e culturale.

“Fammi spiegare meglio,” disse Brenda. “I tuoi servizi non sono più necessari qui al ranch.”

La faccia di Manuel si contorse in qualcosa di brutto. Ricordò a Brenda il muso del toro mentre veniva marchiato a fuoco. Il sibilo di dolore. Lo shock del tradimento. Il brivido di rassegnazione.

Brenda si aspettava che Manuel si scagliasse contro di lei. Ma rimase fermo. Furono i tre uomini dietro di lui ad agitarsi come nervosi puledri appena nati.

“Mi stai licenziando, dolcezza?”

“Bene.” Brenda allungò le labbra in un ghigno crudele per eguagliare quello di lui. “Vedo che hai capito subito.”

Lui raddrizzò le spalle di scatto. Strinse i pugni. Contrasse i baffi. Abbassò lo sguardo in modo che il cappello gli coprisse il volto e adombrasse il viso.

Brenda gli tenne testa. Quello era il suo ranch. Era in gioco il suo sostentamento. Potevano tutti andare a cercarsi un altro lavoro, agli ordini di un uomo che avrebbero potuto rispettare.

Oppure no. Non le importava. Le interessava solo la gestione e il rispetto del suo ranch.

“Senta un po’, signorina Vance.”

Sì! Finalmente si era rivolto a lei nel modo appropriato. Se Brenda avesse avuto una stella d’oro, non gli avrebbe comunque data in premio. Troppo tardi. Aveva fallito. E stava per essere cacciato.

“Senza di noi, non ha alcuna speranza di tenere in piedi questo ranch. È la stagione dei parti. Non è un lavoro che un uomo possa fare da solo. Figuriamoci una donna.”

La moltitudine di segni di spunta sulla lista nella sua tasca posteriore non sarebbe stata d’accordo. Ma lui aveva ragione. Brenda non poteva fare tutto da sola. Avrebbe avuto bisogno di una mano. Ma non la sua.

Avrebbe potuto addestrare i tre più giovani. Ma con Manuel che gli aveva fatto il lavaggio del cervello, erano inutili come un toro castrato.

“Non è più un tuo problema,” gli disse.

Manuel arricciò il labbro. I suoi baffi si contrassero, facendolo sembrare il cattivo di qualche cartone animato. Una parte di Brenda voleva ridere. Invece, guardò dietro di lui per vedere se poteva salvare qualcosa.

“Se qualcuno di voi è interessato a rimanere, sono disposta a prendere in considerazione una nuova formazione.”

Scattò una scintilla nei loro occhi. Beh, negli occhi dei due ragazzi di città. Angel distolse lo sguardo, nascondendo i suoi sentimenti sulla questione a Brenda come con suo zio. Ma lei la considerò una risposta sufficiente.

“Non resteranno alle sue condizioni,” disse Manuel. “Non resisterà una settimana senza di noi. Andiamo, ragazzi. Abbiamo una settimana di pausa prima di vederla tornare strisciando.”

I due ragazzi di città si guardarono. Poi si diressero al furgone di Manuel. Con la coda dell’occhio, Brenda vide Angel tentennare. Ma il ragazzo si ricompose e si diresse al veicolo anche lui.

“Non ci sono braccianti disponibili a questo punto della stagione,” le disse Manuel. “Non vedo l’ora di vederla in ginocchio quando verrà a implorare aiuto.”

“Prova a trattenere il fiato aspettando che accada,” disse lei.

Con una grazia giovanile che smentiva le sue rughe, Manuel saltò sul sedile del conducente e partì. Brenda stava per tirare un sospiro di sollievo. Ma lasciò anche spazio alla preoccupazione e all’ansia per quello che avrebbe fatto da quel momento. Aveva ragione lui. Sarebbe stato difficile trovare aiuto a quel punto della stagione.

Poi il furgone si fermò. Brenda usò la mano per schermarsi gli occhi il scrutare il retro del veicolo. Era a metà strada verso il cancello della sua proprietà.

Erano rinsaviti? Volevano tornare e lavorare secondo le sue regole? Lei glielo avrebbe permesso?

Prima che lei riuscisse a darsi delle risposte, Manuel saltò fuori. Sollevò lo scarpone e diede un calcio a un punto debole della recinzione. Era il recinto. Il recinto che ospitava il suo nuovo e costoso toro.

Manuel si tolse il cappello, saltò di nuovo dentro e uscì dal suo ranch.

Il toro era al centro del recinto ed era di schiena. Brenda sapeva che non sarebbe arrivata in tempo per impedirgli di scappare. Ma doveva provarci. Sarebbe stata lei responsabile di qualsiasi danno che quella bestia avrebbe potuto causare, e non poteva permetterselo.

Si mosse rapidamente. Afferrando un sacco di grano con una mano e un sacchetto di zucchero con l’altra, saltò di nuovo sul trattore. Si tolse il cacciavite dai capelli e lo infilò nell’accensione.

Il trattore non si accese. Provò di nuovo. Il toro intanto si era girato e stava camminando con cautela verso il recinto rotto.

Finalmente il motore si accese. Brenda partì. Ma a trenta chilometri all’ora, era troppo lenta. La sua unica speranza era di riuscire a catturare il toro prima che potesse fare del male a se stesso o a qualcun altro.

In lontananza, vide una Jeep entrare dai suoi cancelli. Una Jeep rossa. Una Jeep rossa diretta verso il suo toro.

Chi guidava una Jeep rossa in un allevamento di bestiame? Naturalmente, Brenda sapeva che i tori erano daltonici. Ma era comunque una superstizione.

Brenda accelerò, superando i quaranta chilometri orari. Era troppo tardi. Il toro individuò la Jeep rossa e gli andò addosso.

Il Rancher Si Prende La Sua Sposa Di Convenienza

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