Читать книгу Una Mano Sul Cuore - Shanae Johnson - Страница 7

Capitolo Quattro

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Eva e Carlos salirono le scale fino al loro appartamento. Era una camminata di tre piani. Al piano terra, una delle vicine aveva coperto con della carta stagnola i buchi nelle zanzariere. C'erano più chiazze di sporcizia che erba, in quello che poteva a malapena essere considerato un cortile.

La pesante porta-vetro di sicurezza richiedeva una chiave per entrare. Tuttavia, come sempre, era stata lasciata aperta, in modo che chiunque potesse avere accesso all'edificio. Eva non si preoccupò di spostare la scatola che puntellava la porta. Sapeva che qualcun altro avrebbe infilato qualcosa nella soglia, non appena la porta si fosse chiusa.

Salì le scale con suo fratello al seguito. Gli scarafaggi si allontanarono al loro passaggio. In un angolo, un roditore alzò gli occhi a guardarli, come se fosse irritato perché i loro passi avevano disturbato la sua tranquillità.

Raggiunsero la porta di casa ed Eva tirò fuori un mazzo di chiavi. Armeggiò per aprire la triplice serratura, prima che la porta cedesse, ma solo un po'. C'era il catenaccio.

"Rosalee," gridò Eva attraverso la catena.

Ci fu un fruscio all'interno, poi il rumore di piedi nei calzini sul pavimento di legno consunto. Senza calze, le schegge erano un bel problema.

Un paio di occhi marroni apparvero nella fessura della porta. Poi l'anta si chiuse. Ci fu il fruscio di una catena e la porta si aprì, ma solo quanto bastava per far entrare i due corpi. Poi la porta sbatté e tutte le serrature tornarono al loro posto con uno sferragliare.

"Hai passato una bella giornata a scuola, Rosalee?"

Lei fece spallucce. Aveva la pelle pallida. La ragazza era allampanata invece che paffuta, a causa dell'inattività. Eva sapeva che la sorella aveva bisogno di uscire più spesso, o non avrebbe sviluppato migliori capacità di socializzazione. Ma in casa era al sicuro, quindi non discuteva molto.

"Ho preso A nel mio compito di scienze," disse Rosalee, "ma una B in quello di inglese. Lo sto ripassando adesso, per ripeterlo la prossima settimana."

Eva annuì. Sua sorella credeva nel lavoro scolastico, a discapito dell'uscire ed essere socievole. Suo fratello preferiva passare il tempo fuori, piuttosto che in classe. Se avesse potuto mescolare quei due, avrebbe ottenuto il bambino perfetto.

Carlos si diresse verso il frigorifero. Da lì, Eva riusciva a vedere che era quasi vuoto. La situazione sarebbe stata difficile per qualche settimana, mentre lei sistemava le cose in classe. Presto avrebbe ricevuto notizie dal programma per studenti lavoratori. Nel frattempo, avrebbero mangiato ramen ogni sera per un po'.

"Zia Val è in camera sua con il suo ragazzo." Rosalee ritornò verso la stanza che Eva condivideva con i fratelli più piccoli in quell'appartamento striminzito con due camere da letto.

La zia Val li aveva accolti a casa sua l'anno precedente, dopo che lo zio Ricardo aveva fatto andare suo figlio a vivere di nuovo con loro. Prima di allora, avevano abitato presso dei cugini lontani, ma quel quartiere era ancora peggio di quello attuale e Eva aveva trasferito tutti quanti rapidamente. La figlia della zia Val aveva lasciato lo Stato con il suo fidanzato ed Eva ne aveva approfittato per impadronirsi della sua stanza. Erano anni che Val viveva lì e ciò significava che avrebbero avuto una certa stabilità.

Dalla porta chiusa della zia provenivano risatine e respiri affannati. La stabilità era un termine relativo. Sua zia aveva un continuo via vai di uomini, ma stava in quell'appartamento da dieci anni. Eva aveva solo bisogno che ci restasse per altri due anni, poi sarebbe stata in grado di pagarsi un appartamento grazie alla laurea e alle prospettive di lavoro.

Tutto quello di cui aveva bisogno erano due anni, tre al massimo, prima di avere in tasca la laurea e un lavoro in un ramo di sua scelta, e di poter trasferire la famiglia in un appartamento tutto per loro, con tre camere da letto.

Eva andò in cucina a preparare il Ramen proprio nel momento in cui la porta della camera di sua zia si aprì. Il corpulento fidanzato della settimana uscì dalla stanza e gettò ad Eva un'occhiata che indugiò un po' troppo a lungo. Lei continuò a guardare dall'altra parte: non voleva avere problemi con quell'uomo.

"Oh, Eva, sei tornata. Ho grandi notizie."

Val era sulla quarantina, ma sembrava un po' più vecchia. Aveva avuto una vita dura: aveva cresciuto tre figli e ne aveva persi due sulla strada.

"Non indovinerai mai." Zia Val le mostrò il dito. C'era una fascia consunta d'argento sbiadito al suo anulare, con dei piccolissimi diamanti. Una pietra era mancante. "Sto per sposarmi. Mike me l'ha chiesto. Riesci a crederci? Alla mia età."

La mano di Eva si bloccò sul pentolino che aveva appena riempito d' acqua. "Wow. È stupendo." Anche se, dal suo tono, non sembrava. "Quindi, Mike, ti trasferirai qui?"

Mike fece una smorfia. "No, porterò mia moglie a vivere con me."

Eva sussultò, poi rivolse un'occhiata ribelle alla zia un tempo stabile. "Te ne vai?"

"Sì, ma puoi avere l'appartamento tutto per te."

"Non posso permettermi questo appartamento da sola."

Zia Val aggrottò la fronte. "Certo che puoi. Guadagni abbastanza con il tuo lavoro."

"Mi sono licenziata, ricordi? Mi sono iscritta al college oggi. Ho speso tutti i miei risparmi per le lezioni."

"Quindi? Puoi fare entrambe le cose. Troverai il modo. Oh, Eva. I miei sogni si stanno avverando."

I sogni di sua zia potevano anche avverarsi, ma al momento quelli di Eva erano infranti. Come avrebbe fatto a pagare l'appartamento, mettere il cibo in tavola e andare a scuola? E visto che il semestre iniziava la settimana successiva, non avrebbe avuto un rimborso. Era nei guai.

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